Arrivano sul mercato le prime batterie di Acc prodotte nella gigafactory francese

A quattro anni dalla sua creazione, ACC ha iniziato a commercializzare le sue batterie per autoveicoli – le prime prodotte in Francia – e nonostante le difficoltà di avvio, l’azienda punta a diventare un “campione della sovranità europea” in un mercato dominato dalla Cina. Automotive Cells Company (ACC), joint venture tra Stellantis, TotalEnergie Saft e Mercedes, ha inaugurato in pompa magna nel maggio 2023 a Billy-Berclau (Pas-de-Calais), vicino a Lens, la prima delle quattro fabbriche di batterie francesi, tutte situate nella regione Hauts-de-France.

Entro il 2024, dalla fabbrica dovrebbero uscire 2.000 pacchi batteria, una cifra che sembra ancora minima rispetto all’immensità del sito e ai quattro miliardi di euro raccolti dall’azienda quest’anno. Ma ACC conta su un rapido incremento, con l’obiettivo di 150.000 auto equivalenti nel 2025, 250.000 nel 2026 e da 2 a 2,5 milioni nel 2030, per una quota del 20% del mercato Ue.

La regione la considera una “terza rivoluzione industriale”, sulla scia dell’industria tessile e mineraria, con il potenziale di creare migliaia di posti di lavoro. La posta in gioco è alta: l’Ue prevede di vietare la vendita di nuovi veicoli a combustione entro il 2035, il che comporta la rapida creazione di un settore industriale per recuperare il ritardo rispetto ai produttori asiatici.

Dei tre blocchi di produzione pianificati da ACC, il primo è già operativo e produce batterie da installare nei veicoli venduti nelle concessionarie Opel e Peugeot, spiega Matthieu Hubert, segretario generale di ACC, all’AFP. Basate sulla tecnologia NMC (nichel-manganese-cobalto), equipaggiano l’E-3008. Un secondo blocco dovrebbe entrare in servizio nel 2025.

Di fronte a un impianto di motori a combustione Stellantis, la gigafactory Billy-Berclau impiega 800 persone. Nei corridoi, un ronzio continuo emana da una gigantesca galleria del vento che rinnova l’aria nelle officine 40 volte all’ora. Nei laboratori asettici, operatori mascherati in tuta bianca controllano la produzione altamente tecnica delle “strisce” di alluminio e rame che compongono le celle delle batterie, srotolate su presse rotanti. La polvere e l’umidità sono ridotte al minimo: “il foglio di alluminio ha uno spessore di 12 micron”, cinque volte inferiore a quello di un rotolo domestico, spiega Cédric Souillart, direttore di produzione ed ex dirigente di acciaieria. “La curva di apprendimento, cioè la nostra capacità di padroneggiare il processo di produzione, è piuttosto lunga”, il che spiega i risultati che “possono ancora sembrare non all’altezza delle nostre aspettative”, ammette Hubert.

Come dice l’esperto, “abbiamo dovuto fare i conti con le macchine importate dalla Cina e installate da partner cinesi”. Ma i progressi sono rapidi, assicura, stimando che il 98% delle batterie alla fine della linea di produzione sono attualmente commercializzabili.

In Francia, ACC “è l’unica azienda ad avere una gigafactory operativa per le celle delle batterie”, sottolinea Pierre Paturel, direttore della ricerca di Xerfi. Delle quattro previste in Francia, due sono principalmente francesi e due asiatiche. Ma la concorrenza è agguerrita, soprattutto sui prezzi, e i sussidi governativi per l’acquisto di veicoli sono stati ridotti. “L’idea è di diventare molto competitivi, perché la batteria rappresenta oggi il 40% del prezzo di un veicolo”, sottolinea Matthieu Hubert. Un’altra sfida è rappresentata dalla rapida evoluzione delle tecnologie, quindi ACC ha annunciato a settembre di “mettere in pausa” la costruzione di altri stabilimenti, a Termoli in Italia e a Kaiserslautern in Germania.

Incertezza gigafactory Termoli, Urso ricolloca fondi. Tavares: “Evitiamo problemi Volkswagen”

I tempi di realizzazione della gigafactory di Termoli da parte di ACC sono sempre più incerti, a causa della necessità di sviluppare una tecnologia più performante capace di rendere le batterie elettriche più efficienti e con minori costi di produzione. E il ministero delle Imprese e del Made in Italy non può restare a guardare. Per questo, in occasione del tavolo al Mimit, Urso è costretto a prendere la situazione di petto e a comunicare che procederà a ricollocare i fondi Pnrr destinati alla gigafactory verso altri investimenti coerenti con la transizione energetica del comparto. L’obiettivo è avere certezze sull’utilizzo dei fondi europei nelle modalità e nella tempistica del Pnrr. Si tratta di un rinvio, non di uno stop definitivo. Infatti, Urso ha assicurato che da parte del governo c’è la disponibilità a valutare di destinare ulteriori fondi, di altra natura, quando ACC sarà in grado di presentare il nuovo piano industriale per Termoli comprensivo della nuova tecnologia.

Sul tema Carlos Tavares, ceo di Stellantis, che insieme a Mercedes-Benz e Total Energies forma la joint-venture Acc, tiene il punto e fa sempre, ormai da mesi, la stessa sintesi: “Nella regione europea c’è caos regolatorio” e “siccome vediamo indecisione, non solo nelle normative, adattiamo la produzione in base alle vendite di Bev. Se la domanda c’è, aumentiamo la produzione, altrimenti sarebbe un bagno di sangue”. In pratica, si procederà a investire nella gigafactory quando sarà necessario produrre un maggior numero di batterie a causa dell’incremento delle vendite di auto Bev, spiega a margine dell’inaugurazione del nuovo polo globale Pro Hub per i veicoli commerciali presso il Mirafiori Automotive Park 2030 di Torino. E, quindi, gli investimenti saranno “riprogrammati fino a quando sarà necessario”. Ma questo non incide in alcun modo sui livelli occupazionali dello stabilimento, visto che Stellantis ha assicurato al ministero che fino al 2028/2029 continuerà a produrre a Termoli i motori endotermici GME e GSE, in vista della transizione verso la gigafactory. Tavares sa che non sempre la strada percorsa dal Gruppo è stata presa bene dall’opinione pubblica, ma trova in ciò che sta accadendo in casa Volkswagen, dove ci sono 15mila posti di lavoro a rischio, il più lampante esempio di ciò che sta cercando di evitare: “Stiamo lavorando duramente per evitare la situazione in cui si trova Volkswagen, ma è troppo presto per dirlo. Il futuro ci dirà se saremo stati capaci di evitare i problemi oppure no. Abbiamo preso molte decisioni impopolari negli ultimi anni proprio per evitare la situazione che sta vivendo Volkswagen e stati criticati per questo. Le nostre scelte non sono sempre sempre state comprese perché a volte forse non le abbiamo spiegate bene”, precisa.

Tutte risposte che, però, ancora una volta non convincono i sindacati. Soprattutto sulla situazione di Termoli, sul quale dopo l’incontro, secondo Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, e Aqcfr, il futuro è “ancora più incerto”. Soprattutto perché “non sono ancora stati individuati nuovi prodotti in grado di compensare il progressivo calo dei volumi e la preannunciata fine del Fire”. La partita, comunque, non è chiusa. Il prossimo incontro al Mimit è previsto entro ottobre, data entro la quale i sindacati sperano di sciogliere le incertezze per il futuro.

Inaugura in Francia SymphonHy: gigafactory idrogeno di Stellantis-Forvia-Michelin

Situato a Saint-Fons, nella regione di Auvergne-Rhône-Alpes in Francia, è il più grande sito di produzione di celle a combustibile integrate in Europa. Stiamo parlando della prima gigafactory SymphonHy, un centro di eccellenza tecnologica e industriale, inaugurata oggi da Symbio, joint venture paritaria tra Forvia, Michelin e Stellantis. Il sito comprende la sede principale del Gruppo, un impianto di produzione, un polo di innovazione di dimensioni senza precedenti e la Symbio Hydrogen Academy. Grazie alla sua innovazione tecnologica, SymphonHy dispone di un elevato livello di automazione e robotica che supporta la produzione industriale su larga scala ad un costo più competitivo. Questi sviluppi sono fondamentali per accelerare l’introduzione di mezzi di trasporto concorrenziali e ad alte prestazioni alimentati a idrogeno che contribuiscono alla transizione energetica e alle ambizioni europee di procedere verso l’azzeramento delle emissioni.

SymphonHy ha una capacità produttiva attuale di 16.000 unità, che raggiungerà le 50.000 unità entro il 2026. La superficie è di 26.000 m2, che diventeranno 40.000 m2 entro il 2026, con 7.000 m2 di superficie dedicati all’innovazione e 8.000 m2 di camere bianche certificate ISO 8. Oltre 450 gli ingegneri impiegati, di cui 100 dedicati all’innovazione e circa 20 dottorati che trattano un’ampia gamma di discipline (ingegneria elettrochimica, chimica, scienza dei materiali, ecc.), riuniti in un unico centro di innovazione globale. Il sito è autosufficiente dal punto di vista energetico e certificato ‘Very Good’ da BREEAM.

SymphonHy consentirà a Symbio di supportare i propri clienti nel rendere la mobilità a idrogeno a zero emissioni una realtà accessibile, senza compromettere le prestazioni. Con SymphonHy, Symbio è in grado di supportare i propri clienti nei loro piani di sviluppo, che si stanno già dimostrando promettenti nella vita reale. Stellantis è anche stata la prima azienda a commercializzare una soluzione a idrogeno a zero emissioni per i veicoli commerciali leggeri per i modelli Peugeot e-Expert, Citroën eJumpy e Opel Vivaro-e. L’azienda sta ampliando la sua gamma per includere grandi furgoni con un’architettura a media potenza, un’autonomia fino a 500 km e un tempo di ricarica inferiore a 10 minuti. Stellantis ha confermato inoltre l’intenzione di sviluppare una tecnologia a idrogeno per i suoi pick-up del brand Ram, in linea con l’obiettivo di elettrificare la sua gamma di veicoli con un’autonomia di 320 miglia ALVW o 200 miglia GCWR e un rifornimento rapido, senza compromettere la capacità di carico utile. Tutti questi veicoli saranno dotati di celle a combustibile prodotte da Symbio.

Symbio – commenta il ceo di Stellantis, Carlo Tavaresè la prova che tre aziende leader nei rispettivi settori e con radici francesi possono unire le forze e le competenze per essere all’avanguardia. L’inaugurazione di oggi rappresenta un passo importante, poiché l’idrogeno fa parte del mix di tecnologie che stiamo proponendo ai clienti dei veicoli commerciali. Questa tecnologia è un elemento costitutivo del potente ecosistema di elettrificazione che stiamo sviluppando per sostenere il nostro ambizioso obiettivo di raggiungere il 100% di vendite elettriche in Europa e il 50% negli Stati Uniti entro il 2030. Poiché lo scopo di Stellantis è quello di ‘guidare il modo in cui il mondo si muove’, l’idrogeno contribuirà a raggiungere il nostro ambizioso obiettivo di zero emissioni di anidride carbonica entro il 2038, anticipando la concorrenza nel nostro impegno contro il cambiamento climatico”.

Attualmente, Symbio è già alla ricerca di opportunità per espandersi e costruire una nuova gigafactory di celle a combustibile negli Stati Uniti, per sostenere la promettente dinamica della mobilità a idrogeno in Nord America. SymphonHy sta contribuendo a definire gli standard di produzione delle celle a combustibile che serviranno come modello industriale per i suoi nuovi siti, in linea con l’obiettivo di Symbio di produrre 200.000 unità in tutto il mondo entro il 2030.

Gigafactory

Mobilità, progetti pronti per tre gigafactory in Italia

Sono tre i progetti, ormai in stato avanzato, per la realizzazione di gigafactory in Italia, per la produzione di batterie da destinare anche alla mobilità elettrica. In Europa sono 38. Oltre allo stabilimento FIB Teverola 2, nel casertano, che dovrebbe aggiungersi all’omonima centrale dalla capacità produttiva di 350 MWh, sono in sviluppo i progetti di Italvolt, che a regime ospiterà circa 3mila dipendenti e sorgerà nell’ex Olivetti di Scarmagno, nella provincia di Torino, e quello di Automotive Cells Company (ACC), joint-venture tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies, che mira ad una produzione di almeno 120 GWh entro il 2030 con una nuova gigafactory negli ex stabilimenti Stellantis in provincia di Campobasso, a Termoli. E’ quanto emerge dal rapporto ‘100 italian e-mobility stories’ di Fondazione Symbola ed Enel.
In questo campo l’Italia vanta poi un centro di eccellenza europeo nello studio delle batterie, il Battery Hub di Torino dedicato all’assemblaggio, oltre ad aziende del settore meccanico, in cui l’Italia vanta la quarta posizione al mondo, la seconda in Europa, per valore delle esportazioni, con nuovi macchinari per l’assemblaggio delle batterie e dei relativi battery pack. Quello delle batterie è un mercato che vale 250 miliardi di dollari di fatturato annuo.