Meloni: “Su governace Ue passi avanti, ma insufficienti. Escludere le transizioni”

Zagabria, Europa. Forse di quella con la visione che Giorgia Meloni sente più vicina alla sua. Dalla Croazia, al termine dell’incontro bilaterale con il primo ministro della Repubblica croata, Andrej Plenković, la premier torna a lanciare messaggi alle istituzioni continentali, mentre la partita del negoziato sulla nuova governance è più o meno alla metà del tempo regolamentare. Parole decisamente chiare, quelle della presidente del Consiglio: “Mi pare che dei passi avanti si facciano, ma per per quello che riguarda l’Italia sono ancora insufficienti, quindi bisogna lavorare molto di più”.

Meloni spinge sul fatto che “il ritorno ai vecchi parametri, che scatterebbero molto presto, sarebbe esiziale per la nostra economia”. Tradotto, se dal 1 gennaio del prossimo anno si ritornasse ai vincoli pre-pandemia del Patto di stabilità e crescita, il tetto del 3% del rapporto tra Deficit e Pil difficilmente verrà raggiunto. Molto probabilmente, non solo dal nostro Paese. Ma questo Meloni non può saperlo, né può dirlo. Il capo del governo italiano si ‘limita’ a ricordare che “il tema delle nuove regole della governance è fondamentale per l’agenda strategica Ue”, perché “se pensiamo di poter rafforzare la nostra competitività, il nostro ruolo strategico senza adeguare le regole alle strategie che ci diamo, rischiamo di sembrare miopi”.

La premier ribadisce un concetto già espresso molte volte: “Siamo impegnati a portare avanti delle transizioni che sono scelte strategiche per rafforzare la competitività del continente: penso alla transizione verde e alla transizione digitale, così come, all’indomani dell’aggressione russa all’Ucraina, ci siamo resi conto del fatto che anche il tema difesa necessitava di un rafforzamento”. Ergo: “E’ evidente che gli investimenti fatti su queste materie devono essere presi in considerazione nel momento in cui si discute la governance, altrimenti è come se indicassimo una strategia e contemporaneamente la facessimo pagare alle nazioni virtuose nel realizzarla. Questo sarebbe miope”.

Intanto, a proposito di transizione energetica, dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica arrivano buone notizie. Perché c’è il via libera ad uno stanziamento di 502 milioni di euro per promuovere, nel triennio 2024-2026, la ricerca e lo sviluppo di tecnologie energetiche innovative a zero emissioni di carbonio. Questo è il target che si pone il decreto firmato dal ministro, Gilberto Pichetto, che fissa le linee di attività e le modalità attuative del programma internazionale ‘Mission Innovation‘ a cui l’Italia aderisce insieme ad altri 24 Paesi. “Il nostro impegno per sostenere la transizione energetica del Paese si rafforza ulteriormente con un consistente aumento di risorse pubbliche dedicate al sostegno della ricerca e dell’innovazione di tecnologie pulite per contenere le emissioni climalteranti”, commenta il responsabile del Mase. Che poi conclude: “Andiamo avanti su questa strada con convinzione e pragmatismo per arrivare con ancora maggiore determinazione al negoziato della Cop 28 di Dubai”.

transizione ecologica

Novità per transizioni ecologica e digitale: dal Cdm il piano per accelerare Pnrr

Il governo vara un nuovo piano per accelerare l’attuazione del Pnrr. Proprio nel giorno in cui Ursula von der Leyen annuncia il versamento della prima tranche di finanziamenti europei da 21 miliardi del Next Generation Eu, dal Cdm arrivano novità sostanziali e anche semplificazioni, che riguardano soprattutto le transizioni gemelle: ecologica e digitale. Al Mite viene istituito un Fondo per l’attuazione degli interventi del Pnrr pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024: un’iniezione di 15 milioni che risulteranno molto utili per la cosiddetta ‘messa a terra’ dei progetti. Inoltre, nasce il Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici, che avrà lo scopo di “migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili“. Lo Snps, “mediante l’applicazione dell’approccio integrato ‘one-health’ nella sua evoluzione ‘planetary health’ e tramite l’adeguata interazione con il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale, concorre al perseguimento degli obiettivi di prevenzione primaria correlati in particolare alla promozione della salute, alla prevenzione e al controllo dei rischi sanitari associati direttamente e indirettamente a determinanti ambientali e climatici, anche derivanti da cambiamenti socio-economici, valorizzando le esigenze di tutela delle comunità e delle persone vulnerabili o in situazioni di vulnerabilità, in coerenza con i principi di equità e prossimità“.

Il nuovo testo, poi, semplifica i progetti destinati alla realizzazione di opere e impianti di elettrificazione dei porti, che “sono da considerarsi di pubblica utilità, e caratterizzati da indifferibilità ed urgenza“. La copertura è destinata anche alle “opere e infrastrutture connesse, necessarie o comunque indispensabili alla costruzione, alla elettrificazione e all’esercizio degli impianti” che sono “finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal Pnrr e dal Pnc e dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell’Unione europea“. La misura prevede che, fatti salvi i provvedimenti di competenza del ministero dell’Interno in materia di prevenzione incendi, queste opere siano soggette ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione competente nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che costituisce, nel caso, variante allo strumento urbanistico.

Anche dal punto di vista fiscale cambiano alcune regole. Perché il consumo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde, anche qualora siano collegati attraverso una rete con obbligo di connessione di terzi, “non è soggetto al pagamento degli oneri generali afferenti al sistema elettrico“. In più, l’idrogeno verde “non rientra tra i prodotti energetici del Testo unico delle accise e non risulta sottoposto ad accisa“. Mentre per migliorare il controllo remoto e l’individuazione dell’estrazione illegale di acqua, per le concessioni di derivazioni per uso irriguo, viene “privilegiato” il sistema di digitalizzazione.

Ci sono novità anche per Enea, al quale viene affidato il monitoraggio degli interventi previsti da Ecobonus e Sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, compresa la valutazione del risparmio energetico conseguito, “in analogia a quanto già previsto in materia di detrazioni fiscali per la riqualificazione“. L’Agenzia elabora le informazioni e trasmette una relazione sui risultati al ministero della Transizione Ecologica, al ministero dell’Economia, alle Regioni e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, nell’ambito delle rispettive competenze territoriali. Cambia anche lo Statuto di Enea, che ora prevedrà l’istituzione della figura del direttore generale. Per quanto riguarda il tema sismico, il decreto sancisce che diventa “parte integrante del piano di gestione dei rifiuti il piano di gestione delle macerie e dei materiali derivanti dal crollo e dalla demolizione di edifici ed infrastrutture” a seguito di un terremoto.

Infine, per quanto riguarda la transizione digitale, nasce la società 3-I Spa per lo sviluppo, manutenzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore degli enti previdenziali delle pubbliche amministrazioni centrali. Sul Pnrr, dunque, il governo ingrana la quinta.