eolico

In Italia è boom dell’eolico. Enel Green Power: “Entro il 2030 raddoppierà la potenza”

In questi giorni Terna sta rilasciando la soluzione tecnica di connessione a tutti i nuovi impianti di eolico offshore che hanno richiesto, entro il 31 ottobre, l’allaccio alla rete di trasmissione nazionale, per una potenza complessiva di circa 95 GW. Le richieste di connessione di impianti a fonti rinnovabili in Italia stanno vivendo un vero e proprio boom. Nel corso del 2022, Terna ha registrato un trend in forte crescita: a ottobre, infatti, le richieste di connessione alla rete di trasmissione nazionale di nuovi impianti green hanno raggiunto il valore complessivo di circa 300 GW di potenza (di cui circa il 37% da fonte solare e circa il 56% da fonte eolica onshore e offshore). Un dato significativo, pari a oltre 4 volte il fabbisogno di 70 GW di nuova capacità rinnovabile necessario per raggiungere i target climatici definiti dal nuovo pacchetto legislativo UE ‘Fit-for-55’ al 2030.

In particolare, l’eolico offshore cosiddetto ‘floating’, che prevede la realizzazione di impianti galleggianti sulla superficie acquatica, sta trovando sempre maggior sviluppo nei fondali dei mari italiani, grazie al progresso tecnologico maturato sul mercato internazionale, sottolinea Terna. Un importante passo in avanti che trova conferma nelle richieste di connessione ricevute: al 31 ottobre 2022, quelle relative all’eolico offshore hanno infatti raggiunto una potenza pari a circa 95 GW (oltre il 200% in più rispetto a quelle pervenute a dicembre 2021). E circa l’80% delle richieste è localizzato nelle regioni del sud Italia e nelle isole maggiori: circa 24 GW in Sardegna, 19 GW in Sicilia e 4 GW in Calabria.

Nel frattempo, sta aumentano la produzione nazionale di energia elettrica da fonte rinnovabili, che a novembre hanno prodotto complessivamente 7,3 miliardi di kWh, coprendo il 29,3% della domanda contro il 27,7% del novembre 2021, con una variazione del 12,2% dell’eolico. Eolico che rappresenta il 26% di produzione complessiva da fonti rinnovabili.
D’altronde aumentano gli impianti eolici, a terra e in mare. Secondo l’ultimo Osservatorio Fer Anie Rinnovabili, nel 3° trimestre 2022 si è osservato un trend in forte crescita con 381 MW di nuova potenza installata. Le installazioni di potenza superiore ad 1 MW rappresentano l’88% del totale. Gli impianti di taglia maggiore a 1 MW realizzati alla fine del 3° trimestre sono 14, di cui 9 installati nel solo periodo luglio-settembre: due in Campania da 50,5 MW e 15 MW, uno in Sicilia, Basilicata e Molise rispettivamente da 28,8 MW, 35 MW, 29,4 MW e, infine, quattro in Puglia da 15 MW, 8,2 MW, 8,2 MW e 43,8 MW. Complessivamente sono stati connessi alla rete 135 impianti da gennaio a settembre 2022. Per quanto riguarda le variazioni tendenziali (2022 su 2021) nei mesi di aprile, maggio e giugno si è registrato un incremento di potenza installata (complessivamente del +145%).

Sull’eolico Enel Green Power è da sempre in prima fila in tutto il mondo. In particolare in Italia, a fine ottobre, ha messo in servizio il parco eolico di Castelmauro, in Molise. L’impianto si trova tra i comuni di Castelmauro e Roccavivara, nella provincia di Campobasso, ed è costituito da sette aerogeneratori da 4,2 MW ciascuno, per una potenza totale pari a 29,4 MW. Il nuovo parco eolico produrrà circa 70 GWh ogni anno da fonte rinnovabile, evitando l’emissione in atmosfera di circa 30mila tonnellate di CO2 all’anno e l’utilizzo di 15 milioni di metri cubi di gas. A fine 2021 era invece entrato in funzione il parco eolico di Partanna, in Sicilia. L’impianto si trova in località Contrada Magaggiari, nella provincia di Trapani, ed è costituito da sei aerogeneratori da 2,4 MW ciascuno, per una potenza totale pari a 14,4 MW. Il nuovo parco eolico produrrà circa 40 GWh ogni anno da fonte rinnovabile, evitando l’emissione in atmosfera di circa 18mila tonnellate di CO2 all’anno.

In termini assoluti l’energia eolica in Italia è in progressiva crescita. Seppure a ritmi inferiori rispetto ad altri Paesi europei e alla media del continente, abbiamo già oltre 5mila impianti distribuiti sul territorio. “A oggi, nella grande maggioranza dei casi – spiega Enel Green Power – si tratta di siti con turbine eoliche di potenza unitaria tra i 20 e i 200 chilowatt; in futuro si prevede l’installazione di turbine di tecnologia più avanzata, con potenza unitaria e produzione maggiori e, a parità di sito considerato, con un’ottimizzazione degli spazi e del consumo di suolo”.

Si prevede che l’energia complessiva ottenibile con l’eolico italiano possa raddoppiare in un decennio rispetto agli attuali 20 terawattora l’anno, con un passaggio in termini di potenza massima erogabile da 11 a 19 gigawatt. E a livello mondiale si stima che, da qui al 2040, la capacità di catturare l’energia del vento possa aumentare di 15 volte, portando l’eolico a diventare, nella media globale, “la fonte rinnovabile numero uno a disposizione dell’umanità”, conclude la società del gruppo Enel.

Pannelli solari

L’energia? Si produce in casa, con le rinnovabili fai-da-te

Ridurre le emissioni di CO2, indirizzandosi verso un utilizzo più efficiente dell’energia e soluzioni sostenibili. Un percorso che ciascuno di noi può e deve intraprendere, anche individualmente. Come? Integrando le fonti rinnovabili all’interno delle proprie mura domestiche. Passare dalle parole ai fatti è molto più semplice di quanto possa sembrare. Radiazione solare, vento, biomasse, geotermia e moto dell’acqua sono tutte risorse utili da sfruttare per uso domestico tramite l’installazione di impianti fotovoltaici, termici, micro-eolici e geotermici. “La tecnologia viene incontro alle scelte che favoriscono l’ambiente, con soluzioni di semplice utilizzo, facili da installare”, spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente.

La scienza fotovoltaica trasforma le radiazioni del sole in elettricità. Gli impianti possono funzionare con un sistema di batterie ed essere isolati (stand-alone) oppure essere collegati alla rete elettrica (grid-connected). L’impennata dei costi ha stimolato la ricerca di soluzioni alternative. “Sul fronte dell’autoproduzione domestica, di recente sono balzati alla ribalta i fotovoltaici plug and play, piccoli sistemi solari portatili da posizionare sul balcone, sotto una finestra o in giardino, per poi attaccarli alla spina della corrente e trasferire l’energia nei circuiti elettrici di casa”, sottolinea Katiuscia Eroe. “Dal momento che hanno una potenza ridotta, inferiore a 800W, queste installazioni non hanno bisogno di permessi o autorizzazioni particolari”. I soli adempimenti sono la comunicazione unica al distributore per segnalare al proprio gestore la presenza di un impianto che genera energia elettrica e il rispetto delle norme urbanistiche del luogo e del decoro architettonico. Chi abita in condominio, inoltre, deve avvisare preventivamente l’amministratore, presentando il suo progetto di installazione di un pannello plug and play. L’autorità sull’energia elettrica ha poi stabilito regole specifiche per questi fotovoltaici. Il consumatore che sceglie di farne uso rinuncia a qualsiasi pretesa sulla remunerazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete.

“Con l’aumento dei prezzi dell’energia, investire in un sistema domestico è diventato ancora più interessante e l’impiego quotidiano del proprio impianto fotovoltaico può essere gestito senza problemi dal momento che i sistemi sono già collaudati”, afferma Thomas Grond, responsabile della comunicazione dell’azienda elvetica Repower. “I micro-moduli fotovoltaici richiedono un investimento iniziale, ma poi si beneficia dell’energia auto-prodotta che può essere utilizzata direttamente in casa. In questo modo è possibile ridurre i propri costi energetici e allo stesso tempo sostenere il cambiamento verso un futuro di energia rinnovabile. I risparmi sono da valutare caso per caso”, sostiene Grond. “Qui giocano un ruolo fondamentale le dimensioni dell’impianto e l’investimento iniziale, il proprio consumo energetico e gli incentivi pubblici. Inoltre, anche l’uso dei circuiti di trasporto dell’energia vengono ridotti in modo considerevole. Questo porta a un sollievo dell’infrastruttura pubblica e quindi, ancora una volta, a una possibile riduzione dei costi”.

Qual è, dunque, il risparmio in bolletta? “Il fotovoltaico plug and play in media permette di ridurre i costi dell’energia elettrica del 20%. I prezzi di questi dispositivi non sono elevati e si aggirano fra i 400 e i 500 euro, a cui occorre aggiungere l’installazione da parte di un tecnico esperto”, puntualizza la responsabile di Legambiente. Gli incentivi statali prevedono un rimborso del 50% della spesa, ottenibile in detrazione nella propria dichiarazione dei redditi. Considerando che un pannello plug and play dura circa 15 anni, rappresenta una buona soluzione per aiutare la sostenibilità ambientale e ottenere una maggiore efficienza energetica, dato che il suo costo viene ammortizzato in 4-5 anni.

Anche l’energia del vento può essere sfruttata nella propria abitazione, installando micro-impianti eolici. Le pale, spinte dall’aria, producono energia cinetica che viene convertita in corrente elettrica da utilizzare per l’autoconsumo. Non è indispensabile impiegare eliche di grandi dimensioni per generare un buon quantitativo di energia elettrica. Fondamentale, però, è che la casa si trovi in una zona piuttosto ventosa, la tensione dell’energia elettrica prodotta può infatti cambiare in base all’intensità e alla continuità del flusso di aria che muove le pale. Per i micro-eolici domestici non occorrono autorizzazioni comunali. In genere si tratta di impianti costituiti da tre pale eoliche di piccole dimensioni e da un generatore eolico da 3 kW. In fase di installazione si ha la possibilità di orientare il dispositivo in base alla direzione del vento. I prezzi degli impianti micro-eolici dipendono dalla tipologia e dalla resa, ma di solito si aggirano su una fascia che va dai 1.000 ai 3.500 euro.

Tramite la creazione di sistemi ibridi è possibile sfruttare contemporaneamente l’energia solare e quella eolica. Sono soluzioni, naturalmente, adatte alle zone dove il sole e il vento non mancano, che riescono a garantire un buon apporto di elettricità. Interessanti, anche se per il momento poco diffusi in Italia, sono pure gli impianti che sfruttano la potenza dell’acqua vicino a casa, cosiddetti micro-idroelettrici. Per l’utilizzo di fonti rinnovabili nell’ambito domestico, sono da considerare anche gli impianti geotermici che utilizzano i vapori e il calore del suolo per generare energia. “Quese tecnologie possono essere associate alle pompe di calore geotermiche per riscaldare e raffrescare le abitazioni tramite pompe di calore”, suggerisce Katiuscia Eroe di Legambiente. Si tratta di un’alternativa efficiente, che sfrutta una fonte esterna per trasferirla dentro gli ambienti. “Il suo impiego permette di limitare al minimo il consumo di energia da fonte fossile e assolve bene le funzioni di climatizzazione, riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, utilizzando il calore accumulato nell’aria, nelle falde acquifere e nel terreno”, spiega Romano Stefani, direttore commerciale di Dolomiti Energia. “In più, è facilmente integrabile con altre tecnologie rinnovabili, come il fotovoltaico, per realizzare impianti con bassi consumi”. Come per gli altri sistemi di sfruttamento domestico delle energie rinnovabili, anche le pompe di calore possono essere installate beneficiando degli incentivi statali e hanno prezzi che, per un appartamento grande circa 100 mq, si aggirano attorno ai 5-6.000 euro.

Chi desidera risparmiare e sfruttare in modo efficiente fonti di energia rinnovabile, può allora indirizzarsi verso diverse soluzioni. Le prospettive future sono ancora più incoraggianti, con tendenze che – se confermate – consentiranno di renderci del tutto autonomi dalle forniture di gas e combustibili. I ricercatori dell’Università del Massachusetts Amherst, per esempio, hanno messo a punto un dispositivo che usa una proteina naturale per creare elettricità dall’umidità dell’aria chiamato “Air-gen”. Come hanno dichiarato l’ingegnere Jun Yao e il microbiologo Derek Lovley alla rivista Nature, “stiamo letteralmente producendo elettricità dal nulla”. Per il momento Air-gen si è dimostrato capace di alimentare solo piccoli dispositivi casalinghi elettrici, ma all’orizzonte si prospettano appassionanti sviluppi. Di sicuro, il quadro dell’approvvigionamento energetico domestico sta assumendo nuovi contorni. “Il futuro deve essere rinnovabile in tutti i settori, cioè non solo nell’uso domestico, ma anche nell’industria, nei trasporti, eccetera. Come comunità globale, ci siamo dati l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale. Questo può funzionare solo se, tra le tante misure, cambieremo radicalmente anche il modo di produrre di energia”, conclude Thomas Grond di Repower.

Arera: “Inverno-autunno delicati, subito piani risparmio”

Le parole d’ordine sono “risparmio” e “pianificazione“. La relazione 2022 dell’Autorità di regolazione per l’energia reti e ambiente ha quattro grandi direttrici: l’elettricità, il gas, l’acqua e i rifiuti. Temi sempre molto caldi, ma che negli ultimi mesi – e soprattutto nei prossimi – resteranno centrali nel dibattito politico, ma soprattutto nella quotidianità degli italiani. Tutto parte, però, da una frase in particolare, pronunciata dal presidente di Arera, Stefano Besseghini, presentando il documento: “La situazione dell’energia, dell’economia e della nostra società tutta in Europa è radicalmente e drammaticamente cambiata dal 24 febbraio di quest’anno con la brutale immotivata e condannata aggressione della Russia ad uno stato sovrano, l’Ucraina“. Infatti, avverte: “L’autunno e il prossimo inverno saranno i momenti più delicati da dover affrontare”, e per questo invita ad “applicare da subito il risparmio energetico” e predisporre “piani dettagliati con cui affrontare eventuali situazioni di crisi nella fornitura di gas“. Lo stop dalla Russia è un rischio sempre più concreto.

Il conflitto ha stravolto un quadro messo già a dura prova dalla speculazione di inizio anno. Vanificando quei timidi segnali positivi registrati nel 2021, che infatti l’autorità rileva nel suo report. Perché lo scorso anno si è verificata una “ripresa dei consumi di gas a livello globale (+4,5%), con livelli superiori a quelli pre-Covid” oltre la soglia dei 4mila miliardi di metri cubi, soprattutto in funzione della ripresa dei consumi dell’industria e della produzione elettrica. Già nel 2021, però, si erano avute le prime avvisaglie di uno “straordinario rialzo dei prezzi europei e asiatici“, tanto che “all’hub italiano Psv le quotazioni sono passate dai 19,8 euro per megawattora di gennaio ai 109,5 euro di dicembre“. Nel nostro Paese, però, nel 2021 il consumo netto di gas naturale è aumentato di 5,6 miliardi di metri cubi, attestandosi a 74,1 miliardi (+8,1%), mentre la produzione nazionale ha toccato il suo minimo storico di 3,3 miliardi di metri cubi (-16,7%) con un incremento del 9,9% delle importazioni. Il dato particolare è già lo scorso, pur restando il nostro primo fornitore, dalla Russia iniziavamo a comprare di meno, scendendo al 40%. Allo stesso tempo è salita la quota dall’Algeria (dal 22,8% al 30,8%) e subito dopo dall’Azerbaigian (9,9%). Significativi anche i risultati dell’export italiano verso l’estero, salito al 500%. Per quanto riguarda i prezzi, invece, quelli del gas naturale per i consumatori domestici italiani, comprensivi di oneri e imposte, sono stati più alti della media dei prezzi dell’Area euro per tutte le classi di consumo, mentre per i clienti industriali sono risultati inferiori a quelli dell’Area euro in quasi tutte le classi.

Per quel che concerne l’altro grande fattore di incertezza, l’acqua, soprattutto in questo drammatico periodo di siccità, per l’Arera le perdite negli impianti nel 2021 restano a livelli molto alti, il 40,7%, ma in lieve rialzo rispetto al 41,2% del 2019. Anche per quanto riguarda le interruzioni idriche è stata registrata una riduzione media del 31 percento, ma con un divario Nord-Sud sempre più ampio. La spesa media annua sostenuta da un’utenza domestica residente tipo (famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 metri cubi), ammonta poi a 322 euro l’anno a livello nazionale, sempre con una diseguaglianza tra Settentrione, Centro e Meridione. Il dato positivo dello scorso anno è che sono stati predisposti 15,6 miliardi di investimenti sulla rete idrica, con una percentuale di realizzazione degli interventi di circa 97.

Per quanto riguarda l’energia elettrica, l’aumento dei consumi è di circa il 6%, ma sul totale della produzione il gas pesa ancora per il 49,5 percento (tutto il termoelettrico rappresenta il 59,3%), mentre le rinnovabili per il 40%, l’eolico per il 10,8% ed è rimasta pressoché invariata la produzione fotovoltaica (25 terawatt) con un aumento dello 0,5. “È certo che il tema della sicurezza della fornitura ha ripreso centralità“, dice Besseghini, riconoscendo che c’è stata comunque una “diversificazione delle rotte di approvvigionamento” oltre a un “deciso impulso allo sviluppo delle rinnovabili“. Sebbene ricordi che “le infrastrutture energetiche richiedono l’accettazione delle comunità“.

Arera tocca anche la questione rifiuti. “Nel 2021, il processo di approvazione delle predisposizioni tariffarie relative agli anni 2020 e 2021 è stato condizionato dal protrarsi dell’emergenza sanitaria legata al virus Covid-19“, sottolinea l’autorità. Registrando che il “Metodo tariffario copre circa 50 milioni di abitanti“, ma anche un aumento degli iscritti all’Anagrafica operatori: “7.843 soggetti (erano 7.470 nel 2020), con un incremento di circa il 370 unità rispetto all’anno precedente” e questo “conferma la complessità e la frammentarietà della governance di settore“. Infine, Arera, rileva una “disomogeneità“, sia di prezzo che di attività, tra i vari tipi trattamento, incenerimento e discarica. Tutti segnali che la strada da fare è ancora lunga.