Una rimodulazione che prevede il definanziamento di alcuni progetti e lo spostamento dei fondi su misure che andranno a implementare il RePowerEu. Le modifiche al Pnrr approvate dalla cabina di regia ridisegnano il piano, spostando al di fuori del perimetro alcuni interventi su cui sono emerse criticità tali da impedire che possano essere realizzati entro la scadenza del 2026, tra cui quelli sul dissesto idrogeologico. Scelta che ha scatenato forti polemiche nelle opposizioni, nonostante il ministro Raffaele Fitto abbia annunciato, pubblicamente, che “non stiamo eliminando nulla“, perché saranno finanziati con altri fondi. Citando il caso degli asili nido, per i quali sono previsti 900 milioni di euro per indire un nuovo bando.
Entrando nel dettaglio, la proposta di definanziamento riguarda 9 misure per un totale di oltre 15,8 miliardi di euro. Tre di queste hanno come centrale di riferimento il ministero dell’Interno: “Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni” per 6 miliardi; “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale” per 3,3 miliardi; “Piani urbani integrati – progetti generali” per oltre 2,4 miliardi. Quattro interventi sono in capo al Mase: “Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico” per oltre 1,2 miliardi; “Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate” per 1 miliardo; “Promozione impianti innovativi (incluso offshore)” per 675 milioni; “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano” per 110 milioni. Infine, due misure sono del dipartimento delle Politiche di coesione: “Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità” per oltre 724 milioni; “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie” per 300 milioni.
“Ci vuole davvero coraggio a eliminare dal Pnrr più della metà dei fondi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico e tagliare progetti per le infrastrutture ferroviarie. È un insulto a un Paese sconvolto dagli eventi di questi giorni“, tuonano i capigruppo del Pd, Chiara Braga e Francesco Boccia. “Il governo dei ‘no’ cancella 15,9 mld per l’emergenza climatica“, commenta il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. Mentre il M5S chiede che le modifiche al Piano passino dal Parlamento prima di essere inviate in Europa. Per quanto riguarda, invece, il RePower, con la rimodulazione, sale complessivamente a 19 miliardi di euro. Il piano italiano è organizzato su tre misure di investimento (Reti dell’energia; Transizione verde ed efficientamento energetico; Filiere industriali strategiche) e sei riforme (Riduzione costi connessione alle reti del gas per la produzione di biometano; Power Purchasing Agreement (Ppa), contratti innovativi per garantire remunerazione stabile a chi investe nelle fonti rinnovabili; Green skills, settore privato, formazione delle risorse umane attualmente impiegate nell’industria tradizionale; Green skills, settore pubblico, formazione specialistica dei dipendenti della Pa; Road map, percorso per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; Testo unico circa la legislazione relativa alle autorizzazioni per le fonti rinnovabili).
Bruxelles, intanto, accoglie “con favore l’accordo raggiunto” oggi “nella cabina di regia italiana sul documento che delinea la revisione del Pnrr, compreso il nuovo capitolo RePowerEu“, dichiara a GEA un portavoce della Commissione europea. Un passaggio sottolineato anche dalla nota del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto: “Evidentemente anche in Ue è stato colto l’impegno del nostro governo per utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili, evitando di creare condizioni che avrebbero reso impossibili gli investimenti entro giugno 2026“. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy è soddisfatto per il via libera a quattro misure, evocate dalle parti sociali e produttive del Paese: Transizione 5.0, Nuova Sabatini green, Supporto alla transizione ecologica e alle filiere strategiche Net Zero. Per Adolfo Urso “così rilanciamo investimenti e innovazione. Mettiamo il turbo alle nostre imprese. Questa è politica industriale“.
Non reagiscono con lo stesso entusiasmo, invece, gli enti locali. “Abbiamo appreso che, nell’ambito della rimodulazione dei finanziamenti, si propone di spostare sul programma RePowerEu 13 miliardi di euro di fondi Pnrr che erano stati assegnati ai Comuni“, sottolinea il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che chiede all’esecutivo “garanzie immediate sul finanziamento di queste opere” per le quali “andranno trovate altre fonti di finanziamento“. Anche le Province chiedono rassicurazioni, oltre a un “pieno coinvolgimento” nella definizione del capitolo aggiuntivo dedicato all’energia.