Le Cinque Vele di Legambiente: Pollica è la località balneare più bella

Acque cristalline, luoghi unici per le loro bellezze paesaggistiche, attenti alla sostenibilità ma anche alla tutela della biodiversità. Sono le località balneari italiane dove sventolano le Cinque Vele di Legambiente e Touring Club Italiano. 21 i comuni turistici marini e 12 le località lacustri insignite con l’importante vessillo e premiati oggi a Roma in occasione della presentazione della guida ‘Il Mare più bello 2024’, curata dall’associazione ambientalista e dal Touring Club Italiano. La guida raccoglie informazioni turistiche e caratteristiche ambientali dei comuni a Cinque Vele, compreso l’impegno nella tutela delle tartarughe Caretta caretta. A guidare la top five del 2024 è Pollica, Acciaroli e Pioppi, (Sa) il comune cilentano inserito all’interno del comprensorio del Cilento Antico, in Campania. Al secondo posto il comune di Nardò, in provincia di Lecce nel comprensorio pugliese dell’Alto Salento Ionico, seguito da Baunei, in provincia di Nuoro sulla costa orientale sarda. Quarto posto per la località Domus De Maria sul Litorale di Chia, sempre in Sardegna, e quinto posto per Castiglione della Pescaia, nel comprensorio della Maremma Toscana. Fa notizia l’esclusione della Sicilia, per il primo anno, dal vertice della classifica. Pantelleria (Tp) perde due vele passando da cinque a 3 vessilli a causa di una serie di interventi turistici discutibili e di un eccesso di consumo di suolo che sono costati cari all’isola in provincia di Trapani. Santa Marina Salina (Me) sull’isola di Salina perde una vela – passando da cinque e 4 vessilli – per aver fatto registrare un arretramento, sia pur lieve, dei valori generali.

A livello regionale la Sardegna è di gran lunga la regione con più comuni premiati con le Cinque Vele: accanto a Baunei (Nu) e a Domus de Maria (Sud Sardegna) figurano, infatti, anche i comuni di Cabras (Or), Santa Teresa di Gallura (Ss), San Teodoro (Ss) Posada (Nu), Bosa (Or). A seguire la Toscana che, oltre a Castiglion della Pescaia (Gr), piazza i comuni di Capraia Isola (Li), Isola del Giglio (Gr), Capalbio (Gr) e Marina di Grosseto (Gr); quindi la Campania con una pattuglia di comuni tutti in provincia di Salerno: alla prima classificata si affiancano i comuni di San Giovanni a Piro (Sa), Castellabate (Sa) e San Mauro Cilento (Sa). Tre comuni a Cinque Vele per la Puglia con Nardò (Le), Vieste (Fg) e Gallipoli (Le)e una bandiera anche per la Liguria, con i tre comuni delle Cinque Terre (Riomaggiore, Vernazza a Monterosso al Mare in provincia della Spezia) e la Basilicata con Maratea (Pz).

Novità di quest’anno, presente anche all’interno della guida il Mare più bello, sono anche i 33 comuni amici delle tartarughe marine segnalati con l’apposito simbolo ‘la tartaruga’ e dove sventolano le vele di Legambiente e Touring Club Italiano. Da Maratea alle isole Tremiti, da San Teodoro a Gaeta passando per Silvi, Caorle e Castiglione della Pescaia, solo per citarne alcuni. Si tratta di quelle amministrazioni che, attraverso un apposito protocollo d’intesa, si sono impegnate a adottare una serie di misure per rendere le spiagge accoglienti anche per le tartarughe che depongono le uova oltre che per i bagnanti. Ad oggi in totale sono 74 i comuni in tutta Italia (guida al momento la classifica la Campania con 22 comuni) che hanno firmato il protocollo, di questi 33 sono quelle in cui sventolano anche le vele di Legambiente e Touring Club Italiano.  L’iniziativa ‘comuni amici delle tartarughe’ rientra nel progetto Life TURTLENEST che mira a tutelare gli habitat di nidificazione della Caretta caretta aumentando le probabilità di successo riproduttivo e tenendo conto di clima e antropizzazione. Nato grazie al sostegno del programma LIFE dell’Unione Europea, il progetto è coordinato da Legambiente e riunisce 13 partner di 3 diversi Paesi (Italia, Spagna e Francia). In prima linea insieme ai comuni amici delle tartarughe anche le aree protette (34 quelle che ad oggi hanno firmato il protocollo), entrambi premiati oggi a Roma.

Dal mare ai laghi il passo è breve. Regina incontrastata in questa sezione restano le province autonome di Trentino e Alto Adige al primo e al secondo posto con le Cinque Vele assegnate al comune di Molveno (Tn), sul lago omonimo, e ad Appiano sulla Strada del Vino (Bz) sul lago di Monticolo. Terzo posto per Massa Marittima (Gr), località maremmana sul Lago dell’Accesa, in Toscana. A seguire Sospirolo (Bl) sul lago del Mis, in Veneto, e Avigliana, sul lago omonimo in Piemonte. Per il secondo anno consecutivo si conferma a Cinque Vele la località di Scanno (Aq) sul lago omonimo, new entry nel 2023.

A livello regionale, il Trentino-Alto Adige si conferma la regione con più località premiate con i vessilli della sostenibilità, seguita a parimerito da Piemonte e Lombardia.

Le località a cinque vele che premiamo quest’anno – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambienteconfermano ancora una volta il grande lavoro e l’attenzione che molte realtà marine e lacustri stanno portando avanti nel segno della sostenibilità ambientale, anche alla luce della crisi climatica che avanza e che sta avendo impatti importanti sempre più sulla costa e sulle aree interne.  Le località di mare dovranno essere lungimiranti, molte già lo sono, e mettere in atto sempre più strategie di adattamento al cambiamento climatico che tengano conto di queste tendenze, offrendo ai propri ospiti proposte di vacanza capaci di coniugare la proposta costiera con quella dell’entroterra, integrandola con esperienze nuove e allargando l’areale del turista verso temperature più sopportabili”.

Dal 2000 dedichiamo una guida al mare più bello d’Italia – afferma Giulio Lattanzi, Direttore Generale del Touring Club Italiano – una mappatura geografica che fotografa le eccezionali ricchezze dei mari e dei laghi italiani e segnala le buone pratiche ambientali, amministrative, turistiche che contribuiscono a conservarle e a farle conoscere. Un itinerario che stimola la nostra capacità di sognare ma anche, anzi soprattutto, un vaglio rigoroso dello stato di salute dei nostri mari e dell’adeguatezza delle politiche ambientali. Alle descrizioni dei luoghi e delle spiagge si accompagnano consigli su gite culturali e attività nella natura, indicazioni su eventi autentici a cui partecipare e sapori di cui fare esperienza. E, novità di questa edizione, in collaborazione con Hsa Italia abbiamo indicato le strutture diving che propongono attività per persone con disabilità. Questo volume è anche uno spunto per ripensare il nostro rapporto con l’ambiente fondandolo su più stringenti logiche di sostenibilità, responsabilità, rispetto della terra e delle generazioni future. Un paradigma cui l’accurato censimento degli ambienti marini e delle località che qui proponiamo – frutto della lunga collaborazione tra Touring Club Italiano e Legambiente, in condivisione di valori e distinzione di storia e missioni, – è fin dalle origini legato”.

Life Blue Lakes, è allarme laghi: microplastiche nel 98% dei campioni raccolti

Brutte notizie per la salute dei laghi italiani. Negli ultimi due anni, infatti, il progetto Life Blue Lakes, cofinanziato da Life e coordinato da Legambiente, ha condotto un monitoraggio con strumenti e metodologie definiti dai protocolli scientifici sperimentati. Il risultato non è per nulla confortante, visto che nel 98% dei campioni raccolti nei laghi di Bracciano, Trasimeno e Piediluco, sono circa 9mila le particelle di materiale plastico inferiori ai 5 millimetri. I risultati sono stati presentati questa mattina. In modo particolare, nelle acque sono stati trovati frammenti di polietilene, che dalle caratterizzazioni chimico-fisiche sono risultati riconducibili alle vecchie buste di plastica, fuorilegge da diversi anni ma che ancora galleggiano in acqua. Le microplastiche sono state quantificate e analizzate anche in tre impianti di potabilizzazione e due di depurazione sui laghi di Garda e Castreccioni, in provincia di Macerata, dove viene trattenuto dal 30 al 90% di microplastiche, principalmente frammenti e fibre in poliestere e polipropilene, solitamente utilizzato per l’abbigliamento tecnico e sportivo, che in un solo lavaggio in lavatrice può rilasciare fino a un milione di microfibre.

Sebbene la ricerca sulle microplastiche nelle acque interne si sia ampliata negli ultimi anni, molto resta ancora da comprendere sulle dinamiche di distribuzione delle microplastiche in questi ambienti e a livello di bacino“, ha spiegato il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti. “È fondamentale che i responsabili politici diano priorità all’ulteriore progresso dello stato della ricerca, inserendo le microplastiche tra i parametri di monitoraggio previsti dalla normativa a livello europeo e nazionale e sostenendo la standardizzazione dei metodi di misurazione e la cooperazione internazionale e interdisciplinare – ha aggiunto -. Solo così potremo prevenire la diffusione delle microplastiche negli ecosistemi lacustri e fluviali“. Per questo, ha proseguito il dg, “è una importante notizia l’adozione da parte dell’Ue di misure per limitare l’inquinamento da microplastiche nell’ambiente“.

Il progetto Life Blue Lakes, partito nel 2019, che si avvale del partenariato guidato da Legambiente e completato dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, da Arpa Umbria, l’Enea, l’Università Politecnica delle Marche, Global Nature Fund e Fondazione Lago di Costanza, ha indirizzato tante altre azioni a differenti categorie di stakeholder italiane e tedesche, i cui risultati sono stati presentati nel corso della conferenza di oggi presso la sede della Società Geografica Italiana a Roma.

Sulle aree pilota dei laghi di Garda, Bracciano, Trasimeno e Piediluco in Italia, Costanza e Chiemsee in Germania, più di 200 soggetti tra comuni, operatori turistici, associazioni e aziende sono stati coinvolti in percorsi partecipativi che hanno portato alla redazione delle Carte dei Laghi e di un Manifesto. Adottando questi documenti, 40 comuni e circa 80 soggetti tra autorità regionali, aziende, operatori turistici e associazioni si sono assunti impegni volontari per contribuire alla riduzione dei rifiuti di plastica: dal potenziamento della raccolta differenziata, alla manutenzione delle sponde lacustri, passando per l’educazione ambientale fino a investimenti e interventi di miglioramento degli impianti di trattamento delle acque. Una campagna di advocacy per le aziende europee di cosmetici, abbigliamento outdoor e pneumatici – appartenenti ai settori commerciali maggiormente responsabili della contaminazione da microplastiche – ha guidato 20 aziende europee alla firma di un protocollo d’intesa per una produzione più sostenibile.

L’industria più reattiva – secondo quanto emerge dallo studio – è stata quella dell’abbigliamento outdoor, mentre la cosmetica si è dimostrata piuttosto inattiva e riluttante perché in attesa dello sviluppo di un quadro giuridico definitivo da parte dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), che stima che l’utilizzo complessivo annuo di microplastiche – solo quelle intenzionalmente aggiunte ai prodotti – tra Unione europea e Spazio economico europeo, in circa 145mila tonnellate.

Il 32% delle acque italiane è oltre i limiti di legge. Legambiente chiede Commissario Depurazione

Le acque marine e lacustri della nostra Penisole non versano in ottima salute: su un totale di 387 campioni prelevati, ben il 32% (124 su 387), è risultato oltre il limite di legge per parametri di tipo microbiologico, quali Enterococchi intestinali ed Escherichia coli, con maladepurazione, scarichi abusivi, inquinamento e crisi climatica che minacciano la biodiversità. Vale a dire che ogni 78 km di costa c’è un punto che sfora i limiti. A tracciare la mappa è Legambiente che con Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2023, le due campagne itineranti dell’associazione ambientalista che da giugno ad inizio agosto hanno fatto tappa in 18 regioni e 40 laghi, rivela come tra i punti più critici ci siano foci dei fiumi, canali, corsi d’acqua che sfociano a mare o nel lago. Un mare magnum che, insieme ai laghi, si trova a fare i conti anche con la crisi climatica: dall’aumento della temperatura delle acque superficiali alle ondate di siccità all’arrivo di specie aliene come il granchio blu, e poi l’aumento degli eventi meteo estremi che colpiscono soprattutto i comuni costieri, 712 quelli che si sono verificati dal 2010 a giugno 2023 in 240 aree costiere, 186 le vittime.

Su 262 punti marini campionati da Goletta Verde lungo la costa italiana, il 36% è oltre i limiti di legge: il 30% è stato giudicato ‘Fortemente inquinato’, mentre il 6% ha ricevuto un giudizio di ‘Inquinato’. Numeri che si traducono in un punto oltre i limiti di legge ogni 78 km di costa. Preoccupa anche la scarsa informazione ai bagnanti che accedono alle coste. Solo nel 15% dei punti visitati dai volontari di Goletta verde è stato visto il cartello informativo sulla qualità delle acque obbligatorio per legge. Nel 73% delle foci analizzate non era presente nessun cartello che indicasse la criticità del punto ed il conseguente divieto di balneazione.

Per quanto riguarda i laghi, su 125 punti campionati in 40 specchi d’acqua, il 23% dei campioni è risultato oltre i limiti di legge (29 su 125). Anche in questo caso i prelievi sono stati fatti nel 48% dei casi (60 su 125) presso le foci di canali e corsi d’acqua sfocianti nelle acque lacustri e il 52% dei prelievi è stato eseguito a lago. Il 33% dei prelievi presso canali e corsi d’acqua è risultata oltre i limiti di legge contro il 14% dei prelievi effettuati nel lago.

Legambiente con Goletta Verde ha anche fatto il punto sui ritardi e i blocchi dell’eolico off-shore in Italia sintetizzandoli. Nella Penisola sono 72 i progetti presentati al Mase per un totale di oltre 50 GW e 150 richieste di connessioni a Terna. Alcuni di questi progetti sono stati presentati più di dieci anni fa, con tecnologie a volte diventate obsolete che richiederebbero delle varianti al progetto, altri sussistono su aree molto vicine fra loro, quindi non tutti i 50 GW potranno essere effettivamente approvati e realizzati.

Alla luce di questi risultati, Legambiente lancia al Governo tre proposte al che hanno al centro i temi chiave delle due campagne: lotta alla maladepurazione, tutela della biodiversità, sviluppo dell’eolico offshore. Sul fronte maladepurazione, per Legambiente è fondamentale che il Governo Meloni “nomini il nuovo commissario per la depurazione per dare continuità rispetto a quanto fatto dal precedente commissario, si completino gli interventi sulla rete impiantisca prevedendo più risorse”. “La maladepurazione – commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambienteresta un’emergenza cronica del nostro Paese e, oltre a minacciare mare, laghi e biodiversità, costerà centinaia di milioni di euro nei prossimi anni, a causa del pagamento di multe che l’Europa non ci condonerà. Per questo è fondamentale che il Governo Meloni lavori ad un piano nazionale per la depurazione nominando al più presto il nuovo commissario per la depurazione che oggi manca ancora all’appello”. Per quanto riguarda tutela della biodiversità, l’associazione chiede di accelerare il passo “nella istituzione di nuove aree protette per raggiungere gli obiettivi della Strategia della Ue”, visto che “ci sono inspiegabilmente in stallo da anni decine di Parchi e di Aree marine protette come quella della Costa di Maratea, in Basilicata, o quelle della Costa del Monte Conero e della Costa del Piceno, nelle Marche”. Infine, sul fronte dell’eolico off-shore, Legambiente chiede che “si accelerino le procedure autorizzative dei 72 progetti ancora in attesa di valutazione statale. I progetti sono principalmente situati lungo le coste di Sicilia, Sardegna e Puglia, seguite da Lazio, Calabria, Emilia-Romagna e Molise”.

inquinamento

Laghi (Isde): “Intervenire su cause smog, a rischio esistenza umana”

La visione olistica del ‘One Health’, un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, è antica e attuale. Si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute del Pianeta siano legate indissolubilmente. Negli ultimi anni, però, le morti per fattori ambientali restituiscono dati impietosi. Ferdinando Laghi, vicepresidente dell’Isde, riflette con GEA di quanto sia importante spostare l’attenzione sulla salute dell’uomo, quando si parla di clima: “Bisognerebbe segnalare come in realtà il Pianeta sta campando benissimo da 4 miliardi e mezzo di anni e noi siamo arrivati solo recentemente. La terrà vivrà si stima altri 5 miliardi di anni. Il problema è la persistenza della razza umana sul pianeta Terra. L’obiettivo di questi interventi non è il Pianeta, ma siamo noi“.

Qualità dell’aria, dell’acqua, l’uso di pesticidi e fertilizzanti sono correlati allo stato di salute dell’uomo?

“Sono assolutamente un elemento centrale per le malattie. Il sistema sanitario influisce sulla nostra salute intorno al 15%, tutto il resto dipende da geni, abitudini alimentari, dal livello sociale ed economico. Per l’Oms un quarto delle malattie degli adulti dipende da esposizioni ambientali, un terzo dei bambini sotto i 5 anni che si ammala, si ammala per esposizioni ambientali prevenibili. Dobbiamo aprire gli occhi, anche le malattie neuro-degenerative possono dipendere da un inquinamento ambientale”.

Come affrontare il problema?

“Noi abbiamo una medicina che insegue diagnosi e terapie, non fa prevenzione. Parliamo di screening oncologici come fosse prevenzione, non è prevenzione, ma diagnosi precoce. La prevenzione primaria è evitare che un uomo o una donna si ammalino. Dato che la qualità di aria, dell’acqua e del suolo sono determinanti importantissimi, ecco che tutela della salute significa tutela del Pianeta. Bisogna intervenire sulle cause dell’inquinamento. Ridurre l’utilizzo di fossili o biomasse per l’energia, bisogna spostarsi verso un’energia da fonti rinnovabili. Ripensare complessivamente la produzione di cibo. Bisogna bonificare, i limiti di legge riguardano ogni singolo agente, ma la vita che facciamo ci espone all’effetto cocktail. La risposta non è agganciarci ai limiti di legge, ma tenere il più basso possibile il limite di legge”.

Il Sistema sanitario sta andando in direzione giusta?

Bisogna fare attenzione al regionalismo differenziato: per l’aspetto sanitario creerà una via di non ritorno per una diseguaglianza di cure per i cittadini. Il Covid ha dimostrato che il regionalismo non è efficace nel combattere grandi epidemie. Ha dimostrato come bisognerebbe tornare al Sistema Sanitario Nazionale”.

A proposito di Covid, per i dati esponenzialmente più alti in Lombardia, quanto ha influito l’inquinamento dell’aria in Pianura Padana?

“Tanto. La Pianura Padana è uno dei posti più inquinati al mondo per ragioni orografiche e antropiche. Lo stesso si è verificato in Cina e negli Stati Uniti. Non sono voci, studi lo hanno dimostrato. Il dibattito si è attestato sui motivi: qualcuno ha ipotizzato che il particolato fine potesse fungere da carrier e aumentare la permanenza in aria del virus. Altri hanno sostenuto l’ipotesi che la situazione respiratoria degli abitanti di quelle zone fosse peggiore in partenza, perché vivevano in zone molto inquinate”.

E’ sempre più emergenza siccità: scomparsi i grandi fiumi d’Italia

L’Italia non ha più grandi fiumi: resta largamente insufficiente, infatti, la portata del Po che, pur godendo di un leggero incremento nel tratto iniziale, permane abbondantemente sotto il minimo storico mensile nel tratto lombardo-emiliano, toccando, nel rilevamento finale a Pontelagoscuro, la portata di 604,23 metri cubi/secondo, inferiore di ben il 14% rispetto ai valori minimi del periodo. A certificarlo sono l’Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) e l’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po (Adbpo). Negli ultimi 30 giorni, infatti, le sezioni principali del Po hanno registrato valori di portata media prossime o inferiori al precedente minimo nel periodo 1991-2020. Le condizioni più critiche sono state registrate proprio nella sezione di Piacenza, Cremona e di Pontelagoscuro dove si registrano condizioni idrologiche di siccità estrema. E non se la passano meglio i grandi laghi, regolati per rilasciare valori di portata prossimi o pari al minimo deflusso. Il riempimento del Lago Maggiore è al 44,9%, quello del Lago di Como al 21,2%. L’Iseo è al 17,9%, l’Idro al 43,4% e il Garda al 38,6%.

Negli ultimi giorni da più parti si è parlato dei dissalatori come strumento per affrontare il problema della siccità, ma come ricorda Francesco Vincenzi di Anbi, “possono essere una soluzione per emergenze localizzate, non certo risolutivi per un fattore esteso quale la siccità penalizzante l’agricoltura e l’ambiente in un territorio come quello italiano”. E’ pensabile risolvere il problema, dissalando l’acqua del mare? “I costi metterebbero fuori mercato il made in Italy agroalimentare – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di AnbiInsieme all’efficientamento della rete idraulica e all’ottimizzazione dell’utilizzo irriguo, non è più logico creare le condizioni per trattenere e trasferire le acque di pioggia, migliorando al contempo l’ambiente attraverso una rete di laghetti multifunzionali ad iniziare dal riutilizzo delle migliaia di cave abbandonate?”.

Lago Trasimeno

Microplastiche nelle acque dolci: parte monitoraggio Legambiente-Enea-Arpa

Nei laghi Bracciano e Trasimeno sono presenti microplastiche da frammenti di rifiuti, polistirolo e pellet. Lo rilevano i dati del progetto Blue Lakes di Legambiente, in collaborazione con Enea e Arpa. Il problema dell’inquinamento delle acque dolci è diffuso, ma ancora non abbastanza affrontato.

Abbiamo iniziato a monitorare le microplastiche nei laghi nel 2016, venivamo da un monitoraggio in mare e ci siamo resi conto che mancava informazione sull’inquinamento delle acque interne, questa era a nostro avviso una carenza enorme“, spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, presentando il progetto a Piediluco, lago rientrato recentemente nel monitoraggio. “Con Enea abbiamo iniziato a fare una prima sperimentazione sul lago di Garda, poi abbiamo capito che serviva un’azione più strutturata da qui nasce Blue Lakes”.

Il progetto è articolato: affronta l’emergenza ambientale mirando a prevenire e ridurre la presenza delle microplastiche nei laghi attraverso un approccio integrato che rafforza la governance, forma gli addetti ai lavori, aumenta la consapevolezza attraverso attività di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza. L’obiettivo è sviluppare e condividere metodi standardizzati di monitoraggio.

Nei campioni raccolti nel Bracciano e nel Trasimeno, sono stati rilevati soprattutto frammenti, presenti in tutte le stagioni con valori percentuali dal 90 al 70% sulle microplastiche analizzate. Tra le altre microplastiche, i film (che solitamente derivano dalla decomposizione degli imballaggi) mostrano un aumento percentuale nel periodo primaverile; le fibre (associate solitamente al lavaggio degli indumenti) sono in percentuale inferiore (4%) rispetto alle forme predominanti e non sono presenti nei campioni primaverili. Rimane costante infine la presenza dei filamenti con un valore maggiore pari al 9% nel campionamento invernale.

Dalla caratterizzazione chimica condotta per consentire l’identificazione del polimero che compone ogni particella raccolta è emersa una percentuale predominante di polietilene (PE) e polipropilene (PP) in entrambi i laghi, rispettivamente 50 e 15% nel lago di Bracciano, 70 e 20% nel Trasimeno.

Polietilene e Polipropilene sono tra i materiali più presenti nella nostra vita quotidiana: il primo costituisce il 40% del volume totale della produzione mondiale di materie plastiche, il secondo trova largo impiego come plastica per alimenti, ad esempio per contenitori alimentari rigidi, come i vasetti di yogurt, i bicchierini di plastica per caffè o i tappi delle bottiglie di plastica.

microplastiche

Nel lago di Bracciano è presente una maggiore eterogeneità di polimeri, seppure con valori non superiori al 2%, fatta eccezione per il polietilene tereftalato PET (28%). Diversamente nel Trasimeno il polistirene (PS) è il terzo polimero maggiormente presente con valore pari al 10%, mentre il polivinilcloruro (PVC) anche se presente non supera l’1%.

Questi dati sulla quantità e tipologia di microplastiche nei corpi idrici lacustri consentono di colmare il gap di conoscenze rispetto ai numerosi studi condotti nei mari e negli oceani in tutto il mondo, di studiare questo fenomeno complesso e ampiamente diffuso e la standardizzazione dei metodi di monitoraggio è fondamentale per confrontare dati, valutare la distribuzione e l’apporto di particelle nella dinamica terra-mare“, sottolinea Maria Sighicelli, ricercatrice del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea.

L’applicazione di questo protocollo, aggiunge Zampetti, ha richiesto un “continuo adattamento alle diverse condizioni ambientali delle acque interne sottoposte ad una maggiore incidenza di micro e nano-plastiche dovuta alle numerose attività antropiche e alla vicinanza di aree urbanizzate eterogenee“. La sua definizione è molto importante perché, prosegue “ad oggi, se questo inquinamento è monitorato e codificato nelle acque marine, non lo è nei fiumi e nei laghi, dove non solo le microplastiche sono presenti ma spesso si fa un uso importante delle acque ai fini irrigui o idropotabili. Per questo ci auguriamo che il progetto Blue Lakes possa contribuire a dare uno strumento utile di monitoraggio e a rivedere la normativa sui controlli, inserendo anche questo parametro”.