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Nel 2023 congestione rete elettrica Ue è costata 4,2 mld e ha frenato rinnovabili

Anni di attesa per ottenere il permesso di connessione alla rete stanno frenando la produzione di gigawatt di energia eolica in Europa. “Il sistema è intasato e sta bloccando centinaia di gigawatt di parchi eolici“, ha affermato Giles Dickson, amministratore delegato di WindEurope, alla Reuters. Attualmente ci sono oltre 500 GW di nuova capacità di energia eolica in attesa del via libera per connettersi alla rete in tutta Europa. La situazione è più difficile in Italia e nel Regno Unito, dove ci sono oltre 100 GW di capacità ciascuno in attesa del permesso per connettersi alla rete. Eppure la stessa rete soffre, secondo l’agenzia di regolamentazione energetica dell’Ue (Acer), la quale ribadisce in uno suo report “l’urgenza per i gestori dei sistemi di trasmissione (TSO) di rispettare il loro obbligo di rendere disponibile il 70% della capacità di trasmissione per il commercio transfrontaliero di elettricità entro la fine del 2025. L’urgenza è legata all’avvicinarsi della scadenza legale e ai ritardi con molti dei passaggi necessari per raggiungere la regola della capacità di trasmissione del 70% che è necessaria per raggiungere gli ambiziosi obiettivi politici stabiliti per la generazione di energia rinnovabile”. Però, “senza un’adozione significativa dei progressi sulla ‘regola del 70%’, tali ambizioni saranno difficili da realizzare”.

L’anno scorso, secondo il report, “il sistema elettrico dell’Ue si è trovato ad affrontare una crescente congestione, con un aumento del 14,5% delle esigenze di gestione delle congestioni nel 2023 e conseguenti ingenti costi di sistema. Nel 2023, i costi di gestione delle congestioni nella rete elettrica dell’UE superano i 4,2 miliardi di euro, di cui il 60% a carico del sistema tedesco“, evidenzia l’analisi. “Quasi il 60% di questo costo è stato sostenuto dalla Germania, che ha speso 2,53 miliardi di euro in azioni correttive che hanno coinvolto 30,5 Twh”. Questo per la rapida crescita “della quota di energia rinnovabile in Germania e la crescente capacità minima interzonale richiesta per essere disponibile per la negoziazione, combinate con la lenta espansione delle capacità della rete”. E così il volume totale degli interventi correttivi in ​​percentuale della domanda nazionale di elettricità è stato del 6,7% in Germania, al 5,4% in Spagna e a meno dell’1% negli altri paesi Ue. Nel dettaglio – ha aggiunto Acer – la ridistribuzione delle energie rinnovabili, esclusa l’idroelettrica, “ha raggiunto una quota record del 21%”. Oltre 12 TWh “sono stati ridotti a causa della congestione della rete, con conseguenti emissioni stimate di 4,2 milioni di tonnellate di CO2 in più”, ha sottolineato l’agenzia, spiegando come “sempre più spesso, la gestione delle congestioni nell’Ue comporta la riduzione della produzione di energia rinnovabile, mentre la produzione di energia basata su fonti fossili va a colmare il vuoto“.

L’espansione limitata della rete, unita alla rapida adozione di tecnologie per le energie rinnovabili, probabilmente aggraverà la congestione della rete in futuro. “Ciò – ha evidenziato l’agenzia – potrebbe compromettere gli sforzi per una maggiore integrazione del mercato dell’elettricità nell’Ue e quindi ritardare la transizione verso un sistema energetico che sia neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio ed efficiente dal punto di vista dei costi“. Ma “l‘ulteriore integrazione dei mercati europei è fondamentale per promuovere la flessibilità, consentendo all’energia rinnovabile di raggiungere la domanda in tutta la Ue e riducendo al contempo la volatilità dei prezzi. L’utilizzo delle reti attuali nella loro interezza e lo sviluppo di nuove infrastrutture saranno fattori chiave per l’integrazione del mercato“, ha concluso Acer.

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Zangrandi: “Per reti elettriche investire su flessibilità e cybersecurity”

Mancano pochi giorni alla presentazione del nuovo piano decennale che delineerà la strategia di Terna per la Rete elettrica nazionale. La data indicata dall’amministratore delegato, Stefano Donnarumma, è il 15 marzo, ma finora nulla è trapelato. Per capire quali potranno essere i punti cruciali GEA ha interpellato Roberto Zangrandi, segretario generale di Edso (European distribution system operators), che riunisce 35 principali operatori del sistema di distribuzione dell’energia elettrica, tra cui 2 associazioni nazionali, che cooperano per garantire l’affidabilità dell’approvvigionamento elettrico in Europa. “Il piano decennale di Terna dovrà essere coerente con quelli di tutti i player del suo campo, che si chiamano Tso, acronimo di Transmission system operator”. E dovrà “necessariamente rispecchiare le grandi direttive di sviluppo dell’energia, preferibilmente verde e digitalizzata, in Europa”. Dunque, “è un piano che avrà sicuramente come priorità privilegiare le energie da fonti rinnovabili e inserirsi nella grande rete integrata europea”.

Ci sono due grandi fattori che Zangrandi indica per ogni strategia a lungo termine. “Oggi un piano decennale deve adeguarsi all’altissima digitalizzazione della rete – spiega -. Questo vuol dire reti in grado di interloquire con piattaforme tecnologiche digitali che consentano un dialogo fra le reti stesse e in tempo reale, con l’utilizzo anche dell’intelligenza artificiale. In modo da poter gestire la massa di energia rinnovabile che arriva dalla delocalizzazione della produzione elettrica, ovvero il progressivo aumento dei pannelli fotovoltaici sui tetti, che costituiranno in futuro una partecipazione importante alla produzione di elettricità. Così come i campi eolici e i campi solari: produttori e consumatori allo stesso tempo”.

Parlare solo di digitalizzazione, però, “è allo stesso tempo semplice e anche semplicistico”, avvisa l’esperto. “Perché ci sono imponenti investimenti, tra quelli fatti e quelli da compiere, non solo per una società come Terna”. Anzi, sarà necessario “soprattutto per i distributori di energia elettrica”. E “questo vuol dire essere in grado di accogliere sulle reti la generazione distribuita di energia da fonti rinnovabili”. Le cifre alzano – e di molto – il livello della sfida. Perché “prevediamo che di qui al 2030 ci vorranno circa 425 miliardi di euro, a livello europeo (ma potrebbero essere anche di più), per avere reti di distribuzione in grado di gestire i flussi di energia che arrivano dal ‘basso’ della rete, cioè dai ‘consumatori attivi’ e dai campi eolici e solari di piccola e media taglia, che poi andranno in piattaforme tecnologiche e integrati nella rete”.

Per questo i Tso, come Terna, per restare in Italia, dovranno “essere così flessibili da essere in grado di mettere in rete forti quantità di energia rinnovabile quando sono a disposizione. Oltre, ovviamente, a dover “essere in grado di mettere in rete l’energia elettrica prodotta con mezzi tradizionali, quando queste fonti rinnovabili si troveranno in ‘bassa’”. Per far comprendere meglio, usa un esempio pratico: “La settimana scorsa in Germania non c’è stato sole né vento, quindi sono andati a carbone importando nucleare dalla Slovacchia, usando milioni di metri cubi di gas. Ecco perché quando nel Nord Europa c’è una giornata di cielo terso e sole battente sono tutti contenti”. Mentre in Paesi come l’Italia “ci sono giornate in cui potrebbe andare avanti solo a rinnovabile”.

La flessibilità delle reti, sia di bassa tensione che di alta, però “è possibile solo mettendo dei gran quattrini nella realizzazione delle smart grid”. La tecnologia, infatti, sta facendo passi da gigante. “Ci sono codici di rete, che regolano il traffico dell’energia elettrica un po’ come accade con il Codice della strada per i trasporti – sottolinea Zangrandi -. Sono linguaggi e procedure per permettere alle reti di interagire tra di loro”. Attualmente, dice ancora il segretario generale Edso, distributori e trasportatori, stanno lavorando a un Codice sulla flessibilità, “che permette di integrare le fonti rinnovabili e di gestire l’intermittenza, ovvero quello che è successo ad esempio in Germania”. Ma “più si digitalizza, più si è consapevoli della necessità di assicurare a queste reti una sicurezza estrema”. Per questo “stiamo realizzando, insieme con i trasportatori di energia elettrica, anche un codice per la cybersecurity”. Ecco perché “da osservatore esterno mi aspetto che i piani decennali dei trasmettitori europei abbiano già compreso affondo gli investimenti necessari per assicurare flessibilità e sicurezza cibernetica delle reti”. I rischi, infatti, esistono: “Lo abbiamo visto in Ucraina, con la rete che ogni tanto si ferma per gli attacchi e i tentativi di hackeraggio”.

Lo sviluppo della rete di Terna rientra anche in un altro progetto strategico, quello del governo Meloni, che lo ha denominato ‘Piano Mattei’. “Diciamo che non è sulla bocca di tutti in Europa, ma questo non è un giudizio”, risponde Zangrandi. Che ritiene “l’idea in sé è tutt’altro che bizzarra, anche se l’attuazione è sicuramente molto complessa, perché richiede uno sforzo aggiuntivo in termini di infrastrutture, sicuramente fattibile, ma che ha bisogno di una fluidità nel permitting, cioè nel processo di decisione politica, non è secondaria”. Alla mente gli riaffiorano i piani Desertec nel Sahara marocchino o “il sogno non implementato della ‘super rete’del Mediterraneo”, esempi non certamente forieri di grandi prospettive. Eppure quella di essere hub europeo dell’energia “è una possibile vocazione per l’Italia, che già è il terminale naturale di molte connessioni e potrebbe diventare ancora più un connettore non solo con gasdotti, ma anche con altre forme di energia”. L’importante, per Zangrandi, è tenere a mente sempre che “produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica richiedono una visione, strategica e industriale, ad almeno 25 anni”. Dunque, “cambiare visione ogni 5 anni non è produttivo per nessun sistema industriale: energetico, né tantomeno economico”.

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In California caldo e rete obsoleta: “Non caricate auto elettriche”

Non caricare le auto elettriche per non appesantire ulteriormente una rete che sta invecchiando e che è stata messa a dura prova da una temuta ondata di caldo. È l’indicazione che è stata fornita ai californiani, dopo che la scorsa settimana lo Stato ha annunciato di voler vietare la vendita di nuove auto a benzina a partire dal 2035. Intanto, però, il clima torrido sta mettendo sotto pressione la rete elettrica, già sottoposta a forti tensioni, soprattutto nelle ore più calde, quando i sistemi di condizionamento dell’aria – un must negli Stati Uniti – funzionano a pieno regime. Nei sobborghi di Los Angeles sono previste temperature fino a 44 gradi, mentre una cupola di calore si estende sull’ovest americano.

I consumatori sono invitati a ridurre l’uso di energia tra le 16 e le 21, quando il sistema è più energivoro, perché la domanda rimane alta e l’energia solare disponibile è minore“, ha dichiarato l’American Public Power Association, un’organizzazione che rappresenta i servizi di pubblica utilità. Le tre principali azioni consigliate sono: impostare il termostato a 25°C o più, evitare l’uso di grandi elettrodomestici e la ricarica di veicoli elettrici e spegnere le luci non necessarie. L’elettricità è una questione delicata per lo Stato, le cui infrastrutture sono obsolete. Le aziende elettriche chiedono regolarmente alle famiglie di limitare i consumi in determinate ore, quando i pannelli solari smettono di produrre elettricità mentre la domanda rimane alta a causa del caldo.

Ma l’invito a non caricare l’auto elettrica è stato ampiamente deriso sui social media, in un momento in cui lo Stato sta promuovendo questi veicoli. “La California ha appena reso obbligatori i veicoli elettrici e chiede ai residenti di non caricarli tra le 16 e le 21“, ha commentato su Twitter il senatore repubblicano Tom Cotton.

(Photo credits: Patrick T. FALLON / AFP)