Moda, asse Roma-Parigi: Futuro è green e digital

Sostenibile e innovativo: così è il futuro della Moda mondiale. Roma e Parigi si propongono come modelli e capofila del cambiamento e a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia in Italia, si ritrovano tra player e istituzioni per discutere di strategie, buone pratiche, criticità e possibili soluzioni.

Il legame trai due Paesi nel settore della Moda è “storico e inscindibile e va coltivato in un rapporto di piena reciprocità“, scandisce il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. È una catena di valore, osserva, che “ci fa più forti nella competizione globale consegnandoci una leadership indiscussa“. Peculiarità e punti di forza si incontrano, si intrecciano, scendono in campo per tutelare il comparto con una “posizione assertiva” sul Regolamento europeo sull’Ecodesign, assicura il ministro italiano, soprattutto sui divieti di distruzione dell’invenduto, sul passaporto digitale dei prodotti, sulla riciclabilità e la durata della vita dei capi.

L’occasione è l’incontro ‘Sostenibilità e innovazione: nuove sfide e opportunità per il settore‘, su iniziativa di Sopra Steria. L’ambasciatore Christian Masset e Frédéric Kaplan, ministro consigliere per gli Affari economici dell’ambasciata, aprono le porte del palazzo anche a Mario Cospito, consigliere Diplomatico del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, e Lucia Borgonzoni, sottosegretaria al ministero della Cultura. Sopra Steria coinvolge, tra gli altri, Bulgari, Fendi, Gucci, Hermes Italia, Altagamma, Tod’s, Lvmh Italia, Bottega Veneta.

La Moda è uno dei settori in cui Francia e Italia collaborano maggiormente e da molto tempo“, ricorda Masset, rivendicando il primato mondiale nel settore dei due Paesi. Il tema della riduzione delle emissioni del comparto è cruciale: “Siamo entrambi impegnati a promuovere un nuovo percorso di sobrietà“, garantisce. A livello europeo, Roma e Parigi hanno aderito al Fit for 55, un nuovo obiettivo europeo per il clima. “Siamo profondamente convinti che le aziende del settore, grandi protagoniste di questa transizione, sapranno proporre iniziative innovative e stimolanti affinché le aziende francesi e italiane possano essere d’ispirazione anche in questo campo”, afferma.

La filiera produttiva ha delle complessità specifiche legate a un alto grado di frammentazione e a “diversi livelli di maturità” sulla sostenibilità ambientale, spiega Stefania Pompili, CEO di Sopra Steria Italia. A trainare l’efficientamento energetico, sostiene, sarà la transizione digitale, che permette, tra l’altro, di misurare i risultati raggiunti in materia di compensazione. In questo senso, un’alleanza tra Italia e Francia, mercati di riferimento per il settore, “può favorire l’integrazione digitale tra le filiere di produzione e dare vita a una piattaforma di misurazione europea che promuova una visione integrata. L’innovazione – afferma Pompili – si pone al servizio della sostenibilità per creare sinergie tra mercati diversi ma vicini“.

Carburanti, Urso ci prova ma sciopero resta. Benzinai divisi

Troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero. Due sigle sindacali su tre confermano in pieno lo sciopero, una lo riduce da due a un giorno, nonostante sia iniziato un dialogo in Parlamento e i benzinai siano stati convocati al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per tentare una mediazione sul filo del rasoio.

Il tentativo in extremis di Adolfo Urso è stato “apprezzato“, fanno sapere i presidenti di Fegica e Figisc/Anisa. Quello che manca, però, a loro avviso è la “concretezza“: “L’annuncio dell’avvio del tavolo volto a ristrutturare la rete distributiva e ridare un piano regolatoria certo va nella direzione giusta e auspicata – ammettono -, ma le modifiche ipotizzare sul decreto, oltre a non essere sufficienti, sono ormai nelle mani del Parlamento“.

Tra le proposte del ministro una riduzione delle sanzioni nel caso di mancata ottemperanza al Decreto Trasparenza, la razionalizzazione della cartellonistica sugli impianti, la convocazione di un tavolo di filiera per affrontare i problemi storici del settore, a partire dall’illegalità contrattuale e dal taglio dei costi per le transazioni elettroniche. Urso ci ha sperato fino all’ultimo: “Penso che le nostre proposte siano assolutamente ragionevoli. Ci auguriamo che gli esercenti evitino questo disagio. Peraltro in Parlamento è iniziato il confronto questa mattina, prima del decreto attuativo del decreto legge. Il Dl è a beneficio dei gestori, proprio per far emergere le sacche di approfittatori“, ha detto a margine del tavolo al Mimit.

Restano sullo sfondo “sconti o non sconti sulle multe“, “cartelli o non cartelli da esporre“, ma soprattutto l’idea di una categoria di lavoratori che “speculano sui prezzi dei carburanti. Il che è falso e inaccettabile“, tuonano Fegica e Figisc/Anisa. Lo sciopero è quindi confermato, così come confermata è l’intenzione della categoria di “dare tutto il proprio contributo al processo di riforma, per ora solo annunciato“. Più morbida la linea di Faib Confesercenti, riunita d’urgenza: “In segno di apprezzamento del lavoro svolto dal Ministro e dai suoi collaboratori, e con l’obiettivo di ridurre il disagio alla cittadinanza, la presidenza Faib ha deciso di ridurre a un solo giorno la mobilitazione”.

Appuntamento oggi alle 11 in piazza Montecitorio a Roma, per un’assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria dei distributori di carburanti, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari.

Dal lato loro, i consumatori chiedono di essere coinvolti nei tavoli con il governo e chiedono controlli a tappeto sui gestori, per accertare il rispetto della regolamentazione sugli scioperi e perché nella rete autostradale i distributori rimangano aperti almeno ogni 100 chilometri e nella rete ordinaria in numero non inferiore al 50% degli esercizi aperti nei giorni festivi. “Quanto ai benzinai, se è vero che questa volta non hanno speculato non vuol dire che non commettano gravi irregolarità – osserva Massimiliano Dona, presidente dell’Unc -. E’ vergognoso, ad esempio, che 4000 distributori non comunichino al Mise, ora Mase, i prezzi o che li comunichino in modo farlocco. Per questo le multe andrebbero quadruplicate dai vigenti 516 euro ad almeno 2000 euro a infrazione. Il Governo, invece, nel tentativo maldestro di farsi perdonare per le accuse infondate di speculazioni, ora le abbassa a 200 euro. Una beffa e una farsa!“.

Estrazioni di gas in Adriatico, il governo ‘chiama’ Leonardo e Ispra

Il governo va avanti sulla strategia del gas release, ma non rinuncia al dialogo con il territorio. Al ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica, infatti, si riunisce il primo tavolo di confronto sul tema delle estrazioni di nuovo gas italiano in Adriatico, al quale partecipano i ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, la vice ministra Vannia Gava e il governatore del Veneto, Luca Zaia, con i tecnici della Regione. La discussione si è incentrata sulla la necessità di approfondire le problematiche emerse, in particolar modo quelle legate al rischio subsidenza, oltre alle criticità segnalate dalle comunità locali e dai sindaci rispetto alla nuova possibilità di estrazione del metano, specialmente in Alto Adriatico, con la necessità di ottenere in via prioritaria garanzie tecnico-scientifiche a tutela dell’ambiente.

Non solo, perché i responsabili di Mase e ministero delle Imprese e il made in Italy concordano con il presidente della Regione Veneto di coinvolgere, in via preliminare, alcune eccellenze italiane nel campo della ricerca: da Leonardo a Ispra, insieme alle Università del territorio, che andranno così ad affiancare tecnici e studiosi nel percorso di analisi e approfondimento del tema. Per avere un’angolatura più ampia possibile, inoltre, il tavolo istituzionale sarà affiancato anche da un tavolo tecnico prettamente, che sarà utile per fornire strumenti e studi a carattere scientifico nell’ambito delle estrazioni di gas.

Restando sulla questione energetica, durante la prosecuzione dell’audizione davanti alla commissione Ambiente del Senato, Pichetto è tornato sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Perché conta di “chiudere nelle prossime settimane” alcune misure per favorire lo sviluppo delle fonti alternative. Tra queste c’è “il decreto attuativo per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti di energia rinnovabile“, che ormai “è in fase di finalizzazione. Ma non è l’unica novità, perché “anche per quanto riguarda il Fer 2, la cui gestazione è stata particolarmente lunga, siamo alle battute finali“, assicura il ministro. Il decreto, su cui sono stati già acquisiti i pareri del ministero dell’Agricoltura e dell’Arera, è in continuità con il Fer 1 e ha come obiettivo “l’incentivazione della produzione di energia elettrica dalle fonti geotermiche tradizionali a ridotte emissioni, geotermia a emissioni nulle, eolico offshore, impianti fotovoltaici, floating, impianti a energia mareomotrice e altre forme di energia marina, biomasse, biogas, solare termodinamico che presentino caratteristiche di innovazione e ridotto impatto su ambiente e territorio“. In totale, saranno liberati “complessivamente, 4.590 megawatt di impianti, circa 4,5 gigawatt“.

Per il nucleare, invece, i tempi saranno ben più lunghi. Visto che “le competenze su ricerca e impiego restano in capo ad Enea“, ma l’auspicio è che “nell’arco di 10-15 anni possa essere implementata la tecnologia di quarta generazione, che sarà un vettore tecnologico di transizione, propedeutico all’approccio finale di fusione nucleare“. Quindi – spiega Pichetto -, “non è un’immediatezza ma dobbiamo tenere il passo con la ricerca, le competenze e le capacità“. Non sarà lo stesso, fortunatamente, sul clima: il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, infatti, “a giorni dovrebbe essermi consegnato a seguito di una lunga procedura di confronti e valutazioni“.