Buono (Newcleo): “Il nucleare è alleato delle rinnovabili. Meeting dell’industria a margine del G7”

La guerra in Ucraina e la necessità di un’autonomia energetica. Gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. La spinta alle rinnovabili e il tema dei costi delle materie prime. Tutto in Italia sta riaprendo il dibattito sul nucleare, quello pulito, quello di quarta generazione. Un tema a cui, già 5 anni fa, in tempi lontanissimi, qualcuno a Torino stava già pensando. E’ Stefano Buono che nel 2019 inventa la startup Newcleo che si pone la mission impossibile di rilanciare il nucleare in un paese che lo ha abolito 40 anni fa. “All’inizio il mondo delle rinnovabili ci vedeva in contrapposizione invece ha capito che forse siamo degli ottimi alleati perché avere una piccola porzione di nucleare aiuta a stabilizzare e tenere i prezzi bassi”, spiega a GEA a margine dell’evento ‘Energie possibile’ organizzato da Unione industriali Torino nell’ambito di Biennale Tecnologia 2024.

Ci avviciniamo al giorno del G7 a Torino. Quali sono un po’ le aspettative e che cosa sta cambiando? Magari si sta cambiando qualcosa anche in relazione al nucleare nel nostro paese. Insomma, si coglie un clima diverso, una un’aspettativa diversa.
“Assolutamente sì. Stiamo organizzando un meeting dell’industria nucleare del G7 qui a Torino. Che è un po’ il termometro dell’interesse anche dell’Italia sul tema. Quindi ci sarà una dichiarazione degli industriali del G7 che verrà ufficializzata poco prima dell’inizio del meeting dei ministri. Il nostro meeting sarà il giorno prima e metteremo in evidenza quali sono i temi più importanti per noi in questa fase storica”.

In questo senso le interlocuzioni col Governo vi sono?
“Sono continue perché il Governo ha fatto questi tavoli di lavoro per studiare un ritorno possibile del nucleare in Italia. Ci stiamo lavorando perché vediamo un continuo interessamento. Io ormai credo che tutti siano convinti che ci sia bisogno di questa componente, all’interno del mix energetico. All’inizio il mondo delle rinnovabili ci vedeva in contrapposizione invece ha capito che forse siamo degli ottimi alleati perché avere una piccola porzione di nucleare aiuta a stabilizzare e tenere i prezzi bassi, perché rispetto alla parte rinnovabile non c’è bisogno dell’accumulo. E perché le reti sono meno stressate della variabilità delle fonti rinnovabili”.

Ma ci sono dei nodi?
“Il grande sforzo da risolvere è il trilemma energetico: il nucleare è ottimo per la sicurezza dell’approvvigionamento (basta pochissima materia e un reattore va avanti per decine di anni); per la sostenibilità ambientale, perché l’impatto è minimo in termini di superficie utilizzata per esempio ed è energia decarbonizzata. E però, il fattore costo e quello è sotto gli occhi di tutti: non è competitivo rispetto ai fossili, in termini economici. La modularità aiuta nei costi, ma ciò che aiuta di più è quanto si investe: stiamo passando da un nucleare governativo a un nucleare finanziato privato e i privati hanno bisogno di un ritorno dell’investimento rapido. Un impianto deve essere costruito in tre anni, velocemente, che è il tempo che ci si impiega a costruire una grossa nave. Quindi, è più vantaggioso costruire piccoli impianti che entrano in funzione velocemente, che è il principio degli small reactor. Con investimenti più piccoli si può dare un accesso più ampio al mercato a chi può finanziare. Se tutto questo funzionerà bene il nucleare sarà attraente anche dal punto di vista economico”.

Vede resistenze?
“Il nucleare è complicato in Italia dal punto di vista dell’accettazione, anche se i giovani sono molto a favore in questo momento, lo dicono le statistiche. Il grande problema sarà quando si dovrà mettere l’impianto da qualche parte, ma questo problema c’è con l’eolico, il solare e con qualsiasi impianto. Si sta già pensando a quello di quarta generazione, in modo da bypassare il referendum superandolo con la tecnologia e la geopolitica (c’è sempre maggiore richiesta di autonomia energetica). Da parte mia sto incontrando ogni forza politica per evitare che si trasformi in un dibattito solo politico., Sono ottimista, c’è percorso lungo da fare”.

Francia, Inghilterra, Italia, Svizzera. Siete ovunque?
“Abbiamo ormai quasi 700 impiegati in tre fabbriche. A Torino circa 100 e ci stiamo per spostare in una sede più grande proprio in questi giorni. Abbiamo anche un fatturato che quest’anno speriamo di portare a una cinquantina di milioni di euro. Abbiamo costruito un’attività industriale attraverso acquisizioni che stiamo potenziando con investimenti e che crescerà in parallelo con il nuovo progetto quindi siamo siamo già diventati fornitori dell’industria nucleare attraverso queste acquisizioni. E però stiamo anche formando la nostra supply chain di cui facciamo parte con queste aziende. Lavoriamo bene dove c’è, soprattutto in questo momento, forse più attenzione per questo tipo di innovazioni, quindi in Francia”.

Il ministro Pichetto ha ipotizzato reattori nucleari a Mirafiori.
“Sono tutte buone idee da mettere in pratica. Però c’è molta industria che ha bisogno di aiuto e di riconversione in Italia non solo Mirafiori quindi secondo me c’è da ricostruire una supply chain nel nucleare, ricostruire rinforzare moltissimo perché esiste competenza esiste l’industria siamo in un mercato in espansione quindi dobbiamo anche cogliere dal punto di vista industriale questa opportunità”.

Enel punta su nucleare di quarta generazione: siglata partnership con la start-up Newcleo

Enel scommette sul nucleare di quarta generazione e firma un accordo di cooperazione con la società di tecnologie nucleari pulite ‘newcleo’. Insieme, perseguiranno l’opportunità di lavorare insieme sui progetti di tecnologia nucleare di quarta generazione di ‘newcleo’, che mirano a fornire una fonte di energia sicura e stabile, nonché ridurre significativamente gli esistenti volumi di scorie radioattive, attraverso il loro utilizzo come combustibile per reattori. In linea con l’accordo, Enel collaborerà con ‘newcleo’ su progetti legati a questa avanzata tecnologia nucleare, fornendo competenze specialistiche attraverso la condivisione di personale qualificato dell’azienda. In considerazione del supporto fornito, ‘newcleo’ si è impegnata ad assicurare ad Enel un’opzione come primo investitore nel primo impianto nucleare che ‘newcleo’ costruirà fuori dall’Italia.

L’innovazione è fondamentale per lo sviluppo di tecnologie in grado di garantire energia pulita, affidabile, accessibile e il più possibile indipendente da fattori geopolitici. Per questo motivo, continuiamo a esplorare qualsiasi area del mix energetico“, ha dichiarato Francesco Starace, amministratore delegato di Enel.Questa collaborazione con ‘newcleo’ è l’ultimo esempio dell’instancabile ricerca delle migliori aziende con cui intraprendere il nostro viaggio verso un futuro pulito e siamo impazienti di accompagnare ‘newcleo’ nel suo sfidante e promettente percorso per fornire elettricità a emissioni zero in modo sicuro, economico e sostenibile”. Sono lieto che Enel abbia scelto di collaborare con ‘newcleo’. Enel sta dimostrando grande lungimiranza nell’essere una delle prime aziende energetiche ad apprezzare e supportare la nostra strategia sostenibile e il suo impatto sul nostro futuro collettivo“, ha dichiarato Stefano Buono, CEO di ‘newcleo’.La tecnologia Fast Reactor di ‘newcleo’ è il passo necessario nell’industria nucleare per consentire il riciclaggio multiplo dell’uranio già estratto e una massiccia riduzione delle scorie nucleari. Inoltre, l’uso del piombo apre la possibilità a un funzionamento più sicuro ed economico del reattore“.

Enel ha una lunga esperienza nella tecnologia nucleare e attualmente dispone di una capacità nucleare di oltre 3,3 GW in Spagna, oltre a detenere una partecipazione di circa il 33% nella società slovacca Slovenské elektrárne che ha recentemente collegato alla rete il primo dei due generatori a turbina dell’unità 3 della centrale nucleare di Mochovce, la seconda centrale nucleare di nuova costruzione ad essere collegata alla rete europea in 15 anni. ‘Newcleo’ lavora per realizzare reattori innovativi, che riducono significativamente i volumi esistenti di scorie radioattive e di plutonio, oltre ad eliminare la necessità di estrarre uranio dal sottosuolo, con benefici di lungo termine per le comunità e l’ambiente.
Il primo passo della delivery roadmap di ‘newcleo’ sarà la progettazione e la costruzione di un Mini LFR (Lead Fast Reactor) da 30 MWe, primo nel suo genere, da realizzare in Francia entro il 2030, seguito rapidamente da un’unità commerciale da 200 MWe nel Regno Unito. Allo stesso tempo, ‘newcleo’ investirà direttamente in un impianto di manifattura di MOX (Mixed uranium/plutonium Oxide, prodotto da scorie nucleari esistenti) per alimentare i suoi reattori.

 

atomo

Italia senza energia atomica, ma Enea è leader nella ricerca applicata

Anche se l’Italia ha detto di fatto addio all’energia nucleare con i referendum del 1987, il nostro Paese rimane un punto di riferimento internazionale a livello di ricerca sull’atomo. La testimonianza più chiara arriva da Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile al centro di importanti progetti di ricerca e sviluppo sul nucleare di quarta generazione. Lo scorso dicembre è stato rinnovato il Consorzio Falcon (Fostering Alfred Construction) con Ansaldo Nucleare e Istituto di Ricerca Nucleare della Romania per realizzare un dimostratore di reattore a piombo di media taglia di IV generazione, il primo in Europa. Un’altra collaborazione al via in questo periodo coinvolge uno spin-off del Cern e riguarda reattori cosiddetti ADS (Accelerator Driven System) cioè ‘sistemi guidati da un acceleratore’ di protoni. Impianti che garantirebbero un livello di sicurezza molto maggiore visto che il reattore si spegnerebbe subito in caso di blackout elettrico, l’incubo peggiore per una centrale nucleare. “Questo tipo di reattore funziona ad acqua e sta a metà strada tra terza e quarta generazione, ma permette comunque di ridurre di molto il carico di rifiuti pericolosi”, spiega, parlando con GEA, Alessandro Dodaro, direttore del Dipartimento Fusione e Tecnologie per la sicurezza Nucleare Enea. A marzo, inoltre, Enea ha siglato un accordo con la startup newcleo che prevede la realizzazione di Advanced Modular Reactors di piccole dimensioni raffreddati al piombo invece che ad acqua. L’obiettivo, ambizioso, della società è di sviluppare i primi prototipi entro sette anni e quindi di commercializzare i nuovi reattori per sostituire quelli oggi in funzione, di seconda e terza generazione. Un progetto che sta attirando le attenzioni di molti investitori, come testimoniano i 300 milioni di capitale raccolti a metà giugno coinvolgendo realtà di primissimo piano come Exor e Azimut. Enea in questa partita metterà in campo infrastrutture, know-how e professionalità del suo Centro Ricerche del Brasimone (Bologna), potendo anche implementate nuove strutture e laboratori con investimenti attorno ai 50 milioni di parte di newcleo e l’assunzione di diversi ingegneri. “È un progetto in cui io e tutta Enea crediamo molto – conferma Dodaro -. Vogliamo sviluppare un dimostratore di un reattore nucleare che però non è nucleare: non ci sarà alcun isotopo radioattivo e le funzioni del nocciolo saranno svolte da resistenze elettriche. Di fatto, noi costruiremo uno ‘scaldabagno’ ma non a acqua, bensì a piombo per dare la possibilità a newcleo di realizzare in Regno Unito e Francia i primi due prototipi di reattori al piombo di piccole dimensioni”.

Enea però vanta anche una tradizione pluridecennale nel campo della fusione nucleare, la cosiddetta ‘energia delle stelle‘ che, spiega Dodaro, ci “renderà indipendenti dai combustibili e sarà pulita e sicura”. Al Dipartimento Fusione e Sicurezza Nucleare Enea lavorano quasi 500 fra ricercatori e tecnologi nei Centri di ricerca di Brasimone e Frascati. “Oggi c’è un grande interesse dal punto di vista industriale per la fusione”, dice Dodaro. I numeri mostrano che nel maggior progetto internazionale sulla fusione, cioè ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) le imprese italiane hanno vinto quasi 2 miliardi di euro di commesse: meglio di noi soltanto la Francia. “Le competenze sul nucleare erano un fiore all’occhiello per l’Italia già quando avevamo le centrali. Fortunatamente dopo il referendum del 1987 le competenze italiane sul nucleare non sono andate perdute e sono state reinvestite in altri ambiti. L’Enea rappresenta un esempio piuttosto chiaro di questa capacità”. Prova ne sia che di recente a Brasimone la ricerca sulla fusione ha dato il la a due nuovi filoni: la produzione di radiofarmaci, con la prospettiva di realizzare un Polo Nazionale per la medicina nucleare e lo sviluppo di tecnologie avanzate per il monitoraggio e la sicurezza/difesa del territorio.