Berlusconi accelera sul decreto aiuti per famiglie e imprese: “Va fatto oggi stesso”

Vi sono misure immediate, da prendere domani stesso, per scongiurare l’emergenza, e misure strutturali per evitare di ritrovarci in futuro in situazioni come questa”. Il caro bollette è la grande preoccupazione di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, l’uomo che riesce a tenere insieme Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Intervistato da Gea, il Cavaliere sostiene che la misura immediata, “che già da diversi giorni stiamo chiedendo al Governo“, sia un decreto che protegga le famiglie e le imprese da aumenti insostenibili. “Questo significa che lo Stato si dovrà far carico almeno di una quota importante degli aumenti del gas, o direttamente, con risorse proprie, oppure con la previsione di strumenti innovativi di finanziamento a favore dei distributori di energia”, aggiunge. A medio termine, invece, “bisognerà realizzare tutti quegli impianti che la sinistra ha reso impossibili in questi anni, con la sua politica dei ‘no’: i rigassificatori, i termovalorizzatori, le energie rinnovabili, spesso bloccate con la scusa del paesaggio. E bisognerà far ripartire la ricerca sul nucleare pulito, fin qui irresponsabilmente abbandonata. Eppure è la strada che l’Europa ci indica per il futuro”.

In un momento storico delicatissimo per l’Italia e per l’Europa, ma anche per il mondo intero, Berlusconi cerca una via d’uscita. Quella immediata e sostanzialmente indolore porta ai rigassificatori: “Un telegiornale ha ritrovato le immagini e il mio intervento all’inaugurazione del rigassificatore di Rovigo, il più grande tuttora in servizio. Tredici anni fa anni fa, lo voglio ripetere 13 anni fa, avevo sottolineato l’importanza per il nostro Paese di realizzare rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento dell’energia, per diminuire la nostra dipendenza da un solo Paese, la Russia. Il problema è che dopo il mio governo non si è fatto quasi nulla”, attacca. Ma quella resta la strada anche se “le conseguenze di un’ideologia ambientalista vecchia, miope, senza prospettive, imposta dalla sinistra”, rischiano di zavorrare la ripresa del Paese secondo il punto di vista del Cavaliere. “I Verdi in Italia, a differenza di altri paesi europei, sono semplicemente il ‘partito del no’. Le paure irrazionali ci hanno condotto a questa situazione”, il secondo atto di accusa.

Oltre che sulla crisi energetica è sulla transizione ecologica che si sta sviluppando buona parte della campagna elettorale. “Difendere l’ambiente è davvero importante, è una delle grandi scommesse per il futuro dell’umanità, ma bisogna capire che progresso, tecnologia e ambiente sono alleati, non avversari”, sottolinea Berlusconi. Non per caso “i Paesi tecnologicamente più avanzati sono anche quelli che hanno ottenuto risultati migliori nella difesa dell’ambiente. I grandi inquinatori nel mondo contemporaneo sono i paesi come la Cina e l’India, che per ottenere bassi costi si servono di tecnologie inadeguate”, aggiunge con non poca preoccupazione.

L’ambientalismo e il rispetto per la natura sono da sempre uno dei principi cardine del nostro movimento. Del resto mi piace ricordare che io, quando ho iniziato la mia carriera di costruttore, ho ideato città giardino, dove il verde era protagonista, che ancora oggi sono studiate come modello da architetti di tutto il mondo”, ricorda Berlusconi non senza un filo di malcelato orgoglio. Sono i progetti “astratti” quelli che considera pericolosi: “Quando parlo di idee astratte penso per esempio allo stop alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, votato purtroppo dal Parlamento Europeo. Questo è un esempio di quello che non si dovrebbe fare, perché da un lato non è realistico, dall’altro condanna a morte un settore importantissimo come l’industria automobilistica europea, che perde anche ogni incentivo ad investire in tecnologie meno inquinanti. L’effetto paradossale sarà quello di peggiorare, non di migliorare, la tutela ambientale”.

Manon Aubry

Aubry (Sinistra Ue): “Serve alternativa sociale e climatica a destra”

Le implicazioni delle elezioni italiane a livello europeo, il “pericolo” dell’estrema destra al governo e le priorità per affrontare la crisi energetica e climatica. L’eurodeputata francese e co-presidente del gruppo della Sinistra al Parlamento europeo, Manon Aubry, ha spiegato a GEA la sua prospettiva sul voto italiano del 25 settembre e cosa dovrebbe prevedere l’agenda del centro-sinistra per allinearsi alle aspettative delle forze progressiste a Bruxelles.

Cosa si aspetta dalle elezioni del 25 settembre?
“I sondaggi sembrano dire che vincerà la coalizione di destra/estrema destra e che il Partito Democratico non riuscirà a trovare una maggioranza dopo aver rifiutato di allearsi con i Cinque Stelle. Ma i sondaggi danno solo una tendenza e la campagna elettorale è appena iniziata”.

La preoccupa qualcosa in particolare?
“L’ascesa dei neofascisti e il potere accumulato dall’estrema destra in Italia. Se riuscissero a guidare un governo con la Lega e Berlusconi, sarebbe una cosa terribile per il popolo italiano”.

Cosa auspicherebbe per l’Italia?
“In questo contesto, abbiamo bisogno di un’alternativa forte alla destra, in grado di affrontare sia la crisi sociale sia quella climatica, di rispondere alle esigenze della gente, in particolare all’aumento dei prezzi, e di abbandonare le precedenti politiche liberali. Questa è anche l’unica risposta alle crescenti forze xenofobe”.

Quali sono i punti-chiave di un’agenda di sinistra?
“Le elezioni presidenziali e legislative francesi hanno dimostrato che la sinistra può accrescere il proprio sostegno popolare avendo una posizione politica chiara: allontanarsi dai dogmi neoliberisti e cambiare radicalmente il sistema economico. Hanno anche dimostrato che le agende femministe, antirazziste ed ecologiche devono essere al centro di una piattaforma di sinistra”.

Ed è soddisfatta dalle proposte elettorali del centro-sinistra italiano?
“Purtroppo il centro-sinistra italiano non ha imparato nessuna di queste lezioni. In passato ha approvato leggi a favore della precarizzazione del mercato del lavoro, innalzando l’età pensionabile (tra le più alte d’Europa). E temo che, in caso di vittoria, manterranno la stessa filosofia di liberismo economico, che li rende più vicini a Macron in Francia che alla nostra coalizione di sinistra Nupes”.

Per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia, c’è da temere un fallimento con un prossimo governo, qualunque esso sia?
“Penso che sia il Next Generation Eu a rischiare di fallire, soprattutto a causa delle sue condizionalità economiche. Ero ovviamente favorevole a garantire la solidarietà europea e ad aiutare finanziariamente gli Stati membri più a rischio durante la pandemia. Ma all’epoca avevamo avvertito che le condizioni di austerità avrebbero creato enormi problemi in futuro”.

Problemi che intravede ora?
“La situazione è ancora più grave oggi, con un’inflazione senza precedenti, un aumento delle disuguaglianze e la classe operaia che fatica a sbarcare il lunario. E la risposta sarebbe quella di tagliare la spesa pubblica, i servizi pubblici, lo Stato sociale? Dobbiamo fare l’esatto contrario: la nostra priorità dovrebbe essere quella di porre un tetto ai prezzi dell’energia, proteggere i beni essenziali dalle regole del mercato e tassare gli speculatori che stanno lucrando sulla crisi”.