Regionali, vincono Fontana in Lombardia e Rocca nel Lazio. E puntano (anche) sul green

Vittorie nette dei candidati di centrodestra alle elezioni regionali, ma affluenza in netto calo rispetto al 2018. Sono questi i dati che emergono dalle ultime consultazioni, che hanno visto Attilio Fontana guadagnarsi la riconferma in Lombardia con oltre il 54,67% delle preferenze (dati definitivi) e Francesco Rocca vincere la sfida con centrosinistra e Movimento 5 Stelle nel Lazio, con il 53,88% dei voti (dati non ancora definitivi).

In Lombardia, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno, l’esponente di centrodestra ha ottenuto 1.774.477 voti e 48 seggi. Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra si è fermato al 33,93% con 1.101.417 voti (23 seggi). Letizia Moratti, candidata del Terzo Polo, ha ottenuto 320.346 voti, cioè il 9,87% (7 seggi). Maria Ghidorzi di Unione Popolare, invece, l’1,53%, con 49.514 voti.

AFFLUENZA AI MINIMI STORICI. A suonare come un campanello d’allarme, però, sono i numeri relativi agli elettori che si sono recati alle urne: a livello nazionale sono il 40% degli aventi diritto, mentre 5 anni fa fu il 70,63. Andando nel dettaglio, è il Lazio a perdere maggiormente, con il 37,19 percento di elettori contro il 55,55 del 2018. Anche in Lombardia la riflessione è aperta, perché ai seggi è andato il 41,67% dei cittadini, mentre nella scorsa tornata fu il 73,11, oltre tre punti al di sopra del dato nazionale.

I PROGRAMMI PER L’AMBIENTE. Ora per i neo presidenti di Regione viene la parte ‘pratica’ del loro mandato: realizzare i programmi presentati in campagna elettorale. E sull’ambiente sono diversi gli obiettivi che si sono posti. A partire da Fontana, che avrà altri 5 anni a disposizione per realizzare il suo scopo: consolidare il ruolo della Lombardia nell’economia circolare con una raccolta differenziata, oggi al 73%, ma che conta di far arrivare “all’83% entro il 2030, con il 62% dei rifiuti urbani e l’85% dei rifiuti delle attività produttive che vengono avviati a recupero e la gran parte di questi effettivamente riciclati”. Inoltre, punta “da un lato alla produzione di energia pulita, con il fotovoltaico, scelto come tecnologia più adatta (e per questo obiettivo dovrà raddoppiare la capacità di produzione), dall’altro saranno le riduzioni di consumi, tramite una forte azione di efficientamento energetico”. Non solo, perché Fontana vuole che la sua regione diventi “competitiva anche con l’idrogeno verde”. Terzo fattore “il contenimento del consumo di suolo da cui dipende anche la sostenibilità alimentare, lo sviluppo del settore agricolo e l’assorbimento di Co2”.

Il governatore del Lazio, Francesco Rocca, invece, promette che “la transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione”. Nel suo programma ritiene “fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti”, anche tornando “a investire sulla raccolta differenziata spinta”, perché oggi i dati vedono la regione al 18esimo posto, “un disastro”. Inoltre, con un cambio di paradigma: “È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione”. Ora che ha vinto le elezioni, dovrà tenere fede alla promessa: un “Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio”. Il suo intento è “utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e, categoricamente, col paesaggio marino”. Rocca sarà chiamato anche a mettere in sicurezza le coste laziali “una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione”, istituendo “una Cabina del Mare” con tutti i soggetti interessati. Per usare una frase molto in voga nel lessico politica, ora che le luci della campagna elettorale sono spente e le urne chiuse, è tempo di passare dalle parole ai fatti.

Regionali, affluenza al 29,7%: mai così bassa. I candidati puntano sul green

Seconda giornata al voto per Lombardia e Lazio, dove circa 15 milioni di cittadini sono chiamati a scegliere il proprio presidente di Regione per i prossimi cinque anni. Nei 1882 Comuni al voto, l’affluenza è crollata. Alle 23 di ieri sera (ultimo dato disponibile), era complessivamente al 29,7%, più bassa in Lazio (26,28%) e leggermente più alta in Lombardia (31,78%), a fronte del 70,63% della precedente tornata elettorale, nel 2018. I seggi chiuderanno alle 15.

GEA ha analizzato le parti green dei programmi elettorali dei candidati alle presidenze delle due Regioni. Che sono, per la Lombardia, il governatore uscente Attilio Fontana, sostenuto dalla coalizione di centrodestra, il candidato del centrosinistra (appoggiato anche dal M5S), Pierfrancesco Majorino, l’outsider, Letizia Moratti, che corre per il Terzo polo (Azione e Italia viva), e Mara Ghidorzi (Unione popolare). Nel Lazio, invece, la sfida è tra l’attuale assessore alla Sanità, Alessio D’Amato (Pd, Terzo polo, Alleanza verdi sinistra, Demos, +Europa e Psi), l’ex presidente della Croce rossa italiana, Francesco Rocca (Fratelli d’Italia, Lega, FI, Udc e Noi moderati), Donatella Bianchi (Movimento 5 Stelle) e Sonia Pecorilli (Pci).

LOMBARDIA – Fontana propone di consolidare il ruolo della Regione nell’economia circolare con una raccolta differenziata (oggi al 73%) che conta di far arrivare “all’83% entro il 2030, con il 62% dei rifiuti urbani e l’85% dei rifiuti delle attività produttive che vengono avviati a recupero e la gran parte di questi effettivamente riciclati”. Inoltre, punta “da un lato alla produzione di energia pulita, con il fotovoltaico, scelto come tecnologia più adatta (e per questo obiettivo dovrà raddoppiare la capacità di produzione), dall’altro saranno le riduzioni di consumi, tramite una forte azione di efficientamento energetico. Inoltre, dobbiamo diventare competitivi anche con l’idrogeno verde”. Terzo fattore “il contenimento del consumo di suolo da cui dipende anche la sostenibilità alimentare, lo sviluppo del settore agricolo e l’assorbimento di Co2”.

Majorino, invece, si pone l’obiettivo di “riqualificare 4mila abitazioni all’anno, portando così il tasso di edifici riqualificati in linea con gli obiettivi europei, adottando misure che puntano a ridurre le bollette e i costi energetici alle famiglie, al contempo creando nuovo lavoro, stabile e locale”, perché “la transizione energetica ed ecologica deve essere portata in primo luogo nelle case gestite da Aler”. Non solo, visto che il candidato di centrosinistra e M5S vuole “ripensare anche a una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili e sostenere le comunità energetiche promosse dai Comuni, favorendo in particolare quelle che affrontano il problema della povertà energetica”. Sulle infrastrutture, poi, “deve essere rilanciato il rapporto con Rfi per la revisione della rete infrastrutturale regionale e si dovrà imprimere un’accelerazione rispetto ai cantieri finanziati attraverso Pnrr”.

Anche Letizia Moratti, che è stata sindaca di Milano dal 2006 al 2011, oltre che vicepresidente e assessora al Welfare della giunta Fontana dal gennaio 2021 al novembre 2022, ha in programma “un’azione di accompagnamento e facilitazione per le Cer e centri di ricarica condivisi per il trasporto elettrico”. Ma anche un piano per la mobilità sostenibile, che a suo avviso “parte dalle rotaie e da un ritorno all’efficienza di Trenord, introducendo competizione e investendo nelle infrastrutture”. Per Moratti anche “la navigabilità dei fiumi può diventare un’importante alternativa al trasporto su gomma”.

LAZIO – Francesco Rocca è l’uomo su cui il centrodestra ripone le sue speranze di vittoria. Dalla sua ha la grande esperienza alla guida della Croce rossa italiana e per il Lazio promette che “la transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione”. Nel suo programma ritiene “fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti”, anche tornando “a investire sulla raccolta differenziata spinta”, perché oggi i dati vedono la regione al 18esimo posto, “un disastro”. Inoltre, con un cambio di paradigma: “È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione”. Se vincesse le elezioni, la sua giunta approverebbe “un Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio”. Il suo intento è “utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e, categoricamente, col paesaggio marino”. Rocca vuole anche mettere in sicurezza le coste laziali, “una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione”, istituendo “una Cabina del Mare” con tutti i soggetti interessati.

A sfidarlo c’è Alessio D’Amato, che corre con il centrosinistra. Uno dei cavalli di battaglia della parte green del suo programma è la creazione di “100 Comunità energetiche per 100 comuni”, utilizzano i fondi del Pnrr a disposizione. Assicura che porterà avanti “le due transizioni, digitale e verde” e vuole dare una risposta “alla crisi ambientale e ai fenomeni connessi, come la siccità”. In campagna elettorale ha annunciato di voler istituire un nuovo assessorato all’Economia del Mare, “che per la nostra regione è molto importante: per la pesca, il turismo e il commercio”.

A contendere la Presidenza c’è anche Donatella Bianchi, giornalista e conduttrice di programmi di successo, come ‘Lineablu’ (Rai1). La candidata M5S punta a fare del Lazio “la prima Regione ad aprire un canale parallelo a quello nazionale di incentivi alla ristrutturazione in chiave green” con il Superbonus regionale. E’ contraria al termovalorizzatore di Roma, perché “il futuro non è bruciare tonnellate di rifiuti o trasformare il Lazio nella pattumiera d’Europa”, ma un ciclo dei rifiuti che tenda verso “l’economia circolare riducendo il consumo di materie prime”. E sull’energia conferma il suo no al nucleare “non ideologico”, ma guardando “a numeri e fatti”: “Lasciamo ad altri il populismo su questo tema”.

Pierfrancesco Majorino - lombardia

Majorino: Lombardia green con il più grande piano per lavori verdi e rilancio comunità energetiche

Una Lombardia più ‘green’ per garantire salute e benessere ai cittadini. Investire in una transizione ecologica giusta per creare più posti di lavori, stabili e di qualità (circa 300mila nel 2030). E poi, efficientamento energetico nelle case popolari, superamento degli impianti di incenerimento più obsoleti per raggiungere l’obiettivo di ‘rifiuti zero’, razionalizzazione della gestione dei trasporti fluviali e dei laghi. Il tutto creando un assessorato ad hoc, dedicato all’ambiente, alla crisi climatica e alla transizione ecologica. Pierfrancesco Majorino ha le idee chiare su come vuole cambiare la regione se verrà eletto alla presidenza della Lombardia. Classe 1975, forte dell’esperienza prima nell’amministrazione comunale di Milano e poi a Bruxelles come parlamentare, si candida alle regionali del 12 e 13 febbraio per il centrosinistra (sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle). A GEA ha illustrato il suo programma ‘green’.

I prossimi 5 anni saranno decisivi per la transizione energetica ed ecologica. Nel suo programma ci sono 24 proposte sul tema: quali le più urgenti da attuare nei cosiddetti primi 100 giorni nel caso fosse eletto presidente di Regione Lombardia? Su cosa è necessario puntare?
È necessario puntare sul lancio di un programma di Green Industry che guarda alla creazione di 300.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. Sarà il più importante piano occupazionale per lavori verdi e di qualità mai realizzato in Italia. Perché la transizione energetica ed ecologica non sono un freno, ma al contrario un’autentica opportunità di sviluppo economico e occupazionale. La transizione energetica ed ecologica deve essere portata in primo luogo nelle case gestite da ALER. Aldilà dello scandalo dei 15.000 alloggi vuoti e non assegnati penso che l’edilizia popolare possa e debba essere un autentico volano per l’efficienza energetica e la drastica riduzione delle emissioni climalteranti. Intendiamo riqualificare 4000 abitazioni all’anno portando così il tasso di edifici riqualificati in linea con gli obiettivi europei, adottando misure che puntano a ridurre le bollette e i costi energetici alle famiglie, al contempo creando nuovo lavoro, stabile e locale.

L’aumento delle auto elettriche implica anche una trasformazione urbana e non solo di città e centri abitati. La Regione come può aiutare i Comuni?
Penso sia necessario un tavolo di concertazione. I territori devono essere ascoltati e accompagnati in questa transizione. Insieme si possono trovare le soluzioni più coerenti e migliori. I fondi europei per migliorare radicalmente l’offerta infrastrutturale necessaria e per farlo nel rispetto delle esigenze territoriali esistono, vanno usati al meglio. Anche in questo caso si tratta di un’enorme opportunità occupazionale che va però accompagnata con forti misure di formazione e riqualificazione delle competenze.

 Bollette alle stelle e imprese in difficoltà. Per usare meno gas ed abbassare i costi della luce servono più rinnovabili. La Regione, attraverso le commissioni Via-Vas, è determinante nelle autorizzazioni. Come si possono accelerare?
L’unica via è la sburocratizzazione, che intendo introdurre il più possibile. Ma credo sia importante ripensare anche a una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili e sostenere le comunità energetiche promosse dai Comuni, favorendo in particolare quelle che affrontano il problema della povertà energetica. L’impegno delle comunità energetiche permette infatti di avere sul territorio numerosi benefici sia dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale.

Capitolo infrastrutture: nell’ultimo decennio sono nate grandi arterie autostradali, tuttavia l’alta velocità per, ad esempio, Venezia, va a rilento… Serviranno più trasporti su ferrovia piuttosto che su strada?
Si. Deve essere rilanciato il rapporto con Rfi per la revisione della rete infrastrutturale regionale e si dovrà imprimere un’accelerazione rispetto ai cantieri finanziati attraverso Pnrr. Ove possibile, penso alla Brianza, è necessario estendere il percorso delle metropolitane. In alcune aree, in particolare al sud della Lombardia, è necessario uno sviluppo infrastrutturale che in questi anni è venuto a mancare. I collegamenti del trasporto pubblico locale su ferro dovranno essere potenziati, ma anche quelli su gomma (aiutando i comuni a dotarsi di mezzi a basse o zero emissioni) all’interno delle aree interne non raggiunte dalla ferrovia. In alcuni ambiti vi è una qualità di servizi per nulla all’altezza. Trenord sarà ribaltata nella sua gestione. Intendo introdurre la gratuità per gli under25 nel trasporto pubblico locale come anche a favore di chi si muove per motivi di cura. Nei confronti degli under25 ritengo questa una misura che vuole favorire la cultura del mezzo pubblico.

Il Po navigabile, i Navigli a Milano… secondo lei servono più investimenti per avviare progetti di trasporto fluviale?
Ad oggi è stata molto trascurata la mobilità dolce e la navigazione turistica. Non è stata posta un’attenzione particolare a questo comparto senza promuovere progetti di rilancio, lasciando soli gli enti locali nella gestione dei pochi investimenti fatti grazie all’utilizzo di risorse europee. Intendo promuovere una regionalizzazione della gestione del trasporto sui laghi lombardi. Il trasporto fluviale merita maggiore attenzione rispetto al passato.

Pnrr. Che progetti ha in mente? Le Regioni non sono protagoniste nella cosiddetta messa a terra, ma non crede che dovrebbero diventare protagoniste nella regia dei progetti?
Ho fortemente criticato la gestione da parte di Regione Lombardia a guida Fontana del PNRR. Sono occasioni fondamentali che non possiamo perdere e buttare nel cestino. Per questo intendo promuovere un super assessorato destinato al Pnrr e ai finanziamenti comunitari. Perché spesso ci dimentichiamo che a livello di Unione Europea vi sono fondi a cui possiamo attingere attraverso progettualità. Gli uffici di Regione Lombardia a Bruxelles ad oggi sono stati sottoutilizzati. Inconcepibile.

Sostenibilità. La manifattura lombarda è la prima in Europa. È possibile aiutare le imprese verso minori risparmi energetici e, allo stesso tempo, mantenere una leadership mondiale o europea?
Sì, intendo farlo trasformando l’Assessorato all’Ambiente in Assessorato all’Ambiente, Crisi Climatica e Transizione Ecologica con il mandato di rivedere tutte le pianificazioni di settore definendo obiettivi più stringenti di quelli attuali. Intendo promuovere una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili che orienti nuovi investimenti sul solare puntando sullo sfruttamento di spazi già antropizzati, cominciando dai tetti piatti (superfici commerciali e abitative) e incentivando la partecipazione dei privati seguendo l’esempio della Francia che ha messo l’obbligo di installazione di pensiline fotovoltaiche in tutti i parcheggi con più di 80 posti auto.

Secondo lei non c’è rischio deindustrializzazione?
Come già ho detto non vedo alcun rischio di deindustrializzazione dalla sostenibilità. Al contrario vedo solo nuove opportunità di crescita e sviluppo per le imprese esistenti e per altre innovative che possono nascere e svilupparsi anche attraverso il taglio per i primi 3 anni dell’IRAP che vogliamo introdurre.

Letizia Moratti: Comunità energetiche e più treni per una Lombardia sostenibile

Letizia Moratti, milanese, ha un curriculum lunghissimo: è stata presidente Rai, ministra dell’Istruzione, sindaca di Milano, presidente di Ubi Banca e vicepresidente della Regione Lombardia fino a pochi mesi fa nella giunta di Attilio Fontana. Ora si candida alla guida della Lombardia alle prossime elezioni regionali del 12-13 febbraio per il cosiddetto Terzo Polo (Azione e Italia Viva) più civiche. Nel suo programma propone, tra le altre cose, di “potenziare l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’agricoltura, per aumentare la produttività e ridurre le emissioni, con una migliore gestione della risorsa acqua, l’utilizzo dei residui di allevamento per la produzione di biogas e incentivi per gli allevamenti estensivi”. Ma anche di “intervenire su Trenord liberalizzando il servizio e adottare misure per colmare i gap infrastrutturali con le province meno collegate”, oltre che “avviare un programma per la piantumazione di alberi in aree urbane e periurbane” e “stimolare e incentivare l’apertura di impianti in grado di trattare i rifiuti e di recuperarli sia come materia che come energia”.

Presidente Moratti, i prossimi 5 anni saranno decisivi per la transizione energetica ed ecologica. Ha tre progetti se diventasse presidente della Regione Lombardia?
Voglio attivare un’azione di accompagnamento e di facilitazione per le Comunità Energetiche e centri di ricarica condivisi per il trasporto elettrico, inoltre ritengo necessaria una riorganizzazione di orari, luoghi e tempi dei servizi con l’ausilio del supporto digitale tanto per l’infomobilità, che per la domotica pubblica e il monitoraggio delle risorse pubbliche. La transizione energetica è un passaggio fondamentale, un obiettivo e un’occasione per modernizzare il nostro sistema, per renderlo più sostenibile e anche più resiliente: energeticamente indipendente. Non possiamo fallire. Le istituzioni devono farsi promotrici e aiutare tutte le realtà e cittadini in questo snodo fondamentale”.

L’aumento delle auto elettriche implica anche una trasformazione urbana e non solo di città e centri abitati. La Regione come può aiutare i Comuni?
Le competenze regionali possono intervenire nei processi di pianificazione urbanistica tenendo conto della relazione tra la allocazione di funzioni, gli orari e l’energia. Si dovrebbe intervenire anche per aiutare i comuni, soprattutto quelli più piccoli, a realizzare una rete di punti di distribuzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.

Bollette alle stelle e imprese in difficoltà. Per usare meno gas ed abbassare i costi della luce servono più rinnovabili. La Regione, attraverso le commissioni Via-Vas, è determinante nelle autorizzazioni. Come si possono accelerare?
Ci sono semplificazioni normative, da coordinare con quelle già approvate dal governo Draghi e ci sono azioni di accompagnamento e di informazione che la Regione può mettere in campo, sia per gli attori del sistema produttivo che per le amministrazioni comunali e i condomini. Occorre, inoltre, uno sforzo per rendere organi parte del Titolo Quinto della Costituzione, come la Città Metropolitana e le Province, pienamente in grado di prerogative e personale per il coordinamento di aree vaste e delle reti che le definiscono, per avere una burocrazia più snella. Inoltre un fattore determinante è la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione su cui il nostro Paese è in ritardo e per questo non deve farsi sfuggire l’occasione del Pnrr”.

Pnrr… Che progetti ha in mente? Le Regioni non sono protagoniste nella cosiddetta messa a terra, ma non crede che dovrebbero diventare protagoniste anche nella regia dei progetti?
Le Regioni possono intervenire sul piano della programmazione come su quello normativo e della attivazione di reti di condivisione, per creare una condizione amministrativa abilitante e con la verifica di Rendicontazione, l’accountability europea. Sicuramente la Regione deve essere vicina ai comuni, soprattutto i piccoli comuni che non hanno al loro interno le competenze tecniche necessarie per progettare e portare a buon fine importanti interventi”.

Capitolo infrastrutture: nell’ultimo decennio sono nate grandi arterie autostradali, tuttavia l’alta velocità per Venezia, ad esempio, va a rilento… Serviranno più trasporti su ferrovia piuttosto che su strada?
 “Il trasporto su rotaia ha un minore consumo di suolo, di energia e di incidentalità, nonché minori emissioni in atmosfera, a parità di persone/merci trasportate. È la scelta strategica che a metà anni ’90 portò la Regione Lombardia a progettare l’Alta Velocità integrata con il Servizio Ferroviario Regionale. La mobilità sostenibile parte dalle rotaie e da un ritorno all’efficienza di Trenord introducendo competizione e investendo nelle infrastrutture. Il supporto digitale per l’infomobilità e l’organizzazione degli orari dei servizi e degli uffici, nonché l’uso intelligente dello smart working, sono altri elementi, così come lo sviluppo del car sharing e bike sharing. Fra l’altro Milano è stata la prima città italiana, e una delle prime in Europa, a introdurre il bike sharing nel 2008, durante il mio mandato”.

Il Po navigabile, i Navigli a Milano… secondo lei servono più investimenti per avviare progetti di trasporto fluviale?
Occorre una progettazione delle reti d’acqua e delle loro connessioni con la stessa visione di regimazione delle acque, sia per la navigazione che per l’agricoltura, che ebbero i Cistercensi, Leonardo e gli ingegneri come Meda. La navigabilità dei fiumi può diventare un’importante alternativa al trasporto su gomma e aiutarci nel contrasto all’emergenza climatica. Per essere realmente efficaci i porti fluviali devono, però, connettersi al resto della rete. Penso ai porti di Cremona e di Mantova e alle loro potenzialità di diventare degli importanti snodi intermodali fluviale-ferroviario, per la regione”.

Sostenibilità. La manifattura lombarda è la prima in Europa. E’ possibile aiutare le imprese verso minori risparmi energetici e, allo stesso tempo, mantenere una leadership mondiale o europea? Secondo lei non c’è rischio deindustrializzazione?
La Lombardia con 10 milioni di abitanti è la seconda regione europea per popolazione alle spalle della regione di Parigi, Ile-de-France (12.3 milioni di abitanti), che però ha un Pil quasi doppio di quello lombardo. Il tessuto produttivo è sicuramente molto forte, però negli ultimi 10 anni, la Lombardia ha ottenuto una performance poco soddisfacente rispetto ai principali concorrenti europei. Tra le cause da annoverare, sicuramente, il basso livello di investimento nella ricerca e nell’innovazione, l’1,34% del pil, mentre le regioni leader viaggiano sopra il 3-4 %. Continuando di questo passo, il divario non solo non si restringe, ma si amplia e allora rischiamo sì un processo di deindustrializzazione. L’innovazione di processo e di prodotto sono componenti cruciali della capacità competitiva delle imprese. La questione energetica è una parte essenziale di una innovazione qualitativa. Qui la regione può intervenire anche sul piano della formazione per adeguare le competenze”.