
Ripulire l’Europa dai PFAS costerebbe tra i 95 e i 2mila miliardi di euro in 20 anni
Ripulire l’acqua e il suolo europeo dagli ‘inquinanti eterni’ (PFAS) costerebbe almeno 95 miliardi di euro in 20 anni nelle condizioni più favorevoli, e il conto potrebbe raggiungere i 2.000 miliardi di euro, secondo un sondaggio di diversi media coordinato da Le Monde. La fascia alta “è molto probabilmente la più realistica”, scrive Le Monde, sulla base di ricerche universitarie e di un’indagine condotta dal consorzio mediatico Forever Lobbying Project su queste sostanze per- e polifluoroalchiliche. Inoltre, la stima “non include l’impatto dei PFAS sui nostri sistemi sanitari, né una miriade di esternalità negative troppo difficili da quantificare”, aggiunge il quotidiano. Si tratta del seguito di una vasta indagine pubblicata nel 2023, che ha rivelato “almeno 23.000 siti” nel continente inquinati da queste sostanze chimiche apprezzate per le loro proprietà antiaderenti, idrorepellenti o antimacchia.
Virtualmente indistruttibili, questi ‘inquinanti eterni’ comprendono più di 4.700 molecole e si accumulano nel tempo nell’aria, nel suolo, nei fiumi e persino nel corpo umano. Secondo gli studi iniziali, se esposti per un lungo periodo, possono avere effetti sulla fertilità o favorire alcuni tipi di cancro. Per quantificare i costi della bonifica, i media, in collaborazione con due ricercatori, hanno attinto alle “scarse informazioni scientifiche ed economiche disponibili” e ai “dati locali raccolti da pionieri del settore”. “Ciascuno degli scenari della nostra valutazione si basa su una serie di scelte conservative, il che significa che i costi sono quasi certamente sottostimati”, spiega in dettaglio lo studio. La fascia bassa – 4,8 miliardi di euro all’anno – corrisponde a “uno scenario irrealistico” con ipotesi “ultra-ottimistiche”: nessun nuovo inquinamento da PFAS “da domani”, bonifica limitata ai siti prioritari e agli inquinanti attualmente regolamentati – ignorando le nuove sostanze utilizzate dai “primi anni 2000”. Se l’inquinamento continuasse e si procedesse a una bonifica approfondita, “il conto salirebbe a 2.000 miliardi di euro in vent’anni”, ovvero 100 miliardi di euro all’anno, secondo Le Monde, soprattutto perché “la decontaminazione rappresenta un’immensa sfida tecnologica e logistica”.
Alcune tecniche avanzate di filtraggio dell’acqua, ad esempio, richiedono molta acqua ed energia. E gli inceneritori convenzionali non sono abbastanza potenti per distruggere i PFAS nei rifiuti domestici, sottolinea l’indagine. Viste le somme colossali in gioco, “limitare le emissioni di PFAS per fermare l’aumento della bolletta è essenziale”, conclude Le Monde. L’inchiesta, basata su “migliaia di documenti”, mette in luce anche una campagna dei produttori, descritta come “molestie alle autorità pubbliche da parte di un’armata di lobbisti”, per “annacquare o addirittura uccidere” una proposta di divieto dei PFAS a livello europeo.