Orso Marsincano

Caccia all’orsa in Trentino. Fugatti: “Nel 2020 ci impedirono di abbatterla”

E’ caccia agli orsi in Trentino: sono infatti due gli esemplari su cui pende l’ordinanza di abbattimento. Oltre all’orsa Jj4, ritenuta responsabile dell’uccisione del runner Andrea Papi sul monte Peller, l’Ispra ha consesso il via libera alla cattura (e alla rimozione) anche di Mj5, plantigrado che lo scorso 5 marzo ha aggredito un escursionista di 39 anni nei boschi della valle di Rabbi. La priorità nella cattura sarà data all’orsa Jj4 e poi a Mj5: essendo JJ4 un esemplare femmina – e dunque più stanziale dei maschi – il Corpo forestale trentino conosce l’area frequentata abitualmente dall’animale e in queste ore sta presidiando la zona compresa tra Mostizzolo e la Val Meledrio.

L’orsa ha 17 anni, è figlia di Joze e Jurka, tra i primi plantigradi arrivati in Trentino fra il 2000 e 2001, nell’ambito del progetto Life Ursus per la reintroduzione degli esemplari sulle Alpi, e ha un cartellino rosso sull’orecchio sinistro. Nella zona interessata i forestali stanno lavorando nella massima sicurezza perché è abitata da una ventina di orsi. Come ha ribadito il governatore trentino Maurizio Fugatti, l’ordinanza di abbattimento è in vigore ed è stata anche recepita da Ispra. Ciò significa che una volta catturata l’orsa sarà abbattuta, nonostante gli appelli di organizzazioni animaliste e politici. Tre sono le modalità con cui potrà avvenire la cattura dell’esemplare, dotato di radiocollare anche se non funzionante, secondo i protocolli internazionali: le trappole tubo vengono rese attrattive con del cibo e scattano non appena l’orso aggancia l’esca. Non sempre tuttavia gli orsi si avvicinano a questi dispositivi, dimostrando la propria diffidenza. Il Corpo forestale, fra le proprie tipologie di cattura può utilizzare anche dei lacci oppure la telenarcosi.

E’ con un sentimento di commozione e rabbia che prendiamo atto di quanto è accaduto” ha commentato Fugatti, rivolgendo un pensiero alla famiglia della vittima e all’intera comunità della Val di Sole in lutto per la morte del runner 26enne. Il presidente ha quindi illustrato l’iter giudiziario della vicenda, mettendo in evidenza che l’amministrazione provinciale, dopo aver segnalato i vari episodi di aggressione commessi da Jj4, si è vista negare le autorizzazioni di abbattimento da parte sia di Ispra sia del Tar. “In più occasioni avevamo informato Roma sulla situazione e richiesto la rimozione: rispetto a quanto è accaduto fa molto male e arrabbiare ulteriormente. Quell’orsa poteva essere rimossa da tempo ma non ce lo hanno permesso”, ha ricordato Fugatti ammettendo di aver avuto finora “le mani legate”.

L’orsa era già stata responsabile di due aggressione in Val di Rabbi nel 2020 mentre nel 2022 aveva compiuto un violento falso attacco a un biker. In seguito alla prima aggressione, JJ4 era stata oggetto di un’ordinanza urgente per l’abbattimento, sottoscritta dal presidente Fugatti. “Il Tar, il 31 luglio 2020, ha bocciato l’ordinanza con parere collegiale. Quindi ho revocato l’atto e ne ho fatto un altro per la cattura, l’11 agosto del 2020. E’ iniziata ancora una serie di ricorsi tra cui quello delle associazioni ambientaliste su cui il Consiglio di Stato si è espresso e, con giudizio monocratico prima, e collegiale poi, ha sospeso definitivamente la nostra ordinanza“, ha precisato il presidente. “Il tutto torna al Tar di Trento che ha recepito totalmente la linea del Consiglio di Stato bocciando anche l’ordinanza di cattura – ha aggiunto -. Noi quindi non potevamo procedere, avevamo le mani legate“. A quanto riferito da Fugatti, la Provincia di Trento ha poi costantemente segnalato la pericolosità dell’esemplare a Ispra, fino al 2022. “Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato nel luglio del 2021 abbiamo chiesto a Ispra la cattura con risposta che Jj4 non è pericoloso – ha raccontato ancora il governatore in una conferenza stampa in cui ha mostrato tutta la documentazione -. Successivamente sono accaduti altri episodi e nell’agosto 2022 abbiamo ritenuto nuovamente di prendere provvedimenti sull’orsa. Il 21 ottobre Ispra ci ha risposto che ‘non appaiono i presupposti per l’abbattimento’“.

Dopo Jj4 sarà la volta di Mj5, orso maschio da 340 chilogrammi, stazza che potrebbe andare in corso alla problematica di non riuscire a entrare nelle trappole a tubo dislocate sul territorio. La Provincia Autonoma di Trento resta poi in attesa per provvedimenti nei confronti dell’orso M62 che non ha mai attaccato l’uomo ma è considerata confidente: in questi giorni è stata segnalata la presenza dove ci sono alberi da ciliegio.

Orso Marsincano

È Jj4 l’orsa responsabile dell’aggressione al runner in Trentino. Al via operazioni cattura

Sono in corso le ricerche dell’orsa ‘Jj4’ che, in base agli accertamenti genetici, è stata ritenuta responsabile dell’aggressione e della morte del runner Andrea Papi, avvenuta mercoledì scorso in Trentino. Da quando è stato reso noto il nome in codice dell’animale, la forestale trentina ha intensificato le operazioni di monitoraggio su tutta l’area intorno al monte Peller: un’attività non facile perché, seppur ‘Jj4’ abbia il radiocollare essendo un’orsa nota, la zona è quasi completamente senza copertura. L’orsa JJ4 ha 17 anni ed è figlia di Joze e Jurka, catturati in Slovenia e rilasciati in Trentino fra il 2000 e 2001, nell’ambito del progetto Life Ursus per la reintroduzione degli esemplari sulle Alpi. Il plantigrado era già stata responsabile di un’aggressione in Val di Rabbi nel 2020, ma all’epoca non fu abbattuta: l’ordinanza di cattura dell’allora giunta provinciale di Trento venne annullata dal Tar. Jj4 venne dotata di radiocollare, che tuttavia al momento è scarico e non trasmette più i dati relativi ai suoi spostamenti. Intanto la Val di Sole, in Trentino, è in lutto oggi per l’ultimo saluto al 26enne.

Per la cattura potrebbero essere utilizzate le trappole a tubo ma, in caso di emergenza, si possono usare anche lacci o fucile spara-siringhe. Per l’abbattimento, per cui c’è l’ordinanza del presidente della Provincia Maurizio Fugatti, si parla di un’operazione “che deve essere fatta in sicurezza, rispettando le procedure previste”. La Lega antivivisezione chiede però che l’orsa non sia abbattuta ma portata in un luogo sicuro. La Lav intende depositare un “ricorso al Tar per impedire l’abbattimento”. Anche l’Organizzazione internazionale protezione animali chiede che, invece di ricorrere alla cattura e all’abbattimento, si trovi una soluzione alternativa “per un esemplare che forse voleva solo difendere i suoi cuccioli”. “I piccoli di orso rimangono accanto alla mamma da uno a due anni, quindi non si può escludere che JJ4 sia andata all’attacco sulla base del suo istinto di madre”, scrive l’Oipa in una nota.

Su eventuali carenze nella gestione degli orsi in Trentino, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha precisato che “c’è un tavolo tecnico con la Provincia di Trento, l’Ispra e il ministero. Bisogna, però, ricordare – continua Pichetto – che per quanto riguarda le ordinanze c’è il Testo unico di pubblica sicurezza e la competenza è della Provincia di Trento“. Anche sull’ipotesi di trasferire gli orsi, spiega: “Stiamo aspettando le valutazioni tecniche, scientifiche anche in merito a come comportarci. Aspettiamo il risultato“. Per quel che concerne l’importanza di coniugare la tutela della natura con la formazione delle forze dell’ordine, il ministro dice: “È fondamentale. Viviamo un periodo storico in cui ci stiamo rendendo conto tutti, dagli adulti ai più giovani, della necessità di tutelare l’equilibrio, la biodiversità in tutto il mondo. Peraltro – sottolinea -, quando parliamo di equilibrio, biodiversità, natura non dobbiamo tenere i confini degli Stati, quelli amministrativi: la valutazione è complessiva. È una sfida che ha il mondo intero e, naturalmente noi, come Europa, prima ancora che come Italia, abbiamo il dovere di ricercare l’equilibrio, di cercare di essere coscienti di ciò che è necessario per la convivenza civile, di ciò che è necessario economicamente, ma anche di quanto bisogna impegnarsi per preservare quello che è il patrimonio naturalistico che abbiamo”, prosegue Pichetto. Che alla domanda se servano pene più severe per i bracconieri, risponde: “C’è già una normativa, va applicata”.

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Provincia Trento

L’autopsia conferma: runner trentino ucciso da un orso. Fugatti firma l’ordinanza per l’abbattimento

Il 26enne Andrea Papi, il runner trovato morto nei boschi di Caldes, in Trentino, è stato ucciso da un orso. A confermarlo sono i primi rilievi autoptici. E’ la prima volta che accade una cosa del genere in Italia. I soccorritori, allertati dalla famiglia, avevano trovato il suo corpo in un burrone mercoledì sera, con profonde ferite sul collo, sulle braccia e sullo stomaco, alcune delle quali chiaramente causate da un grande carnivoro. Il test del Dna dovrebbe consentire di identificare l’animale nei prossimi giorni. Per questo, il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha annunciato di avere firmato un’ordinanza per l’abbattimento dell’orso. Durante la sua ricerca, “eventuali esemplari indiziati e catturati potranno essere custoditi in cattività in attesa della conferma genetica“. “Ad oggi – ha aggiunto Fugatti in conferenza stampa – i casi di orsi problematici sul territorio sono tre. Nei prossimi giorni verrà fatta una richiesta di abbattimento di questi tre esemplari“. Secondo Fugatti è “eccessivo il numero di esemplari presenti sul territorio rispetto alla sostenibilità del progetto Life Ursus e rispetto alla convivenza fra uomo e animale“, attualmente sono un centinaio rispetto ai 50 previsti e quindi “il progetto è in sovrannumero rispetto alle originarie intenzioni e occorre riportarlo nel più breve tempo possibile alle originarie previsioni“. “Ho informato il ministro Pichetto che questo progetto non è più sostenibile sul nostro territorio con questi numeri. La settimana prossima ho appuntamento con lui per parlare della riduzione del progetto Life Ursus sul nostro territorio, se vogliamo che possa andare avanti“, ha aggiunto.

Grazie al successo del progetto ‘Life Ursus’ per la reintroduzione degli orsi nella provincia autonoma del Trentino tra il 1996 e il 2004, sono stati contati 69 esemplari sul territorio entro il 2021. E mentre alcuni residenti chiedono l’identificazione e l’abbattimento dell’animale responsabile della morte del giovane jogger, Annamaria Procacci, dell’Associazione Nazionale Protezione Animali (Enpa), denuncia la mancanza di azioni preventive da parte delle autorità. “L’uomo non è l’obiettivo della predazione dell’orso, che al contrario è un animale particolarmente timoroso che si tiene a distanza“, ha ricordato l’ex deputata ecologista all’Afp, deplorando il fatto che non si faccia alcuno sforzo per “scoraggiare l’accesso alle aree in cui si trovano le madri e i loro cuccioli“.

Pur opponendosi all’abbattimento sistematico degli orsi coinvolti in attacchi non mortali agli escursionisti, il Wwf afferma invece che l’orso responsabile della morte del corridore dovrebbe essere “rimosso”. “L’eliminazione di questo individuo riduce il rischio di ulteriori incidenti simili e migliora l’accettazione sociale della popolazione nei confronti dell’orso“, spiega l’associazione in un comunicato. Di tutt’altro parere l’Oipa, che invita alla calma e a non ricorrere “alla barbarie dell’occhio per occhio, dente per dente”.

Photo credits: Provincia autonoma di Trento

Orsa morta in Trentino, l’esperto Ispra: “Convivenza uomo-animale è possibile”

Fa discutere la morte dell’orsa F43, deceduta la scorsa notte in val di Ledro in Trentino durante la fase di cattura svolta dalla Provincia autonoma di Trento. L’animale, nato nel 2018 e già controllato da un radio collare, ha perso la vita durante la sostituzione dell’attrezzatura che serviva per monitorare i suoi spostamenti. Dai primi accertamenti dell’equipe veterinaria è emerso che l’animale è deceduto a seguito della posizione assunta nella trappola a forma di tubo nel momento in cui l’anestetico ha fatto effetto.

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha già annunciato un’immediata richiesta di accesso agli atti per conoscere nel dettaglio quanto effettuato e accaduto. “Ci chiediamo ancora una volta – dichiara la delegata dell’Oipa di Trento, Ornella Dorigatti -, come sia possibile gestire così la presenza degli orsi, come sia possibile continuare a far morire animali selvatici in operazioni che richiedono competenza e accuratezza. La Provincia autonoma di Trento è ancora ben lontana dall’attuare una seria azione di prevenzione e una seria progettazione di azioni volte a una serena convivenza con la fauna selvatica. La procedura di cattura degli orsi mette a repentaglio la loro vita e ci chiediamo perché ci si ostini nel perseguitare questi meravigliosi animali“. “La necessità di monitorare in modo intensivo soggetti problematici e di cercare di modificarne il comportamentohanno invece riferito dalla Provincia di Trento – può comportare incidenti come quello occorso, dati i rischi intrinseci in operazioni delicate, condotte spesso in contesti e condizioni ambientali non facili“.

Ma la convivenza, nello stesso habitat, di uomini e animali, è possibile? Ne è convinto Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento fauna dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) raggiunto da GEA. “Quello verificatosi in Trentino – spiega – è un tipo di criticità legato all’abituazione di questi animali. Cioè gli orsi stanno imparando sempre di più a stare vicino agli uomini, perché qui trovano fonti di cibo accessibili. Questo cambiamento delle abitudini degli animali rappresenta delle criticità per l’uomo, perché ad esempio gli orsi entrano sempre di più nei centri abitati, ma anche per gli animali stessi. Occorre quindi prevenire in loro comportamenti di confidenza e agire per modificarli“.

Per Genovesi è dunque importante “evitare che gli animali abbiano accesso a fonti di cibo umano realizzando ad esempio cassonetti a prova di orso o regolamentando il compost. Inoltre bisogna evitare assolutamente di dare loro da mangiare e intervenire per mettere in sicurezza gli apiari con recinzioni elettriche, dal momento che gli orsi sono ghiotti di miele. Nonostante gli sforzi fatti finora, gli animali nel tempo hanno manifestato sempre più vicinanza all’uomo, quindi bisogna proseguire con l’impegno a modificare i loro comportamenti“. È per questo infatti che nei territori in cui vivono, gli orsi più ‘affezionati’ all’uomo vengono catturati e dotati di radio collare. In questo modo si registrano i loro movimenti e si può intervenire tempestivamente per prendere provvedimenti.

Nel caso di F43, prosegue Genovesi, si tratta di “una femmina nata nel 2018, parente di altri orsi che avevano un comportamento di confidenza con l’uomo. Per questo nel 2021 le è stato applicato un radio collare. La corretta gestione di questi animali infatti richiede un radio marcaggio e un’anestesia. Come ogni anestesia, si pensi ad esempio all’uomo, questa rappresenta sempre un margine di rischio in animali selvatici. I protocolli sono sempre più consolidati, ma la morte in anestesia è un evento che si può verificare. È comunque anomalo e per questo andrà indagato“.

Infine un piccolo vademecum nel caso in cui ci si dovesse imbattere in un orso durante una passeggiata in montagna. “Mi è capitato un paio di settimane fa in Abruzzo – conclude Genovesi -, è un evento fortunato e bellissimo; l’importante è non farsi prendere dal panico e non cercare di avvicinare l’animale. Bisogna tenersi a debita distanza e se l’orso è vicino, allontanarsi con calma non dandogli mai le spalle, parlando a voce alta per fargli avvertire la nostra presenza. Ma in generale sono animali pacifici e inoffensivi che possono benissimo condividere gli stessi spazi vissuti dall’uomo“.

Orso polare

Il futuro degli orsi polari dell’Artico dipende da noi

Il cambiamento climatico sta mettendo in serio pericolo gli orsi polari dell’Artico. Negli ultimi 50 anni, infatti, il ghiaccio marino in Artico, ovvero quella parte di mare ghiacciato su cui l’animale abitualmente vive e caccia, “nel periodo estivo è diminuito del 40%. Inoltre è aumentata la frequenza di episodi estremi di aumenti di temperatura come avvenuto questo maggio, in cui si è passati da -20°C a + 13°C in un mese“. A lanciare l’allarme è Marco Casula, tecnico dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) di Venezia e station leader della base artica Dirigibile Italia del Cnr, attualmente a Ny-Alesund, centro internazionale di ricerca nelle Isole Svalbard a circa 1000 km dal Polo Nord.

In quest’area al momento si contano circa 3000 orsi e di questi almeno 800 vivono sulle isole. “L’orso polare – dice Casula – è un animale attivo tutto l’anno, molto intelligente, silenzioso ed astuto, estremamente adattato all’ambiente in cui vive: ad esempio la sua pelliccia è formata da singoli peli trasparenti e vuoti, che nel loro insieme risultano bianchi perché al loro interno disperdono e riflettono la luce visibile“.

Nonostante riesca a cacciare e a nutrirsi di renne, uova e tutto ciò che riesce a trovare, l’orso fa sempre più fatica a reperire le foche, ovvero l’alimento base della sua dieta caratterizzata da una carne grassa, in grado di fornirgli le giuste energie per sopravvivere in salute nelle varie stagioni. “Il timore – spiega Casula – è che questa difficoltà possa mettere a rischio questo animale maestoso, all’apice della rete alimentare, un tempo il padrone indiscusso dell’Artico“.

La causa di questa fragilità, che rende l’orso polare così vulnerabile, è stata nei decenni passati una caccia sconsiderata da parte dell’uomo ma oggi è soprattutto il cambiamento climatico a metterlo in serio pericolo.

Proprio a Ny-Alesund, grazie a diversi strumenti e sensori montati su una torre alta 35 metri, i ricercatori del Cnr hanno registrato un aumento della temperatura media annua in Artico di circa 3 gradi centigradi in soli 10 anni. L’Artico, spiega Casula,è vittima di quello che stiamo facendo a livello globale, e quello che succede in Artico a sua volta ha un impatto anche sul clima di tutto il pianeta“. Già, perché “le correnti atmosferiche e oceaniche connettono questa regione polare con altre zone della terra, con un potenziale effetto sulle stagioni come le abbiamo conosciute finora“.

Per tutti questi motivi, spiega il ricercatore, “dobbiamo impegnarci tutti per ridurre le nostre emissioni di gas climalteranti. Con le nostre scelte possiamo fare molto, perché la transizione verso un sistema più sostenibile sia il più veloce possibile. Ricordarcelo è ancora più importante in questi giorni in cui i giovani dei Fridays for future si stanno riunendo a Torino, è soprattutto da loro, dalle nuove generazioni, che attendiamo l’impegno e l’energia per guardare con fiducia al nostro futuro“.

E proprio di clima di parlerà a Torino il 26 luglio nel corso della conferenza ‘8 anni per fermare la crisi climatica’, che vede coinvolti, tra gli altri, il direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse (Cnr-Igg) Antonello Provenzale ed Elisa Palazzi, ricercatrice associata dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Cnr-Isac). L’evento, in programma dalle 17.30 presso l’aula magna del Campus Einaudi, è moderato dal fondatore di Torino Respira Roberto Mezzalama: partecipano attivisti, esperti, e ha lo scopo di aumentare la sensibilizzazione verso l’intera cittadinanza sul fronte del contrasto all’emergenza climatica.

(Photo credits: Ekaterina ANISIMOVA / AFP)

orso

L’orso Juan Carrito è tornato in libertà nel Parco della Maiella

L’orso Juan Carrito è tornato in libertà. L’animale è stato trasportato oggi dall’area faunistica di Palena sul massiccio della Maiella, attraverso un’operazione svolta dal personale del Parco Nazionale della Maiella in collaborazione con il Raggruppamento Aeromobili Carabinieri, il Reparto Carabinieri Parco Nazionale Maiella, e con il Reparto Carabinieri Biodiversità di Pescara. Il ritorno dell’orso in natura rappresenta la seconda fase dell’intervento di emergenza, eseguito dal Parco Nazionale della Maiella a supporto della Regione Abruzzo, che era iniziato con la cattura di Juan Carrito a Roccaraso e il suo temporaneo trasferimento in area faunistica in attesa di un miglioramento delle condizioni meteorologiche che, finora, avevano impedito l’attuazione della traslocazione sulla Maiella.

Durante il periodo trascorso in area faunistica l’orso Juan Carrito non ha avuto contatti con l’uomo e si è alimentato esclusivamente di cibi di origine naturale ma, al contrario di quanto riportato da molti organi di stampa e da fonti ufficiali di altri enti, allo stato attuale non è stato effettuato nessun percorso di ‘rieducazione’. In questa fase, infatti, come riportato chiaramente nel precedente comunicato ufficiale del Parco Nazionale della Maiella, la permanenza temporanea in area faunistica era mirata al solo allontanamento urgente dell’orso da Roccaraso in attesa, appunto, di poter effettuare la traslocazione in Maiella.

L’obiettivo dell’intervento di traslocazione è stato discusso nell’ambito di specifiche riunioni di coordinamento tecnico-istituzionale, richiesto dall’ente competente, Regione Abruzzo, e autorizzato dal Ministero per la Transizione Ecologica (Mite) su parere favorevole di Ispra, è quello di allontanare l’orso dalle aree antropizzate che frequentava per tentare di indurlo a vivere lontano dai paesi e dal cibo di provenienza antropica. La presenza di Juan Carrito nei centri abitati, infatti, non era più tollerabile soprattutto perché l’animale si alimentava ormai da troppo tempo quasi esclusivamente di rifiuti, un comportamento che, oltre a creare situazioni potenzialmente pericolose e di conflitto con le persone, danneggiava l’orso stesso mettendo a repentaglio la sua salute. È difficile prevedere cosa farà l’orso Juan Carrito nelle prossime settimane e nei prossimi mesi poiché sono molte le variabili che influenzano l’esito di operazioni complesse come le traslocazioni e, purtroppo, il ritorno dell’orso all’interno di centri abitati è un’eventualità che potrebbe verificarsi anche nel breve termine. Per questo motivo Il Parco Nazionale della Maiella ha già predisposto un piano di intervento nel quale sono proposte ulteriori attività, anche sperimentali, mirate a tenere l’orso lontano dai paesi e a tentare tutto quanto possibile per eliminare o quanto meno ridurre la sua dipendenza dal cibo di origine antropica.

Il Parco Nazionale della Maiella – spiega Luciano Di Martino, Direttore del Parco – sta operando con estrema professionalità supportando le operazioni di gestione della complessa situazione creatasi a Roccaraso sia attraverso azioni concrete, sia attraverso proposte di possibili attività da sperimentare, tra le quali il già citato percorso di ‘rieducazione’, per agire sul comportamento dell’orso, che tuttavia non è ancora iniziato, e anzi deve essere ancora espressamente autorizzato”.

Naturalmente – aggiunge Lucio Zazzara, Presidente del Parco – gli interventi da mettere effettivamente in campo saranno stabiliti attraverso interlocuzioni tra tutti gli enti coinvolti e, comunque, sempre sottoposti ad autorizzazione da parte del MITE. Il Ministero è stato aggiornato sull’esito delle nostre attività e sulla nostra volontà di fare tutto quanto sia nelle nostre possibilità e nella compatibilità delle valutazioni scientifiche del caso, per garantire a Juan Carrito una vita ‘da orso’ in natura.”

Proprio il coordinamento tra Enti, la ricerca e l’applicazione di metodi sperimentali e la consapevolezza che la dipendenza dal cibo di origine antropica sia un fenomeno deleterio per l’orso sono i tre punti cardine della strategia di intervento nella quale si incastrano le attività portate avanti e proposte dal Parco Nazionale della Maiella, anche nell’ambito del Progetto Life internazionale ARCPROM del quale il Parco è partner congiuntamente al Wwf Italia con cui sono in corso diverse collaborazioni, con la finalità ultima di permettere a questo animale di continuare a vivere in libertà nei territori montuosi a cui appartiene.