Arriva il Capodanno con l’anticiclone africano: picchi di 23° al Sud e sulle isole

La presenza di un grosso anticiclone di matrice sub-tropicale sta diventando anno dopo anno una costante, segno evidente dei cambiamenti climatici in atto. Le vacanze di questo periodo invernale saranno quindi ancora caratterizzate dal caldo anomalo per questa stagione. Per Lorenzo Tedici, meteorologo de ilmeteo.it, questa grossa struttura di alta pressione abbandonerà il Paese con molta fatica e subirà un temporaneo cedimento soltanto tra giovedì e venerdì, dopo di che tornerà più forte che mai.

Fino a mercoledì quindi la situazione atmosferica non subirà cambiamenti. Continuerà il cielo spesso grigio sulla Pianura Padana, con qualche schiarita in più; molte nubi (meno diffuse nel pomeriggio) anche in Toscana, Umbria e lungo le coste del Centro, mentre il sole sarà prevalente al Sud.
Tra giovedì e venerdì invece, il passaggio di una modesta perturbazione atlantica riporterà qualche pioggia dalla Liguria verso bassa Lombardia, Emilia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il tempo peggiorerà anche in Toscana e Umbria, ma solamente venerdì. Sempre soleggiato al Sud. Successivamente, l’anticiclone africano acquisterà sempre più forza facendoci vivere la notte di San Silvestro e il giorno di Capodanno con un tempo stabile. Il cielo sarà sereno o poco nuvoloso al Centro-Sud e con le solite nubi basse sulla Pianura Padana.
In questo contesto, le temperature tenderanno prima a rimanere stazionarie, poi nuovamente ad aumentare proprio nei giorni di passaggio al nuovo anno. Se al Nord i valori massimi toccheranno punte di 12-13°C, soprattutto a est e in Liguria, al Centro-Sud si raggiungeranno picchi di 18°C al Centro e 22-23°C al Sud e sulle Isole Maggiori.

Per concludere, l’anticiclone africano non avrà alcuna voglia di abbandonare il Paese, per cui dovremo fare i conti con la sua ingombrante presenza anche nei primi giorni del 2023. Soltanto verso l’Epifania sembrerebbe che masse di aria fredda dalla Russia possano raggiungere l’Italia entrando sia dalla porta della Bora (Alpi Giulie) sia dalla valle del Rodano (Francia sudorientale). Se questa previsione dovesse essere confermata, ci attenderebbe un periodo decisamente più freddo e dinamico.

Alluvione

È ora di combattere contro il riscaldamento globale: 2021 anno di disastri climatici

L’estate più calda della storia, l’impennata delle temperature, gli incendi eccezionali e le inondazioni devastanti: nel 2021, l’Europa ha vissuto una serie di eventi estremi che sottolineano la necessità di agire contro il riscaldamento globale. È quanto afferma il rapporto annuale sul clima europeo redatto dall’European Climate Change Service Copernicus (C3S) pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Terra. Dall’era preindustriale, sul pianeta le temperature sono aumentate tra 1,1 e 1,2°C, ma l’Europa si sta riscaldando più velocemente con un aumento medio della temperatura di +2°C, rivela il report, spiegando che questo riscaldamento sta aumentando il numero di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, e l’Europa non viene risparmiata.

Il 2021 è stato un anno di eventi estremi, tra cui l’estate più calda d’Europa, ondate di calore nel Mediterraneo, inondazioni e mancanza di vento, dimostrando che la comprensione degli estremi meteorologici e climatici è sempre più importante per i settori chiave della società”, commenta il direttore di Copernicus, Carlo Buontempo.

Intanto, le concentrazioni globali di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) hanno continuato ad aumentare. C’è stato un aumento particolarmente alto nella concentrazione atmosferica di metano. Le stime dei dati satellitari mostrano che le concentrazioni di CO2 sono aumentate di circa 2,3 ppm e il CH4 di circa 16,5 ppb.

Gli scienziati, compresi gli esperti Onu sul clima dell’Ipcc, ci hanno avvertito che il tempo sta per scadere per limitare il riscaldamento a +1,5°C”, l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi, commenta Mauro Facchini, direttore dell’Osservazione della Terra alla Commissione Europea. Nel suo ultimo rapporto, pubblicato all’inizio di aprile, l’Ipcc ha sottolineato la necessità di una riforma economica totale e di un tetto alle emissioni in meno di tre anni per mantenere un mondo ‘vivibile’. Il rapporto Copernicus “sottolinea la necessità di agire, eventi estremi legati al clima stanno già accadendo in Europa”, insiste Mauro Facchini.

CALDO RECORD

Anche se l’intero anno non è entrato nella top 10 dei più caldi del continente, il rapporto conferma che l’estate del 2021 è stata la più calda mai registrata in Europa, 1°C sopra la media degli ultimi 30 anni. Questa stagione particolarmente torrida è stata segnata da ondate di calore durate diverse settimane e molto intense, con la colonnina di mercurio che è salita a 48,8°C in Sicilia, un nuovo record europeo (che deve ancora essere confermato ufficialmente), e a 47°C in Spagna, record nazionale. Il caldo è stato accompagnato da una persistente siccità, soprattutto nel Mediterraneo, creando condizioni favorevoli agli incendi, soprattutto in Italia, Grecia e Turchia. Un totale di 800.000 ettari di terreno è andato in fumo in luglio e agosto, rendendo questa una delle stagioni degli incendi più intense in Europa da 30 anni. Inoltre in Europa gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati, con il 2021 che è stato però tra i più freddi.

TEMPERATURA DEL MARE

La temperatura media globale della superficie del mare (SST) per il 2021 è stata la sesta o settima più calda dal 1850. Tuttavia, c’è un chiaro aumento globale sia sulla terraferma che sul mare rispetto ai livelli preindustriali, con temperature superficiali globali dell’aria aumentate tra 1,1 e 1,2°C. Le condizioni di La Niña all’inizio e alla fine dell’anno hanno fatto sì che le temperature del mare del 2021 fossero più fredde a livello globale rispetto agli ultimi anni, il che ha avuto un impatto anche sulle temperature dell’aria superficiale sulla terraferma e sull’oceano. Il livello del mare ha continuato a salire durante il 2021; l’aumento totale dal 1993 è di circa 9 cm.

LE INONDAZIONI

Dopo le precipitazioni record del 14 luglio 2021, la Germania e il Belgio sono stati devastati da inondazioni che hanno ucciso più di 200 persone e causato miliardi di euro di danni. Un episodio la cui probabilità è stata aumentata dal 20% al 900% a causa del riscaldamento globale, secondo i ricercatori del World Weather Attribution. E una gelata di fine primavera, quando la natura era già germogliata, ha danneggiato molte viti e alberi da frutta dalla Francia alla Grecia settentrionale. Finora, l’impatto più chiaro del cambiamento climatico in Europa è l’intensificazione delle ondate di calore. Ma altri eventi estremi seguiranno la stessa traiettoria, dicono gli scienziati. “Ci aspettiamo che aumentino in futuro”, avverte Freja Vamborg, autore principale del rapporto.

MANCANZA DI VENTO

Le velocità annuali del vento in alcune parti dell’Europa occidentale e centrale sono state tra le più basse dal 1979. Questo ha portato a una riduzione del potenziale stimato per la produzione di energia eolica. I paesi con le velocità del vento più basse della media includono Irlanda, Regno Unito, Repubblica Ceca, Danimarca e Germania. Alcune aree di questi paesi hanno sperimentato la più bassa o la seconda più bassa velocità annuale del vento almeno dal 1979. Al contrario, parti dell’Europa sud-orientale hanno visto velocità del vento annuali molto più alte della media.

GHIACCIO DELLA GROENLANDIA AI MINIMI

Il rapporto europeo sul clima mostra anche che l’Artico si sta riscaldando ancora più velocemente del resto del mondo, con una media di +3°C rispetto all’era preindustriale. Anche se il 2021 non è stato un anno record per l’Artico, la temperatura registrata è stata di 0,4°C più alta del normale e gli incendi hanno devastato la regione, soprattutto nella Siberia orientale, rilasciando 16 milioni di tonnellate di carbonio (il quarto volume più alto dall’inizio delle misurazioni nel 2003). Il ghiaccio marino della Groenlandia si è sciolto come mai prima, registrando la sua estensione più bassa misurata, il 72% al di sotto del normale. Sotto l’influenza di temperature più alte del normale e di venti meridionali, il ghiaccio si è sciolto ampiamente durante l’estate, lasciando la Groenlandia orientale praticamente senza ghiaccio alla fine della stagione.

ONDATA DI CALDO

L’Italia scotta, è caldo record nelle grandi città: +1,2 gradi

Italia sempre più calda, soprattutto nelle grandi città. Nei capoluoghi di regione la temperatura media annua segna un’anomalia di +1,2°C sul valore climatico 1971-2000 e sono in crescita alcuni estremi di caldo, con 15 giorni estivi e 18 notti tropicali in più nell’anno. Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, sono sempre più diffusi gli interventi di forestazione urbana, i boschi a sviluppo naturale, presenti in 47 capoluoghi. Nelle tre maggiori città, Milano, Roma e Napoli, l’inquinamento atmosferico è in lieve miglioramento, ma Milano è penalizzata dalla scarsa presenza di aree verdi, Roma ha il tasso di motorizzazione più elevato e Napoli il parco circolante più obsoleto. È l’istantanea scattata dal Report dell’Istat ‘I cambiamenti climatici: misure statistiche 2020’.

Nel 2020 la temperatura media è stata di +16,3°C (calcolata come media dei valori di stazioni termo-pluviometriche dei 24 capoluoghi di regione e città metropolitane), in aumento di 0,3°C sul corrispondente valore medio del decennio 2006-2015. Considerando solo i capoluoghi di regione è stata di +15,8°C, un +1,2°C rispetto al valore climatico 1971-2000 (periodo di riferimento per il calcolo di medie climatiche, denominato Normale Climatologica CLINO). In tutte le città le anomalie di temperatura media sono positive e dovute a rialzi della temperatura, sia minima che massima: le più alte si rilevano a Perugia (+2,1°C), Roma (+2°C), Milano (+1,9°C), Bologna (+1,8°C) e Torino (+1,7°C).

In crescita anche alcuni estremi di caldo e in diminuzione di quelli di freddo. In particolare, fra le 24 città osservate i giorni estivi (con temperatura massima maggiore di 25°C) in media sono 112 mentre salgono a 56 le notti tropicali (con temperatura che non scende sotto i 20°C). Considerando i soli capoluoghi di regione, i due indici segnano un’anomalia media sul CLINO rispettivamente di +15 giorni e +18 notti. In tutte queste città (ad eccezione di Palermo) si hanno anomalie positive di giorni estivi, più alte per Aosta (+41 giorni), Perugia (+35), Roma (+27) e Trieste (+26). Le notti tropicali raggiungono quota +53 a Napoli, seguono Milano (+34 notti), Catanzaro (+33) e Palermo (+27).

Temperatura alta città

Il 2020 è stato anche l’anno meno piovoso degli ultimi dieci, insieme al 2011, con una precipitazione totale annua di 661 mm (media delle stazioni osservate). Nelle principali città, sovrapposta alla tendenza ad aumento generalizzato della temperatura media, la diminuzione della precipitazione è pari a -132 mm sul corrispondente valore medio del periodo 2006-2015. Le anomalie negative di precipitazione interessano 22 città, con punte a Napoli (-423,5 mm), Catanzaro (-416) e Catania (-359,7). Nei capoluoghi di regione l’anomalia si attesta in media a -91 mm rispetto al valore climatico 1971-2000 e riguarda 15 città: in testa Napoli (-439,6 mm) seguono Genova (-276,9 mm), Catanzaro (-262,1 mm), Firenze (-221,6 mm), Bologna (-211,9 mm) e Milano (-196).

Per mitigare questi effetti, in 47 capoluoghi (erano 31 nel 2011) si sono sviluppati progetti di forestazione urbana, per una superficie complessiva di 11,6 milioni di m2. Nei comuni capoluogo, dove vive circa il 30% della popolazione italiana (17,7 milioni di abitanti), l’estensione delle aree verdi urbane è di oltre 550 km2, pari al 2,8% del territorio comunale, corrispondente a una disponibilità di 31 m2 per abitante. Considerando anche le aree naturali protette, l’incidenza raggiunge il 19,3% del territorio (3.775 km2). La superficie complessiva delle aree verdi urbane è in continuo aumento: in media +0,4% all’anno dal 2011 (+0,6% nei capoluoghi metropolitani). La disponibilità di aree verdi è massima nei capoluoghi del Nord-est (62,2 m2 per abitante, contro i 27,2 del Centro e il 25,1 del Nord-ovest), minima in quelli del Mezzogiorno (20,8 m2 per abitante al Sud e 19,5 nelle Isole).