Pochi soldi a disposizione, ma l’imperativo è farli fruttare. Oggi il Consiglio dei ministri sarà chiamato ad approvare la Nota di aggiornamento al Def, che contiene la pianificazione finanziaria annuale degli obiettivi che il governo si pone. Sarà il primo, importante banco di prova per Giorgia Meloni e la sua squadra, che al momento possono disporre di un ‘tesoretto’ da circa 10 miliardi di euro lasciato in eredità da Mario Draghi, al quale proveranno ad aggiungere altre risorse per varare una nuova serie di aiuti a famiglie e imprese per contrastare i rincari di gas, energia elettrica e carburanti. Il giro di ricognizione dei vari ministeri, fisiologicamente, visto che l’esecutivo è in carica da circa due settimane, non ha ancora prodotto risultati entusiasmanti, ma il margine per arrivare ad altri 5 miliardi aggiuntivi non è impossibile da raggiungere. Con molta probabilità si tratterà di prorogare gli strumenti messi in campo finora, ma comunque è un segnale in vista della prossima legge di Bilancio.
Della manovra la premier ha parlato anche ieri negli incontri avuti a Bruxelles con le massime cariche istituzionali del Vecchio continente. La costante è sempre lo scarso spazio di azione, visto che il varo dovrà avvenire entro e non oltre il 31 dicembre o l’Italia andrà in esercizio provvisorio. “Stiamo correndo contro il tempo“, sottolinea infatti Meloni nel colloquio con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Certo, se nel frattempo dall’Ue arrivasse un sostegno forte, magari con il via libera al price cap o al fondo comune per gli acquisti di gas, la strada sarebbe meno in salita. Ecco perché la premier assicura che “la voce dell’Italia in Europa sarà forte” aggiungendo che il governo è pronto “ad affrontare le grandi questioni, a partire dalla crisi energetica, collaborando per una soluzione tempestiva ed efficace al fine di sostenere famiglie e imprese e mettere un freno alla speculazione“.
In attesa che l’Europa faccia le proprie mosse, in Italia sono i sindacati a chiedere di dare priorità alle emergenze, come l’energia. “Abbiamo chiesto, con Cisl e Uil, un incontro con la presidente del Consiglio per discutere tutto questo e delineare un nuovo modello di sviluppo nella cui costruzione il sindacato e il mondo di lavoro siano pienamente coinvolti e non solo informati a cose fatte“, dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a ‘La Stampa‘. In particolare le confederazioni si attendono un intervento sugli extra-profitti: “Non basta riscrivere la legge, bisogna alzare la soglia e ampliare la platea oltre il settore energetico. Tutto il gettito extra deve essere utilizzato per aiutare i lavoratori e le imprese che rischiano di chiudere. Subito. Anche con un contributo di solidarietà finalizzato a sostenere politiche di sviluppo e occupazione come fatto in questo in giorni in Germania“.
Le intenzioni del governo saranno più chiare dopo l’approvazione della Nadef, in cui Meloni dovrà tracciare la strada che vorrà seguire dal prossimo anno. Che inizia con una “corsa contro il tempo“.