Mattarella: “Mettere al sicuro il Pianeta, le rinnovabili sono la nuova frontiera economica”

Grandi sfide, globali. È questo il termine utilizzato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno. Più breve del solito, in una location inedita – l’ala neoclassica del Palazzo del Quirinale – in piedi e con le dita delle mani che si toccano le punte in molti passaggi cruciali.
Come quello dedicato alle “difficoltà del governare”. Un richiamo che coinvolge tutti, perché “nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in diverse coalizioni parlamentari” e “quanto avvenuto le ha poste, tutte, in tempi diversi, di fronte alla necessità di misurarsi con le difficoltà del governare”. Per inciso, i temi sono tanti e Mattarella ne cita solo alcuni, chiamandoli appunto “fenomeni globali”, che già basterebbero da soli a far tremare le vene ai polsi: “Dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori”.

Il capo dello Stato è vicino ai suoi concittadini, lo ribadisce con tono deciso: “So bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno”.
Per questo lascia un messaggio che ognuno può fare proprio: “La sfida è progettare il domani con coraggio”. Perché “pensare di rigettare il cambiamento, di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore: è anche un’illusione”. Il cambiamento “va guidato, l’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita, ma non può essere rimossa”. In questo, dunque, assume un valore fondamentale “mettere al sicuro il Pianeta, e quindi il nostro futuro, il futuro dell’umanità”. E questo “significa affrontare anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica.

Infatti, l’energia è ciò che permette alle nostre società di vivere e progredire. Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per salute e ambiente, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici”.
Senza dimenticare che il Pianeta ha bisogno immediato di cure, attenzione e politiche rigorose ma improntate alla visione prospettica. “Non è un caso – dice – se su questi temi, e in particolare per l’affermazione di una nuova cultura ecologista, registriamo la mobilitazione e la partecipazione da parte di tanti giovani”.
Ancora una volta, dunque, anche nel primo discorso del suo secondo “inaspettato” mandato, Mattarella prende per mano gli italiani. Guardando sempre al domani “con uno sguardo nuovo” e “con gli occhi dei giovani”. Del futuro.

inquinamento

Ren21, è allarme: “Transizione verde? Storica occasione persa”

Una “storica occasione perduta” e nessuna transizione (ancora) in vista: la quota di energia rinnovabile nel consumo energetico globale è rimasta stagnante nel 2021, superata dal rimbalzo post-Covid dei combustibili fossili: è quanto emerge dal rapporto annuale della rete di esperti Ren21. Quest’anno di ripresa post-Covid ha visto livelli record di costruzione sia nel solare che nell’eolico. Ma le energie rinnovabili (Enr) sono state superate dalla ripresa di petrolio, gas e carbone e dall’aumento della domanda energetica complessiva. “La quota delle rinnovabili nel consumo energetico globale è rimasta stagnante nel 2021, nonostante le installazioni record di capacità rinnovabile“, conclude il rapporto.

In dieci anni, la loro quota sul totale è appena aumentata dall’8,7% del 2009 all’11,7% del 2019, includendo dighe e biocarburanti. Nel 2020, l’anno di Covid in cui la domanda di energia è eccezionalmente bassa, la percentuale sale al 12,6%. La cifra esatta per il 2021 non è ancora disponibile, ma non si prevede che corrisponda all’accelerazione necessaria per la transizione energetica.

La transizione globale verso l’energia pulita non sta avvenendo“, si legge nel rapporto, rendendo “altamente improbabile il raggiungimento dei principali obiettivi climatici in questo decennio“. L’anno scorso le emissioni di CO2 sono aumentate del 6%. Secondo gli esperti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc), il mondo ha tre anni di tempo per limitare le emissioni di gas serra e sperare in un futuro “vivibile, disintossicandosi dai combustibili fossili, i principali responsabili del riscaldamento globale.

Nel 2021, la nuova capacità di energia elettrica da fonti rinnovabili ha raggiunto i 316 gigawatt aggiunti (+17% rispetto al 2020), fornendo per la prima volta il 10% dell’energia mondiale. Ma questa impennata record non è stata sufficiente a soddisfare un aumento del 5% della domanda di elettricità, che ha dovuto essere soddisfatta dalle centrali elettriche a combustibile fossile. Per il riscaldamento, il raffreddamento e il riscaldamento, la quota rinnovabile rimane all’11,2% e nei trasporti al 3,7%, “una mancanza di progressi particolarmente preoccupante dato che questo settore assorbe un terzo dell’energia. Nonostante le promesse di una ripresa verde durante la pandemia, questa opportunità storica è stata persa“, e le risposte alla crisi energetica sono andate oltre, notano gli esperti.

In effetti, la principale misura adottata dagli Stati in risposta all’impennata dei prezzi degli idrocarburi è stata quella di aumentare il sostegno alla produzione e/o all’acquisto di gas o combustibili, sottolinea Ren21. “Dopo l’aumento dei prezzi e la crisi con la Russia, c’è stata una frenesia nella ricerca di combustibili fossili“, aggiunge il direttore esecutivo di Ren21, Rana Adib, “è un allarmante passo indietro“. Mentre “investire nelle rinnovabili ci sottrarrebbe al rischio di inflazione, con un’energia a prezzo fisso“, ha continuato, citando il caso dell’Australia, dove il Queensland, molto favorevole al carbone, registra prezzi dell’elettricità superiori del 30% rispetto a quelli del Sud, favorevole alle energie rinnovabili. “La transizione è possibile se investiamo nel risparmio energetico, nell’efficienza e nelle energie rinnovabili“, riassume Rana Adib. “E se non ci riusciamo ora, non so quando ci riusciremo“.

Di fronte al riscaldamento globale, “la transizione energetica è la nostra salvezza e le energie rinnovabili sono l’unica fonte di energia in grado di offrire a tutti i Paesi maggiore autonomia e sicurezza energetica“, sostiene Teresa Ribera, ministro spagnolo per la Transizione ecologica e vicepresidente di Ren21. Il rapporto rileva anche un boom di contratti diretti (noti come “PPA”) stipulati tra produttori e grandi acquirenti, in particolare grandi aziende: +24% in un anno.

(Photo credits: GREG BAKER / AFP)

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Italgas sempre più sostenibile: nel piano -34% emissioni al 2028

Nei prossimi anni, il Gruppo Italgas continuerà a giocare un ruolo di primo piano nel raggiungimento dei target climatici Ue attraverso iniziative di efficientamento energetico e di digitalizzazione e ottimizzazione del sistema di controllo. L’amministratore delegato Paolo Gallo – nel corso della presentazione del Piano Strategico 2022-2028 – ha dettato la linea relativa alle prospettive future del Gruppo: “In uno scenario europeo che ha nel REPowerEU la nuova stella polare per rafforzare la resilienza del sistema energetico e accelerare la transizione ecologica, Italgas può cogliere i frutti di una visione che aveva individuato nelle reti digitali, flessibili e intelligenti come principali abilitatori della decarbonizzazione dei consumi”.

Al fine di favorire il processo di decarbonizzazione, la società ha esteso al 2028 il target di riduzione dei consumi energetici netti rispetto al 2020, portandolo a -27% e ponendosi un nuovo target di -33% al 2030. Il raggiungimento di tali obiettivi contempla le iniziative sostenibili e di digitalizzazione e ottimizzazione del sistema di controllo. Inoltre, grazie al miglioramento della rete, all’azione capillare di ricerca delle dispersioni e alla pianificazione mirata degli investimenti, Italgas prevede di ridurre del 34% le emissioni climalteranti al 2028 e del 42% al 2030. Infine, tramite un’intensificazione dell’engagement con i propri fornitori, il Gruppo auspica a un calo delle emissioni di gas a effetto serra del 30% al 2028 e del 33% al 2030 rispetto al 2024.

Raddoppia anche l’impegno verso il business dell’efficienza energetica. Il nuovo Piano, infatti, assegna 340 milioni di euro allo sviluppo delle ESCO (interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica) del Gruppo. “Tramite questo investimento, quasi il doppio rispetto al precedente piano, intendiamo dar vita a uno dei principali player a livello nazionale, con focus su innovazione e digitalizzazione, contribuendo al consolidamento di un settore ancora molto frammentato”, ha garantito Gallo. L’innovazione si conferma, dunque, il principale driver di crescita di Italgas.

L’investimento complessivo, mirato anche e soprattutto all’innovazione, sarà pari a 8,6 miliardi di euro, un aumento di 0,7 miliardi di euro rispetto al precedente. “La quota più rilevante – ha puntualizzato l’ad Gallo – è ancora una volta destinata all’estensione, trasformazione digitale e repurposing del network di distribuzione al fine di creare per tempo le condizioni per un utilizzo diffuso dei nuovi gas, come biometano, idrogeno verde e metano sintetico, che presto dovremo accogliere nelle nostre reti in quantità crescenti”.

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In arrivo il sensore per il monitoraggio smart dei consumi

Una delle sfide per un’elettrificazione basata su reti elettriche intelligenti e fonti rinnovabili è la realizzazione di componenti e sistemi elettronici in grado di supportare in modo efficiente trasferimenti di energia e di informazione complessi e che possano essere usati, ad esempio, sui veicoli elettrici e nelle nostre case“. Così Aldo Romani, docente del Centro di ricerca sui sistemi elettronici per l’Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni ‘Ercole De Castro’ dell’Università di Bologna, responsabile scientifico locale del progetto europeo ‘Progressus‘. Proprio nel laboratorio di ricerca congiunto con STMicroelectronics è nato un nuovo sensore microelettronico di corrente in grado di ottenere tempi di risposta 20 volte più rapidi rispetto ai dispositivi oggi in commercio. Un dispositivo innovativo che potrebbe trovare applicazioni nei settori delle energie rinnovabili e delle auto elettriche, favorendo una maggiore efficienza energetica, e più in generale potrebbe promuovere il monitoraggio intelligente dei consumi di energia, incentivando il risparmio energetico, con una conseguente riduzione delle emissioni di gas serra. “Per affrontare la sfida della miniaturizzazione in questi ambiti è fondamentale sviluppare componenti elettronici per il trasferimento e il monitoraggio dell’energia operanti a frequenze di commutazione sempre maggiori, quindi più velocemente: in questo modo è possibile utilizzare componenti più piccoli e leggeri“, precisa Romani.

ELETTRICITÀ E MAGNETISMO

Lo sviluppo proposto dal laboratorio di ricerca UniBo-STMicroelectronics è quello sui sensori di corrente a effetto Hall, ovvero in grado di misurare correnti elettriche sfruttandone il magnetismo. Le nuove tecnologie richiedono che i sensori di corrente lavorino sempre più velocemente ed è proprio qua che entra in gioco l’innovazione introdotta dai ricercatori emiliani. “Invece di leggere la tensione che si sviluppa ai bordi del sensore a causa dell’effetto Hall, cerchiamo di annullare quella tensione, prelevando le cariche elettriche che si accumulano nel sensore ed andando a ‘contarle’: questo permette di eliminare gli effetti che rallentano il sistema e che sono legati alla presenza di accumuli di carica elettrica“, spiega Marco Crescentini, ricercatore dell’UniBo e responsabile dello sviluppo del nuovo sensore.

LE APPLICAZIONI POSSIBILI

Il nuovo dispositivo può trovare applicazioni importanti nei settori delle energie rinnovabili e dell’automotive, per lo sviluppo di sistemi per la conversione di energia sempre più efficienti ed intelligenti. Ma non solo: può essere utilizzato anche come sistema di sicurezza, perché la sua grande velocità permette di rilevare la presenza di correnti eccessive ed evitare in modo tempestivo seri danni ai circuiti elettrici. Inoltre, combinando il sensore con tecniche di machine learning è possibile realizzare un sistema collegato ad un singolo punto di ingresso di una rete elettrica (ad esempio il quadro principale di un’abitazione) in grado di rilevare i consumi dei vari carichi elettrici e distinguerli tra loro: un modo per creare sistemi di monitoraggio energetico sempre più semplici e meno costosi.

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L’Italia perde la leadership sul valore aggiunto agricolo. Vince la Francia

La Francia guida la produzione agricola in Europa, tallonata dall’Italia. Lo riferisce l’Istat nella relazione ‘Economia e legislazione agricola – Anno 2021’. Con 81,6 miliardi di euro (circa il 18,4% del totale dei 27 Paesi Ue) nel 2021 la Francia ha consolidato infatti la leadership della produzione agricola tra gli Stati membri, seguita da Italia (60 miliardi di euro e 13,5% del totale), Germania (59,4 miliardi di euro e 13,4% del totale) e Spagna (56,4 miliardi di euro, 12,7%); seguono Paesi Bassi (30,3 miliardi di euro, 6,8%) e Polonia (27,5 miliardi di euro e 6,2%). Tra i 27 Stati dell’Unione, 22 hanno registrato un andamento positivo del valore della produzione agricola nel 2021. Gli incrementi maggiori hanno interessato, tra i principali Paesi membri, Romania (+29,5%), Spagna (+7,8%), Paesi Bassi (+7,4%), Polonia (+7%), Francia (+6,9%), Italia (+5,6%) e Germania (+3,1%).

VALORE AGGIUNTO, L’ITALIA PERDE LA LEADERSHIP CHE DETENEVA DAL 2013

Il valore aggiunto agricolo si è attestato a 184 miliardi di euro per il complesso dell’Ue, segnando un incremento del 3,5% rispetto al 2020. “In tale contesto – riferisce l’istituto di statistica – va menzionato l’exploit della Francia (+12,7%) che, con 35,1 miliardi di euro, ha raggiunto il primo posto della classifica, scavalcando l’Italia. Pur avendo incrementato del 2,3% il proprio valore aggiunto agricolo, il nostro Paese si è fermato a 32,7 miliardi di euro perdendo una leadership che durava ininterrottamente dal 2013. Spagna (29,7 miliardi) e Germania (19,4 miliardi) figurano in terza e quarta posizione“.

Tra i maggiori produttori, solo la Romania è riuscita a superare la performance della Francia (+23,3%), mentre per gli altri principali Stati membri l’incremento del valore aggiunto è stato più contenuto (+3,8% per Spagna, +2,4% per Paesi Bassi, +2,3% per l’Italia) e in alcuni casi negativo (Polonia -17,8%, Germania -6,1%). Riguardo agli input agricoli dell’Ue (consumi intermedi), dopo la frenata del 2020 (-0,8% in valore), nel 2021 si è registrato un consistente incremento del valore dei costi (+9,8%), dovuto soprattutto al rincaro dei prodotti energetici e dei fertilizzanti. I prezzi (misurati in termini di prezzo base) hanno manifestato un generale consistente rialzo per il complesso dell’Ue27 (+7,4%). Gli aumenti più accentuati sono stati rilevati in Romania (+10,8%), Francia (+8,6%), Grecia (+7,9%), Paesi Bassi e Polonia (+7,8%) e Spagna (+7,6%).

L’indicatore di reddito agricolo – che misura la produttività del lavoro in agricoltura – è cresciuto dell’1,5% a livello Ue27 ma, tra i principali Stati membri, solo Romania (+28%) e Francia (+16,3%) hanno fatto registrare una crescita rilevante, mentre tutti gli altri sono risultati in negativo (Polonia -18,9%, Germania -10,8%, Spagna -5,2%, Grecia -3,3%, Paesi Bassi -2,8% e Italia -1,6%).

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LA RESILIENZA DELL’AGRICOLTURA EUROPEA

Secondo l’Istat, nel 2020 l’economia agricola europea ha dimostrato, nel complesso, una notevole capacità di resilienza di fronte alle difficoltà legate alla crisi sanitaria e le ripercussioni sono risultate contenute. Inoltre nel 2021, in base alle prime stime, il valore della produzione del comparto agricolo ha fatto registrare segnali di ripresa per l’insieme dei Paesi Ue27 rispetto all’anno precedente. A livello quantitativo, i comparti in maggiore sofferenza sono stati quello vinicolo (-13,4%) e quello frutticolo (-4,9%), mentre hanno segnato un notevole recupero la produzione di olio d’oliva (+13,3%), le coltivazioni industriali (+5,8%) e quelle cerealicole (+5,6%). In termini di valore, olio d’oliva, cereali e piante industriali sono state le coltivazioni più redditizie (rispettivamente +43,1%, +34,5% e +30,4%). “Decisivo nel 2021 – conclude l’Istat – è stato il ruolo giocato dall’andamento dei prezzi alla produzione che, spinti essenzialmente dal robusto aumento dei costi degli input intermedi, sono risultati in generale sensibile aumento per tutte le tipologie di produzioni, con un picco raggiunto da olio d’oliva, cereali e piante industriali. Anche il comparto zootecnico ha fatto registrare sensibili aumenti dei prezzi alla produzione, ad eccezione di quelli delle carni suine“.

produzione agricola

transizione ecologica

Novità per transizioni ecologica e digitale: dal Cdm il piano per accelerare Pnrr

Il governo vara un nuovo piano per accelerare l’attuazione del Pnrr. Proprio nel giorno in cui Ursula von der Leyen annuncia il versamento della prima tranche di finanziamenti europei da 21 miliardi del Next Generation Eu, dal Cdm arrivano novità sostanziali e anche semplificazioni, che riguardano soprattutto le transizioni gemelle: ecologica e digitale. Al Mite viene istituito un Fondo per l’attuazione degli interventi del Pnrr pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024: un’iniezione di 15 milioni che risulteranno molto utili per la cosiddetta ‘messa a terra’ dei progetti. Inoltre, nasce il Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici, che avrà lo scopo di “migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili“. Lo Snps, “mediante l’applicazione dell’approccio integrato ‘one-health’ nella sua evoluzione ‘planetary health’ e tramite l’adeguata interazione con il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale, concorre al perseguimento degli obiettivi di prevenzione primaria correlati in particolare alla promozione della salute, alla prevenzione e al controllo dei rischi sanitari associati direttamente e indirettamente a determinanti ambientali e climatici, anche derivanti da cambiamenti socio-economici, valorizzando le esigenze di tutela delle comunità e delle persone vulnerabili o in situazioni di vulnerabilità, in coerenza con i principi di equità e prossimità“.

Il nuovo testo, poi, semplifica i progetti destinati alla realizzazione di opere e impianti di elettrificazione dei porti, che “sono da considerarsi di pubblica utilità, e caratterizzati da indifferibilità ed urgenza“. La copertura è destinata anche alle “opere e infrastrutture connesse, necessarie o comunque indispensabili alla costruzione, alla elettrificazione e all’esercizio degli impianti” che sono “finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal Pnrr e dal Pnc e dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell’Unione europea“. La misura prevede che, fatti salvi i provvedimenti di competenza del ministero dell’Interno in materia di prevenzione incendi, queste opere siano soggette ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione competente nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che costituisce, nel caso, variante allo strumento urbanistico.

Anche dal punto di vista fiscale cambiano alcune regole. Perché il consumo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde, anche qualora siano collegati attraverso una rete con obbligo di connessione di terzi, “non è soggetto al pagamento degli oneri generali afferenti al sistema elettrico“. In più, l’idrogeno verde “non rientra tra i prodotti energetici del Testo unico delle accise e non risulta sottoposto ad accisa“. Mentre per migliorare il controllo remoto e l’individuazione dell’estrazione illegale di acqua, per le concessioni di derivazioni per uso irriguo, viene “privilegiato” il sistema di digitalizzazione.

Ci sono novità anche per Enea, al quale viene affidato il monitoraggio degli interventi previsti da Ecobonus e Sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, compresa la valutazione del risparmio energetico conseguito, “in analogia a quanto già previsto in materia di detrazioni fiscali per la riqualificazione“. L’Agenzia elabora le informazioni e trasmette una relazione sui risultati al ministero della Transizione Ecologica, al ministero dell’Economia, alle Regioni e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, nell’ambito delle rispettive competenze territoriali. Cambia anche lo Statuto di Enea, che ora prevedrà l’istituzione della figura del direttore generale. Per quanto riguarda il tema sismico, il decreto sancisce che diventa “parte integrante del piano di gestione dei rifiuti il piano di gestione delle macerie e dei materiali derivanti dal crollo e dalla demolizione di edifici ed infrastrutture” a seguito di un terremoto.

Infine, per quanto riguarda la transizione digitale, nasce la società 3-I Spa per lo sviluppo, manutenzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore degli enti previdenziali delle pubbliche amministrazioni centrali. Sul Pnrr, dunque, il governo ingrana la quinta.