Il Papa ai media: “Disarmiamo parole per disarmare Terra”. Zelensky lo invita a Kiev

Cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi“. Leone XIV incontra – prima grande udienza dalla sua elezione – la stampa internazionale e cita Sant’Agostino per ricordare che il momento è difficile sia da percorrere che da raccontare: “E’ una sfida, che ci chiede di non cedere alla mediocrità”, esorta.

Come nel primo saluto dalla loggia delle Benedizioni, Robert Prevost torna sulla piaga delle aree di crisi. Lancia un appello per la liberazione dei giornalisti incarcerati nel mondo “perché hanno raccontato la verità”. A tutti gli operatori della comunicazione il Papa americano domanda di “uscire dalla torre di Babele, dalla confusione di linguaggi spesso ideologici o faziosi”: “Disarmiamo le parole e disarmeremo la Terra”, scandisce. Fa cenno alla sfida dell’intelligenza artificiale, che ha un “potenziale immenso, ma richiede responsabilità e discernimento per produrre il bene per l’umanità”.

Chiamando a “proteggere il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa”, il Papa ringrazia chi difende con coraggio, a rischio anche della propria vita, il diritto dei popoli a essere informati. Perché “solo i popoli informati possono fare scelte libere”, osserva.

Su uno dei principali teatri di guerra del momento, Leone XIV viene invitato proprio in mattinata, dopo una telefonata con il presidente ucraino, Volodomyr Zelensky. “Ho parlato con Papa Leone XIV”, fa sapere Zelensky su Telegram, sottolineando che si tratta di una prima conversazione “molto cordiale e davvero concreta“. Una visita apostolica in Ucraina, secondo il presidente, “darebbe una speranza concreta a tutti i fedeli, a tutto il nostro popolo”. Resteranno in contatto e pianificheranno un incontro a breve, sostiene. La Santa Sede, intanto, conferma la conversazione avvenuta, ma non divulga nessun contenuto. “Abbiamo parlato delle migliaia di bambini ucraini deportati dalla Russia. L’Ucraina conta sull’aiuto del Vaticano per riportarli a casa, dalle loro famiglie“, fa sapere Zelensky, che informa il Papa dell’accordo raggiunto per un cessate il fuoco “completo e incondizionato per almeno 30 giorni”, e ribadisce la sua disponibilità a proseguire i negoziati in qualsiasi formato, compresi i colloqui diretti: “L’Ucraina vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Attendiamo passi concreti da parte della Russia“.

Mentre congela tutte le nomine in curia per riflettere sulla sua squadra, Prevost ha un’agenda fitta di appuntamenti: venerdì 16 maggio incontrerà il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Un’occasione in cui i papi passano in rassegna i mali del mondo, elencano urgenze e priorità, disaminano i nodi da sciogliere. Domenica 18 maggio sarà la volta della messa per l’inizio del Pontificato, alle 10, cerimonia alla quale si attendono capi di Stato e di governo stranieri. Durante la celebrazione riceverà i simboli del potere papale, il pallio e l’anello del pescatore. Martedì 20 maggio il Papa prenderà invece possesso della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura e il giorno dopo, mercoledì 21 maggio alle 9 terrà la prima udienza generale. Sabato 24 maggio, Prevost riceverà la Curia Romana e i dipendenti dello Stato Città del Vaticano. Domenica 25 maggio, dopo il Regina Caeli delle 12, nel pomeriggio, prenderà possesso delle Basiliche Papali di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore, dove riposa Francesco.

Tra le decisioni che si attendono, ci sono quelle della residenza scelta (se tornerà negli appartamenti pontifici) e la destinazione del primo viaggio apostolico. Francesco aveva previsto di visitare Nicea, in Turchia, alla fine di maggio per il 1700° anniversario del Concilio. “Lo stiamo preparando”, annuncia, rispondendo a un giornalista dopo l’udienza di oggi. Molti altri appuntamenti si aggiungeranno in questi giorni, non necessariamente annunciati. Sabato, Leone è già stato protagonista di due ‘fuoriprogramma’: a sorpresa è andato in visita al Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano, fermandosi, al ritorno dalla cittadina laziale, a Santa Maria Maggiore per sostare in preghiera sulla tomba di papa Francesco.

Il 70% dei giornalisti ambientali subisce minacce o pressioni

Più del 70% dei giornalisti di 129 Paesi che si occupano di questioni ambientali afferma di essere stato vittima di minacce, pressioni o attacchi. A lanciare l’allarme è l’Unesco che ha condotto un sondaggio pubblicato in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa.
Nel nuovo rapporto ‘Stampa e Pianeta in pericolo’, l’Unesco afferma di aver intervistato 905 giornalisti nel mese di marzo e che più del 70% di loro ha dichiarato di essere stato oggetto di “attacchi, minacce o pressioni” in relazione alle proprie inchieste su questioni ambientali. Di questi, due su cinque hanno dichiarato di aver subito violenze fisiche. Circa l’85% dei giornalisti interessati ha dichiarato di aver subito minacce o pressioni psicologiche, il 60% di essere stato vittima di molestie online, il 41% di essere stato aggredito fisicamente e il 24% di essere stato colpito attraverso azioni legali. Quasi la metà (45%) spiega di autocensurarsi per paura di ritorsioni, di veder rivelate le proprie fonti o perché è consapevole che i propri articoli sono in conflitto con gli interessi delle parti interessate.
I dati mostrano anche che le giornaliste sono più esposte degli uomini alle molestie online. Nell’ambito della pubblicazione di questa indagine, l’Unesco ha anche reso noto che almeno 749 giornalisti e media che si occupano di questioni ambientali sono stati “oggetto di omicidio, violenza fisica, detenzione e arresto, molestie online o attacchi legali” nel periodo 2009-2023. Tra il 2019 e il 2023 si è registrato un aumento del 42% dei casi rispetto al periodo precedente (2014-2018).
L’Unesco sottolinea che almeno 44 giornalisti che si occupano di questioni ambientali sono stati uccisi dal 2009 in 15 Paesi, di cui 30 in Asia-Pacifico e 11 in America Latina o nei Caraibi. Ventiquattro sono sopravvissuti a tentativi di omicidio e solo cinque omicidi hanno portato a condanne, “un tasso di impunità scioccante di quasi il 90%“, afferma l’Unesco.
I giornalisti ambientali, dice l’Unesco, corrono rischi crescenti perché il loro lavoro “spesso si sovrappone ad attività economiche altamente redditizie, come il disboscamento illegale, il bracconaggio o lo scarico illegale di rifiuti“.
L’agenzia delle Nazioni Unite chiede un maggiore sostegno ai giornalisti specializzati in questioni ambientali, perché “senza informazioni scientifiche affidabili sull’attuale crisi ambientale, non potremo mai sperare di superarla“, ha affermato la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay, sottolineando anche che “la disinformazione sul clima è onnipresente sui social network“.