Mattarella visita Phi-Lab di Esrin-Esa: “Lo Spazio resti luogo comune per l’umanità”

Sergio Mattarella rilancia il valore della collaborazione scientifica. L’occasione è la visita all’Esrin, il centro di eccellenza dell’Agenzia spaziale europea per l’osservazione dei parametri della Terra, che ha una delle sedi operative a Frascati, nel cuore dei Castelli Romani. Il presidente della Repubblica visita il Phi-Lab, ascolta dalla viva voce di ricercatori e scienziati tutte le operazioni in cui sono impegnati gli esperti provenienti da tutta Europa. “La collaborazione, il lavoro comune in Europa moltiplica le potenzialità di ogni Paese e ne esalta i risultati“, esordisce nel saluto “fuori programma” al termine della visita.

Il capo dello Stato sottolinea come “esaminare, studiare, approfondire l’andamento dei fenomeni che riguardano la Terra, consente benefici sempre più ampi alle persone, grazie alla strumentazione disponibile“. In particolar modo “in quei territori in cui si manifestano fragilità, fenomeni come la siccità, la desertificazione, l’innalzamento delle acque dei mari“, dunque è “un contributo di grande rilievo quello che fornisce l’Esrin in questa dimensione prioritaria delle sfide che si pongono davanti a tutti noi“.

Il video preparato da Esrin-Esa in occasione della visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

 

Mattarella ascolta le parole di Francesca Leonelli, Earth Observation Green Transition Data Application Scientist di Esa, che spiega di apprezzare un aspetto in particolare del suo lavoro: “Poter toccare con mano, quotidianamente, lo spirito di cooperazione concreta tra Paesi diversi, a partire dal lavorare a stretto contatto con i colleghi di diverse nazionalità all’interno dell’Agenzia, all’interagire con i vari consorzi che sviluppano specifici progetti per Esa e quasi sempre formati da squadre di enti provenienti da Paesi diversi“.

Un tema toccato anche da Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana, tra i fondatori dell’Esa: “La cooperazione e la ‘diplomazia spaziale’ sono una delle nostre più grandi ambizioni e sfide“. Asi sarà protagonista, dal 14 al 18 ottobre prossimi, del Congresso Internazionale di Astronautica, che quest’anno si svolgerà in Italia, a Milano, “riunendo l’intera comunità spaziale internazionale, circa 10mila delegati: scienziati, ricercatori, rappresentanti delle agenzie spaziali (inclusa l’Esa), dell’industria e dell’Accademia, studenti e giovani professionisti, Autorità politiche e membri dei diversi Parlamenti provenienti da più di 100 Paesi da sei continenti“.

L’esperienza di Esrin porta alla riflessione di Mattarella, che ribadisce un concetto a lui molto caro: “La ricerca non ha confini, né frontiere da rispettare e osservare, ma è necessariamente comune. Ed è questo che fa crescere e consente benefici all’umanità“.

Del resto, come mette in luce pure il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, Josef Aschbacher, “lo Spazio ricopre un ruolo strategico nel panorama geopolitico, in termini di strumenti a sostegno di politiche europee di prioritaria importanza, come il Green Deal europeo, quella della digitalizzazione e della sicurezza. Inoltre, stimola e si basa sulla cooperazione internazionale e ha un’importante dimensione culturale per l’umanità“.

Il capo dello Stato ascolta, applaude e poi lancia un monito: “E’ fondamentale che lo Spazio resti sempre un luogo comune dell’umanità“. Perché la collaborazione scientifica è “un messaggio importante in questo momento in cui il mondo è sempre più interconnesso, raccolto, in cui le parti sono sempre più ravvicinate”, ma allo stesso tempo presenta “tensioni, in linea contrapposta a quello che si propone la ricerca scientifica e i risultati che ne consegue“, prosegue il capo dello Stato. Dunque, “dimostrare quanto sia importante la collaborazione e quanti risultati faccia pervenire a beneficio dell’umanità, è un messaggio non astratto ma concretamente efficace”, continua. “Lo Spazio è sempre più una dimensione crescente, dominante, protagonista per la vita dell’umanità. E da qui esce un messaggio che vorrei sottolineare il più possibile, di una volontà doverosa e ostinata perché lo Spazio sia sempre un ambito di collaborazione scientifica e internazionale. Sia un luogo comune per l’umanità – conclude il presidente della Repubblica -. Questo è un messaggio fondamentale per il futuro della Terra”.

Lanciato il satellite EarthCARE: studierà gli effetti delle nuvole sul clima terrestre

Photo credit: ©ESA

Il satellite EarthCARE dell’Agenzia spaziale europea è decollato la scorsa notte dalla California per esplorare in dettaglio gli effetti delle nuvole sul clima, ancora poco conosciuti nonostante il loro ruolo chiave. Il lancio è avvenuto dalla base aerea di Vandenberg, negli Stati Uniti occidentali, alle 15.20 ora locale, le 00.20 italiane, a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX. “Abbiamo iniziato il volo”, ha scritto l’Agenzia spaziale europea (Esa) sul suo sito web.

Il satellite da 2,2 tonnellate, progettato da Airbus, opererà a 400 chilometri sopra la Terra. Secondo l’Esa, dovrebbe “rivoluzionare” la nostra comprensione degli effetti delle nuvole sul clima. “Il decollo di questa sera ci ricorda che lo spazio non serve solo per esplorare galassie e pianeti lontani, ma anche per capire la nostra bella e fragile Terra”, ha dichiarato il direttore dell’Esa Josef Aschbacher in un video pubblicato sui social network.

Cumuli, cirri, cumulonembi… le nuvole sono oggetti complessi che influenzano il clima in modo diverso a seconda della loro altitudine nella troposfera, lo strato più basso dell’atmosfera. Sono “uno dei principali fattori che contribuiscono al cambiamento climatico e uno dei meno conosciuti”, ha dichiarato all’Afp Dominique Gilliéron, capo del Dipartimento progetti di osservazione della Terra dell’Esa. Alcune, come le nubi cumuliformi, costituite da vapore acqueo e situate piuttosto in basso, funzionano come un ombrello: molto bianche e molto luminose, riflettono i raggi del Sole verso lo spazio – un effetto noto come albedo – e raffreddano l’atmosfera. Altre, come i cirri d’alta quota, formati da ghiaccio – nubi sottilissime il cui velo è visibile da un aereo – lasciano passare la radiazione solare, riscaldando la Terra. Quest’ultima riemette radiazioni termiche che “i cirri catturano, trattenendo il calore, come una coperta di sopravvivenza”, ha spiegato Dominique Gilliéron in conferenza stampa. Da qui l’importanza di valutare la natura delle nubi a diverse altitudini sezionando la loro struttura verticale, cosa che nessun satellite ha fatto finora, ha sottolineato Simonetta Cheli, direttore dei programmi di osservazione della Terra all’Esa.

La missione “pionieristica” dell’Esa, in collaborazione con l’agenzia giapponese Jaxa, studierà anche gli aerosol, minuscole particelle in sospensione (polvere, pollini, inquinanti umani come le ceneri di combustione, ecc.) su cui si condensa l’acqua e che sono precursori delle nuvole. I due strumenti “attivi” di EarthCARE invieranno la loro luce verso le nuvole e calcoleranno il tempo di ritorno. Il Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging) emetterà luce ultravioletta per studiare le nubi sottili e gli aerosol. Il radar sarà in grado di “vedere attraverso” gli strati opachi delle nuvole per determinarne la composizione in termini di acqua solida (sotto forma di goccioline). EarthCARE è inoltre dotato di un imager multispettrale, che fornirà informazioni sulla forma delle nubi, e di un radiometro per sondarne la temperatura. Tutti i parametri fisici delle nuvole saranno quindi misurati simultaneamente sotto il satellite – una novità assoluta.

Secondo l’Esa, queste informazioni sono “attese con impazienza” dalla comunità scientifica, che sta cercando di perfezionare i propri modelli climatici per valutare il bilancio radiativo della Terra, ossia l’equilibrio tra le radiazioni che il nostro pianeta riceve dal Sole e quelle che emette. L’idea è quella di prevedere “se l’attuale effetto delle nuvole, che al momento si sta raffreddando, (…) si rafforzerà o si indebolirà”, ha spiegato Dominique Gilliéron. Per il momento, “l’effetto ombrello supera l’effetto coperta”, ha confrontato. Ma il futuro è incerto, perché il riscaldamento globale sta cambiando la distribuzione delle nuvole. La missione europea, della durata prevista di tre anni, subentra ai satelliti CloudSat e Calipso della Nasa, le cui spedizioni sono ormai terminate.

Tags:
, ,

L’Esa al lavoro per una vita sostenibile sulla Luna. Obiettivo ‘zero rifiuti’

Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità“. E’ il 20 luglio 1969, e Neil Armstrong compie la prima camminata sulla Luna. Immagini e frasi che segnano un’epoca e che, a distanza di oltre mezzo secolo, vedono l’uomo proiettato sempre di più sul satellite della Terra. Tanto che l’Agenzia spaziale europea (Esa) lavora a questo scenario futuristico, in chiave sostenibile. La vita sulla Luna è davvero possibile? La risposta è scontata, visto che l’organizzazione internazionale ci sta lavorando. Una cosa sembra certa: “Non ci saranno rifiuti”. Che sia una questione di gravità o la voglia di non ripetere l’esperienza del pianeta Terra, un progetto specifico ha studiato un nuovo metodo di stampa 3D che potrebbe consentire il riutilizzo di rottami metallici recuperati da vecchi veicoli spaziali o lander (le navicelle d’atterraggio) per la produzione sulla Luna di nuove parti ad alte prestazioni.

Nessuno scherzo né sceneggiature per film di fantascienza. “Questo progetto ha dimostrato che la tecnologia Lmm per produzione di metalli basata sulla litografia è in grado di utilizzare polvere riciclata per il materiale di base e fornire un flusso di lavoro sostenibile a zero rifiuti”, commenta Gerald Mitteramskogler, amministratore delegato di Incus, azienda austriaca tra i capofila del progetto.

Nel concepire una presenza umana stabile e fissa sulla Luna si ragiona a modelli di vita e modelli economici. Ebbene, continua l’Esa, “per stabilire un’economia lunare vitale, i futuri coloni dovranno utilizzare tutte le risorse a loro disposizione, compresi i rottami metallici”. Vuol dire riciclo e riuso. In estrema sintesi: economia circolare al 100%. Obiettivo imprescindibile, perché per rimanere sulla Luna uomini e donne del futuro “dovranno superare le sfide ambientali, in particolare l’elevata probabilità che i processi di produzione vengano contaminati dalla polvere lunare”. Da qui la voglia di andare avanti. I risultati raggiunti sono incoraggianti, e né l’Esa né Incus intendono fermarsi. “Prevediamo che ulteriori sviluppi nelle tecnologie di riciclaggio dei metalli apriranno la strada a materiali metallici con processi di sinterizzazione più consolidati per l’ambiente lunare”, confida Mitteramskogler.

Anche all’Agenzia spaziale europea si ostenta ottimismo. “Considerando la sfida di riportare gli esseri umani sulla Luna e costruire una base, il tema dell’utilizzo delle risorse in situ sta guadagnando slancio significativo”, sottolinea Martina Meisnar, funzionario tecnico dell’Esa per il progetto. “Metodi di produzione come Lmm sono ottimi candidati per supportare tale impresa”. A distanza di oltre mezzo secolo dalla passeggiata di Armostrong la corsa alla Luna dunque prosegue. Ma in ottica sostenibile.

Tags:
, ,