OVS sceglie la svolta green con il cotone 100% Made in Italy

Non è detto che la moda sostenibile sia solo per certe tasche. La casa italiana più accessibile, OVS, si muove in direzione green da anni.

Dal 2021, il 100% del suo cotone è organico, riciclato o coltivato secondo i Better Cotton Standard. La filiera di produzione è già monitorata con l’adesione dei fornitori alla piattaforma Higg di Sustainable Apparel Coalition, i materiali sono scelti e processati a ridotto impatto ambientale e seguendo i nuovi obiettivi di decarbonizzazione, approvati da Science Based Targets initiative e incentrati su una ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 del 46% entro il 2030 (già diminuiti dell’85% dal 2017 al 2019). Ora l’azienda fa un passo in più e punta alla produzione di un filato interamente nazionale.

Lo fa in partnership con l’azienda Santiva, di Pollina, in provincia di Palermo, che ha riscoperto le tecniche agricole diffuse un tempo nel territorio, dando nuovo impulso alla coltura di un cotone a fibra lunga di altissima qualità e a ridotto consumo d’acqua.

Ma quanto cotone utilizza OVS per i suoi capi? Tanto, tantissimo, il 70% del totale dei materiali che li compongono. Oggi i più grandi produttori di cotone sono in India, Cina e Stati Uniti, ma non è sempre stato così: negli anni 50 veniva coltivato estensivamente anche in Italia. E con le tecniche dell’agricoltura organica, evitando il ricorso a fertilizzanti e pesticidi chimici, attingendo esclusivamente a piccoli bacini per l’irrigazione delle piante nei mesi più caldi, le pratiche di Santiva riescono a proteggere il suolo, diminuiscono il consumo d’acqua e rispettano la biodiversità. Non solo. Nella catena vengono coinvolgi giovani agricoltori, grande occasione di crescita per l’economia locale. Le piante di cotone acquistate da OVS sono state seminate lo scorso 22 aprile, in concomitanza con la Giornata Mondiale della Terra. La raccolta sarà tra settembre e novembre 2022, a mano, per preservare la qualità delle fibre e ridurre al minimo l’impatto produttivo. Serviranno per produrre, a partire dalla primavera/estate 2023, circa 30mila capi. E se la sperimentazione funzionerà, l’azienda non esclude di “aumentare significativamente i volumi”, anticipa Simone Colombo, Head of Corporate Sustainability di OVS Spa.

Gucci

Sostenibilità fashion, all’Italia la medaglia d’argento

Tra le tante medaglie sportive vinte dal nostro Paese nel corso del 2021, arriva un “secondo posto” di tutto rispetto anche da un settore in cui, da sempre, è considerato l’emblema: il mondo del fashion. Secondo il Circular Fashion Index 2022 di Kearney, infatti, l’Italia risulta essere il secondo Paese sostenibile tra i principali produttori in ambito moda.

LA RICERCA DI KEARNEY

Kearney, società di consulenza che valuta gli sforzi dei brand per estendere il ciclo di vita dei prodotti, ha preso in considerazione 150 marchi globali in rappresentanza di 20 Paesi e sei categorie: sport e outdoor, biancheria intima e lingerie, lusso, lusso conveniente, mercato di massa e fast fashion. Le performance di circolarità delle aziende sono state valutate su sette dimensioni, coprendo sia il mercato primario, come la vendita di nuovi prodotti ai clienti (valutando la quota di tessuti riciclati, il peso della circolarità nella comunicazione, il livello di dettaglio delle istruzioni di lavaggio e la disponibilità di servizi di riparazione) che quello secondario (ovvero la vendita di seconda mano, i servizi di noleggio e di raccolta di indumenti usati). Successivamente, sono stati combinati questi punteggi per averne uno complessivo tra 1 e 10 (1 rappresenta il punteggio più basso e 10 il più alto).
I risultati non sono incoraggianti: solo il 7 % dei brand utilizza materiali riciclati in misura credibile; il 54 % utilizza materiali riciclati solo per alcuni articoli selezionati, ma il 39 % non utilizza materiali riciclati di nessun tipo. Riguardo alla comunicazione sulla cura del prodotto, solo il 46% dei brand fornisce questi dettagli – ma in modo approssimativo – alla clientela, mentre il 44% non lo fa per niente. E anche se la promozione della circolarità è tra le misure più facili da implementare, il 44 % dei marchi non la promuove affatto, e il 40 % si accontenta di dare la quantità minima di istruzioni richieste dalla legge.

GUCCI e OVS SUL PODIO

Da Italiani possiamo essere orgogliosi: nel settore del lusso, il podio va alla maison fiorentina Gucci, ma nella Top 10 della classifica generale c’è anche Ovs, che si posiziona al quinto posto: l’azienda è passata dal 65% di tessuti riciclati della collezione 2020 a un’ambizione del 90% entro il 2025, con maggiori istruzioni per la cura dei capi, servizio di riparazione disponibile in alcuni negozi e donazioni di abiti usati in beneficenza. La Francia, con i suoi 22 marchi, resta fuori dalle prime posizioni ma raggiunge il punteggio più alto nel Circular Fashion Index 2022 (3.65 punti), seguita da Italia a 2.95 (come gli Stati Uniti) e Germania a 2.63. Sul podio della classifica generale restano invece Patagonia, The North Face e Levi’s. Difficile spostare questi colossi, che si contendono da anni le prime tre posizioni.