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Italia maglia nera in Ue per Internet ad alta velocità

Il terzo peggior Paese nell’Unione Europea, meno di una famiglia su due connessa alla rete Internet ad alta velocità, mentre Stati come Malta, Lussemburgo e Spagna volano avvicinandosi – o addirittura raggiungendo – il 100%. I dati pubblicati da Eurostat sulla copertura Internet ad alta velocità sul territorio comunitario certificano che per l’Italia la strada verso gli obiettivi Ue 2030 è ancora molto lunga e che sul fronte digitale c’è bisogno di uno sforzo politico e tecnico eccezionale. O, come ha scritto su Twitter il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, che “anche per questo il Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) è così importante“.

Solo un anno fa la Commissione Ue fissava con la Bussola Digitale 2030 l’obiettivo di raggiungere entro la fine del decennio la connettività gigabit in tutte le case sul suolo comunitario e la copertura 5G in tutte le aree popolate. Nonostante i “notevoli progressi” nella diffusione delle connessioni di rete fissa ad altissima capacità e di quelle Internet ad alta velocità tra il 2013 e il 2021 (rispettivamente dal 4 al 37% e dal 16 al 70,2%), il rapporto Eurostat segnala livelli di accesso “significativamente” variabili tra gli Stati membri Ue – di cui l’Italia occupa l’estremità negativa – ma anche all’interno degli stessi Paesi, se si scorpora il dato secondo la densità di popolazione.

In entrambi i casi, l’Italia si posiziona in fondo alla classifica europea. Per quanto riguarda la copertura generale, si ferma al 44% delle famiglie coperte, rispetto alla media Ue del 70,2%. Fanno peggio solo Cipro (41%) e Grecia (20%), mentre Malta segna il 100%, incalzata da Lussemburgo (96%), Danimarca (95%) e Spagna (94%). Per quanto riguarda invece le aree a bassa densità abitativa, in Italia solo il 17,3% della popolazione è coperta da Internet ad alta velocità, mentre la media Ue è pari al 37,1%. Anche in questo caso il Paese occupa il terzultimo posto, davanti solo a Croazia (14%) e Austria (15,7%), mentre in cima alla classifica c’è sempre Malta con il 100%: alle sue spalle Danimarca, Lussemburgo e Paesi Bassi ex aequo con il 79,1% di copertura.

Ferruccio Resta

Alla scoperta del Centro nazionale mobilità sostenibile del PoliMilano

Il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile? Risponde a una delle missioni chiave del Pnrr, ma non si fermerà al 2026. Anzi, “I primi tre anni saranno per noi una fase di startup, nella quale investire in progetti flagship, ma la prospettiva è continuare a sviluppare innovazione valorizzando le competenze sul territorio per dare una risposta concreta ai bisogni del paese”. Ne è convinto Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, ente proponente del Centro: un progetto di ampio respiro che potrà intervenire nell’ambito della decarbonizzazione, della decongestione delle reti di trasporto, fino alla sicurezza, l’accessibilità e l’inserimento di nuove competenze e professionalità nel mercato.

Siglato a giugno l’atto costitutivo, vedrà l’inizio delle attività dall’1 settembre. Sono coinvolte 25 università e centri di ricerca, con quasi 700 ricercatori dedicati, e 24 grandi imprese. Un investimento da 394 milioni di euro (nel triennio 2023 – 2025) per contribuire a sviluppare un settore che raggiungerà un valore complessivo di 220 miliardi di euro nel 2030, e assorbirà il 12% della forza lavoro.

L’attività del Centro Nazionale si concentrerà su cinque aree strategiche, nell’ottica di renderle più green e digitali: la mobilità aerea, i veicoli stradali, il trasporto per vie d’acqua, il trasporto ferroviario, oltre all’ambito dei veicoli leggeri e della mobilità attiva. Per tutti questi vettori saranno poi considerate tecnologie trasversali (ne sono state individuate nove) sulle quali intervenire: dai materiali innovativi, fino alle smart infrastructures, servizi, urban mobility o sistemi alternativi di propulsione. “La nostra idea è che non esista una tecnologia unica per la mobilità” dice Resta. Sistemi di propulsione basati su biocombustibili, sull’energia elettrica, o sull’utilizzo di idrogeno, rivestono insomma pari importanza per il futuro dei trasporti. “È evidente, per esempio, che non si può parlare di idrogeno soltanto pensando a mezzi ferroviari, navi o mezzi pesanti” continua Ferruccio Resta, “Così come l’elettrico, fino ad oggi associato quasi esclusivamente ai mezzi terrestri, sta già incontrando ragionamenti per un passaggio su acqua a air mobility”.

Un altro esempio importante nel percorso che dovrà portarci a un sistema di mobilità sostenibile è poi il tema della connessione. Da realizzare prima di tutto a livello di infrastruttura: “Un’infrastruttura connessa porta con sé importanti tematiche relative alla capacità delle reti e alla sicurezza” continua il rettore Ferruccio Resta, requisito fondamentale per arrivare poi all’introduzione, per esempio, di veicoli a guida autonoma sulle nostre strade. “Ma passare da una mobilità tradizionale a una mobilità autonoma non sarà come accendere un interruttore” continua Ferruccio Resta, “sarà invece un processo continuo. Già oggi le nostre automobili stanno lentamente assumendo funzioni sempre più autonome, e sempre di più ci aiuteranno durante la guida. Fra 10/20 anni di fatto potranno rendere possibile una mobilità nuova”.

Il lavoro del Centro sarà allora sviluppare competenze per accompagnare una transizione di lungo respiro. La sfida” commenta il rettore, “sarà implementare un modello di business per dare continuità al Centro Nazionale, consolidandosi e aiutando il paese ad avere un ruolo sempre maggiore in questo ambito. “E sono convinto che ciò possa avvenire” conclude, “vedo sempre maggiore esigenza da parte di comuni, regioni, istituzioni locali, ad avere un interlocutore a supporto dello sviluppo di una mobilità adatta alle specifiche condizioni”. Un punto di partenza incoraggiante per un progetto che punta ad accompagnare la transizione green e digitale in un’ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive nelle città e nelle regioni del paese.