Ex Ilva, lunedì a Palazzo Chigi sindacati e indotto. Fiom: Ora realizzazione piano

Lunedì prossimo, 25 marzo, i sindacati saranno nuovamente a Palazzo Chigi per riprendere il filo della discussione sul futuro dell’ex Ilva. Alle ore 19 sono attesi in Sala Verde la Fiom-Cgil, la Fim-Cisl, la Uilm e l’Ugl per discutere i prossimi passi per rimettere in piedi l’acciaieria dopo l’avvio dell’amministrazione straordinaria e la nomina dei commissari. Per il governo dovrebbero essere presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la responsabile del Lavoro, Marina Calderone, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e il ministro per gli Affari Ue, il Sud, la coesione e il Pnrr, Raffale Fitto, mentre per la Presidenza del Consiglio dovrebbe partecipare il sottosegretario, Alfredo Mantovano.

All’appuntamento le sigle si presentano con idee ben chiare, come dimostrano le parole di Michele De Palma alla vigilia dell’incontro: “E’ necessario mettere a disposizione ulteriori risorse per poter garantire il consolidamento delle condizioni di salute e sicurezza, di sicurezza degli impianti e di rilancio della produzione”. Per il segretario generale della Fiom-Cgil “si sono insediati i commissari, ma ora è arrivato il momento di passare dalla programmazione alla realizzazione”. Inoltre chiederanno “il rientro a lavoro di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori”, perché per “gli errori fatti dal management del privato, precedentemente, un’azienda salvata dai lavoratori e dal sindacato si ritrovi in discussioni che riguardano una ‘piccola Ilva’ o soluzioni che prevedono riduzioni dell’occupazione”.

Fiom, dunque, vuole il rilancio dell’azienda ma “dentro una concezione nuova”. C’è “davvero bisogno di fare la transizione industriale verso produzioni che siano ecologicamente compatibili – aggiunge De Palma -. Noi non scambiamo la salute e la sicurezza delle persone con il diritto al lavoro. Le due cose devono stare insieme”.

Lunedì a Palazzo Chigi si parlerà anche di come rimettere in equilibrio la situazione dell’indotto, che aspetta ormai da tempo che venga sanata la situazione economica. Sempre in Sala Verde, infatti, alle ore 20 sono attesi anche i rappresentanti di Aigi, Confapi Taranto, Casartigiani Puglia, Confindustria Taranto, Cna Taranto, Fai Conftrasporto e Federmanager. Dopo la nuova fase avviata con l’uscita di scena di ArcelorMittal, dunque, il governo vuole stringere i tempi e recuperare il terreno perso.

Ex Ilva, lunedì sindacati a P.Chigi. Uilm: Da Morselli solo bugie. E l’ad querela

Il negoziato tra ArcelorMittal e Governo prosegue, ma con scarsi risultati: l’amministrazione straordinaria appare sempre più vicina. Lunedì 19 febbraio, in serata, il ministro delle Imprese Adolfo Urso incontrerà ancora a Palazzo Chigi i sindacati del comparto, per comunicare i prossimi passi per il rilancio dell’ex Ilva.

La prossima settimana, in commissione Industria del Senato, inizieranno anche le votazioni sugli emendamenti ai due decreti integrati che riguardano Acciaierie d’Italia e soprattutto l’indotto, con i lavoratori e le aziende che sono state messe sotto copertura di uno strumento di cassa integrazione. Urso però lamenta una scarsa collaborazione di AdI sulle informazioni da estrarre dai propri database, in merito alle imprese dell’indotto che potrebbero utilizzare gli strumenti messi in campo con il decreto legge. In particolare, non sarebbe stata comunicata la composizione del debito. Sono quindi le imprese dell’indotto che in caso di amministrazione straordinaria rischierebbero maggiormente. Negli incontri precedenti, il Governo ha assicurato di voler preservare gli impianti produttivi, l’occupazione e tutelare l’ambiente.

Venerdì, intanto, si consuma lo scontro tra il leader della Uilm, Rocco Palombella, e l’ad di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli. “Questo negoziato non ha più senso. Anche perché tutto si è arenato sulla richiesta di una manleva, una sorta di lasciapassare giudiziario per Morselli, e per il cda, nessuno può garantirlo“, denuncia il sindacalista dalle colonne di Repubblica. “E – aggiunge – non sarebbe corretto concedere questo scudo“.

Gli avvocati del socio pubblico Invitalia e quelli di Mittal, a suo dire, sarebbero fermi sempre sugli stessi punti. In particolare si discuterebbe del “lasciapassare per l’ad Morselli, una sorta di scudo penale, e del fatto che Invitalia pretenda da ArcelorMittal il pagamento di una compensazione per come è ridotta l’azienda rispetto a quando sono entrati. E gli indiani non vogliono riconoscere nulla“, scandisce Palombella. I problemi, però, per le parti sociali, sono altri. “Basta leggere la lettera che i commissari dell’Ilva, da cui le Acciaierie affittano gli impianti di Taranto e degli altri siti, scrivono a Morselli per capire che la situazione non va“, afferma. I programmi produttivi non corrispondono a quelli presentati quando è iniziato l’affitto del sito, i report su manutenzione e stato degli impianti non arrivano o sono parziali.

In audizione in Senato, Morselli ha chiesto un prestito da un miliardo per poter acquistare gli impianti e “diventare una azienda normale“, assicurando che i debiti veri non ammonterebbero a 3,1 miliardi, ma a meno di 700 milioni. “Morselli in Parlamento ha detto solo bugie“, tuona Palombella, incassando una querela dell’amministratore delegato.
È la seconda volta che l’ad tenta e pensa di intimidirmi per delle critiche alla sua gestione e alle sue parole dette in audizione al Senato“, fa sapere il segretario della Uilm, assicurando che non arretrerà “di un millimetro nella difesa di tutti i lavoratori, dell’ambiente e del futuro produttivo di un asset strategico per il nostro Paese“.