Crisi idrica, Cingolani: 2 miliardi per tappare la rete colabrodo

Due miliardi del Pnrr serviranno a “tappare il colabrodo”. Copyright di Roberto Cingolani, che proprio non usa mezzi termini per definire la rete infrastrutturale idrica del nostro Paese. Intervenendo alla tappa di Aosta di ‘Italiadomani, dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza’, il ministro della Transizione ecologica tocca diversi temi e quello della siccità resta di strettissima attualità. “Abbiamo previsto 40 nuovi invasi, perché si calcolava che un quarto della precipitazione media annuali garantirebbe tutto il fabbisogno dell’Agricoltura: si tratta solo di raccoglierla questa pioggia. Perché anche se piove di meno, comunque piove“. Il riferimento resta il lavoro svolto sul Pnrr, che Cingolani rivendica con orgoglio: “Dopo un anno sono profondamente soddisfatto, perché abbiamo pensato bene”.

Per rendere l’idea racconta che nel Piano ci sono 4,38 miliardi per fronteggiare la crisi idrica: “Queste cose sono state pensate pensate a febbraio e marzo del 2021, quando non c’era, per mettere in sicurezza un paese che ha diversi problemi”. Ma c’è anche l’energia nelle sue riflessioni: sarebbe impossibile non parlarne. Sebbene il concetto non sia proprio inedito, Cingolani usa comunque un linguaggio chiaro, per usare un eufemismo. Perché ciò che è accaduto con la guerra in Ucraina “ci ha sbattuto in faccia vent’anni di errori nella gestione energetica in questo Paese. Poi ammette: “Sono molto duro su questo: ideologismi di tutti i tipi” il suo ‘j’accuse’. Perché “abbiamo smesso di produrre il nostro gas dicendo che era ecologicamente più sostenibile, ma poi abbiamo comprato dai russi. Ci siamo bastonati da soli”.

Il governo ha avviato con solerzia l’opera di diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Per il ministro della Transizione ecologica è una cosa buona e giusta, a prescindere dalla necessità di affrancarsi da Mosca. Anche se “importiamo ogni anno 30 miliardi di gas da un solo fornitore, quando ne consumiamo 76 miliardi ogni anno, è un po’ un suicidio”. Ad ogni modo “ne abbiamo sostituiti 25 miliardi in 8 settimane” grazie ad accordi stretti “con 6 fornitori diversi, più piccoli” e “permettendoci il lusso” di rinunciare scientemente a 5 miliardi di metri cubi perché “sappiamo già che li sostituiamo con le rinnovabili che, grazie al Pnrr, abbiamo accelerato con le semplificazioni”. Per inciso “ad oggi, nei primi sei mesi di quest’anno, le richieste di nuovi allacciamenti sono oltre miliardi di watt, 9 gigawatt”.

Cingolani veicola un altro messaggio: a parte che “non ho mai fatto politica e non voglio farla”, ma “andrebbe fatto uno sforzo, ogni anno, destinando il 2% del Pil, che è in mano ai ministeri, per indirizzarlo su programmi di lungo termine. Al di là del colore politico”. Lo ha detto anche al premier, Mario Draghi, ieri, durante una riunione del Comitato interministeriale sulla Transizione ecologica. L’esempio è il Pnrr. Chissà se (e da chi) sarà ascoltato il suo suggerimento.

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Fermi grano, mais e girasole: il pacchetto Ue da 500 milioni

Da un lato misure a sostegno degli agricoltori europei per far fronte all’aumento dei prezzi di produzione, dall’altro aiuti finanziari per i produttori di Kiev. La Commissione Europea ha varato mercoledì il suo piano per la sicurezza alimentare europea di fronte alla guerra di Russia in Ucraina, mettendo sul tavolo un pacchetto di sostegno da quasi 500 milioni di euro ricorrendo alla riserva di crisi della Pac e liberando dai vincoli di produzione quasi quattro milioni di ettari per aumentare la produzione in Europa e far fronte al calo delle importazioni agroalimentari da Kiev.
Secondo le stime dell’Ue l’Ucraina rappresenta il 10% del mercato mondiale del grano, il 13% del mercato dell’orzo, il 15% del mercato del mais ed è il più importante attore nel mercato dell’olio di girasole (oltre il 50% del commercio mondiale). I bombardamenti di Mosca hanno distrutto o semi-distrutto tutti i porti e punti di smercio del territorio, costringendo inoltre Kiev a limitare buona parte delle importazioni per garantire la propria sopravvivenza.

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Dei 500 milioni mobilitati, poco più di 48 andranno all’Italia come quarto beneficiario della riserva di crisi dopo la Francia, la Spagna e la Germania. Gli Stati membri possono co-finanziare il pacchetto fino al 200% attraverso i fondi nazionali per arrivare a un pacchetto totale di 1,5 miliardi di risorse mobilitate. I Paesi membri, secondo la comunicazione, devono notificare alla Commissione entro il 30 giugno 2022 le misure che adotteranno, il loro impatto previsto e i criteri di concessione degli aiuti e secondo Bruxelles dovranno rivolgersi agli agricoltori che sono i più colpiti dalla crisi.

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Il piano include inoltre una deroga temporanea per il 2022 ai vincoli della Pac per consentire la produzione di colture per scopi alimentari e mangimi su terreni incolti – i cosiddetti ‘terreni a riposo – e un nuovo quadro straordinario di aiuti di Stato per agricoltori e aziende agricole, per far fronte al caro dei prezzi di energia, fertilizzanti e produzione. Agli Stati membri si consiglia di anticipare di più i pagamenti diretti della Pac e viene introdotto un programma di ammasso privato per il settore delle carni suine, già in crisi durante la pandemia Covid-19 e compromesso dalla guerra in atto. Dal 25 marzo fino al 29 aprile, gli operatori possono chiedere aiuto per coprire parte dei costi di stoccaggio delle carni suine. La Commissione raccomanda inoltre agli Stati membri di ridurre l’Iva su alcuni alimenti essenziali.

Per sostenere i produttori di Kiev che continuano la semina anche sotto i bombardamenti della Russia, l’Ue ha mobilitato contestualmente 330 milioni di euro per una strategia di sicurezza alimentare a breve e medio termine e garantire, per quanto possibile, che gli agricoltori possano continuare a produrre e a esportare. Mantenere agevole il passaggio di beni e materie prime agroalimentari da e verso Kiev “deve essere prioritario”, ha sottolineato in conferenza stampa presentando il piano il commissario competente Janusz Wo aprendo all’idea di “corridoi verdi” come richiesto da Kiev. Bruxelles è preoccupata per le barriere commerciali che potrebbero essere introdotte nello stesso mercato interno dell’Ue, che potrebbe portare “a carenze alimentari ancora maggiori”, ha detto il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis rispondendo a una domanda sul blocco alle esportazioni di grano imposto dall’Ungheria di fronte alla crisi ucraina. “Stiamo valutando la cosa e potrebbe esserci una infrazione delle regole del mercato unico” europeo. La Commissione dovrebbe pubblicare una comunicazione sulla necessità di mantenere il mercato unico funzionante. “Le barriere non sono la soluzione per rafforzare la nostra sicurezza alimentare”, ha aggiunto.