Un anno di REPowerEu: il punto sul piano di indipendenza energetica

Diversificare i fornitori di gas, abbattere i consumi nelle case e nelle industrie ad alta intensità energetica e aumentare la capacità di energia rinnovabile nel mix dell’Unione. Nel pieno della guerra di Russia in Ucraina e nella crisi energetica che ne è scaturita, la Commissione europea presentava un anno fa, il 18 maggio 2022, il piano ‘REPowerEU’ per azzerare la dipendenza dai combustibili fossili russi, in particolare il gas, entro il 2027.

Nel piano, Bruxelles ha previsto obiettivi rafforzati per le rinnovabili e l’efficienza energetica, un nuovo target a 20 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030 (tra importazione e produzione interna) e un aumento del volume di biometano prodotto in Europa. Dopo neanche sette mesi dalla proposta della Commissione, i negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto a metà dicembre un accordo sul piano per dare modo agli Stati membri di aggiungere ai loro Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) – varati durante la ripresa economica dalla pandemia – un nuovo capitolo dedicato a centrare gli obiettivi di indipendenza energetica, aumentando ad esempio l’efficienza energetica negli edifici, investendo nelle infrastrutture energetiche critiche o aumentando la produzione di biometano sostenibile.

L’Unione europea importa gran parte del gas che utilizzano gli Stati membri, le importazioni superavano l’80% nel 2021, di cui praticamente oltre la metà in arrivo dalla Russia. Con l’invasione dell’Ucraina e l’impegno ad affrancarsi dai fossili russi (anche perché il Cremlino stesso ha tagliato le esportazioni all’Europa) le importazioni di gas dalla Russia sono state considerevolmente ridotte lo scorso anno, riduzione compensata principalmente grazie all’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl), soprattutto dagli Stati Uniti. Tra il taglio alle forniture dal Cremlino e l’impegno politico di REPower, le importazioni da Mosca si stanno comprimendo. Tra gennaio e novembre 2022 la Russia ha rappresentato poco meno di un quarto delle importazioni di gas nell’Ue (24,65% tra gas liquefatto e via gasdotto). Un altro quarto è giunto dalla Norvegia, l’11,6 % dall’Algeria.

Il grande nodo del piano REPower sono i finanziamenti. Presentandolo a maggio scorso, la Commissione europea ha parlato di un piano di indipendenza energetica in cui le uniche risorse fresche in senso proprio saranno 20 miliardi di euro da finanziare per il 60% con risorse dal Fondo per l’innovazione (12 miliardi di euro) e per il 40% dall’anticipo delle quote del mercato del carbonio, il sistema Ets (8 miliardi), che oggi sono ferme nella riserva di stabilità del mercato. Altre risorse in sovvenzioni potrebbero arrivare dalla possibilità concessa ai governi (facoltativa) di dirottare fino a 17,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e fino a 5,4 miliardi di trasferimenti dalla Riserva di aggiustamento Brexit. Secondo le stime preliminari di Bruxelles, l’Italia potrebbe usufruire con certezza di 2,7 miliardi dalla quota dei 20 miliardi di euro di fondi aggiuntivi e per ora è l’unica cifra definita.

La Commissione Ue ha proposto infine di mettere a disposizione 225 miliardi di euro di prestiti non spesi dai governi dal Recovery Fund e redistribuirli tra tutti i Paesi che esprimono interesse a usarli, compresi quelli come anche l’Italia che hanno già speso tutta la loro quota di prestiti. La Commissione ha ricevuto richieste di usare questi prestiti non utilizzati per quasi 148 miliardi da 10 Stati membri. Questo significa in sostanza che dei 225 miliardi iniziali resterebbero a disposizione circa 77 miliardi di prestiti inutilizzati per i Paesi come l’Italia che hanno esaurito la loro quota, anche se la Commissione precisa in un documento di sintesi visto da GEA che la cifra esatta sarà conosciuta solo alla fine di agosto. Il governo Meloni ha comunicato a Bruxelles l’interesse a riscuotere nuovi prestiti aggiuntivi per finanziare REPower, ma finora non ha fatto sapere di quante risorse vuole usufruire e non ha presentato il capitolo aggiuntivo.

Quanto ai Pnrr rivisti, i governi dovevano presentare la richiesta di capitolo aggiuntivo preferibilmente entro il 30 aprile 2023 (ma con una scadenza legale entro il 31 agosto 2023). Ad oggi, Finlandia, Lussemburgo, Estonia, Francia, Germania, Slovacchia e Malta hanno ripresentato alla Commissione i loro Pnrr rivisti, ma solo Estonia, Francia, Slovacchia e Malta hanno incluso i capitoli REPowerEU. La Commissione ha adottato una valutazione positiva dei piani di Estonia, Lussemburgo, Finlandia e Germania. Il Consiglio ha approvato la valutazione dei piani lussemburghese, finlandese e tedesco.

Frans Timmermans

Ue valuta il rialzo per i target sulle energie rinnovabili al 2030

I target sulle energie rinnovabili proposti dalla Commissione Europea nel pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ potrebbero non essere abbastanza per contrastare la crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. Ne è ormai convinto l’Esecutivo europeo che a più riprese nelle scorse settimane, da quando l’invasione russa è iniziata lo scorso 24 febbraio, ha lasciato intendere che potrebbe fissare obiettivi più ambiziosi per la sua transizione verso le energie rinnovabili, mentre è alle prese con la necessità di ridurre le sue importazioni di petrolio e gas dalla Russia.

Target insufficienti”, li aveva definiti settimane fa la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, in audizione in commissione per l’Industria e l’energia dell’Europarlamento. Questa settimana, in visita in Egitto per rafforzare la partnership in vista della Cop27 di Sharm El-Sheikh che si terrà in autunno, anche il responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, ha fatto intendere che una revisione al rialzo ci sarà. Probabilmente già a maggio, quando la Commissione dovrà presentare i dettagli del suo piano ‘RepowerEu’ per liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili russi, di almeno due terzi delle importazioni di gas russo già quest’anno e totalmente entro il 2027. L’Ue complessivamente dipende per il 40% dal gas russo.

Neanche un anno fa, a luglio 2021, Bruxelles ha proposto nel quadro del suo pacchetto climatico ‘Fit for 55’ una revisione della direttiva sulle energie rinnovabili risalente al 2018 per portare l’obiettivo per il 2030 dall’attuale 32% di energie rinnovabili nel mix energetico dell’Ue, fino al 40%. Gli Stati membri dovranno aumentare i loro contributi nazionali per raggiungere collettivamente il nuovo obiettivo vincolante, principalmente attraverso i loro piani per l’energia e il clima (Pniec).

Se fino a questo momento ha fatto affidamento sul gas naturale come ‘ponte’ di transizione dal carbone alle rinnovabili per la produzione di energia, oggi le considerazioni devono essere diverse per portare gli Stati membri a ridurre la dipendenza dal gas. “Nelle prossime due settimane lavoreremo per l’iniziativa ‘Repower EU’, e come parte di ciò vogliamo accelerare la transizione energetica. Quindi, potremmo rivedere i nostri obiettivi”, ha spiegato Timmermans dal Cairo, precisando che la revisione significherebbe una “percentuale più alta di energia rinnovabile per il 2030”. Quanto alta non lo ha precisato, né ha chiarito se la Commissione intende presentare una proposta alternativa a quella fatta un anno fa.

C’è un’altra strada che l’Ue potrebbe percorrere rispetto a presentare una nuova proposta (allungando quindi i tempi). Dopo la proposta della Commissione, la revisione della direttiva passa in mano ai due co-legislatori europei – il Consiglio e l’Europarlamento – che possono proporre emendamenti alla proposta originaria. Il Parlamento Ue, come sempre l’istituzione più ambiziosa delle tre, è deciso a chiedere un aumento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico fino al 45% di energie rinnovabili entro il 2030. L’opzione della Commissione è quella di lasciare ‘carta bianca’ ai negoziati tra Consiglio e Parlamento in modo che il compromesso finale sia in linea con la richiesta più ambiziosa dell’Eurocamera.

Poco si sa dei dettagli del piano ‘Repower EU’ che dovrebbero essere presentati il 18 maggio, se non che la strategia Ue per l’indipendenza dal gas russo si baserà, principalmente, sulla diversificazione dei fornitori di gas, l’abbattimento dei consumi di energia e la spinta sulle rinnovabili, che quindi potrebbe portare con sé un obiettivo rivisto.