In Italia 22 miniere di materie prime critiche: la mappa Ispra di quali sono e dove si trovano

In totale sono 76 le miniere ancora attive in Italia, 22 relative a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 Materie Prime Critiche dell’Ue. In 20 di queste, si estrae feldspato, minerale essenziale per l’industria ceramica e in 2 la fluorite (nei comuni di Bracciano e Silius), che ha un largo uso nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione. In particolare, la miniera di fluorite di Genna Tres Montis (Sud Sardegna), che rientrerà in piena produzione al termine dei lavori di ristrutturazione, rappresenterà una delle più importanti d’Europa.

Sono le informazioni ufficiali dell’Ispra sulle risorse minerarie nazionali contenute nel database GeMMA (Geologico, Minerario, Museale e Ambientale), presentato questa mattina a Roma con la vice ministra all’Ambiente e alla Sicurezza energetica, Vannia Gava. La Banca dati, aggiornata nell’ambito del progetto PNRR GeoSciencesIR, rappresenta, il punto di partenza per l’elaborazione del programma minerario nazionale, imposto dal Regolamento EU 1252/2024 (Critical Raw Materials Act) e affidato all’ISPRA con il DL 84/2024.

L’estrazione di minerali metalliferi, che rappresentano la maggior parte dei materiali critici, ha interessato circa 900 siti ed è attualmente inesistente. In Italia non vengono, per ora, estratti Critical Raw Materials metallici e per la loro fornitura il nostro paese è totalmente dipendente dai mercati esteri. Alla luce delle nuove tecniche di esplorazione e dell’andamento dei prezzi di mercato, molti dei depositi conosciuti andrebbero rivalutati.

DOVE SONO. Delle altre 91 miniere di fluorite attive in passato, alcune molto importanti – da rivalutare con i prezzi attuali quadruplicati rispetto al 1990 – sono localizzate nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino, oltre a quelle sarde e laziali. Feldspato e fluorite, dunque, sono ad oggi le uniche materie prime critiche ad oggi coltivate in Italia, ma i permessi di ricerca in corso, i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse e recenti, documentano la potenziale presenza di varie materie prime critiche e strategiche come il litio, scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani e come diversi altri minerali da cui si producono metalli indispensabili per il modello di sviluppo decarbonizzato, la green tech, la transizione digitale e la indipendenza da paesi terzi.

Depositi di rame, minerale essenziale per tutte le moderne tecnologie, sono già noti nelle colline metallifere, nell’Appennino ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, Trentino, Carnia ed in Sardegna. In diversi siti è stato estratto manganese soprattutto in Liguria e Toscana. Il tungsteno è documentato soprattutto in Calabria, nel cosentino e nel reggino, nella Sardegna orientale e settentrionale e nelle alpi centro-orientali, spesso associato a piombo-zinco. il cobalto è documentato in Sardegna e Piemonte, dove il deposito di Punta Corna è ritenuto di strategica importanza europea, la magnesite in Toscana e i sali magnesiaci nelle Prealpi venete.

L’accertato giacimento di titanio nel savonese è questione ben nota, così come le problematiche ambientali che ne precludono l’estrazione a cielo aperto. Le bauxiti, principale minerale per l’estrazione di alluminio, sono invece localizzate in quantitativi modesti in appennino centrale ma più consistenti in Puglia e soprattutto nella Nurra (SS), dove la miniera di Olmedo, ultima miniera metallifera ad essere chiusa in Italia, è ancora mantenuta in buone condizioni. Le bauxiti di Olmedo, come le altre bauxiti, contengono possibili quantitativi sfruttabili di terre rare, che sono sicuramente contenute all’interno di buona parte dei depositi di fluorite, come nel caso di Genna Tres Montis.

Possibili depositi di celestina, principale minerale dello stronzio, materiale critico dai molteplici usi, sono documentati nelle solfare siciliane, soprattutto del nisseno. La presenza di litio è nota nelle pegmatiti dell’Isola d’Elba, del Giglio e di Vipiteno, ma è la recente scoperta di importanti quantitativi di litio nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani a rivestire un’ottima opportunità di estrazione a basso impatto ambientale. Sette permessi di ricerca sono stati rilasciati dalla Regione Lazio ed inseriti nel database, insieme agli altri attualmente vigenti. Tra i materiali critici non metalliferi, depositi significativi di barite, importante minerale per l’industria cartaria, chimica e meccanica, sono localizzati nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino. Di fondamentale interesse per la nuova tecnologia sono i depositi di grafite, precedentemente estratti per coloranti, lubrificanti e per la fabbricazione delle matite. I depositi noti sono localizzati nel torinese (attualmente interessati da due permessi di ricerca), nel savonese e nella Sila.

RIFIUTI ESTRATTIVI. A livello mondiale sta crescendo l’interesse della coltivazione degli scarti minerari come fonte di materie prime. In Italia le pregresse attività minerarie hanno lasciato un’eredità di circa 150 milioni di mc di scarti di lavorazione (rifiuti estrattivi), che si trovano in strutture di deposito spesso fatiscenti e che rappresentano un serio problema ambientale, con inquinamento diffuso delle acque superficiali/sotterranee e dei suoli da metalli pesanti, cioè gli stessi che potrebbero essere recuperati. È necessario un cambio di paradigma: da rifiuti inquinanti da bonificare, a potenziale risorsa da recuperare. Il regolamento Eu riapre, sia pur con grande ritardo rispetto alle grandi economie minerarie mondiali, il tema dell’estrazione mineraria e delle problematiche sociali ed ambientali. Nell’ottica del rilancio della politica mineraria nazionale, occorre puntare su formazione e ricerca di base nel settore minerario, coinvolgendo oltre agli enti di ricerca, la comunità scientifica, le università e le scuole professionali.

Urso: “Su materie prime critiche rischio approvvigionamento, verso riapertura miniere”

Norme per riaprire le miniere. Il primo ‘Chips Act’ italiano. Un dialogo continuativo con Intel ma soprattutto una nuova riunione ‘trilaterale’ con Francia e Germania. Il ministro Adolfo Urso ha illustrato la linea del governo per quanto riguarda il tema dell’approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche intervenendo in commissione Industria del Senato. “Siamo in una fase paragonabile a quella della corsa all’oro”, ha esordito il titolare del dicastero di Imprese e Made in Italy. Sull’approvvigionamento “i rischi a cui siamo esposti sono evidenti e la sequenza di crisi recenti ce lo ha ricordato”, ha spiegato. Al momento in Europa, la maggior parte delle materie prime critiche viene importate dall’estero, la Cina è il maggiore fornitore: “da sola garantisce attualmente il 49%, cioè la metà, del fabbisogno totale effettivo di materie prime critiche globali“. Questo in un contesto in cui il fabbisogno “è destinato ad aumentare in modo esponenziale in quanto strettamente connesso allo sviluppo e alla diffusione delle tecnologie necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione”. Nel dettaglio, ha ribadito, “l’Unione Europea dipende quasi esclusivamente dalle importazioni spesso concentrate in un numero ristretto di paesi terzi sia per l’estrazione, sia per la trasformazione. Ad esempio l’Unione Europea acquista il 97% del magnesio dalla Cina, le terre rare pesanti utilizzate nei magneti permanenti sono raffinate esclusivamente in Cina, il 63% del cobalto mondiale utilizzato nelle batterie viene estratto nella Repubblica democratica del Congo, mentre il 60% viene raffinato in Cina”.

Dal canto suo l’Italia possiede 16 delle 34 materie prime critiche indicate dall’Ue come strategiche per la loro rilevanza nella transizione ecologica e digitale. Ma “si trovano in miniere chiuse oltre 30 anni fa per il loro impatto ambientale e per la mancanza di margini di guadagno. Occorre investire e riattivare queste potenzialità. La proposta di regolamento comunitario ci chiede di riaprire le miniere e di compiere uno sforzo in termini di recupero e di investimento in capacità tecnologica. Si tratta di una sfida e di una grande opportunità per il nostro paese” , ha ricordato Urso ipotizzando che “entro la fine dell’anno” si possa avere tutto il quadro sull’estrazione e lavorazione in Europa. Per quanto riguarda il piano minerario italiano, si sta “preparando la mappatura dei siti di estrazione con il ministro Pichetto, partiamo dalle mappe di 30 anni fa“.

Riguardo la concorrenza di Taiwan sulla microlettronicapresenteremo in Parlamento ai primi di agosto, prima della pausa estiva, il decreto legge sulla microelettronica, il ‘Chips Act’ italiano, in sintonia con il ‘Chips Act’ europeo, siamo il primo Paese a realizzarlo” per individuare una strategia nazionale sulla microelettronica perché riteniamo che l’Italia sia il Paese ideale dove investire” nel campo dell’economia digitale, anche rispetto ai competitor esteri.  Come ha spiegato il ministro, “Per prepararci, già nei mesi scorsi una task force ministeriale è stata a Taiwan, in Corea del Sud, in Giappone e negli Stati Uniti, i 4 Paesi produttori della microelettronica ad incontrare diverse imprese multinazionali“, ha aggiunto.

Con Intel “siamo in rapporti continuativi, noi e le regioni abbiamo risposto a tutte le richieste che ci ha fatto per essere competitivi rispetto ad altri Paesi europei“, ha ricordato Urso, parlando dell’atteso investimento che la multinazionale della microelettronica dovrebbe realizzare in Italia. “Con le due regioni interessate, Veneto e Piemonte – ha spiegato – abbiamo risposto a tutte le richieste su formazione e logistica del territorio, sia per quanto riguarda le risorse, poi sceglierà l’azienda dove localizzare. Intel ha presentato un progetto europeo che prevedeva una serie di investimenti in Francia, Germania e Italia, e quindi deve rispondere alla richiesta di un progetto europeo. Quello in Italia è il più avveniristico, perché riguarda un nuovo stadio tecnologico nei chip, mentre in Francia e Germania risponde alla tecnologia attuale“. Ma, ha infine precisato, “Intel non è l’unica azienda che può investire nel nostro Paese, è una tra le tante“, ha ricordato Urso.

Asse Roma-Parigi-Berlino su estrazione, lavorazione e riciclo materie prime critiche

Asse Roma-Parigi-Berlino per l‘estrazione, la lavorazione e il riciclo delle materie prime critiche, il petrolio del futuro. Italia, Francia e Germania fanno da apripista in Europa e concordano di coordinare proposte, gruppi di lavoro del G7, posizioni sullo European Critical Raw Materials Act, per i nuovi negoziati all’interno del Consiglio e con il Parlamento europeo. Perché la guerra in Ucraina e la pandemia da Covid-19 hanno dimostrato quanto il Vecchio Continente dipenda da singoli Paesi, in particolare dalla Cina, per l’estrazione e la lavorazione delle materie prime.

Il trilaterale è a Berlino, tra il ministro dell’Economia e dell’Azione per il Clima tedesco Robert Habeck, il ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità Industriale e Digitale francese, Bruno Le Maire, e il ministro italiano delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, insieme ai rappresentanti dell’industria dei tre Paesi per un confronto sull’approvvigionamento sicuro, sostenibile ed economico dei materiali. I settori industriali dei tre Paesi ne hanno bisogno, soprattutto per le tecnologie che facilitano le transizioni ecologica e digitale.

Vogliamo lavorare insieme per rendere la fornitura di materie prime per le nostre industrie più sostenibile e diversificata, per attuare misure di sicurezza economica in modo più efficace“, conferma Habeck. Per fornire un sostegno alle aziende, è stato creato un gruppo di lavoro “di alto livello“, fa sapere.

L’incontro di Berlino segna una fase nuova nella definizione della politica industriale europea, è convinto Urso. Consentirà di “affrontare le sfide della duplice transizione, al fine di garantire l’autonomia strategica dell’Ue“, afferma. I tre Paesi rappresentano una parte significativa dell’economia dell’Unione e hanno in molti settori “catene di valore condivise“, ricorda, convinto di poter “determinare il futuro della casa comune europea” con gli altri due partner.

La doppia trasformazione è impossibile “se non possiamo aiutare le nostre imprese ad accedere alle materie prime di cui hanno un forte bisogno“, fa eco Le Maire. “È molto importante definire azioni concrete su progetti strategici e sostegno congiunto, discutendo questioni come la realizzazione di scorte condivise e l’acquisto in comune“, osserva, fiducioso che la cooperazione “aprirà la strada a un’Europa verde e resiliente“.

Con il Raw Materials Act, l’Ue valuta l’estrazione e la lavorazione, i minerali e i metalli critici (litio, nichel, elementi delle terre rare, gallio, tungsteno) da cui dipendiamo per costruire qualsiasi apparecchiatura, dalle celle fotovoltaiche alle turbine eoliche e alle attrezzature elettroniche. La transizione verde e digitale determinerà una domanda esponenziale di questi materiali, mentre la scarsa offerta intensificherà la competizione globale. Ecco perché le materie critiche sono state elencate all’interno dei sei settori prioritari per ridurre le dipendenze strategiche dell’Ue.

Roma, Parigi e Berlino si impegnano ora a stabilire obiettivi di estrazione, lavorazione e riciclaggio, rafforzare le misure per promuovere il riutilizzo di materie prime strategiche e critiche in Europa, raggiungere ambiziosi criteri ambientali, sociali e di governance (Esg), estendere gli elenchi di Crm/Srm, in particolare per includere l’alluminio. “Ci auguriamo che venga inserito il polisilicio nella lista delle materie prime strategiche, per agevolare una rapida transizione energetica“, scandisce Flavio Cattaneo, Ceo del Gruppo Enel, a margine dell’incontro.

In Italia il Mimit e il Mase hanno predisposto un tavolo per mappare le miniere chiuse da 30 anni e che oggi si trovano nella quasi totalità in aree protette. “Abbiamo uno dei più grandi giacimenti di cobalto ma anche manganese, litio, rame – ricorda Urso -. Ci auguriamo ci sia una accelerazione delle procedure che ci possa consentire di aprire quei giacimenti. L’Italia può fare però ancora di più nel riciclo e riuso. E’ importante vi sia certezza giuridica e risorse significative dell’Ue“.

Per mettere in sicurezza l’intera filiera, dall’estrazione alla trasformazione e riciclaggio, i tre ministri hanno concordato di intensificare la loro collaborazione a livello di format, condividendo dati e criteri di supporto per investimenti congiunti in progetti strategici. La riunione di oggi dà il via a una serie di incontri trilaterali per rafforzare la cooperazione di Germania, Francia e Italia nelle aree economiche chiave. Il prossimo incontro trilaterale si terrà a ottobre in Italia sulle tecnologie digitali e un terzo si svolgerà più avanti in Francia sulle tecnologie green.