Lula infiamma la Cop27: “Il Brasile è tornato”. Amazzonia candidata a vertice clima 2025

Lo storico leader, rieletto presidente il mese scorso dopo i quattro anni di Jair Bolsonaro, ha assicurato i partner mondiali riuniti in Egitto che il suo Paese è nuovamente un interlocutore affidabile. E promette impegno nella lotta ai cambiamenti climatici insieme a quella contro la povertà.

Lula alla Cop27 Credits: Afp

“Il Brasile è tornato!”. E’ il giorno di Luis Inacio Lula Silva alla Cop27 in corso a Sharm el Sheikh. Lo storico leader, rieletto presidente il mese scorso dopo i quattro anni di Jair Bolsonaro, ha assicurato i partner mondiali riuniti in Egitto che il suo Paese è nuovamente un interlocutore affidabile. Il Brasile, ha annunciato “riprenderà i legami con il mondo” e “sarà una forza positiva per affrontare le sfide globali”. Prima fra tutte, la lotta contro il riscaldamento globale. “La lotta al cambiamento climatico avrà la massima rilevanza nel mio prossimo governo“, ma questa lotta “non è separabile da quella alla povertà”, ha detto nel suo discorso alla Conferenza sul clima. Il Brasile di Lula, infatti, “combatterà ancora una volta contro la fame del mondo“. E poi, ha promesso, “rafforzeremo e finanzieremo gli organismi di tutela ambientale che sono stati smantellati negli ultimi tre anni, perseguiremo i minatori e gli agricoltori illegali, istituiremo il Ministero delle Popolazioni originarie”.

Cuore del suo discorso, e passaggio tanto atteso, è l’Amazzonia, che Lula ha proposto come sede per ospitare la Cop30 nel 2025. “L’Amazzonia ha un significato enorme per il mondo. Dobbiamo dimostrare che un albero in più ha più valore di un albero caduto. Non c’è sicurezza del pianeta senza un’Amazzonia protetta”, ha detto. Il passaggio formale sarà poi con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres per ufficializzare la candidatura.
Il Brasile era stato selezionato per organizzare la COP nel 2019, ma ha annullato la decisione dopo l’elezione di Bolsonaro alla fine del 2018. Sotto la guida di Jair Bolsonaro, il Paese più grande dell’America Latina si è isolato sulla scena internazionale, soprattutto a causa di politiche che favoriscono la deforestazione e gli incendi in Amazzonia. Il presidente di estrema destra ha favorito l’agroindustria intensiva e il settore minerario, tagliando al contempo i bilanci per la protezione dell’ambiente. Lula, invece, ha promesso di lottare per una “deforestazione zero”. “L’agrobusiness brasiliano sarà strategico, sarà un’agricoltura sostenibile, valorizzando le conoscenze dei popoli nativi. Abbiamo le tecnologie per rendere produttive le aree degradate, 40 milioni di ettari. Non abbiamo bisogno di deforestare“, ha annunciato, impegnandosi a rispettare l’accordo con Indonesia e Congo per la tutela delle foreste e a sbloccare i 500 milioni di dollari da Germania e Norvegia per l’Amazzonia, bloccati durante la presidenza Bolsonaro.

Il presidente eletto ha ricordato l’impegno non rispettato dei paesi ricchi per il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i paesi poveri nelle politiche climatiche. “Sono tornato per domandare quanto era stato promesso alla Cop15 nel 2009“, ha detto . Per questo, ha ribadito l’urgenza di creare il fondo ‘loss and damage’, il meccanismo finanziario per affrontare le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico. “Non possiamo più rimandare”, ha aggiunto.

 

 

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