L’estate sta finendo. Se non a livello climatico, almeno per la politica. Giorgia Meloni è tornata a Palazzo Chigi e riapre i dossier in scadenza, primo tra tutti il nome da indicare per la prossima Commissione europea. Non che ci sia troppo da discutere, da settimane ormai è Raffaele Fitto il profilo individuato per la nuova squadra di Ursula von der Leyen. Semmai c’è da sfruttare anche il più piccolo margine di trattativa per ottenere una delega prestigiosa e, soprattutto, una vicepresidenza. Incarico che, al momento, non sembra spettare all’Italia nelle intenzioni della presidente della Commissione Ue: per la scelta politica di Meloni (come leader dei Conservatori europei) di non votare Udl, dicono quelli che sanno come gira il vento a Bruxelles.
La premier, però, non si dà per vinta e gioca anche la carta della sponda per arrivare al suo scopo, invitando a Palazzo Chigi Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo (famiglia a cui appartiene anche la presidente della Commissione europea), che prima incontra Fitto per circa un’ora e, successivamente, verso le 15, varca a piedi il portone principale che da su Piazza Colonna, per uscirne dopo circa novanta minuti, stavolta in auto, direttamente dal cortile d’onore, evitando i cronisti in attesa all’esterno. Bocche cucite, perché la situazione è delicata. Weber, nel viaggio di lavoro a Roma, fa tappa anche nella sede dell’Udc per incontrare il segretario, Lorenzo Cesa, e il presidente del partito, Antonio De Poli, i quali ribadiscono l’opportunità di sostenere Fitto, ritenendo “fondamentale” riconoscere una delega di peso all’Italia. In sostanza la portata principale anche della cena serale tra il capo del Ppe e il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Del resto, il tempo a disposizione è poco e il countdown è partito: entro il 30 agosto va spedita la missiva di Chigi (in realtà una più moderna Pec) per Bruxelles con la candidatura italiana, che von der Leyen dovrà poi lavorare per assegnare le deleghe e decidere se riconoscere al nostro Paese il peso che merita (secondo Meloni e alleati) o premiare altri Paesi con la vicepresidenza, magari quelli che a differenza della presidente del Consiglio hanno deciso di appoggiarla.
Venerdì sarà una giornata pienissima per il governo, di quelle segnate con la penna rossa sull’agenda. Oltre alla partita europea, c’è anche un altro match (intenso) da giocare, stavolta tutto interno, con il vertice tra Meloni e i suoi vice e alleati, Matteo Salvini e Antonio Tajani, cui potrebbe aggiungersi anche Maurizio Lupi. Premier e segretario leghista si erano già visti il pomeriggio del 18 agosto nella masseria in Puglia dove Meloni e famiglia hanno trascorso le vacanze, ma il ministro degli Esteri era solo collegato al telefono. Ragion per cui avevano deciso di darsi appuntamento al 30 per fare il punto sul programma di lavoro per l’inverno: legge di Bilancio in primis (che dovrà sciogliere il nodo pensioni), ma anche per discutere guardandosi negli occhi della proposta sullo Ius Scholae rimessa un po’ a sorpresa sul tavolo proprio da Tajani. Alle 17, invece, è in calendario il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa.
Quello che, invece, le opposizioni continuano a non trovare tra i dossier più urgenti dell’esecutivo è la transizione ecologica. Non usa giri di parole Angelo Bonelli: “Non solo nessuno dal governo profferisce parola, ma la Manovra che la Premier Meloni si accinge a proporre e approvare non considera minimamente la crisi climatica”. Eppure, avverte il portavoce di Europa Verde e deputato Avs, gli “eventi estremi meteo saranno sempre più frequenti e il calore accumulato dal mare si trasformerà in energia distruttiva come sta capitando negli eventi delle ultime ore. Mentre in altre parti d’Italia il caldo e la siccità stanno determinando situazioni di estrema crisi per le persone”. Bonelli chiede che al vertice di maggioranza “il governo prenda l’impegno di dichiarare lo stato di crisi climatica e adottare i provvedimenti conseguenti. E’ questione di sicurezza nazionale e globale, ma il governo Meloni fa finta di non vedere, con gravi conseguenze presenti e future”.
Sullo sfondo c’è anche la furia del maltempo che nelle ultime ore ha colpito duramente la zona del Casertano, con la frana nel territorio di San Felice a Cancello, dove al momento risultano disperse due persone, una madre e suo figlio. Il sindaco del comune campano ha già inviato la richiesta di riconoscere lo stato di calamità naturale, intanto il Pd attiva anche il canale parlamentare. Il deputato casertano, Stefano Graziano, ha infatti presentato un’interrogazione al ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, “per chiedere quali misure intenda attivare il governo con la massima urgenza per supportare le comunità del comprensorio casertano”. Perché, spiega l’esponente dem, “di fronte alla eccezionalità dell’evento meteo serve una tempestiva risposta da parte di tutte le istituzioni”. La ‘tregua’ politica estiva è ufficialmente terminata.