Una nuova roadmap per portare l’Italia fuori dalla crisi energetica e climatica, permettendole di fare quel necessario salto di qualità capace di garantire al nostro Paese un futuro e una sostenibilità economica. Un percorso in più tappe, lungimirante a sufficienza da arrivare al 2050, tentando di superare “30 anni di ritardi” e di “scarso impegno nella riduzione delle emissioni“, che hanno determinato “incendi, siccità, eventi meteorologici estremi“. La proposta è arrivata dalla Conferenza nazionale sul clima 2022, dal titolo ‘Crisi energetica e climatica: la nuova roadmap per l’Italia’, l’appuntamento più importante a livello nazionale dedicato al clima. Iniziativa promossa da Italy For Climate, è stata aperta da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “La lotta al cambiamento climatico e l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 – ha detto dal palco – sono una priorità, da cui dipendono il futuro e l’economia del nostro Paese”, che può essere capofila nel percorso da intraprendere verso “la neutralità climatica“, perché altrimenti il rischio è quello di “pagare costi sociali ed economici elevati“. Che è proprio ciò che sta già accadendo. La crisi climatica, ha ricordato Ronchi, “deve essere una priorità“ e “servono misure di adattamento per renderci meno vulnerabili“. Fondamentale è dotarci di “una legge per clima“, che già esiste “in Germania, in Francia e nel Regno Unito“, mentre nel nostro Paese “manca un quadro normativo aggiornato, meglio se pluriennale, oltre il 2030-2040 che aggiorni i target, gli strumenti, acceleri la transizione energetica e introduca anche misure di adattamento“.
INTENSIFICARE LE FONTI RINNOVABILI
Tre le proposte presentate alla Conferenza, che si aggiungono alle 40 lanciate a dicembre 2021 da Italy for Climate per ridurre del 60% rispetto al 1990 le emissioni di gas serra, per azzerare l’uso energetico del carbone e tagliare del 45% l’uso del gas. Ciò che serve, è l’appello arrivato dagli esperti, è “arrivare, entro il 2030, all’85% della produzione elettrica nazionale attraverso fonti rinnovabili (oggi è circa al 40%)“. L’elettrificazione dei consumi è un driver fondamentale della transizione energetica, ma solo se associata alla progressiva decarbonizzazione del kWh, grazie alle fonti rinnovabili. È la strategia del programma presentato nelle scorse settimane da Elettricità Futura e condivisa con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che porterà l’Italia ad avere circa l’84% della generazione elettrica nazionale da fonti rinnovabili.
RIPENSARE AL SUPERBONUS
La seconda proposta mira a “ripensare il Superbonus dell’edilizia, per elettrificare 3 milioni di abitazioni in tre anni, con un risparmio di risorse pubbliche e un innalzamento dei benefici ambientali connessi“. Superbonus che, secondo quanto emerso durante la Conferenza “non ha prodotto risultati sufficienti nell’ottica della riduzione dei consumi energetici e della decarbonizzazione“. A maggio del 2022 sono stati realizzati 170 mila interventi con 30 miliardi di euro di finanziamenti che avrebbero interessato circa 500 mila abitazioni (meno del 2% del totale nazionale; stima di Italy for Climate) e prodotto un risparmio non superiore a 400 mila tep: meno dell’1% del consumo energetico degli edifici in Italia e dello 0,4% di tutti i consumi energetici finali nazionali. Ecco allora che puntare sull’elettrificazione degli edifici sarebbe “ambientalmente ed economicamente molto più efficiente e con tempi di realizzazione relativamente rapidi“.
CIASCUNO DEVE FARE LA SUA PARTE
E, infine, è necessario “mobilitare i cittadini, attraverso ‘Faccio la mia parte’, una campagna per incidere molto e velocemente sui consumi di energia attraverso i comportamenti individuali“. Secondo le stime questa campagna potrebbe portare in media a un risparmio annuo per le famiglie di 450 euro insieme alla riduzione di 3 miliardi di mc di gas e di 2 milioni di tonnellate di petrolio, per un taglio delle emissioni pari a circa 12 milioni di tonnellate di CO2.
Le tre proposte dovranno tenere conto, naturalmente, del contesto attuale e potrebbero consentire all’Italia “di ridurre notevolmente la dipendenza energetica dall’estero“, ma “senza un coinvolgimento attivo degli enti locali e dei territori non si potrà realizzare alcuna transizione“.