Bollette, Gusmeroli chiede a Pichetto proroga per rientro in mercato tutelato

Chi è nel mercato libero dell’energia ha tempo fino al 30 giugno per poter passare al mercato a maggior tutela e poi, automaticamente, dal primo luglio al mercato a tutele graduali per tre anni. I vantaggi, per il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, ci sono: Arera segnala che nel primo trimestre 2024 non ci sono state offerte nel mercato libero migliori di quello tutelato e, puntualizza, “al momento c’è una grande differenza tra i due“.

Il punto è, spiega, che “la campagna informativa è partita lentamente, mancano ancora le Faq e il monitoraggio degli operatori“. I cittadini che potrebbero risparmiare sono milioni, ricorda Gusmeroli in commissione: “Diciamo questo perché è una situazione che permetterebbe di far risparmiare alle famiglie senza costi per lo Stato, un caso quasi più unico che raro, e senza tassare gli operatori dell’energia“, osserva. Una “vittoria per i cittadini“, per la quale però serve più tempo e più informazione.

Ecco perché il presidente della commissione ha chiesto di sentire i Consumatori e annuncia che farà tre richieste al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto Fratin: la proroga del termine del rientro dal mercato libero a a quello tutelato al 31 dicembre, per avere più tempo informativo; la possibilità per tutti coloro che sono nel mercato libero di aderire nel triennio al mercato di tutele graduali, saltando il passaggio al tutelato che non esisterebbe più, e la possibilità di rivolgersi allo sportello del consumatore di Arera e rientrare nel servizio di maggior tutela con una semplice telefonata.

Le richieste di Gusmeroli incassano l’appoggio delle associazioni dei consumatori. Codacons si dice “pienamente favorevole” alla proroga del termine per il rientro al mercato tutelato: “Al momento assistiamo ad una situazione di totale caos – denuncia il presidente Carlo Rienzi -. Tra informazioni carenti agli utenti, procedura macchinosa per il passaggio al Servizio a Tutele Graduali e dubbi circa i reali vantaggi del mercato libero, crediamo serva più tempo per mettere in condizione tutti i clienti che già rientrano nel libero mercato di godere dei benefici delle tutele graduali”. Un’altra richiesta è che si vigili sul corretto operato dei gestori energetici, “affinché non vi siano ostacoli e pratiche scorrette che possano danneggiare gli utenti in questa delicata fase”.

Bene anche per Assoutenti che si conceda più tempo agli utenti per avere “informazioni chiare anche sul passaggio dal mercato libero, oggi meno conveniente, al servizio di maggior tutela per usufruire del servizio tutele graduali”, ribadisce il presidente onorario e responsabile energia, Furio Truzzi.

La decisione politica sarebbe “sensata” anche per il presidente di Consumerismo Luigi Gabriele, contro le “resistenze degli operatori energetici”. Solo la settimana scorsa l’associazione, con Adiconsum Sardegna, avevamo proposto una proroga del mercato tutelato ad Arera e Parlamento perché, analizzato quando sta accadendo, “ci siamo resi conto i consumatori non avrebbero mai avuto il tempo utile per essere adeguatamente informati e compiere scelte consapevoli, tanto più alla luce della tardiva e pressoché inutile attività di comunicazione messa in campo da Arera attraverso Acquirente Unico”, spiega Gabriele, che annuncia che consegnerà a Gusmeroli le oltre 30mila firme raccolte per chiedere la reintroduzione del prezzo unitario di luce e gas, “altro tassello fondamentale per la corretta informazione dei consumatori circa la spesa in bolletta”, sostiene.

In un contesto critico, dove “la libera concorrenza rischia di essere minata da posizioni dominanti e speculazioni”, il Movimento Difesa del Cittadino (Mdc) e altre associazioni hanno presentato un documento condiviso in cui, spiega Mdc, hanno sottolineato la necessità di proteggere i consumatori e gli utenti attraverso normative “robuste e misure preventive efficaci”. Fondamentale, anche per Mdc, è l’ampliamento delle campagne informative, la regolamentazione del telemarketing e del teleselling, e l’intervento normativo contro le pratiche commerciali aggressive e ingannevoli.

“Chiediamo che i consumatori possano rientrare nel mercato tutelato della luce con più semplicità, al telefono, anche quello del numero verde dello Sportello del consumatore di Arera e con un modello unico uguale per tutti gli esercenti, unificando anche la documentazione necessaria”, conferma oggi Marco Vignola, vicepresidente dell’Unione Nazionale Consumatori, nel corso dell’audizione in commissione. Nel documento scritto presentato alla Commissione tra le richieste c’è il ripristino dei bonus sociali ampliati dal Governo Draghi e non rinnovati all’eliminazione delle penali previste per chi recede prima dello scadere del contratto, il giro di vite per le comunicazioni di modifiche contrattuali con lo stop al principio del silenzio assenso, il divieto di alzare il prezzo in caso di contratto a prezzo fisso. “Urge che sul Portale offerte – insiste – sia subito inserita l’opzione dell’offerta del servizio STG, prima del 1° luglio, così da poterla confrontare sia con il mercato libero che con il Servizio di Maggior Tutela”.

bollette

Bollette, in onda sulla Rai spot su fine tutela. Pichetto: “Facciamo chiarezza”

Parte da oggi la campagna di comunicazione sulla fine del mercato tutelato dell’elettricità sulle reti tv della Rai. “Portiamo all’attenzione del grande pubblico un messaggio di notevole rilevanza sociale”, spiega il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

Una campagna con cui il governo punta a “fare chiarezza e a tranquillizzare i cittadini”, afferma: “La liberalizzazione del mercato dell’energia riguarderà circa 5 milioni di famiglie, verso le quali abbiamo il dovere dare il massimo dell’informazione e assicurare ogni controllo possibile contro truffe e abusi a danno dei consumatori”.

Gli spot dunque guideranno i consumatori sulle opzioni disponibili in previsione della fine del servizio di tutela della luce, spiegando anche il funzionamento del mercato a tutele graduali che lo sostituirà. La campagna, promossa dal Mase, è stata commissionata da Acquirente Unico, secondo quanto previsto dall’ultimo Decreto Energia.

In particolare, la comunicazione istituzionale prevede la messa in onda sui canali Rai dei primi quattro spot televisivi e radiofonici per informare i consumatori del nuovo contesto di mercato nel quale si svolgerà, a partire dal prossimo 1° luglio, la fornitura dei servizi di energia elettrica.

Si tratta del primo passo di una più ampia campagna di informazione che si svolge nell’arco di dodici mesi su carta stampata e social network, prevedendo anche eventi itineranti in collaborazione con le associazioni dei consumatori. Protagonista degli spot è l’ingegnere Lumi, un personaggio animato che guida gli utenti in quattro diversi scenari: per chi resta nella maggior tutela come per chi vuole fare una scelta differente, ma anche indicazioni per chi ha una domiciliazione bancaria e per i clienti vulnerabili.

 

Bisogna conoscere per poter scegliere e per scegliere al meglio“, osserva Giuseppe Moles, amministratore delegato di Acquirente Unico. Con questa campagna, fa eco al ministro, “vogliamo raggiungere tutti gli utenti finali rassicurandoli che, seppur in un momento di cambiamento molto significativo, è possibile fare scelte consapevoli e mirate, anche grazie a strumenti istituzionali messi a disposizione di tutti, quali il Portale Offerte e il Portale Consumi“. Moles garantisce che si continuerà a lavorare in stretto contatto con il Ministero, con l’Arera, e con le associazioni dei consumatori.

Ma il Movimento in Difesa del Cittadino avverte: la comunicazione non basta. L’associazione propone altre misure e si dice pronta a “collaborare attivamente con il governo e altre istituzioni per un impegno concreto che ponga i cittadini e i loro diritti al centro del processo di liberalizzazione, assicurando che il passaggio a un mercato completamente liberalizzato sia equo e vantaggioso per tutti“.

Energia, niente proroga del mercato tutelato ma prezzi calmierati per 4,5 milioni di famiglie

Anche con la fine del mercato tutelato, per 4,5 milioni di famiglie italiane considerate ‘vulnerabili’ i prezzi della bolletta dell’energia elettrica resteranno calmierati. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri con il via libera alla nuova disposizione normativa sul mercato tutelato nel settore della fornitura di energia elettrica. La decisione, spiega Palazzo Chini, “è in linea con gli impegni assunti nell’ambito della terza rata del Pnrr, e si è resa necessaria per garantire un graduale e informato passaggio al mercato libero”.

La liberalizzazione del mercato è , infatti, prevista dal Legge n. 124 del 2017 e dagli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza previsti nel 2021 come condizione per il pagamento della terza rata. Per le altre famiglie, attualmente nel mercato tutelato e corrispondenti a circa quattro milioni e mezzo di utenze, vengono introdotte misure per assicurare “la massima informazione e le migliori condizioni nel passaggio al mercato libero dell’energia elettrica”, che già riguarda complessivamente circa 21 milioni di famiglie.

Il governo, con l’approvazione in Cdm del decreto Energia, punta così a disciplinare il passaggio graduale al mercato libero dei nove milioni di utenze domestiche che ancora usufruiscono di quello tutelato, “rafforzando al contempo – spiega in una nota – gli strumenti finalizzati a prevenire ingiustificati aumenti dei prezzi e possibili alterazioni delle condizioni di fornitura di energia elettrica”.

Limitatamente alla fornitura di energia elettrica in favore delle famiglie non vulnerabili, entro il 10 gennaio 2024 saranno individuati gli operatori economici che subentreranno nella fornitura.

Gli utenti interessati dal passaggio, inoltre, saranno destinatari di una specifica campagna informativa, nonché i principali beneficiari di “una costante attività di monitoraggio sulle attività degli operatori e sull’andamento dei prezzi definita da Arera in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e della Scurezza energetica e con il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative”.

Nel decreto appena approvato, vengono, inoltre, introdotte delle semplificazioni relativamente al trasferimento della domiciliazione bancaria per il pagamento delle bollette, di cui viene prevista l’emissione con cadenza necessariamente bimestrale, ferma restando, spiega ancora Palazzo Chigi, “la libertà dell’utente di scegliere un fornitore diverso da quello assegnato all’esito delle procedure competitive e una differente modalità di pagamento”.

Gozzi: “Bene governo con decreto Energia. Misure per alleviare costi per le imprese”

Il Consiglio dei Ministri di lunedì scorso ha finalmente varato misure molto importanti per l’industria italiana specie quella ad alto consumo di energia. Le due misure, denominate con anglicismi che ormai caratterizzano anche i provvedimenti di governo, vanno sotto il nome di “gas release” e “power release”.

La prima consiste nell’agevolazione di nuove concessioni per la ricerca e l’estrazione di gas nazionale che dovrebbe essere fornito, a prezzi calmierati, alle imprese energivore.

La seconda consiste nella fornitura da parte del GSE (la struttura pubblica che gestisce il mercato elettrico) per tre anni, sempre alle imprese energivore, di elettricità proveniente da impianti rinnovabili anche in questo caso a prezzi calmierati. Le imprese energivore destinatarie di queste forniture di elettricità si devono però impegnare a costruire impianti per la produzione di energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idroelettrico) che siano capaci di restituire al sistema in 20 anni l’energia elettrica da fonti rinnovabili che è stata fornita alle imprese stesse  per i primi tre anni dal GSE.

Si tratta di due misure importanti che le imprese italiane e Confindustria chiedevano da tempo per colmare, almeno parzialmente, il drammatico divario sui prezzi dell’energia che si è creato dopo le decisioni di Francia, Germania e Spagna di sostenere, con varie misure, le loro imprese energivore fornendo loro energia elettrica a 70 euro al MWh. In Italia fino ad oggi le imprese energivore la pagano 120 euro a MWh. Bene quindi l’azione del Governo e in particolare del Ministro Pichetto Frattin che ha proposto e sostenuto queste misure, anche se bisogna essere consapevoli che esse mitigano il gap con gli altri Paesi europei ma non lo colmano del tutto.

Bisognerà nei prossimi mesi adottare altri provvedimenti che allineino completamente il prezzo dell’energia elettrica per le industrie energivore italiane a quello pagato dalle imprese francesi, tedesche e spagnole e ciò per evitare pericolose asimmetrie competitive che danneggerebbero la nostra industria manifatturiera.

Nel testo del decreto energia invece non c’è la proroga del mercato tutelato dell’energia elettrica e del gas di prossima scadenza, proroga che in molti chiedevano anche all’interno della stessa maggioranza di governo.

Il Governo Draghi si era impegnato con l’Europa, in sede di negoziazioni delle regole e delle riforme connesse al PNRR, di superare il mercato tutelato e di affermare definitivamente il principio del libero mercato dell’elettricità e del gas.

Come si è detto c’erano molte richieste di proroga della liberalizzazione completa del mercato. Ma la Meloni non se l’è sentita di accordarla per non venir meno all’impegno a suo tempo assunto dall’Italia con l’Unione Europea di arrivare alla piena concorrenza anche su questo mercato.

L’opposizione di sinistra, e in particolare il PD e il M5S hanno vibratamente protestato contro la fine del mercato protetto, o di maggior tutela come lo si definisce, che causerebbe gravi disagi e danni alle famiglie italiane che su questo mercato si approvvigionavano.

Tale atteggiamento non è corretto per due motivi. Il primo, più sostanziale, è che molte autorevoli ricerche hanno dimostrato che i prezzi praticati sul mercato della maggior tutela quasi sempre erano più alti di quelli che si potevano trovare sul mercato libero dell’elettricità.

Il secondo motivo che non rende credibile la posizione di PD e M5S è che sia il PD che il M5S erano al governo quando Draghi assunse l’impegno nei confronti dell’Europa di porre termine al mercato tutelato dell’energia entro la fine del 2023 e ciò costituì una delle condizioni poste dall’Unione Europea per accordare gli ingentissimi aiuti del PNRR.

Perché a quell’epoca non vennero sollevate obiezioni e oggi invece sì? Misteri, poco seri, della politica italiana.

Fine mercato tutelato, Schlein: “È tassa Meloni, rinviare”. Salvini: “Rimediare a errore”

Dal 10 gennaio 2024 si uscirà dal mercato tutelato dell’energia elettrica per passare a quello libero. La scelta del governo di non intervenire, però, fa esplodere la polemica nel dibattito politico. A lanciare il guanto di sfida è il Partito democratico, con la segretaria che chiama in causa direttamente la premier: “E’ una tassa Meloni sulle bollette”, accusa Elly Schlein. La fine del mercato a maggior tutela “tocca la carne viva delle difficoltà di 5 milioni di famiglie e 10 milioni di utenze, sentiamo il bisogno di raccontare bene agli italiani cosa fa il governo”, rincara la dose.

I dem provano a smontare anche lo storytelling per cui la decisione sia frutto degli accordi con l’Europa e un passo indietro rischierebbe di far saltare anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Ci hanno messo 10 mesi per cambiare diversi punti del Pnrr, non capiamo perché su questo non lo abbiano fatto”, eppure “il mondo è cambiato, il Piano è stato scritto quando non c’erano due guerre e una crisi energetica: in che mondo vivono al governo se di questo ce ne siamo accorti solo noi”, rincara la dose Schlein. Che affonda ancora il colpo: “Forse fanno più attenzione agli interessi economici delle grandi società energetiche che a quelli di 5 milioni di famiglie che rischiano di pagare bollette più alte”. La responsabile Clima e Transizione ecologica del Nazareno Annalisa Corrado, poi, lancia un appello all’esecutivo: “Siamo ancora in tempo per tornare indietro, ci ripensino”.

Il Pd ricorda anche i dubbi avanzati da diversi esponenti dei partiti di maggioranza, come Fabio Rampelli di FdI, Claudio Borghi della Lega ma anche in Forza Italia. “Malgrado l’espressione unanime di tutte le forze in Parlamento, che chiedevano un rinvio delle aste, il governo lo ha negato”, aggiunge Corrado. Ma è anche il vicepremier, Matteo Salvini, a intervenire sulla questione, durante una conferenza alla Stampa estera, esprimendo una posizione che non appare totalmente in linea con le scelte prese in Cdm. “Ne ho parlato con il ministro Fitto, conto che questo governo col dialogo e la trattativa con la Commissione europea, riesca a rimediare a un errore che ci siamo trovati sulla scrivania e che rischia di essere impegnativo”, dice alludendo alle intese sottoscritte dal Conte II e confermate dall’esecutivo Draghi.

Immediata la reazione delle opposizioni. “Se Salvini viene a raccontare all’Italia che la mancata proroga del mercato tutelato è stata un errore, siamo veramente alla fiera dell’assurdo e tutto ciò è inaccettabile”, commenta Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, che prevede un “disastro per 6 milioni di famiglie, costrette a sostenere aumenti di costi insostenibili”. Per i Cinquestelle “gli italiani pagano il regalo del governo alle aziende fossili”, mentre da Avs il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parla di “vera e propria rapina sociale: una patrimoniale su milioni di italiani”.

Il dibattito è più che mai vivo e, dunque, non mancano le voci dalla maggioranza. In alcuni casi di chi è stato tirato in ballo dalla minoranza. Come nel caso di Fabio Rampelli, deputato FdI e vicepresidente della Camera: “Trovo sorprendenti se non ridicole le accuse di Schlein e Conte. Quando infatti entrambi hanno condiviso la responsabilità di governo (Conte2 e con Draghi) non si sono fatti scrupolo di offrire a Bruxelles lo scalpo della ‘maggiore tutela’ in cambio di non si sa bene quale clausola del Pnrr”. Stesso leitmotiv per il leghista Claudio Borghi: “Trovo incredibile che il Pd giochi a fare l’anima bella sulla fine del mercato tutelato per l’energia. Si tratta di un punto del Pnrr votato anche dal Partito democratico e negoziato dal sottosegretario dem Vincenzo Amendola”.

La partita politica, molto probabilmente, è destinata a restare aperta ancora per giorni, nel frattempo c’è attesa nei cittadini per capire se le cose resteranno così come sono, dunque dal 10 gennaio del nuovo anno tutti dovranno passare al mercato libero, o se Bruxelles possa aprire un canale di dialogo che porti al rinvio, almeno di un anno. In entrambi i casi, il corso del 2024 può cambiare per milioni di italiani.

Pichetto esclude proroga secca mercato tutelato. E rilancia ruolo rigassificatori

L’energia torna centrale nel dibattito politico. Le tensioni tra Israele e Palestina fanno riaffiorare i dubbi su approvvigionamenti, anche se il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ai microfoni di Rainews a margine del Med Energy di Ravenna, rassicura: “La situazione in Medio Oriente certamente non lascia tranquilli e va monitorata costantemente, però lo stoccaggio nel nostro Paese è tale per cui dovremmo mantenerci sulla quantità“.

Semmai, avverte, la questione mediorientale “rischia di avere degli effetti, purtroppo negativi, sul prezzo” dell’energia. Ecco perché il nuovo decreto che sarebbe dovuto andare ieri in Consiglio dei ministri, assume ancora più importanza in questa fase storica. Il testo è slittato alla prossima riunione del Cdm, che dovrebbe essere il 31 ottobre, ma sul punto più cruciale, ovvero la fine del mercato tutelato, l’orizzonte inizia a schiarirsi. “Dal 10 gennaio, per i non vulnerabili, sarà automatica la gara, nessuno ha mai pensato di spostarla – spiega infatti Pichetto -. La valutazione che si sta facendo, a livello tecnico, è quello di trovare un percorso affinché tutti siano bene informati e non sia traumatico il passaggio“. Ma alla domanda se ci sarà una proroga secca alla misura, la risposta è perentoria: “La escludo“.

La partita, comunque, si gioca su più campi. Con una sola certezza: con “i recenti fatti di Gaza, e in precedenza la crisi ucraina, il quadro energetico è completamente cambiato“, dice il responsabile del Mase al Med Energy.  Dunque, occorre “coniugare i termini di questo trilemma, perché non riusciamo a parlare di mitigazione” dei rischi dovuti al cambiamento climatico “senza considerare di energia: la questione ambientale va vista anche sul fronte sociale e sul fronte economico” e “questo vale per tutti i Paesi della sponda mediterranea“. In questo scenario, dunque, assumono grande rilevanza temi come la diversificazione delle forniture e l’infrastrutturazione. “Abbiamo le pipeline con il gas che arriva da Algeria, Libia e Azerbaijan, poi Tarvisio con il gas dalla Russia e Passo Gries dove attualmente arriva gas norvegese – elenca Pichetto -. Ma la sfida della sicurezza è data anche dai rigassificatori, che possono permetterci di garantire un approvvigionamento diversificato“. Ragion per cui conferma che dopo Piombino e Ravennac’è una valutazione sulla previsione di rigassificatori al sud Italia“. Sul progetto di Gioia Tauro, infatti, c’è grande attenzione. Così come Vado Ligure, che dovrà accogliere la nave Fsru ‘Golar Tundra’ una volta terminato il periodo di permanenza in Toscana. L’opera di diversificazione, comunque, non si ferma delle fonti e prosegue esplorando tutte le possibilità di collaborazione. Come quella con Cipro. Pichetto, infatti, a Ravenna incontra il ministro dell’Energia, del Commercio e dell’Industria della Repubblica di Nicosia, George Papanastasiou. Nel colloquio si è parlato di progetti infrastrutturali e del contributo che può venire nel campo della sicurezza energetica e della diversificazione dagli operatori interessati alle opportunità di sviluppo del settore “anche con l’obiettivo di rafforzare il ruolo di hub dell’Italia nella regione mediterranea“.

Dl Energia slitta al 31/10: ‘extra-time’ per eolico, idroelettrico e mercato tutelato

Un pit stop tecnico. Il nuovo decreto Energia slitta di una settimana (il 31 ottobre dovrebbe essere la prima data utile), un tempo extra che servirà per limare i dettagli di un provvedimento che, nelle intenzioni del governo, dovrà imprimere una svolta nell’installazione di impianti rinnovabili per autoproduzione, facendo fronte ai rincari, ma soprattutto rinviare di almeno un anno lo stop alla fine del mercato tutelato.

Norma che nel week end è entrata e uscita dalle bozze del decreto, ma che sembra destinata a essere inserita nella versione definitiva, che dovrebbe essere portata in Consiglio dei ministri il prossimo 31 ottobre. Secondo quanto trapela, l’ulteriore check è dovuto anche alla volontà di perfezionare le misure su idroelettrico ed eolico offshore, su cui il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha preferito prendersi una settimana in più di lavoro per “rivedere le virgole“, per citare una sua espressione usata al convegno di Confindustria su ‘Le competitività nelle tecnologie verdi: una nuova politica industriale per le imprese italiane‘.

Occasione in cui il responsabile del Mase, parlando proprio del dl, ha spiegato che “avrà elementi rilevanti e alcuni punti riguardano correzioni di percorso“. Ad esempio quella sul gas release, la norma che consente l’estrazione di gas sul territorio nazionale, “è una messa a punto importante che riguarda le energivore“. Perché vengono avviate procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale a prezzi ragionevoli. Anche nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo e il parallelo distante 40 chilometri a sud e che dista almeno 9 miglia dalle linee di costa, a condizione che i giacimenti abbiano un potenziale minerario di gas per un quantitativo di riserva certa superiore a una soglia di 500 milioni di metri cubi e i titolari di concessioni esistenti o i soggetti che richiedono nuove concessioni aderiscano alle procedure per l’approvvigionamento di lungo termine.

Allo stesso modo, con l’electric release viene concessa in via prioritaria alle imprese energivore iscritte nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica (istituito presso il Csea), su superfici di proprietà di soggetti pubblici, la possibilità di realizzare impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolici e idroelettrici) di potenza minima pari a 1 MW, oltre al potenziamento o rifacimento di impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici esistenti per portarli a raggiungere almeno 1 MW.

La bozza di decreto, inoltre, prevede l’istituzione, presso il Mase, di un Fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale da ripartire tra le Regioni e le Province autonome per incentivare l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, dunque misure per la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile, con una dotazione di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032, per un totale di 1,8 miliardi.

Per quanto riguarda l‘eolico, infine, il governo ha tutta l’intenzione di rispettare i target Ue della Strategia per lo sviluppo delle rinnovabili off-shore, che punta a incrementare la propria capacità ad almeno 60 GW entro il 2030 e a 300 GW entro il 2050. Il dl si concentra soprattutto sul sostegno agl investimenti nelle aree del Mezzogiorno, con la costituzione di un polo strategico per l’eolico galleggiante in mare. Motivo per cui, nelle previsioni del nuovo documento, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile assegna al Mase un totale di 420 milioni di euro (80 milioni per il 2024, 170 milioni per il 2025 e altri 170 per il 2026) per la realizzazione del progetto. Prima, però, serve il via libera del Cdm, che slitta di qualche giorno.

bollette

Bollette, Pichetto: Per la fine del mercato tutelato valutiamo gradualità

Per la fine del mercato tutelato per 10 milioni di utenti domestici, in scadenza il 10 gennaio 2024, il governo valuta “gradualità“. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, tenta di rassicurare i cittadini che dall’inizio del prossimo anno dovrebbero passare al mercato libero per il gas e l’elettricità, in una fase ancora di forte instabilità. La conclusione della riflessione, spiega il responsabile del Mase, “ci sarà nelle prossime settimane“.

Il passaggio dal mercato tutelato a quello libero comporterà l’obbligo di scegliere il proprio fornitore, con il rischio di incorrere nuovi rincari dei prezzi, già gravati dall’inflazione e dalle turbolenze geopolitiche internazionali. Ma si ragiona anche sul ‘disaccoppiamento’ degli utenti vulnerabili dagli altri, spiega il ministro da Torino, a margine dell’evento l’Italia delle Regioni.

Questo perché la fascia fragile della popolazione sarebbe più gravata dai rincari. Sarebbero ‘salvi’ quindi i cittadini con più di 75 anni, chi si trova in condizioni economicamente svantaggiate o in gravi condizioni di salute che richiedono l’utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche salvavita alimentate dall’energia elettrica, ma anche i soggetti presso i quali risiedono persone in queste condizioni, disabili a cui sono stati riconosciuti i benefici previsti dalla legge 104, coloro i quali sono in soluzioni abitative di emergenza dopo eventi calamitosi e chi vive in un’isola minore non interconnessa.

Il mercato tutelato dell’energia garantisce condizioni economiche delineate dall’Arera sulla base dell’andamento dei prezzi all’ingrosso di luce e gas. Il provvedimento nasce sei anni fa, in un quadro diverso, con i prezzi dell’energia non volatili, in una situazione poco ‘rischiosa’ per gli utenti. Dall’inizio del 2022 in poi, però, il mercato ha fatto registrare picchi vertiginosi e abbassamenti dei prezzi che non sono mai scesi comunque ai livelli di due anni fa.

Il rinvio dovrà essere valutato dal Consiglio dei ministri, in raccordo con l’Unione europea. La proroga, però, non è l’unica opzione dell’esecutivo.

L’inizio del percorso che porterà alla fine del servizio di maggior tutela nel settore del gas è iniziato nel peggiore dei modi, all’insegna dell’improvvisazione, di comportamenti erratici delle aziende e dello spregio dei più elementari diritti dei consumatori”, denuncia Federconsumatori. Gli utenti del servizio di maggior tutela, fa sapere l’associazione, stanno ricevendo, in questi giorni, le lettere da parte del proprio gestore che li invita a sottoscrivere l’offerta più conveniente sul libero mercato tra quelle disponibili nel proprio pacchetto. “Pena, in caso di mancata sottoscrizione, di ritrovarsi da gennaio con un contratto applicato in automatico, che sarà, quasi certamente, peggiorativo“. Il contenuto delle lettere, per i consumatori, sarebbe complicato, non facile da decifrare. Pesa, per Federconsumatori, “l’assenza assoluta di comunicazioni istituzionali che il Governo si era impegnato a mettere in campo per aiutare i consumatori a gestire nel migliore dei modi questo complicato passaggio“. La richiesta al Governo è di “fermare questo treno che ha già deragliato pochi metri fuori dalla stazione”: “Basta con gli annunci di singoli ministri o viceministri – invoca l’associazione -, occorre che il Consiglio dei ministri assuma, già nelle prossime ore, una decisione formale di sospensiva, almeno per un anno, alla fine del servizio di maggior tutela per il gas e l’energia elettrica“.