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Piccole aziende più digitalizzate e più attente a sprechi energetici

Le piccole aziende italiane sono sempre più digitalizzate e fra le leader in Europa nella lotta allo spreco energetico. Il Covid, che ha costretto tutti a lavorare da remoto, e il caro-bollette, che ha appesantito i bilanci, stanno cambiando l’appoggio alla tecnologia e alla sostenibilità delle piccole aziende italiane, le quali sono appunto sono sempre più digitalizzate e addirittura fra le leader in Europa nella lotta allo spreco energetico Lo certifica l’Istat nel suo ultimo rapporto ‘Imprese e ICT. Anno 2022′.

Più internet significa anche più commercio on line. Il 13,0% delle piccole e medie aziende ha effettuato vendite online per almeno l’1% del fatturato totale (12,7% nel 2021) e il 17,7% delle pmi attivo nell’e-commerce ha realizzato online il 13,5% dei ricavi totali (rispettivamente 17,9% e 9,4% nel 2021). In generale, il 18,3% delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online fatturando il 17,8% del fatturato totale, rispettivamente 22,8% e 17,6% a livello Ue. In termini di composizione, il valore delle vendite online si realizza soprattutto nel comparto del commercio (35,6%), per il 28% nel settore manifatturiero (con prevalenza delle attività legate all’automotive), e per un’analoga quota nel settore energetico. In termini dimensionali, il 60% del valore online proviene da vendite delle imprese di maggiori dimensioni e il 40% dalle pmi. Nella composizione delle imprese che vendono online si confermano i settori già individuati, a parte quello energetico dove sono presenti poche imprese. Inoltre, emergono i settori della ristorazione e degli alloggi, che coprono più di un terzo (35%) di tutte le imprese attive nell’e-commerce e che, per il 95,1%, appartengono alla dimensione delle Pmi.

Il balzo tecnologico si è poi accompagnato a una riduzione degli sprechi. È aumentato fra le piccole e medie aziende il controllo del consumo di carta (68,0%) e del consumo di energia delle apparecchiature ICT (52,2%). L’Italia, preceduta solo dal Portogallo, è ora in vetta alla classifica europea su due fronti: il 74,9% delle imprese adotta comportamenti green nella scelta della tecnologia valutandone anche l’impatto ambientale, mentre il 59,9% delle imprese combina la valutazione dell’impatto ambientale dei servizi o delle apparecchiature ICT, prima di selezionarli, con l’adozione di misure che incidono sul consumo di carta o di energia delle tecnologie informatiche.

Infine, l’86,9% delle imprese destina le apparecchiature non più utilizzate alla raccolta differenziata dei rifiuti elettronici (compresa quella effettuata direttamente dai propri fornitori), il 48,6% le conserva nell’impresa per utilizzare le parti di ricambio o per evitare che vengano divulgate informazioni sensibili, il 25% le rivende o le restituisce se in leasing, oppure le dona. La variabilità dei comportamenti dipende più dall’attività economica svolta dalle imprese che dalla loro classe dimensionale e, in generale, le più attente all’ambiente sono quelle attive nei servizi. In particolare, nell’impatto ambientale dell’ICT risultano più virtuose le imprese attive nei servizi postali e di corriere, nelle telecomunicazioni e nei servizi di alloggio mentre per il riutilizzo circolare dell’ICT sono più attive quelle del comparto editoriale, della fabbricazione di prodotti farmaceutici e della fornitura di energia.

Digitalizzare il settore edile Ue per spingere sostenibilità ed efficienza

La digitalizzazione al centro della transizione verde e dell’efficienza energetica dell’industria europea. Tra Green Deal europeo e Next Generation Eu non è più una novità, ma ciò che si sta profilando all’orizzonte per le istituzioni comunitarie è la necessità di spingere in maniera significativa sull’uso dei dati generati dai diversi comparti industriali, per sfruttare appieno le potenzialità della transizione digitale. Ecco perché la Commissione Ue sta lavorando alla creazione di uno spazio europeo dei dati delle costruzioni, con l’obiettivo di aumentare la portata dei “percorsi di transizione” per affrontare la questione dell’impatto ambientale del settore edile.

È quanto emerge dal documento di lavoro dei servizi dell’esecutivo comunitario Scenari per un percorso di transizione verso un ecosistema edilizio resiliente, più verde e più digitale, che come riporta Euractiv ha aperto la strada verso la pubblicazione della versione finale nel primo trimestre del 2023. L’importanza del settore edile per l’economia del Mercato Unico emerge da alcuni dati evidenziati nel documento: l’ecosistema delle costruzioni industriali impiega circa 24,9 milioni di persone e fornisce un valore aggiunto di oltre un miliardo di euro (quasi un decimo del totale Ue). Tuttavia il settore è estremamente frammentato e dominato dalle micro e piccole imprese, pari al 99,9 per cento (5,3 milioni), che rappresentano il 90 per cento dell’occupazione. Ecco perché, per affrontare i problemi legati all’inefficienza della frammentazione del mercato – ma anche alla mancanza di manodopera qualificata, all’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e all’impatto ambientale – la chiave può essere proprio l’implementazione di uno spazio europeo dei dati industriali.

“La digitalizzazione è un mezzo, un fattore abilitante per ottenere un ambiente costruito migliore per il pianeta e per le persone”, precisa il documento della Commissione, sottolineando un altro fattore significativo: “È importante analizzare il ruolo della digitalizzazione per l’ecosistema industriale e per i processi di costruzione, piuttosto che la digitalizzazione dell’edificio stesso” – vale a dire edifici intelligenti ad alta efficienza energetica – dal momento in cui “la digitalizzazione trasforma l’intero ecosistema, portando all’efficienza dei processi, al supporto della circolarità, alla certificazione e alla tracciabilità”. In altre parole, lo spazio europeo dei dati nel settore edile potrebbe rappresentare il fattore di svolta per aumentare sostenibilità ed efficienza energetica in fase di progettazione e costruzione, affrontando le conseguenze della guerra russa in Ucraina sulle catene di approvvigionamento globale e senza stravolgere un mercato europeo frammentato.

Per fare tutto questo, l’esecutivo comunitario ha iniziato a definire nel proprio documento di lavoro le modalità per sfruttare l’enorme mole di dati prodotti dal settore delle costruzioni. La priorità è proprio “sostenere la creazione di uno spazio europeo dei dati sulle costruzioni” attraverso “prossimi programmi di finanziamento e altri database (per esempio, sulle prestazioni energetiche)”. A questo si aggiunge la promozione di “strumenti e protocolli europei per la condivisione, l’uso e l’organizzazione dei dati” – come i registri digitali degli edifici, i certificati di prestazione energetica (Epc) e i passaporti di ristrutturazione degli edifici (Brp) e l’indicatore di prontezza intelligente (Isr) – sfruttandone il potenziale “per realizzare la transizione verde e climatica”. Si potranno anche sfruttare i dati forniti dai programmi spaziali Ue (Copernicus e Galileo) “per il rilevamento precoce e il monitoraggio remoto dei cantieri o con un rilievo accurato delle costruzioni”.