Assovetro: “15 miliardi per net zero al 2050, servono strategie coraggiose e leader forti”

La spesa vale l’impresa, ma solo se tutti faranno la propria parte. Il vecchio adagio torna utilissimo per comprendere lo scenario che l’industria del vetro si trova ad affrontare da qui al 2050 per ottemperare a tutti i parametri scelti dall’Unione europea per raggiungere i target di decarbonizzazione che si è posta da qui al 2050. Il conto di Assovetro è salato: almeno 15 miliardi di euro per raggiungere il net zero.

Ecco perché l’associazione la definisce una “trasformazione radicale nel modo di produrre i manufatti e di utilizzare l’energia”, lanciando sette proposte per una transizione. Che però, avverte, “potrà avere successo senza mettere a rischio la competitività industriale solo con politiche e regolamenti governativi adeguati e calibrati, una chiara e condivisa programmazione degli interventi, incentivi per l’adozione di tecnologie pulite sia alla domanda che alla produzione, supporto alla ricerca e sviluppo e la realizzazione delle necessarie infrastrutture”. Del resto, parliamo della seconda manifattura d’Europa, all’interno della quale lavorano circa 29mila occupati diretti ad alta specializzazione. Su questi temi si è concentrato il convegno ‘La transizione ecologica del vetro’, che si è svolto oggi a Roma, per aprire una riflessione con tutti gli stakeholder e il mondo istituzionale non solo sulle strategie e le tecnologie che le industrie dovranno mettere in campo, ma anche sugli impatti organizzativi, sociali ed economici, di questo percorso di decarbonizzazione.

Siccome non siamo un settore energivoro consumiamo l’1,5% del metano nazionale e l’1% di elettricità nazionale, l’obiettivo è quello di ridurre significativamente i consumi energetici. Ma soprattutto è una missione”, dice il presidente di Assovetro, Marco Ravasi. Che torna spesso sul punto: “Quello del costo dell’energia, dell’elettricità oggi è veramente un tema. È anti-competitivo in Italia rispetto ad altri Paesi, come la Spagna che grazie alle emergenze rinnovabili ha un costo di 40 euro/MWh, la Francia ha il nucleare che noi per scelta non abbiamo e spende 50 euro, la Germania è messa male perché ne spende 70, e noi siamo messi peggio di quelli che sono messi male, spendiamo più di 90 euro/MWh”.

Diversi elementi che si ritrovano anche nello studio realizzato da Assovetro in collaborazione con Kpmg sugli scenari possibili di decarbonizzazione. Da qui nascono anche le sette proposte dell’associazione per rendere attuabili i target: sostegni economici agli investimenti rafforzando i contratti di sviluppo ambientali, il fondo per il sostegno alla transizione industriale, i crediti di imposta di Transizione 5.0; sostegni economici all’acquisto di vettori energetici ad emissioni zero; sostegni al cambiamento del processo produttivo del vetro anche attraverso le semplificazioni; riforma degli Eu Ets; rafforzamento dei sistemi di difesa commerciale dalle importazioni da paesi terzi che non applicano legislazioni ambientali avanzate; sviluppo delle infrastrutture di rete; e un piano di produzione di energia verde/vettori energetici decarbonizzati con quantitativi opzionabili a prezzi ‘fissati’.

Il report sulla transizione energetica che è stato qui presentato da Assovetro, cioè da una associazione che rappresenta una parte importante, significativa del nostro sistema industriale e produttivo, è pienamente in sintonia con il Libro verde del Made in Italy 2030”, dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo al convegno.

Per il presidente di Federacciai e advisor di Confindustria con delega all’Autonomia strategica Ue, Piano Mattei e Competitività, Antonio Gozzi, “è chiaro che l’ipotesi migliore sarebbe un pezzo unico dell’energia europeo, almeno per gli energivori, ma dobbiamo essere realisti, questa ipotesi non esiste”, dunque “visto che gli altri Paesi europei stanno intervenendo pesantemente per sostenere la loro industria, dobbiamo approcciare una politica energetica nazionale che consenta all’industria italiana di tenere botta nella competizione internazionale”. Serve una “una macro strategia che ci consente di individuare soluzioni più efficaci in funzione delle tante variabili: spazi, costi, ed evoluzione tecnologica”, secondo Federico Boschi, capo dipartimento Energia del Mase.

Il punto di vista dell’Europa è cruciale in questo quadro. La Dg Clima della Commissione Ue sta “supportando gli elementi chiave della transizione come lo switch dalle energie fossili, l’elettrificazione e la Carbon Capture and Storage di Co2 – spiega il Policy Officer, Javier García Fernández -. In questo senso sta supportando 200 progetti di decarbonizzazione globalmente, di cui 11 nell’industria del Vetro. Di questi 11, cinque sono in Italia, per un totale di 19 milioni di euro”. Le rinnovabili, inoltre, potrebbero aiutare ma sostanzialmente non essere l’unica soluzione per abbassare i costi della decarbonizzazione. “In una prospettiva di lungo periodo potenzialmente i vantaggi dovremmo averli dal punto di vista della fonte, ma potrebbero esserci difficoltà nel realizzare impianti dal punto di vista autorizzativo e nel trovare il territorio”, avverte il direttore della divisione Energia di Arera, Massimo Ricci.

Del resto lo dice anche il vicepresidente Energia di Assovetro che “non esiste una sola medicina” per arrivare a dama sulla transizione. Anzi, “le strade sono tante e diverse”, anche se il vetro parte da un vantaggio: “Il perfetto riciclo che abbiamo ci consente di essere ancora più sostenibili per il rispetto dell’ambiente”.

Per l’associazione, ad ogni modo, non ci sono dubbi che “tireremo fuori le soluzioni per la decarbonizzazione – assicura Ravasi -. Il punto è sincronizzare gli interventi”. Ma soprattutto “davanti a una rivoluzione che è più della prima rivoluzione industriale, a una ridefinizione dei paradigmi, servono leader forti e grandissimo coraggio per non rifare gli errori già fatti a Bruxelles”.

Assovetro, Marcovecchio: Per transizione non solo una ricetta, perfetto riciclo è vantaggio

“Gli obiettivi sono noti, siamo a cinque anni da un target ambizioso della Commissione europea e le strategie, le strade per arrivarci sono il vero problema e il motivo della discussione”. Lo dice il vicepresidente Energia di Assovetro, Graziano Marcovecchio, a margine del convegno ‘La transizione ecologica del vetro. Innovazioni e tecnologie per decarbonizzare l’intera filiera produttiva’. “Nel convegno di oggi capiremo che il vetro è un settore che si pone alla ricerca di una sola medicina, e sarà così – spiega -. Le strade sono diverse e tante e dobbiamo percorrerne tante e diverse, ognuno per un pezzetto per arrivare agli obiettivi della transizione energetica. È ovvio che il vetro è uno dei più hard-to-abate dei sette, otto settori più importanti italiani e ha un vantaggio, che il vetro ha una caratteristica di sostenibilità importante: per fare il vetro ci vuole il vetro, quindi il perfetto riciclo che abbiamo ci consente di essere ancora più sostenibili per il rispetto dell’ambiente”.

Assovetro, Ravasi: Ridurre consumi energia è missione, obiettivo net zero tra 2040-2050

“Siccome siamo un settore energivoro consumiamo l’1,5% del metano nazionale e l’1% di elettricità nazionale, l’obiettivo è quello di ridurre significativamente i consumi energetici. Ma soprattutto è una missione”. Lo dice il presidente di Assovetro, Marco Ravasi, a margine del convegno ‘La transizione ecologica del vetro. Innovazioni e tecnologie per decarbonizzare l’intera filiera produttiva’. “Negli ultimi venticinque anni li abbiamo già ridotti del 50% passando dal gasolio al metano, efficientando i nostri impianti – aggiunge -. Ora bisogna veramente fare un salto utilizzando idrogeno e tecnologie quali la carbon capture, quindi la cattura della Co2 emessa dai nostri fumi. L’obiettivo finale è essere net zero tra il 2040 e il 2050. Cioè, non avere emissioni di Co2”.

Industria del vetro pronta a decarbonizzare: 68% aziende ha roadmap

Super-enervigori, ma con numeri di riciclo da record e grandi innovazioni. L’industria italiana del vetro accoglie la sfida della decarbonizzazione e il 68% delle aziende ha già una roadmap definita.

La strategia passa dagli investimenti per ridurre i consumi e le emissioni, ma anche dalla diminuzione delle emissioni di CO2, grazie all’uso del rottame che rispetto allo scorso anno ha un prezzo molto inferiore. Nel 2022 sono state di 1.042.295 tonnellate le emissioni dirette risparmiate grazie all’uso del rottame di vetro. Aumenta inoltre l’elettrificazione dei forni e la quota di energia green impiegata, con nuovi combustibili. E ancora, in molti hanno già piani stringenti di riduzione dei gas serra per gli impianti produttivi attraverso nuove soluzioni tecnologiche, così come un approccio sistematico per ridurre l’impronta di carbonio della catena del valore. Si interviene anche sul prodotto, come l’alleggerimento di peso di bottiglie e vasetti e un maggior utilizzo di rottame nella produzione.

Le soluzioni tecnologiche per un cambio di paradigma energetico “ci sono”, sottolinea il presidente di Assovetro, Marco Ravasi. Ma non basta, avverte: “Occorre definire un quadro normativo- regolatorio chiaro e duraturo, con adeguati sistemi incentivanti che rendano sostenibili gli investimenti per le aziende“. Altri paesi, per facilitare la transizione energetica della propria industria energivora, hanno varato piani di supporto economico. Ravasi pensa alla con i ‘contratti di protezione del clima’ e agli Stati Uniti, con sovvenzioni per 6 miliardi di dollari.

Le aziende del vetro stanno facendo la loro parte. Il nostro report di sostenibilità ci dice che il 68% del campione esaminato ha formalizzato una roadmap di decarbonizzazione al 2030 e 2050 e molte vetrerie stanno già attuando importanti cambiamenti sia nel campo dei processi industriali che dei prodotti”, scandisce il presidente.

La percentuale di energia rinnovabile sul totale dei consumi, autoprodotta o acquistata, ha rappresentato oltre l’11% nel 2022 (+1% rispetto all’anno precedente); la diminuzione del peso di bottiglie e vasetti prosegue, le bottiglie di vino hanno ridotto in media il loro peso del 12% negli ultimi 10 anni, richiedendo minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO 2 ; l’utilizzo del rottame di vetro è arrivato all’85/87% di media (potenzialmente potrebbe arrivare al 100%) nella produzione delle bottiglie scure (l’utilizzo di una tonnellata di rottame consente di risparmiare 0,67 tonnellate di CO 2 ). Se tutti i forni italiani che producono bottiglie chiare (quelle che utilizzano una minor quantità di rottame) passassero al vetro scuro le emissioni di CO 2 diminuirebbero di circa l’8%.

Ma l’industria nazionale del vetro, come registra il Rapporto di Sostenibilità 2023, non ha solo ridotto la CO 2 , ma anche, tra il 2016 e il 2022, le emissioni di NO X del 41%, quelle di SO X del 49% e le polveri del 53%. Anche i consumi idrici hanno registrato nel 2022 un calo del 39% rispetto al 2016 (addirittura del 7,2% tra il 2021 e il 2022), anche attraverso un importante contributo del recupero. Le aziende vetrarie italiane procedono a passo spedito sulla strada della riduzione della propria impronta carbonica. Zignago Vetro, ad esempio, ha da tempo stabilito obiettivi strategici al 2030 e si è dotata di un vero e proprio Piano di decarbonizzazione. Un’iniziativa chiave di questo percorso è l’impianto di Fossalta di Portogruaro alimentato ad energia rinnovabile prodotta dall’impianto a biomassa di Zignago Power che rifornisce quasi il 100% dell’elettricità consumata dalla vetreria e copre circa il 38% del fabbisogno di energia elettrica del Gruppo.

La centrale di Zignago Power di Fossalta di Portogruaro, di tipo termoelettrico, utilizza, quale combustibile, biomassa di scarto (residui di potatura, scarti di segheria ecc.) e di filiera corta. Inoltre, recupera parte dell’energia termica dei fumi di combustione per produrre acqua calda ed anche per alimentare una rete di teleriscaldamento. Verallia sta portando avanti il progetto Heatox (preriscaldo di gas e ossigeno), nuovo sul mercato, in cui metano e ossigeno passano attraverso uno scambiatore che recupera il delta termico rispetto alla temperatura di uscita del forno. In questo modo, metano e ossigeno entrano nel forno già preriscaldati e hanno bisogno di minori calorie per raggiungere la temperatura di fiamma.

Consumando quindi meno combustibile, si arriva alla riduzione di circa il 5% delle emissioni di CO 2 “scope 1”, ovvero quelle generate direttamente dalla combustione del gas impiegato per l’attività di fusione. Il Gruppo lavora anche per realizzare prodotti super leggeri e a minore carbon footprint, ha da poco lanciato sul mercato la Bordolese Air 300gr, la bottiglia Bordolese più leggera di sempre. Un progetto che utilizza strumenti di modellazione all’avanguardia per prevedere la resistenza meccanica della bottiglia. Nello stabilimento O-I di Villotta di Chions ha preso il via un progetto di utilizzo dell’ossigeno nei suoi due forni fusori, la cosiddetta tecnologia oxy-fuel, che consente di aumentare l’efficienza energetica utilizzando l’ossigeno. Questa nuova tecnologia ha permesso una riduzione del consumo di energia superiore al 38% e delle emissioni di circa l’80%. Altre innovazioni hanno interessato lo stabilimento vetrario, come il riutilizzo “circolare” del calore proveniente dai fumi in grado di preriscaldare il rottame di vetro delle raccolte differenziate prima di immetterlo nei forni di fusione. Il perdurare della crisi geopolitica e dell’inflazione hanno fatto registrare nel 2023 un calo dei consumi in tutta Europa, Italia compresa, e di conseguenza anche della produzione dei contenitori in vetro, “vestito” d’eccellenza per cibi e bevande. La produzione di vetro cavo nel 2023 è diminuita del 5,3%. In particolare, la produzione di bottiglie è calata sempre del 5,3% e quella dei vasi dello 0,9%. È diminuito anche l’import e l’export di bottiglie rispettivamente dell’11,6% e del 18,3%. Per i vasi invece, mentre l’export è calato del 30%, l’import è aumentato del 5,5%.

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Il vetro cresce nel 2022: produzione bottiglie a +1,5%. Ma prezzo rottame vola

E’ il materiale da imballaggio più ecosostenibile e sicuro di tutti: per questo il vetro resiste alle crisi. Ma per riportare il settore sulla strada della normalità ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere. A partire dalla volatilità dei prezzi energetici e dall’aumento del prezzo del rottame a livelli mai raggiunti in precedenza. Un incremento che, oltre a incidere sul costo dei contenitori, pone un rischio in termini di mantenimento degli obiettivi di riciclo e di circolarità del settore: il costo di utilizzo del rottame ha ormai superato, infatti, quello della materia prima.

L’aggiornamento dei dati di produzione del packaging in vetro e il check up sullo stato di salute del settore è stato fornito da Assovetro. Nel 2022, nonostante i problemi energetici e l’onda lunga del Covid, la produzione di bottiglie e vasi è aumentata per rispondere ai bisogni di sicurezza e di sostenibilità ambientale richieste dai consumatori, ma anche per accompagnare il successo dei prodotti a marchio Italia che ha visto sempre più bottiglie di vino, e soprattutto spumante, prendere la via dell’estero. La produzione di bottiglie è aumentata dell’1,5% immettendo sul mercato oltre 2 miliardi di “pezzi”, e quella di vasetti del 2,5%. Il prezzo del rottame, però, è passato da circa 25 Euro/ton a 200 Euro/ton.

Nonostante il perdurare di fattori critici, l’industria del packaging in vetro – conferma Roberto Cardini, Presidente della sezione Contenitori di Assovetro – ha continuato a crescere. Il 2023 dovrebbe essere un anno di assestamento per permetterci di affrontare le sfide del futuro dell’industria del packaging in vetro, come quella della decarbonizzazione con la ricerca di nuovi vettori energetici”.

Riciclo e riuso possono convivere per perseguire fino in fondo la circolarità nel settore del packaging alimentare in vetro. La bozza di Regolamento Ue sugli imballaggi si focalizza sul riuso, una sfida, questa, che deve rimodulare le abitudini dei consumatori, la logistica e la creazione di nuovi modelli di business. Nel 2021 il riuso ha interessato 186.000 tonnellate di contenitori in vetro. Proprio le caratteristiche del vetro – sicuro, lavabile e chimicamente resistente – lo rendono un ottimo packaging per il riuso, soprattutto in filiere come quelle dell’ acqua e del latte. Bisogna tener presente che il riutilizzo comunque genera un vantaggio ambientale solo per le distanze limitate (100 chilometri) e si adatta poco alla personalizzazione commerciale.

In fatto di riciclo il vetro resta un’eccellenza italiana, quello dei rifiuti di imballaggi provenienti dalle raccolte differenziate ha raggiunto 2,2 Mt ed ha un tasso di riciclo pari al 76,6%, al di sopra del target europeo del 75% al 2030. L’industria del settore si è impegnata ad arrivare al 90% nel 2030.

Per le sue caratteristiche di sicurezza alimentare, sostenibilità e riciclabilità, il vetro oggi è un materiale che guarda al futuro per 8 consumatori europei su 10 (Fonte: Indagine InSites 2022). Per questi motivi è stato l’unico materiale da imballaggio ad aver registrato in Europa negli ultimi tre anni una crescita media dell’8% rispetto agli altri materiali da imballaggio, che hanno invece risentito di un calo tra il 24 e il 41%. Tre quarti dei consumatori europei raccomandano di acquistare prodotti confezionati in vetro, addirittura l’85% gli italiani, che sono anche, nel panorama europeo, i più “ricicloni”, con 9 su 10 che dichiarano di fare la raccolta differenziata. Un prodotto confezionato in vetro riscuote più fiducia per il 70% degli italiani.

Il risparmio energetico è stato da sempre un obiettivo primario per l’industria del vetro che nel suo complesso consuma ogni anno circa 1,1 miliardi di metri cubi di gas (circa l’1,5 per cento del consumo nazionale). Per questo, anno dopo anno, è diminuito il peso delle bottiglie. Le bottiglie di vino hanno ridotto il loro peso del 12% e quelle di spumante del 18%, così da richiedere minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di Co2 . Anche un sempre maggiore utilizzo del rottame di vetro per la produzione di bottiglie, che in molti casi oggi raggiunge il 90%, fa la differenza: ogni 10% di rottame utilizzato in sostituzione delle materie prime permette un risparmio del 2,5% di energia e una riduzione delle emissioni di Co2 del 5%. L’industria dei contenitori in vetro, prima manifattura europea, con 16 aziende e 39 stabilimenti è presente in quasi tutte le regioni d’Italia, da Nord a Sud, con una maggiore concentrazione al Nord. Conta 7.800 addetti, la quasi totalità con contratto a tempo indeterminato. Il fatturato è valutato in 2,5 miliardi di euro l’anno. Nel 2022 l’import di bottiglie e vasi è aumentato dell’11,3% e l’export è diminuito del 4,4%. Per far fronte alla domanda di contenitori è stato previsto un investimento di 400 milioni per 5 nuovi forni di fusione da realizzare entro il 2024 che garantiranno un incremento della capacità produttiva del 12%; tre di questi entreranno in funzione già nelle prossime settimane.

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Il vetro diventa sempre più green e aumenta la sua crescita

Nonostante il caro energia e l’aumento dei prezzi delle materie prime, il settore del vetro reagisce rafforzando la capacità produttiva e investe in ambiente: è prevista la costruzione di cinque nuovi forni, mentre diminuiscono le emissioni di Co2.

La produzione di bottiglie, il packaging Doc per i prodotti di eccellenza del ‘made in Italy’, nei primi 9 mesi del 2021 ha registrato una crescita del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ed è prevista la realizzazione di nuovi forni per ampliare la capacità produttiva, confermando così la posizione dell’industria italiana dei contenitori al primo posto in Europa con il 21,3% di valore di produzione. Ma non solo la produzione ha tenuto duro negli anni di crisi, anche le performance ambientali e sociali hanno realizzato avanzamenti: le emissioni di CO 2 per tonnellata di vetro fuso evidenziano una costante diminuzione e, tra il 2016 e il 2020, sono calate del 6,2% e del 50% negli ultimi 40 anni. Il tasso di riciclo ha raggiunto il 78,6% e l’efficienza dell’utilizzo delle risorse risulta particolarmente elevata. È la panoramica dell’industria italiana del vetro integrata con un’anticipazione del nuovo Rapporto di Sostenibilità di Assovetro, l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro aderente a Confindustria.

Il settore, seppur sottoposto a fortissime pressioni a causa del rincaro delle materie prime, dei trasporti e dell’energia – ha affermato Marco Ravasi, Presidente della sezione vetro cavo di Assovetro – è impegnato a garantire bottiglie e vasetti ai produttori delle eccellenze agroalimentari italiane e, per questo, abbiamo confermato investimenti nell’ampliamento di capacità produttiva e nella progettazione di nuovi forni. Il vetro, inoltre, bisogna ricordare, garantisce anche la sicurezza alimentare: dopo la pandemia, infatti, ben il 67% degli italiani si è detto preoccupato per la sicurezza alimentare e l’igiene dei contenitori”.

In Italia ci sono 14 aziende con 39 stabilimenti che producono packaging in vetro, 27 sono a nord, 7 al centro e 5 al sud e contano 7.800 addetti con un fatturato annuo di 2,4 milioni di euro. Le previsioni dell’industria del vetro italiana, tra il 2020 e il 2024, mostrano un trend in crescita: + 500 posti di lavoro, la messa in opera di ulteriori 5 forni di fusione con un investimento di 400 milioni di euro e con un aumento della produzione di 500 mila tonnellate di packaging in vetro l’anno e investimenti di 250 milioni di euro l’anno in impianti e macchinari.

Dal 2016 la produzione di contenitori è stata in costante aumento: mentre nel 2016 si producevano circa 4 milioni di tonnellate di packaging in vetro, nel 2020 si è arrivati a più di 4,4 milioni di tonnellate, le sole bottiglie nei primi 9 mesi del 2021 sono arrivate a 3 milioni di tonnellate (+6%) rispetto al 2020 e, per sopperire alla richiesta crescente di bottiglie è aumentato del 20% l’import. In flessione, invece, nei primi 9 mesi del 2021 la produzione di vasi alimentari che è calata del 6,6%. Tra il 2019 e il 2020 le “sinergie” vetro-ambiente hanno risultati positivi: la raccolta differenziata aumenta del 2,6% e il riciclo del 3,6% e il tasso di riciclo è passato, tra il 2019 e il 2020, dal 77,3% al 78,6, al di sopra del target europeo del 75% al 2030, pur impegnandosi ad arrivare al 90% nel 2030.

Il Rapporto di Sostenibilità di Assovetro, che ha coinvolto 19 Aziende, 15 produttrici di vetro cavo e 4 di vetro piano, rappresentando, nel loro complesso, il 90% della presenza industriale installata in Italia, rileva tutte le prestazioni ambientali, economiche e sociali del settore. Sotto il profilo ambientale, l’andamento delle emissioni di Co2 eq. per tonnellata di vetro fuso, evidenzia la costante diminuzione del valore considerato per unità di prodotto, in calo del 6,2% dal 2016 al 2020 e pari a 0,381 tonnellate di Co2 eq. nel 2020, valori che confermano come l’industria del vetro abbia significativamente migliorato le sue performance negli ultimi decenni, riducendo continuamente le sue emissioni. La produzione di vetro è un’attività energivora in quanto, per essere fuso e plasmato, il vetro deve raggiungere alte temperature. Il consumo di energia rappresenta quindi un indicatore chiave per il settore – sotto il duplice profilo economico e ambientale. L’indicatore di prestazione energetica è rimasto costante tra il 2016 e il 2020 e pari complessivamente a 0,17 TEP / Ton di vetro fuso.

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Il vetro è un materiale modello per l’economia circolare: grazie ad un efficace sistema di raccolta differenziata che garantisce l’adeguata qualità del rottame di vetro, il vetro può essere reimmesso nel ciclo produttivo infinite volte, senza perdere le caratteristiche originarie e senza alcun degrado qualitativo. L’impiego di rottame di vetro nella composizione della miscela vetrificabile consente il conseguimento di importanti risparmi energetici, sia indiretti con la sostituzione di materie prime ad alto contenuto energetico, sia diretti, legati cioè ad una riduzione dell’energia di fusione. Alta anche l’efficienza nell’utilizzo delle risorse: per una tonnellata di vetro fuso, è necessario un input di 1,1 tonnellate di materiali. In aumento anche i siti con certificazioni ambientali, oltre il 41% nel biennio 2019-2020.

L’industria del vetro è un’industria ad alta sostenibilità sociale. A fine 2020, le aziende italiane del vetro cavo e del vetro piano impiegavano, complessivamente, 11.738 addetti, con una crescita del 3,9% rispetto al 2016. Sotto il profilo contrattuale, i due comparti si caratterizzano per la predominanza di forme contrattuali stabili, con il 93,6% della forza lavoro impiegata con contratti di lavoro a tempo indeterminato; la percentuale sale al 96,7% se si considera la forza lavoro direttamente contrattualizzata dalle vetrerie, al netto cioè dei lavoratori impiegati con contratti di somministrazione.