Due cicloni in rotta di collisione con l’Italia: tornano pioggia e venti forti

Nel corso della settimana appena iniziata sull’Italia torneranno piogge, venti forti e pure la neve: la seconda metà di febbraio si annuncia quindi decisamente instabile e movimentata. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, comunica che già a partire dalla giornata odierna le condizioni meteo sono previste in peggioramento con precipitazioni in particolare sulle regioni del Centro Sud e sulle due Isole maggiori a causa del passaggio del primo ciclone che si approfondirà sui nostri mari. Visti i contrasti piuttosto accesi tra masse d’aria diverse non si esclude il rischio di fenomeni intensi anche a carattere temporalesco. Martedì 20 gli effetti di questo primo peggioramento si andranno rapidamente a concentrare verso le regioni del Sud, dove la giornata trascorrerà sotto uno spesso tappeto di nubi cariche di pioggia anche a carattere di rovescio temporalesco. Tornerà invece il sole sulle regioni del Nord e gran parte del Centro, nonostante le consuete insidie provocate dalle nebbie in fase di intensificazione sulla Valle Padana e nelle zone più interne del Centro.

Ma attenzione, questa non sarà la perturbazione più forte della settimana: ne è infatti attesa un’altra tra giovedì 22 e venerdì 23 febbraio, ben più intensa, destinata a provocare precipitazioni abbondanti e nevicate intense sulle montagne.

Questo secondo ciclone stavolta colpirà anche il Nord con piogge sempre più diffuse e localmente di forte intensità. Attenzione soprattutto alla Liguria di Levante e all’arco alpino, dove si potranno verificare anche nevicate, sopra i 1100-1300 metri di quota. Dando poi uno sguardo più avanti, non possiamo affatto escludere che possa aprirsi un ‘canale perturbato’ all’interno del quale potrebbero fluire intense perturbazioni di origine nord atlantica verso l’Europa occidentale e l’Italia.

Caldo anomalo e raffiche di vento nel Torinese. Coldiretti: “Danni per 1 milione”

Nottata e poi giornata di forte vento in Piemonte, con temperature, nel primo giorno ufficiale di inverno, praticamente primaverili. Un clima impazzito, che ha portato il Fhon (Favonio) a soffiare fino oltre i 200 chilometri all’ora sulle creste di confine con la Francia e che ha spinto le temperature fin sopra i 20 gradi centigradi. Spiccano i 22,3 °C di Villafranca Pellice, i 21,7°c di Bra e i 21,5°C di Torino.

Durante la notte tra giovedì e venerdì i vigili del fuoco del comando di Torino hanno svolto decine di interventi a causa del vento. Lamiere, elementi costruttivi e alberi pericolanti sono stati segnalati soprattutto nella bassa Val Susa e nel Pinerolese. Tra gli interventi dei vigili del fuoco, a Villar Perosa un pino è caduto sui cavi dell’energia elettrica. A Condove un’impalcatura montata su una palazzina di tre piani è in parte caduta ingombrando la strada. A Pinerolo reti metalliche da cantiere e teloni sono volati sulla strada. Per tutta la notte i vigili del fuoco del comando di Biella, Trivero/Ponzone e Cossato hanno operato sulle strade del Biellese per mettere in sicurezza la viabilità. A Torino danni al club di golf Royal Park I Roveri, dove il percorso Trent Jones è inagibile mentre l’Hurzdan Fry sarà riaperto sabato.

Nel Torinese inizia la conta dei danni per le strutture agricole. Secondo la Coldiretti dalle comunicazioni dei soci si tocca già il milione di euro. Al momento, i territori più colpiti sono il Canavese, il Ciriacese, la Bassa valle di Susa, la zona ovest di Torino. In queste zone, durante la notte sono stati scoperchiati tetti di pagliai e fienili oltre a tettoie di stalle e tunnel di coltivazione. Molte strade vicinali di accesso ai campi sono interrotte a causa degli alberi caduti: gli agricoltori le stanno liberando con i loro mezzi. Grande spavento, in particolare, per gli allevatori che hanno dovuto tranquillizzare gli animali terrorizzati. “I nostri soci – informa il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cicici stanno comunicando danni davvero rilevanti, anche su strutture di recente costruzione realizzate seguendo l’esperienza degli agricoltori che, da generazioni, abitano il territorio. Ma un vento così eccezionale non lo immaginava nessuno“. Di fronte al vento caldo e secco che soffia su boschi e pascoli senza neve, asciutti da settimane senza pioggia, è alto il rischio di incendi innescati da piromani. Per questo Coldiretti raccomanda “massima vigilanza”.

Meteo, weekend d’inganni: sembrerà estate, poi crollerà la temperatura

Ultimo fine settimana di marzo all’insegna del cambiamento: alle 2 di domenica 26 marzo sposteremo le lancette avanti di 60 minuti per entrare nell’ora legale, quella che ci permetterà di avere luce, da subito, almeno fino alle 20. Ma cambierà anche il tempo e torneremo per qualche giorno nell’inverno. Antonio Sanò, fondatore del sito www.ilmeteo.it, conferma infatti che da domenica le temperature scenderanno gradualmente e arriverà la pioggia con il rinforzo del vento. Un fronte polare scandinavo ha già iniziato la lenta discesa verso sud, attivando un parziale peggioramento a ridosso delle Alpi; in seguito, i venti inizieranno ad essere tesi nel weekend per poi scatenarsi fino a burrasca forte tra lunedì e martedì.

La perturbazione scandinava porterà un calo delle temperature anche di 10 gradi tra sabato e lunedì, con le minime che martedì potrebbero scendere sotto zero in Pianura Padana. Un vero e proprio ribaltone termico con fenomeni a tratti anche intensi: non sono esclusi temporali forti, locali grandinate e il ritorno della neve, oltre i 1000 metri sulle Alpi domenica e fino ai 500 metri sugli Appennini nella giornata di lunedì.

Domani Eolo inizierà ad attivarsi: il vento soffierà teso da Ovest, localmente anche in Pianura Padana, con rinforzi principali su Alpi Occidentali e Toscana. Tutto sommato, comunque, l’ultimo sabato di marzo sarà gradevole e sereno. La perturbazione scandinava arriverà domenica: dal pomeriggio sono previste precipitazioni al Nord-Est, sulla Toscana in successiva, graduale, estensione verso Lazio e Campania. La quota neve sulle Alpi e sugli Appennini settentrionali scenderà fino ai 1200-1300 metri.

Ma il picco di intensità del fronte, in arrivo dalle zone polari norvegesi, ci sarà lunedì con maltempo su tutta la fascia adriatica, sul basso Lazio, sulla Campania e la Calabria tirrenica. Su queste zone i fenomeni saranno a tratti intensi, anche temporaleschi, e, con la discesa dell’aria fredda, la neve potrà scendere fino ai 500 metri di quota, in particolare tra Marche ed Abruzzo: 27 marzo uguale a 27 dicembre, un ritorno indietro di 3 mesi, un ritorno all’inverno. Martedì, poi, con la parziale attenuazione dei venti, le minime tenderanno a scendere sensibilmente in Pianura Padana: non si escludono valori sotto zero con timide gelate tardive, quelle più pericolose per l’agricoltura. Al momento si prevedono gelate localizzate e di breve durata: già da mercoledì le temperature notturne dovrebbero risalire.

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Meteo, ciclone Thor si intensifica: week-end con temporali e vento

Pieno inverno in Italia con il freddo che si sposta anche verso le regioni meridionali: il Ciclone Thor è in piena azione e ci accompagnerà almeno fino alla fine del mese. Tanta la neve caduta in montagna, qualche incertezza in più sulle città di pianura del Nord con fiocchi timidi nascosti tra la pioggia: come mai non nevica più in modo intenso in alcune città del Nord a gennaio? Molti si saranno domandati come mai scendiamo spesso fino a temperature di 2-3°C sopra lo zero, non riusciamo ad arrivare a zero e dal cielo arriva solo una pioggia fredda. La risposta sta nel Global Warming, nel riscaldamento globale: solo negli ultimi 10 anni, in alcune città italiane, la temperatura media è aumentata almeno di 1 grado; se sottraiamo questo grado alle temperature degli ultimi giorni avremmo avuto nevicate abbondanti anche a Milano, Genova e Torino sia martedì che ieri. Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it, conferma dunque questa tendenza verso un riscaldamento globale anche se, laddove l’aria fredda più pesante è ristagnata nei bassi strati, le nevicate sono arrivate anche in pianura, come avvenuto ieri al Nord-Est ed in particolare in Emilia. Ne sarebbe caduta di più senza il Global Warming.

Nelle prossime ore altra aria fredda affluirà comunque dall’Atlantico settentrionale, aria polare marittima che farà scendere la neve fino ai 300-400 metri di quota anche al Sud: questa aria fredda, a contatto con il mare ancora caldo (dopo l’estate rovente del 2022 le temperature dell’acqua sono ancora miti), formerà un vortice profondo e pericolosissimo. In serata è prevista una pressione quasi da uragano, 988 hPa, che causerà venti di tempesta sul Basso Tirreno e onde fino a 9 metri verso la Calabria tirrenica. Al momento la previsione indica un fortissimo aumento del moto ondoso in serata soprattutto verso le coste tirreniche delle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia.

Oltre al vento e alle mareggiate sarà un venerdì nero dal punto di vista meteo con forti piogge su Isole Maggiori, Sud peninsulare ed alto versante adriatico: la neve cadrà a quote bassissime tra Romagna e Marche e fino ai 400 metri al meridione. In sintesi, in Calabria potremo avere dei blizzard di neve tipici del Canada, tantissimo vento e abbondanti nevicate. Un giorno polare anche al Sud. Nel weekend poi il vortice tempestoso risalirà verso le regioni adriatiche continuando a portare tanta neve dalle Marche fino al Molise a quote basse fino ai 200 metri, (la neve cadrà anche tra Calabria e Basilicata ma in attenuazione), poi domenica la situazione rimarrà simile con maltempo al meridione e sul settore orientale. Altrove troveremo anche delle schiarite che favoriranno però intense gelate notturne: le minime saranno intorno ai -5°C in Pianura Padana, intorno allo zero al Centro, 3-4 gradi al Sud. In sintesi il Ciclone Thor si intensificherà e ci aspetterà per un appuntamento importante lunedì 23 gennaio: 40-70 centimetri di neve fresca in Abruzzo e Marche oltre i 300 metri; se questo appuntamento venisse confermato prepariamoci ad una Big Snow adriatica, una grande nevicata tipica del mese di gennaio, nonostante il Global Warming.

 

Venerdì 20. Al nord: neve in Emilia Romagna anche in pianura poi migliora, variabile altrove con schiarite ad Ovest. Al centro: maltempo su Sardegna, Lazio ed adriatiche con neve a bassissima quota. Al sud: maltempo con neve a quote collinari, venti in rinforzo fino a tempesta con forti mareggiate entro sera.

Sabato 21. Al nord: asciutto, ma con nuvole sparse e forti gelate notturne. Al centro: maltempo sulle adriatiche con neve a bassa quota. Al sud: maltempo forte e neve in collina.

Domenica 22. Al nord: neve in Emilia, tante nubi altrove. Al centro: neve in collina specie sulle adriatiche. Al sud: instabile con neve in collina.

Lunedì 23 tanta neve sulle Adriatiche con possibile nuovo peggioramento nevoso anche verso il Nord; Ciclone Thor previsto in azione invernale fino alla fine del mese.

Gas giù e con il vento caldo ripartono le rinnovabili nella Ue

Il prezzo del gas torna a scendere in corrispondenza del cambiamento meteorologico che sta interessando l’Europa, con alta pressione e meno freddo. Mentre è in arrivo un price cap a 180 euro/Mwh, il Ttf ad Amsterdam crolla del 7% a 107 euro/Mwh. A far calare le quotazioni sta contribuendo il cambio di clima degli ultimi giorni dopo l’ondata di gelo che aveva colpito il Vecchio Continente fino a metà mese. Il ritorno di condizioni ventose, umide e miti sta spingendo verso una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili, riducendo dunque sia il consumo di gas che l’utilizzo degli stoccaggi. Ad esempio in Germania, in tarda mattinata, 1.720 Mw sono stati prodotti dal solare, 23.219 da eolico on shore (a terra), 5.646 da pale eoliche off shore, 13.088 da gas, 7.406 da carbone, 12.678 da lignite, 5.175 da biomasse, 3.650 da nucleare. Il 12 dicembre, quindi lunedì scorso, erano ben diverse le proporzioni delle fonti di energia: 4.925 Mw da solare, 2.458 da eolico on shore, 1.923 da eolico off shore, 17.520 da gas, 13mila da carbone, 16.832 da lignite e più meno stessa quantità di luce prodotta da biomasse e nucleare.
Completamente diverso il mix energetico italiano, dove il metano la fa sempre da padrone. Sempre questa mattina sono stati generati 5.971 Mw da fotovoltaico, 890 da eolico on shore, appena 12 megawatt da eolico off shore, ben 17.261 da gas, 3.504 da carbone e 2.209 dall’acqua. Situazione simile a quella di una settimana fa: la produzione elettrica era arrivata dal gas per 23.040 Mw, dal solare ne sono arrivati 5.130, dall’eolico on shore 1.821 e appena un Megawatt dall’eolico off shore.
Tralasciando il forte utilizzo di carbone e lignite da parte dei tedeschi, non proprio in linea con gli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea verso la transizione energetica, appare però evidente che nel giro di una settimana è sceso il consumo di gas, mentre è ripresa con forza la produzione elettrica rinnovabili soprattutto da pale eoliche. Questo minor ricorso al gas si riflette per tanto sul prezzo del Ttf, che il 7 dicembre scorso aveva chiuso le contrattazioni a 149 euro/Mwh, quasi il 40% in più se confrontato con i 107 di queste ore.
La forte discesa del Ttf, con minore domanda di gas, ha evidenti ripercussioni anche sui prezzi della luce. Domani in Germania – con più rinnovabili – scende a185 euro per megawattora, in Italia invece – sempre metano-dipendenti – siamo sui 271,57.
In attesa di vedere se l’Unione Europea riuscirà effettivamente ad applicare un price cap sul gas, il mercato da solo si autoregola. E a decidere il prezzo non sono norme complicate, bensì il meteo.

Tanto freddo, poco vento: il prezzo dell’energia elettrica si impenna

Gelo in mezza Europa. Nevica a Londra. Temperature in picchiata. Caloriferi a tutto gas e boom della domanda di energia elettrica. Inevitabile una impennata dei prezzi della luce, dato che parecchie abitazioni nel Vecchio Continente si riscaldano con l’elettricità. In Italia il Pun, prezzo unico nazionale, oggi e domani sarà di 422 euro per megawattora, una quotazione che non si vedeva da fine estate, quando il valore del gas era alle stelle, la siccità aveva prosciugato le centrali idroelettriche e ridotto ai minimi la produzione eolica. Anche in questi giorni, la produzione di energia dal vento è ai minimi termini. Non parliamo di fotovoltaico. Infatti anche nella Svezia green il prezzo dell’energia elettrica è addirittura superiore a quello italiano: 439 euro/Mwh nel Sud dello stato scandinavo. Quotazione simile nella Norvegia, primo fornitore europeo di gas. A Stoccolma oggi l’eolico ha funzionato al 36% delle capacità e l’idroelettrico al 65%. Ad Oslo l’idroelettrico è invece girato al 55%.
In Gran Bretagna, per timore di black out, sono state riattivate d’urgenza centrali a carbone, con l’eolico usato al 28% della sua potenza. Carbone che invece ha ormai sostituito il metano russo in Germania. Nella classifica, aggiornata quasi in tempo reale da Electricity Maps, emerge come il 44,95% dell’elettricità tedesca è prodotta dal carbone, rappresentando il 75,87% delle emissioni, secondo Paese europeo per intensità di carbonio. In Polonia invece la luce deriva per l’81% dal carbone, ovvero il 92,45% delle emissioni.
In Italia la prima fonte per produzione di energia elettrica resta il gas (46,72%). In Francia invece il 59% dell’elettricità deriva dal nucleare. Piccolo particolare: le centrali lavorano ancora a metà della loro potenza. Risultato: La Francia non ha mai importato così tanta elettricità come nella settimana dal 5 all’11 dicembre. Compreso dall’Italia, che continua a beneficiare di importanti forniture via gasdotto da Algeria, Azerbaigian e pure dalla Russia.
Gli stoccaggi di gas comunque sono scesi dalla fatidica soglia di 90%. Secondo i dati di Agsi, Aggregated gas storage inventory, le riserve – aggiornate al 10 dicembre – sono scese in Italia all’87,86%, mentre la media europea è calata a 88,48 per cento. Il prezzo ad Amsterdam del Ttf in realtà è sceso di oltre il 3% a circa 135 euro/Mwh, avendo in parte scontato l’arrivo del freddo artico e quindi la riduzione delle scorte. E’ invece salito di oltre il 10% il prezzo del gas in America, proprio in vista di temperature gelide nei prossimi giorni.
Picchi o non picchi meteorologici, l’Unione Europea dovrà affrontare un potenziale deficit di quasi 30 miliardi di metri cubi di gas naturale nel 2023, afferma l’Aie in un nuovo rapporto pubblicato oggi. Ma secondo l’Agenzia questo divario può essere colmato e il rischio di carenze evitato attraverso maggiori sforzi per migliorare l’efficienza energetica, distribuire energie rinnovabili, installare pompe di calore, promuovere il risparmio energetico e aumentare le forniture di gas. Nel frattempo l’energia elettrica torna a impennarsi e a gennaio non sembra esserci speranza di vedere una riduzione della bolletta.

Vento e microplastiche e minacciano le piante

Non solo dalle microplastiche accumulate nel suolo, una pianta deve difendersi anche da quelle diffuse dal vento. E, peggio ancora, dalle microplastiche rese ancora più tossiche dalle alte temperature e dall’azione dei raggi del sole.

È il tema di uno studio appena realizzato dall’università di Firenze. Una parte dello stesso team aveva già lavorato, un anno fa, a un altro esperimento per testare gli effetti delle microplastiche rilasciate nel suolo sulla crescita degli ortaggi (zucchine, in quel caso), ma ora per la prima volta − argomenta la ricerca − i risultati riportano prove degli effetti negativi sulla salute delle piante dell’inquinamento atmosferico da microplastiche.

Per simulare l’azione dell’aria nel trasporto delle microplastiche, le piante esaminate (del genere Tillandsia) sono state disposte all’interno di box progettati ad hoc, dove un sistema di ventole e di ricircolo dell’aria provvedeva a tenere sempre sospese le particelle. Inoltre, durante l’esperimento i polimeri sono stati ‘invecchiati’ artificialmente attraverso irradiazione UV e calore, per stimolare i processi a cui le particelle andrebbero normalmente incontro in atmosfera.

Risultato: una forte riduzione della crescita, ma anche un’alterazione dello stato fisiologico delle piante, con meno efficienza durante la fotosintesi e cambiamenti nei nutrienti contenuti nei tessuti della pianta.

Le plastiche somministrate sono fra le più comuni. Policarbonato (PC), polietilene (PE), polivinilcloruro (PVC), polietilentereftalato (PET). Tutti materiali contenuti normalmente nell’edilizia, nelle bottiglie di plastica, negli elettrodomestici, negli imballaggi. Ma ridotti, in questo caso, a meno di un micron di grandezza. Il più tossico? il PCV. Ma dopo il processo di invecchiamento il policarbonato diventa il più dannoso.

I prossimi esperimenti − spiegano dal gruppo di ricerca − potrebbero rivolgersi verso piante edibili, e utilizzare microplastiche di dimensioni ancora minori. Sono risultati che certificano la minaccia dell’inquinamento atmosferico da micro e nano plastiche: la loro dispersione dovrà essere monitorata per evitare che entrino in maniera massiva nella nostra catena alimentare attraverso le specie vegetali destinate al consumo animale ed umano.