Nessuna città italiana ha una ‘buona’ qualità dell’aria: solo 5 sono ‘discrete’

L’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) ha pubblicato il visualizzatore della qualità dell’aria nelle città europee, classificando 372 città – con oltre 50mila abitanti – dalla più pulita alla più inquinata in base ai livelli medi di particolato fine (Pm2.5), “l’inquinante atmosferico con i maggiori impatti negativi sulla salute”. I dati, che sono stati raccolti da oltre 500 stazioni di monitoraggio in località urbane nei Paesi membri dell’Aea negli ultimi due anni solari, 2022 e 2023, dimostrano che “solo 13 città europee avevano concentrazioni medie di particolato fine inferiori al livello guida basato sulla salute dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di 5 microgrammi per metro cubo di aria (5 μg/m3)”. Tra queste 13 città, che ottengono la valutazione di ‘buona’ per la qualità della loro aria, undici sono nordeuropee – di Svezia, Islanda, Finlandia, Estonia, Norvegia – e due portoghesi. Inoltre, figurano ben 4 capitali del nord: Reykjavik (Islanda), Tallinn (Estonia), Stoccolma (Svezia) ed Helsinki (Finlandia). Se si guarda alle primissime posizioni, si vede che il podio è a due colori, dato che oro e argento vanno alle svedesi Uppsala e Umea e il bronzo alla portoghese Faro.

Il secondo gruppo è composto da 169 città che hanno concentrazioni medie di particolato fine comprese tra 5 μg/m3 e 10 μg/m3, per una qualità dell’aria ‘discreta’. Una qualità ‘moderata’ (tra 10 μg/m3 – 15 μg/m3) è stata registrata in 118 città – terzo gruppo – e ‘scarsa’ in 71 (15 μg/m3 – 25 μg/m3). Solo una città registra una qualità ‘molto scarsa’, con quantità superiori ai 25 μg/m3.

Tra le capitali (dopo le 4 già menzionate) la prima a comparire è Dublino (39°), seguita da Oslo (42°) e Lussemburgo (53°), mentre tra quelle dei Paesi più grandi Parigi è alla posizione 199 con 10,5 μg/m3; Berlino al numero 217 con 11 μg/m3; Madrid è 169esima con 8,9 μg/m3; Roma 269esima con 12,8 μg/m3; Varsavia è la numero 300 con 15 μg/m3. La capitale dell’Ue, Bruxelles, è 172esima in classifica con 9,8 μg/m3.

Guardando più nel dettaglio all’Italia, sulle 61 che si trovano nella classifica la città con la qualità dell’aria migliore per quanto riguarda il Pm2,5 è Sassari (21°) e l’ultima è Cremona (370°). Cinque sono quelle che ottengono una valutazione ‘discreta’: oltre a Sassari (6,2 μg/m3), Livorno (7,8 μg/m3), Savona (9,2 μg/m3), Battipaglia (9,6 μg/m3), Siracusa (9,7 μg/m3). Ventinove città hanno una qualità ‘moderata’: Grosseto (10,1 μg/m3), Genova (10,1 μg/m3), L’Aquila (10,3 μg/m3), Latina (10,7 μg/m3), Caserta (10,9 μg/m3), Salerno (11 μg/m3), Messina (11,2 μg/m3), La Spezia (11,3 μg/m3), Campobasso (11,4 μg/m3), Barletta (11,4 μg/m3), Foggia (11,5 μg/m3), Trieste (11,5 μg/m3), Perugia (11,5 μg/m3), Brindisi (11,7 μg/m3), Firenze (11,9 μg/m3), Palermo (12,1 μg/m3), Bagheria (12,1 μg/m3), Ragusa (12,2 μg/m3), Catania (12,6 μg/m3), Pisa (12,6 μg/m3), Roma (12,8 μg/m3), Gela (13,1 μg/m3), Arezzo (13,2 μg/m3), Udine (13,6 μg/m3), Forlì (13,7 μg/m3), Napoli (13,7 μg/m3), Bologna (14,2 μg/m3), Pescara (14,3 μg/m3), Trento (14,9 μg/m3). Ventisette sono le città italiane con una qualità ‘scarsa’ dell’aria dal punto di vista della presenza di Pm2,5: Lecco (15,2 μg/m3), Terni (15,2 μg/m3), Ancona (15,3 μg/m3), Parma (15,8 μg/m3), Prato (15,8 μg/m3), Ravenna (16,1 μg/m3), Rimini (16,3 μg/m3), Ferrara (16,3 μg/m3), Novara (16,8 μg/m3), Sassuolo (17 μg/m3), Verona (17,8 μg/m3), Reggio nell’Emilia (18,1 μg/m3), Pesaro (18,2 μg/m3), Modena (18,5 μg/m3), Asti (18,7 μg/m3), Pavia (19 μg/m3), Alessandria (19,3 μg/m3), Milano (19,7 μg/m3), Treviso (20,7 μg/m3), Brescia (20,7 μg/m3), Bergamo (20,9 μg/m3), Torino (21 μg/m3), Piacenza (22,2 μg/m3), Venezia (22,6 μg/m3), Padova (22,7 μg/m3), Vicenza (23 μg/m3), Cremona (23,3 μg/m3).

Infine, l’Aea ha ricordato che il piano d’azione per l’inquinamento zero del Green deal europeo stabilisce un obiettivo per il 2030 di riduzione delle morti premature causate dal particolato fine di almeno il 55%, rispetto ai livelli del 2005, e un obiettivo a lungo termine di nessun impatto significativo sulla salute entro il 2050.

Tags:
, ,

L’aria degli uffici urbani è più inquinata di una strada trafficata

L’aria che esce dagli edifici adibiti a uffici nelle aree urbane potrebbe essere più inquinata di quanto si credesse. Lo rivela uno studio della Purdue University. Un team di ricerca guidato da Brandon Boor, professore associato presso la Lyles School of Civil Engineering, ha pubblicato una nuova ricerca sulla rivista Cell Reports Sustainability in cui si afferma che gli edifici moderni rilasciano continuamente composti organici volatili (VOC) nell’aria esterna e probabilmente contribuiscono in modo significativo al carico di queste sostanze dell’atmosfera urbana. Il team ha condotto misurazioni dirette dello scambio di inquinanti nell’aria esterna-interna in un edificio per uffici ad alte prestazioni, utilizzando una strumentazione all’avanguardia per la qualità dell’aria e una piattaforma avanzata di automazione degli edifici.

Tradizionalmente pensiamo di filtrare l’aria esterna che entra nei nostri edifici. Sulla base dei risultati del nostro studio, ora dobbiamo considerare la pulizia dell’aria che esce dai nostri uffici, dalle nostre case e dalle nostre scuole per ridurre le emissioni nell’ambiente esterno“, dice Boor. Lo scopo di questa ricerca, spiega lo scienziato, è quello di misurare accuratamente i composti organici volatili nell’aria che entra ed esce dagli edifici urbani.

I moderni edifici pubblici e commerciali sono in genere dotati di sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento per migliorare la qualità dell’aria interna e il comfort termico. Quando l’aria urbana viene fatta circolare meccanicamente all’interno, la sua composizione può cambiare in modo significativo. I materiali da costruzione, gli arredi, gli occupanti e le loro attività – come cucinare, pulire e usare prodotti di consumo e per la cura personale – possono rilasciare una varietà di contaminanti gassosi e particellari che possono essere scaricati direttamente nell’atmosfera urbana. La ricerca di Boor ha rilevato che le concentrazioni di composti organici volatili negli ambienti interni sono da 2 a 15 volte superiori a quelle esterne e che, per unità di superficie, le emissioni negli edifici sono paragonabili a quelle del traffico, delle industrie e delle emissioni biogeniche.

In particolare, il team ha scoperto che l’ufficio è una fonte significativa di emissioni di monoterpeni reattivi e silossani nell’ambiente esterno. I silossani sono ampiamente utilizzati in deodoranti, profumi, lozioni e prodotti per la cura dei capelli. Un recente studio ha rilevato che le routine quotidiane per la cura dei capelli rilasciano grandi quantità di silossani nell’aria esterna attraverso gli scarichi del bagno, dimostrando ulteriormente come gli edifici possano influire sull’inquinamento dell’aria esterna.

La Corte di giustizia europea nega il risarcimento per danni causati da inquinamento atmosferico

Secondo la Corte di giustizia europea, non esiste un diritto al risarcimento per i singoli per quanto riguarda i danni da inquinamento atmosferico. “Le direttive europee che stabiliscono gli standard di qualità dell’aria ambiente non sono, in quanto tali, destinate a conferire diritti ai singoli, la cui violazione potrebbe dare diritto a un risarcimento”, ha dichiarato la Cgue in una sentenza emessa oggi.

D’altra parte, “ciò non esclude che lo Stato possa essere ritenuto responsabile” e i singoli “devono comunque poter ottenere dalle autorità nazionali, ricorrendo se necessario ai tribunali competenti, che esse adottino le misure richieste da tali direttive”, ha proseguito la Corte. Infine, la Corte osserva che i tribunali di uno Stato membro possono emettere ingiunzioni accompagnate da penalità di mora per garantire il rispetto da parte di tale Stato degli obblighi imposti dal diritto dell’Unione.

La Cgue ha emesso questa sentenza dopo essere stata investita dalla corte d’appello amministrativa di Versailles incaricata del caso JP che chiedeva allo Stato francese un risarcimento di 21 milioni di euro per il deterioramento della sua salute a causa del peggioramento della qualità dell’aria ambiente nella regione di Parigi. La Francia è già stata condannata nel 2019 e nuovamente nell’aprile 2022 dalla Cgue per inquinamento atmosferico, così come diversi altri Stati membri.

Lo Stato francese è già stato condannato due volte dal Consiglio di Stato per non aver fatto abbastanza per combattere l’inquinamento atmosferico, con un totale di 30 milioni di euro di multe pagate alle organizzazioni ambientali pubbliche e ad alcune Ong. L’inquinamento, in particolare quello provocato dal traffico automobilistico, è un importante problema di salute pubblica.
La mortalità legata all’inquinamento atmosferico rimane un rischio significativo in Francia, con 40.000 decessi prematuri attribuibili alle polveri sottili ogni anno, secondo quanto riportato da Santé publique France lo scorso anno. Nell’Unione Europea, l’inquinamento da polveri sottili ha causato 238.000 morti premature nel 2020, secondo un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) pubblicato il 24 novembre. L’Europa si è posta l’obiettivo di ridurre le morti premature di oltre il 50% entro il 2030 rispetto al 2005.