Blue economy vale oltre 10% di Pil. Musumeci: “Presto disegno di legge in Cdm”

Il mare come nuova leva di sviluppo e risorsa geostrategica. E’ la linea adottata dal governo che, insieme allo Spazio, vede nel dominio subacqueo un nuovo fronte per contare sullo scacchiere internazionale.

Dopo il decreto sulla Space economy presentato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro per la protezione civile, Nello Musumeci, annuncia che presto in Cdm arriverà un suo decreto sulla dimensione subacquea: “L’industria ha puntato l’attenzione, parliamo di robotica e della necessità di scoprire una parte dell’80% della dimensione sottomarina che ancora non si conosce“, spiega. Il ministro insiste sulla centralità del mare, “una carta del mazzo mai giocata“, scandisce, e che è in grado di liberare il Sud da quella gabbia ideologica che è la ‘questione meridionale’: “C’è solo una questione ed è nazionale, dobbiamo fare una sintesi“.

In effetti, l’economia del mare vale non poco: con 227.975 imprese e 1.040.172 di occupati, genera un valore aggiunto diretto da 64,6 miliardi di euro, che, se si considera quello attivato nel resto dell’economia, raggiunge i 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil nazionale.

Il settore è in netta crescita in ogni suo aspetto: cresce il valore aggiunto diretto con un +15,1%, pari a due volte la crescita media italiana si ferma al 6,9%; cresce il valore aggiunto complessivo di quasi un punto percentuale rispetto a quanto rilevato dall’XI Rapporto del 2023; cresce il moltiplicatore, pari quest’anno a 1,8, a fronte dell’1,7% della scorsa rilevazione. Ossia per ogni euro speso nei settori direttamente afferenti alla filiera mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia; crescono gli addetti, con un aumento occupazionale del 6,6%, pari a quasi quattro volte quello registrato nel Paese (1,7%). Rimane, invece, stabile il numero delle imprese. L’istantanea la scatta il XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare curato dall’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare Ossermare, Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network.

Il Rapporto mette sotto la lente di ingrandimento i diversi settori che compongono la forza produttiva “blu”: le filiere dell’ittica e della cantieristica, i servizi di alloggio e ristorazione, le attività sportive e ricreative, l’industria delle estrazioni marine, la movimentazione di merci e passeggeri, la ricerca, regolamentazione e tutela ambiente.

Il futuro dell’Italia, ne siamo convinti, è sullo spazio e sul mare“, conferma Urso, anticipando che il collegato alla manovra economica sullo spazio è in fase di bollinatura e inizierà fra pochi giorni l’iter parlamentare. Ma la blue economy, ricorda, “è direttamente collegata spesso con la nuova tecnologia spaziale“. Un settore vasto, che abbraccia attività diverse e che torna in maniera preponderante all’attenzione dell’Europa. Un’Europa che negli ultimi 30 anni è cresciuta sul piano continentale, ma che ad avviso dei ministri, nei prossimi decenni dovrà crescere nella direttrice meridionale. “L’Europa guardi con più attenzione al Mediterraneo – insiste Musumeci -, perché oggi la partita geopolitica ed economica si gioca a Sud e non nel Mar Baltico“.

Mare, governo al lavoro su legge quadro sul subacqueo. Musumeci: “Tutela necessaria”

Una legge quadro sul mondo subacqueo e una trasformazione della struttura di missione in dipartimento. E’ la strategia del governo per tutelare il mare, al quale già è stato dedicato un ministero. Nei prossimi anni, la competizione internazionale si giocherà nello spazio e nel subacqueo, ricorda il ministro Nello Musumeci. Su entrambi i fronti, l’esecutivo lavora a normative chiare.

Sulla Blue Economy, in particolare, il ministro della protezione civile e delle politiche del Mare cita l’aiuto della Marina Militare, della Guardia di Finanza, della Guardia Costiera, della Fondazione Lonardo, di Fincantieri: “una squadra ben formata“. Sarà definita una legge quadro che disciplini il ruolo pubblico e privato sotto il livello del mare, “il cui grado di conoscenza per noi si ferma al 20%“, ricorda.

La struttura di missione, poi, che nasce e può morire con uno specifico governo, sarà convertita in dipartimento che, spiega Musumeci “ha una struttura solida, non limitata alla durata dei singoli esecutivi“. “Siamo convinti che la risorsa mare possa diventare una straordinaria opportunità. Dobbiamo lavorare per la lotta all’inquinamento, per cancellare l’iniquità che l’Ue pone sui nostri pescatori e sulle nostre flotte, a volte, e perché tutte le amministrazioni possano muoversi per fare rete“, chiosa.

Il mare, dunque, viene considerato come nuovo motore di crescita dell’economia italiana dopo, denuncia il ministro, “decenni di disattenzione, superficialità, colpevole distrazione“. Oggi sul mare si gioca la competizione fra le regioni e sullo scacchiere internazionale, extraeuropeo: “Può diventare quella carta che avremmo potuto giocare e che abbiamo tenuto nel mazzo“, afferma.

Realizzare prima della pausa estiva la legge sulla Blue Economy è necessario alla luce dei nuovi assetti geopolitici globali, che impongono all’Italia e all’Europa di lavorare sul mare, anche per il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. “Negli ultimi 30 anni l’Europa è cresciuta sulla terra. Gli eventi decisi da altri hanno cambiato gli assetti e assistiamo a una guerra devastante nel confine orientale d’Europa che perdura da due anni. E’ stata rialzata di fatto un’altra cortina di ferro. L’Europa non può più approvvigionarsi di gas e materie prime, dovrà crescere nei prossimi anni con il Sud, è una proiezione epocale, che non durerà pochi mesi. In questa prospettiva obbligata l’Italia è al centro del Mediterraneo“, fa presente.

Roma è “in prima linea, a livello nazionale e in tutti i consessi globali, nella difesa di un tesoro inestimabile“, gli fa eco il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto. Pensa all’accordo di Montreal sulla protezione delle acque e all’intesa raggiunta nel G7 di Sapporo per fermare l’inquinamento da plastica entro il 2040. Il Mase ha confermato il supporto alla ratifica della Convenzione per la protezione della biodiversità al di là delle giurisdizioni nazionali.

Va avanti, inoltre, l’investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel progetto ‘Mer’, attuato da Ispra, che prevede interventi di ripristino e mappatura degli habitat, per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo globale ed europeo di proteggere almeno il 30% di aree marine, oltre che terrestri entro il 2030.

Sulla Blue Economy un lavoro di squadra è indispensabile, avverte la ministra del Turismo, Daniela Santanchè: “Non dobbiamo vedere più i vari compartimenti disgiunti e distanti. Il concetto vincente – e ne sono certa – dello sviluppo dell’economia del Mare, come negli altri settori, è sapere lavorare in squadra. Questa è una cosa fondamentale“. Anche perché, insiste, “non si può disgiungere il mare dal turismo o dall’industria o dall’ambiente. Il concetto di quadra è fondamentale per vincere. Non è sufficiente, però, la squadra del governo, serve la squadra degli italiani, delle associazioni di categoria, dei lavoratori. Una squadra che può e deve determinarsi, se prima di tutto ci riappropriamo della nostra identità e del nostro orgoglio di essere italiani“.

Mare e cultura come due elementi intrinsecamente connessi sono quelli che intravede il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: “La storia del Mediterraneo è ricca di popoli che hanno navigato e praticato il commercio, diffondendo culture e conoscenze. Il rapporto simbiotico con le colonie greche e l’antica Roma sono la conferma della ricchezza del nostro Mare, risorsa vitale da custodire e valorizzare per le future generazioni“, ricorda.

Non riusciremo con un bicchierino a svuotare il mare dalle sue problematiche, a partire dal grande tema della plastica“, osserva il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che per questo chiede che “la cultura del mare e dell’ambiente trovi nello sport uno strumento di accelerazione e moltiplicazione delle opportunità in termini di sensibilizzazione“.

Un’economia europea più resistente per contrastare shock futuri è invocata anche dalla presidente del parlamento europeo Roberta Metsola: “Anche il settore marittimo ha subito le conseguenze della pandemia, di una guerra di aggressione al nostro continente, della crisi energetica, dell’aumento del costo della vita. E sullo sfondo una crisi climatica. Ma se questo periodo ci ha insegnato qualcosa è l’urgenza di costruire un’Europa più resistente per contrastare shock simili in futuro“, segnala.

big data

Big data per una blue economy sostenibile: al via Tech.Era

Un drone sottomarino capace di raccogliere informazioni utili per il monitoraggio della salute del mare, oppure una app che permette ai consumatori di individuare le aziende di pesca più vicine tra quelle che fanno vendita diretta o consegna a domicilio. Sono solo due delle soluzioni nate grazie al Programma di Cooperazione transfrontaliera Interreg V A Italia-Croazia, ora in via di conclusione. Una serie di metodi e tecnologie per rendere più competitiva e smart l’economia blu che ora saranno messi a sistema grazie al nuovo progetto TECH.ERA.

Finanziato dalla Commissione europea con 600mila, il progetto favorirà la capitalizzazione dei risultati raggiunti dal Programma Interreg tra il 2014 e 2020 e preparerà al tempo stesso il terreno per la prossima programmazione, sviluppando nuove idee progettuali. Un’attività che coinvolgerà docenti e ricercatori di tre dipartimenti dell’Università di Bologna.

Il progetto TECH.ERA è focalizzato in particolare sugli strumenti per l’analisi dei dati relativi agli ecosistemi del Mar Adriatico Centro-Settentrionale, che sono di estremo interesse per la loro altissima biodiversità”, spiega Luca De Marchi, professore che ha coordinato il progetto Interreg SUSHI DROP, da cui è nato un drone sottomarino per il monitoraggio della salute del mare.

Le attività di TECH.ERA non saranno però d’aiuto solamente per studiosi e ricercatori: le informazioni raccolte e i modelli sviluppati saranno infatti condivisi online su piattaforme digitali aperte.

Le associazioni ambientaliste, le imprese del settore ittico e le comunità di tutti i territori interessati potranno utilizzare i dati raccolti e gli strumenti sviluppati per implementare nuove forme di protezione dei mari e ottimizzare le attività di pesca, al fine di aumentarne la sostenibilità ambientale”, aggiunge Alessia Cariani, che ha coordinato il progetto Interreg PRIZEFISH.

In TECH.ERA, ricorda Luca Camanzi, verranno messe a sistema “interessanti opportunità per aumentare la competitività, la sostenibilità e il valore delle imprese della filiera ittica, tra cui app per mettere in contatto diretto aziende e consumatori, realizzando la circular sea economy adriatica”.

Insieme ai tre dipartimenti dell’Alma Mater coinvolti, il progetto TECH.ERA include anche quattro partner italiani (ASSAM, Comune di Ravenna, OGS e Veneto Agricoltura) e tre croati tra enti di ricerca, amministrazioni regionali ed agenzie del settore: il ministero dell’Agricoltura, la Contea di Zara e l’Euroregione Adriatico Ionica.