Boom acquisti sull’oro in Cina e Usa: prezzo supera 3.000 dlr/oncia, nuovo record

Il 15 agosto 1971, una domenica, l’allora presidente americano Richard Nixon decise di rompere il regime aureo che legava in maniera fissa il cambio tra dollaro e oro a 35 biglietti verdi per oncia. Questo perché la guerra in Vietnam aveva aumentato la necessità di spesa pubblica, ma il famoso gold standard frenava la possibilità di fare debito su debito. Nixon spezzò le ‘catene’ che bloccavano gli Usa, e in seguito tutti gli Stati mondiali, dallo spendere denaro pubblico. Ebbene, quasi 54 anni dopo la materia prima più preziosa al mondo è salita, nei confronti della divisa statunitense, dell’8.470%. O, per dirla al contrario, il biglietto verde si è deprezzato di quasi il 100%. L’oro ha infatti superato per la prima volta la mitica soglia dei 3mila dollari l’oncia, 98 euro al grammo: nuovo record assoluto.

Alla base dell’ennesimo rialzo, circa +14% da inizio anno, le ormai tradizionali tensioni commerciali e l’aria di guerra sui dazi che stiamo iniziando a toccare con mano. Ieri, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di imporre una tariffa del 200% su vino, champagne e altre bevande alcoliche provenienti dalla Francia e Italia in primis. Ciò è seguito alle immediate ritorsioni da parte dell’Ue e del Canada dopo che la Casa Bianca ha implementato tariffe del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio all’inizio di questa settimana.

L’incertezza spinge dunque verso una ricerca della sicurezza. Una necessità non certo nuova. La domanda totale di oro è aumentata dell’1% annuo nel quarto trimestre 2024, raggiungendo un nuovo massimo trimestrale e contribuendo a un totale annuo record di 4.974 tonnellate, rileva il Wordl Gold Council. E dietro gli acquisti non ci sono gli speculatori ma le banche centrali che hanno continuato ad accumulare oro a un ritmo impressionante: gli acquisti hanno superato le 1.000 tonnellate per il terzo anno consecutivo, con una forte accelerazione nel quarto trimestre, fino a raggiungere le 333 tonnellate. Gli investimenti annuali hanno raggiunto il massimo quadriennale di 1.180 tonnellate (+25%).

Non comprano però solo le banche centrali: la domanda di lingotti e monete per l’intero anno è stata in linea con quella del 2023, attestandosi a 1.186 t. La composizione è cambiata con l’aumento degli investimenti in lingotti e la riduzione degli acquisti di monete. Anche la domanda annuale di tecnologia ha contribuito al totale globale: è cresciuta di 21 tonnellate (+7%) nel 2024, trainata in gran parte dalla continua crescita nell’adozione dell’intelligenza artificiale. I gioielli in oro sono stati invece un’eccezione: il consumo annuale è sceso dell’11% a 1.877 t, poiché i consumatori potevano permettersi di acquistare solo quantità inferiori. Tuttavia, la spesa per i gioielli in oro è balzata del 9% a 144 miliardi di dollari.

Nel 2025 hanno ripreso a comprare forte anche gli operatori finanziari privati. “Gli Etf cinesi sull’oro hanno assistito al loro afflusso mensile più forte mai registrato, aggiungendo 14 miliardi di Rmb (1,9 miliardi di dollari) a febbraio e portando il totale delle attività in gestione (Aum) a 89 miliardi di Rmb (12 miliardi di dollari). Le partecipazioni sono aumentate di 21 tonnellate a 131 tonnellata e sia le masse di oro che le partecipazioni hanno raggiunto picchi di fine mese“. Inoltre “la People’s Bank of China (PBoC) ha continuato ad annunciare acquisti di oro nel mese, aggiungendo 5 tonnellate alle sue riserve auree. Quattro acquisti mensili consecutivi hanno spinto le riserve auree della Cina a 2.290t, il 5,9% del totale”, si legge in un commento pubblicato dal World Gold Council. Febbre dell’oro anche negli Usa. Secondo il Gold Return Attribution Model, “la debolezza del dollaro durante il mese è stata uno dei principali fattori trainanti della performance dell’oro, insieme a un aumento del rischio geopolitico e a un calo dei tassi di interesse. E mentre la forte performance dei prezzi dell’oro a gennaio ha creato un piccolo freno, è stata controbilanciata dal supporto positivo dei flussi di flight-to-quality. Ciò è stato meglio illustrato dall’attività degli ETF sull’oro, che ha visto massicci afflussi netti di 9,4 miliardi di dollari (100 t), il mese più forte da marzo 2022, guidati da fondi quotati negli Stati Uniti e in Asia”, sottolinea un’altra analisi del World Gold Council.

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Argento al top da 11 anni e le commodity fanno risalire inflazione industriale

Oro, argento e rame sembrano ‘prendere fuoco’. Continua il rally delle commodity nonostante dalla Fed si mantenga una linea aggressiva sulla politica monetaria, che potrebbe non contemplare alcun taglio dei tassi nel 2024 a causa di una inflazione ben sopra il 3%. Un’inflazione che rischia addirittura di salire proprio per il rally delle materie prime, scattato negli ultimi due mesi. Infatti i dati provenienti da due grandi Paesi leader nelle materie prime non lasciano intravvedere una frenata dei rincari.

I prezzi alla produzione industriale in Canada sono aumentati dell’1,5% mensile ad aprile, al di sopra delle previsioni di mercato dello 0,8% per raggiungere un nuovo massimo di 8 mesi, dopo il +0,9% rivisto al rialzo del mese precedente. Questo aumento è stato determinato dai costi più elevati dei prodotti primari di metalli non ferrosi (+8,3%), vale a dire argento greggio e leghe d’argento (+13,5%) e oro greggio e leghe d’oro (+9,1%), poiché le tensioni geopolitiche hanno avuto un impatto sulla prezzi dei metalli preziosi in aprile. Inoltre, i prezzi sono cresciuti per i metalli industriali, in particolare rame greggio e leghe di rame (+10,3%) e rame e leghe di alluminio (+7,4%), guidati dalla crescita della produzione in Cina. E in Brasile i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,74% rispetto al mese precedente ad aprile, il terzo aumento consecutivo e al ritmo più forte dall’ottobre 2023, in linea con l’opinione della banca centrale secondo cui la tendenza crescente dei prezzi delle materie prime globali può sostenere la pressione inflazionistica nel paese. I costi alla produzione dei beni d’investimento sono saliti dell’1,16%, mentre i prezzi dei produttori di beni intermedi sono aumentati dello 0,59% e quelli dei produttori di beni di consumo dello 0,89%.

Il prezzo dell’argento sale del 5,2% a 32 dollari l’oncia al massimo di 11 anni e continuando a sovraperformare i prezzi di riferimento dell’oro – che sale dell’1% a 2,358 dollari per oncia – poiché il contesto macroeconomico favorevole per i metalli preziosi ha aggravato l’acquisto fisico di argento per usi industriali. La domanda di pannelli solari in un contesto di volatilità dei prezzi dell’energia elettrica in tutto il mondo ha sostenuto la domanda industriale di argento, riflessa dalle azioni solari scambiate ai massimi da inizio anno. I forti guadagni dell’argento arrivano anche in un contesto di notizie di una più forte domanda cinese di argento.

Per sottolineare l’aumento della domanda globale di metalli, il broker SP Angel ha riferito che uno studio dell’Università del Michigan ha affermato che la quantità di rame necessaria per i veicoli elettrici è “impossibile da produrre per le società minerarie”. Lo studio ha evidenziato la sfida critica rappresentata dall’insufficiente produzione di rame per la transizione globale ai veicoli elettrici, affermando che la quantità di rame necessaria per i veicoli elettrici è “sostanzialmente impossibile da produrre per le società minerarie”. Un veicolo elettrico richiede da tre a cinque volte più rame rispetto alle tradizionali auto a gas o diesel. Lo studio ha analizzato 120 anni di dati sulla produzione globale di rame e ha modellato la produzione futura rispetto al fabbisogno di rame previsto per le energie rinnovabili e i veicoli elettrici. Lo studio ha concluso che il fabbisogno di rame delle energie rinnovabili supera l’attuale capacità di produzione. Risultato finale: il rame sale del 2%, tornando a 10.500 dollari per tonnellata. Non è record, ma poco ci manca. Così come puntano ad altre vette i prezzi di alluminio, platino, e zinco. Tutti legati alla transizione, tutti con rialzi intorno al 2 per cento.