
Vaticano chiede remissione debito ecologico: “Non è solidarietà ma giustizia riparatoria”
Nell’anno Santo, il mondo riparta dalla remissione del debito ecologico. Lo chiede il dicastero dello Sviluppo Umano Integrale, in una nota tematica in cinque lingue. Nel documento, il Vaticano spiega come il debito finanziario e quello ecologico siano due facce della stessa medaglia. Se sui Paesi in via di sviluppo grava un debito economico che ha radici lontane e che la pandemia ha acuito, questi soffrono anche le conseguenze più gravi della crisi climatica, pur non essendo tra i maggiori responsabili.
Sono le economie più industrializzate le principali artefici della crisi climatica. Sono storicamente state responsabili della quota maggiore di emissioni di gas serra e hanno costruito la propria prosperità anche attraverso lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali presenti nei territori dei Paesi in via di sviluppo, spesso a scapito delle comunità e degli ecosistemi locali. Uno squilibrio che ha portato molti a ritenere che i Paesi in via di sviluppo vantino, nei confronti dei Paesi più industrializzati, un vero e proprio credito ecologico, che dovrebbe almeno in parte compensare il debito finanziario da cui sono gravati.
Le zone del mondo ‘depredate’ sono infatti prive “delle risorse economiche e infrastrutturali necessarie per adattarsi o reagire”, cumulando così crisi economica e crisi ambientale, con inevitabili conseguenze sullo sviluppo umano della popolazione. In questa prospettiva, il condono del debito finanziario che grava sui Paesi più poveri non dovrebbe essere visto come un gesto di solidarietà e generosità, ma come un gesto di giustizia riparatoria. Non sarebbe un atto punitivo, ma un viatico alla costruzione di una “nuova alleanza tra i popoli”, osserva il dicastero, che abbia a cuore la giustizia sociale e la cura del creato. Sulla spinta del Giubileo della Speranza e “ispirata dalle parole di Papa Leone XIV, la Chiesa, fedele ai principi della Dottrina Sociale, rinnova il suo impegno pastorale per la giustizia ecologica, sociale e ambientale”, viene spiegato. Per questo il documento chiede alle Chiese particolari di favorire, nei diversi contesti sociali, una conversione ecologica integrale “personale e comunitaria”.
In molti Paesi, l’attenzione è “distratta” da questioni di grande rilievo che interrogano i modelli di crescita, le concentrazioni di ricchezza, le contraddizioni del diritto, suggerendo coraggiosi cambi di paradigma. Il paradigma dell’ecologia integrale impegna a un’applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa nei diversi contesti e nelle reali sfide cui le persone sono esposte a ogni latitudine. L’invito è a “consolidare legami di conoscenza e di cooperazione fra Chiese particolari del mondo, approfittando anche della facilità con cui le nuove tecnologie consentono incontri fra persone e gruppi”.