Clima in Costituzione, Asvis-Ecco: Tre anni dopo emerge l’urgenza di una legge unica

Introdotta nel 2022 la tutela ambientale, insieme al principio di giustizia tra generazioni in Costituzione, diventa sempre più indispensabile una legge unica sul Clima, che stabilisca le azioni da intraprendere uniformemente sul territorio nazionale.

L’urgenza emerge dallo studio ‘Il clima in Costituzione’, realizzato da Ecco e ASviS, sulle implicazioni della riforma costituzionale per la definizione delle politiche pubbliche e presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma. La trasformazione richiesta dalla lotta al cambiamento climatico è profonda e implica una volontà politica e sociale ispirata ai valori costituzionali. L’inserimento dello sviluppo sostenibile nella Carta “sembrava un’utopia quando lo proponemmo nel 2016“, ricorda il direttore scientifico di Asvis, Enrico Giovannini. Con la storica riforma degli articoli 9 e 41, la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni e l’incompatibilità tra attività economica e danni all’ambiente e alla salute, concetti alla base dello sviluppo sostenibile, sono sanciti nella Carta costituzionale. La riforma però, ricorda, “richiede un profondo cambiamento nei comportamenti privati e nelle politiche pubbliche“.

La campagna ‘Diritto al Futuro’ e lo studio ‘Il Clima in Costituzione’ indicano cosa fare per passare dalla teoria alla pratica. Dopo la riforma, votata all’unanimità da tutte le forze politiche, “ogni nuova legge dovrebbe essere accompagnata da una sua valutazione d’impatto intergenerazionale, come previsto dal Disegno di legge all’attenzione del Parlamento, che va approvato il prima possibile“, chiosa l’ex ministro, ribadendo che “la sostenibilità non è una moda, né può essere un pio desiderio di alcuni, ma deve essere l’impegno di tutti, per assicurare un futuro di benessere alla generazione attuale e a quelle future”.

La riforma attribuisce all’equità intergenerazionale un paradigma per le politiche pubbliche: “Per questo, per rendere cogente questo vincolo che la Costituzione pone, ho introdotto in un ddl governativo la Vig, valutazione di impatto generazionale“, rivendica la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati, alla quale è stato consegnato lo studio. Si tratta insomma di un obbligo del legislatore di valutare ex ante l’impatto sulle future generazioni. Il provvedimento è al Senato, in fase avanzata di prima lettura. “È una rivoluzione copernicana”, spiega la ministra.

Lo studio approfondisce le implicazioni della riforma costituzionale per la definizione delle politiche pubbliche, attraverso un percorso di approfondimento delle relazioni tra i nuovi principi, gli altri diritti fondamentali sanciti dalla Carta costituzionale, e l’urgenza degli interventi per la decarbonizzazione. Il documento illustra diverse proposte per migliorare il quadro giuridico e la qualità delle politiche pubbliche necessarie per affrontare la crisi climatica. “Considerando che i costi del cambiamento climatico sono maggiori di quelli per la riduzione delle emissioni, occorrerà definire un sistema di governance e una strategia di spesa pubblica coerente con il processo di decarbonizzazione e l’uscita dai combustibili fossili, anche a supporto della competitività del nostro Paese sui mercati globali”, chiarisce Matteo Leonardi. Il tema non è più rinviabile, come osserva Giuliano Amato, presidente emerito della Corte Costituzionale, dialogando con studenti di scuole superiori e università: “L’uomo arrivò sulla Terra in fase fredda, questa è la prima volta che si trova ad affrontare una fase ferocemente calda: può sparire dal nostro Pianeta, preoccupiamocene“. L’attenzione al clima invece, ammette, è diminuita: “La finanza abbandona i green bond, i produttori di fossili tornano a trivellare. Le resistenze al cambiamento, anziché essere discusse diventano un alt davanti al quale la politica si ferma”.

Bollette, gas in aumento: per gli italiani il prossimo inverno sarà il più caro di sempre

L’inverno che sta per iniziare sarà il più caro di sempre per le famiglie italiane. Lo anticipa l’analisi presentata dal think tank italiano per il clima Ecco. Le previsioni per la bolletta del gas per la stagione invernale 2024-2025 mostrano infatti costi significativamente superiori al periodo della crisi prezzi del gas (2022-2023).

L’analisi dei ricercatori stima il costo della bolletta gas nel prossimo inverno per tre abitazioni tipo di 38, 70 e 110 mq in tre città italiane: Milano, Roma e Palermo. Per un’abitazione di 70 mq in classe energetica G, nel comune di Milano, il costo sarà maggiore del 20% rispetto al periodo di crisi e del 68% rispetto al periodo pre-Covid. Tra i motivi dell’aumento, l’incremento del prezzo del gas, che si è alzato a 48 euro MWh per effetto dell’instabilità geopolitica dei Paesi fornitori. Questo nonostante gli stoccaggi siano pieni e i gasdotti di importazione siano stati utilizzati soltanto al 42% della loro capacità nominale negli ultimi dodici mesi (76% per i rigassificatori).

Abitazioni poco efficienti e una continua dipendenza dal gas costringono oggi le famiglie italiane a pagare i costi dei ritardi della transizione. Sorprende che oggi, con un prezzo del gas tre volte più alto di settembre 2019 e una previsione di costo per le famiglie maggiore del periodo di crisi, non si vedono azioni legislative e nemmeno informative per mettere in sicurezza le famiglie”, spiega Matteo Leonardi, Cofondatore e Direttore Esecutivo di Ecco. Secondo Leonardi, “l’efficienza energetica si conferma l’unico strumento in grado di garantire sicurezza e risparmi per le famiglie italiane. Ma, nonostante questo, nella Legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, viene smantellato il sistema di detrazioni fiscali per l’efficienza energetica negli edifici. Per promuovere l’efficienza riducendo la spesa complessiva per la collettività e accompagnare le famiglie nella transizione serve, con urgenza, una visione d’insieme che armonizzi incentivi, fiscalità energetica, tassazione dei prodotti energetici, ponendo al centro la sicurezza energetica delle abitazioni, gli obiettivi climatici e la sostenibilità finanziaria a lungo termine. Cancellare le politiche per l’efficienza senza offrire alternative espone le famiglie a costi energetici insostenibili senza possibilità di attuare investimenti che assicurino l’uscita dal problema”.

Nel mese di novembre i consumi di gas nel settore civile hanno avuto un incremento del 9% rispetto al 2023, nonostante i prezzi elevati e complice la poca sensibilizzazione del consumatore. L’analisi prende a riferimento il prezzo del gas dei prossimi mesi e stima il costo della bolletta a fine inverno, comparandolo con l’anno della crisi 2022-2023 e con il periodo precrisi. A Milano per riscaldare, cucinare e produrre acqua calda, nel periodo novembre-marzo (2024-25): in un’abitazione di 70 mq in classe energetica G si spenderanno circa 1403 euro , +20% rispetto all’anno della crisi 2022-2023 (1171 euro); +68% rispetto al periodo precrisi 2019-2020 (832 euro); se la casa è di 110 mq si pagherà 2143 euro, l’aumento sarà di 382 euro rispetto all’inverno 2022-2023 e di circa 1000 euro rispetto al periodo precrisi 2019-2020. Se la casa è di 38 mq si pagherà 788 euro l’aumento sarà di 108 euro rispetto all’inverno 2022-2023 e di circa 300 euro rispetto al periodo precrisi 2022-2023. Cifre simili interesseranno anche il centro e il sud. A Roma l’aumento arriva quasi a 430 euro per una casa di 70 mq rispetto all’inverno 2022-2023. Sono 635 euro in più rispetto al periodo precrisi. A Palermo l’incremento sarà più lieve e varierà tra 50 e 210 euro rispetto all’inverno della crisi 2022-2023. Si alzerà fino a 420 euro nel caso di abitazione di 110 mq rispetto al periodo precrisi.

Ben diverso il caso di chi ha una casa in fascia di efficienza più alta. Infatti, una casa in Classe A pagherà una bolletta del 60-65% inferiore a una Classe G. Nei diversi casi elaborati questo si traduce in un risparmio fino ai 1400 euro all’anno. “Superare l’esperienza del Superbonus è necessario per il bilancio dello Stato ma deve essere fatto in modo ragionato, mantenendo un differenziale tra le ristrutturazioni generiche e quelle per l’efficienza energetica. Riportare il bonus casa al 36% e mantenere l’ecobonus al 65% avrebbe lo stesso impatto in termini di spesa pubblica, e manterrebbe un importante sostegno all’efficienza“, sostiene Francesca Andreolli, Ricercatrice Senior Energia ed Efficienza di Ecco. Secondo Andreolli, “impiegare risorse pubbliche per aiutare le famiglie a rendere efficiente la propria abitazione produce benefici significativi nel tempo, in primis per occupazione e crescita economica: tra il 2021 e il 2022 il valore della produzione delle ristrutturazioni profonde è cresciuto del 19,6% e l’occupazione del 3,8%. L’efficienza va a vantaggio di famiglie e imprese, favorisce l’uscita dal gas e lotta al cambiamento climatico e permette una riduzione dell’inquinamento urbano. Inazione significa maggiori costi sociali nel futuro per mitigazione e adattamento, mancata competitività dei settori industriali nei mercati globali, costi dell’energia più alti per famiglie e imprese e progressivamente insostenibilità della finanza pubblica“.

A preoccupare maggiormente è il costo giornaliero. A Milano nelle 10 giornate più fredde con una temperatura esterna di 1,5° si spenderanno 23 euro al giorno per mantenere una temperatura interna di 20° in una casa in classe G di 110 mq. Erano 22 euro nel 2022-2023 e 14 euro nel periodo precrisi. Con temperature più rigide si registrano valori a due cifre in tutta Italia anche per le abitazioni di 70 mq. Si scende sotto la doppia cifra solo con temperature più miti e negli appartamenti più piccoli (38mq).

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