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Via libera Ue al tetto gas per Spagna e Portogallo

‘Sì’ di Bruxelles a un tetto al prezzo del gas naturale usato per la produzione di energia nelle centrali elettriche. Ma solo per Spagna e Portogallo. È arrivato mercoledì 8 giugno in serata il via libera definitivo della Commissione europea al ‘cap’ proposto da Madrid e Lisbona per ridurre i prezzi all’ingrosso dell’elettricità nel mercato della penisola iberica, affrontando così il rincaro energetico trainato anche dalla guerra in Ucraina (la Russia è il primo fornitore di energia all’UE).

La misura sarà provvisoria e durerà fino al 31 maggio 2023. Nello specifico, il tetto è fissato a 40 euro per megawattora durante i primi sei mesi dall’entrata in vigore e aumenterà di 5 euro al mese per arrivare a 70 euro a partire dal dodicesimo mese. In linea con gli aiuti di stato dell’UE, entrambi i regimi hanno un valore complessivo di 8,4 miliardi di euro (6,3 miliardi di euro per la Spagna e 2,1 miliardi di euro per il Portogallo) e serviranno per ridurre i prezzi all’ingrosso dell’elettricità nel mercato iberico abbassando i costi di input delle centrali elettriche alimentate a combustibili fossili.

Il sostegno, spiega la nota, assumerà la forma di un contributo diretto ai produttori di energia elettrica (in sostanza alle centrali elettriche a gas e carbone) per finanziare parte dei loro costi. “Anche se il nostro obiettivo finale è ridurre l’impatto sui prezzi dell’energia per i consumatori”, ci spiega un funzionario dell’Ue. “La misura temporanea consentirà a Spagna e Portogallo di abbassare i prezzi dell’elettricità per i consumatori che sono stati duramente colpiti dall’aumento dei prezzi dovuto all’invasione russa dell’Ucraina”, ha spiegato la vicepresidente responsabile per la concorrenza, Margrethe Vestager. La misura eccezionale sarà finanziata in parte dal cosiddetto ‘reddito di congestione‘ (vale a dire il reddito ottenuto dal Gestore del sistema di trasmissione spagnolo a seguito degli scambi transfrontalieri di energia elettrica tra Francia e Spagna), e in parte da una tassa che sarà imposta dai due governi agli acquirenti che beneficiano della misura.

Il periodo di tempo di un anno, spiegano ancora fonti, dovrà essere usato dai governi (soprattutto quello di Madrid) per “adottare altre misure che siano in grado di abbassare i prezzi”, ad esempio la revisione della tariffa regolamentata. Al Vertice europeo del 24 e 25 marzo i premier di Spagna, Pedro Sánchez, e Portogallo, António Costa, erano riusciti a ‘strappare’ agli altri capi di stato e governo il via libera informale alla possibilità di un “trattamento speciale” nel mercato energetico dell’UE per aiutarli a combattere l’impennata dei prezzi dell’energia. La ragione è che la penisola iberica ha una situazione molto particolare a livello energetico, gode di “pochissime interconnessioni” con il mercato centrale dell’Ue e un alto carico di energie rinnovabili. Per questo Bruxelles ha acconsentito a lavorare bilateralmente con i due governi per riconoscere la cosiddetta ‘eccezione iberica’, trovando un accordo di principio lo scorso 26 aprile.

Energia: Italia, Spagna, Portogallo e Grecia fanno pressing su Ue

Tetto ai prezzi, stoccaggi comuni e sganciamento del prezzo del gas dal mercato dell’energia elettrica. Su questi punti chiave Italia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno trovato l’intesa da portare al prossimo Consiglio europeo che dovrà affrontare la questione della dipendenza dal gas russo ma soprattutto i rincari che preoccupano i 27 leader europei. Il vertice a Villa Madama tra Mario Draghi, il premier spagnolo Pedro Sanchez e i capi del governo portoghese Antonio Costa e greco Kyriakiros Mitsotakis, ha registrato una convergenza importante ancorata all’idea che “una gestione comune del mercato dell’energia conviene a tutti” come ha spiegato il premier italiano, che ha sottolineato l’importanza del coordinamento tra i quattro Paesi in vista del summit a Bruxelles. Secondo Draghi “stoccaggi comuni consentono di proteggerci a vicenda in caso di shock isolati. Acquisti comuni ci permettono di avere un peso negoziale migliore nei confronti dei fornitori”.

Una staffetta mediterranea che appare solida, “abbiamo idee simili ma ora dobbiamo convincere anche gli altri Paesi”, con la consapevolezza che quella dell’energia è “una sfida urgente che deve essere affrontata con la stessa determinazione con cui abbiamo dato risposte all’aggressione dell’Ucraina”. Sfida che per il presidente del Consiglio “va oltre l’emergenza della guerra” e deve essere affrontata “al più presto con misure comuni”, e mantenendo immutato “il nostro impegno verso la transizione verde, che si rivela oggi un obiettivo non solo ambientale, ma anche strategico”. Le soluzioni anticipate nella comunicazione della Commissione con il pacchetto RePowerEU nell’ultimo vertice informale, sono un buon punto di partenza ma per Draghi “ora occorre più coraggio”.

Tutti d’accordo nel fare presto, con il primo ministro portoghese Antonio Costa che avverte però l’urgenza di “decisioni concrete ed immediatamente applicabili” e “non un altro Consiglio in cui rinviamo o formuliamo indirizzi”. Emerge la preoccupazione comune che la questione dell’energia sia cruciale con i prezzi che stanno condizionando produzioni vitali e rallentando la ripresa post Covid. È il leader greco Mitsotakis a mettere l’accento sui “pericoli dell’inflazione” e su uno scatto di un’azione comune da parte dell’Europa, perché “nessuno può affrontare da solo una sfida del genere” e anche per arginare nuovi focolai di populismo. “Risposte comuni e non 27 diverse”, insiste anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, per il quale da subito bisogna prendere la strada della diversificazione delle fonti per garantire la sicurezza delle forniture in Europa, per “correggere le debolezze e la sua vulnerabilità nel mercato energetico”.

Sul fronte interno intanto il governo varerà questa sera un nuovo decreto. Si tratta di misure per fronteggiare il caro energia che non comporteranno nuovo debito con scostamento di bilancio, come ha escluso il presidente del Consiglio Mario Draghi. Nel testo dovrebbero essere confermati i tagli alle bollette per i redditi più bassi, le rateizzazioni e i ristori con crediti d’imposta per le imprese energivore. Sul fronte dei carburanti scatterà l’Accisa mobile, la cui riduzione di circa 15 centesimi sul prezzo alla pompa viene agganciata al maggior gettito dell’Iva. Le misure che avranno avere una durata di tre mesi.