Piano Mattei, 20/6 vertice a Roma con leader africani. A lavoro su ferrovia Angola-Zambia

Sarà Roma ad ospitare il prossimo 20 giugno il vertice ‘The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway: A common effort with the African Continent’, evento co-presieduto dalla presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

L’appuntamento rientra nel più ampio lavoro che il Governo italiano sta portando avanti per “europeizzare e internazionalizzare” sempre più il Piano Mattei, potenziando la collaborazione con le iniziative strategiche a livello europeo e internazionale che hanno un focus sull’Africa. Saranno proprio la premier Meloni e Von der Leyen ad accogliere a Villa Pamphilj i leader dell’Unione Africana. Presenti Angola, Zambia, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e i vertici delle istituzioni finanziarie multilaterali, dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca Mondiale, passando per la Banca Africana di Sviluppo e l’Africa Finance Corporation. L’incontro è ritenuto di fondamentale importanza perché rappresenta un passaggio strategico per consolidare la sinergia tra il Piano Mattei per l’Africa promosso dall’Italia e il Global Gateway avviato dall’Unione europea e approfondire la rotta operativa per l’avanzamento delle iniziative comuni.

Molti i temi al centro del vertice. Tra quelli di maggior rilievo ci sono i lavori del Corridoio di Lobito, un’infrastruttura ferroviaria da 830 km che collegherà Angola e Zambia tramite la Repubblica Democratica del Congo, con prospettive di estensione fino al porto di Dar es Salaam, in Tanzania. Il progetto – che è stato oggetto dei lavori di una sessione nell’ambito del Vertice G7 sotto Presidenza italiana a Borgo Egnazia – punta a creare un asse logistico regionale per il trasporto non solo di minerali strategici, ma anche di prodotti agricoli e input energetici, in un’ottica di sviluppo integrato. Il programma non si esaurisce qui: in agenda c’è anche il potenziamento dell‘interconnessione digitale “Blue-Raman”, che oggi prevede il collegamento tra India, Europa e Medio Oriente, con un sostegno alle filiere produttive agroalimentari del Continente africano e il rafforzamento delle catene di approvvigionamento.

Il vertice di giugno è stato anticipato a livello tecnico già lo scorso 27 marzo da un evento che si è svolto sempre nella capitale italiana e che ha riunito oltre 400 attori pubblici e privati italiani, africani ed europei, per definire priorità settoriali e piattaforme di investimento congiunte. Le intese maturate nel corso di questa iniziativa si tradurranno, a livello istituzionale in occasione del vertice del 20 giugno, in accordi politici e finanziari multilaterali.

Nuove energie tra Europa e Africa. I progressi del Piano Mattei e il suo rapporto con la strategia Ue del Global gateway

Si è tenuta venerdì sera la seconda edizione di Connact Piano Mattei – Nuove energie tra Europa e Africa dal titolo ‘I progressi del Piano Mattei e il suo rapporto con la strategia UE del Global gateway’. L’incontro ha visto ambasciatori, ministri, segretari e rappresentanti istituzionali di numerosi Stati africani confrontarsi con le istituzioni italiane e con i rappresentanti di alcune delle principali aziende del nostro Paese per capire insieme come favorire gli investimenti e rafforzare le connessioni tra l’Italia e l’Africa. Il summit, organizzato da Fondazione Articolo 49, in collaborazione con l’Ambasciata del Regno del Marocco e con il Parlamento Europeo e patrocinato dal Mimit, ha avuto l’obiettivo di analizzare l’evoluzione del Piano Mattei e valutare il suo rapporto con la strategia UE del Global gateway.

Durante l’evento sono intervenuti Youssef Balla, Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia e Presidente del Comitato esecutivo del World Food Programme, Fessahazion Pietros Menghistu, Ambasciatore di Eritrea in Italia e Decano del Gruppo ambasciatori africani in Italia, Fabio Massimo Ballerini, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consigliere per l’Africa sub-sahariana dell’Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio.

“L’italia è un ponte naturale tra l’Europa e il continente africano, non solo per la sua posizione strategica, ma anche come spazio di dialogo” ha detto l’ambasciatore Youssef Balla. “L’Africa – ha aggiunto – non è solo il continente di domani, ma di oggi, ha risorse inestimabili, una popolazione giovane e rappresenta un mercato in piena espansione”. “I rappresentanti degli Stati Africani hanno espresso le proprie aspettative per un partenariato basato sul mutuo rispetto, l’Africa si aspetta azioni concrete, investimenti sostenibili e un rapporto paritario”. “In questo contesto – ha detto Balla – il Piano Mattei appare come un barlume di speranza, ma per avere successo deve ascoltare l’Africa”. E ha concluso: “Il 20 giugno a Roma il vertice sul Piano Mattei sarà decisivo e oggi abbiamo l’opportunità di dare il nostro contributo: lavoriamo insieme per affrontare queste sfide”.

“Questa è un’importante opportunità di confronto e dialogo tra le nostre due realtà” ha sottolineato il decano degli ambasciatori africani, Fessahazion Pietros Menghistu. “Il Piano Mattei è una piattaforma di idee condivise, rappresenta un dialogo strutturato e quindi ha un carattere strategico e può essere un valido modello di cooperazione futura, non solo tra Italia e Africa, ma anche, attraverso l’Italia, tra l’Europa e l’Africa”. Anche l’ambasciatore Menghistu ha ricordato il ruolo dell’Italia “come ponte naturale verso l’Africa” e come l’Africa “grazie a risorse umane e materie prime ha un grande potenziale di sviluppo economico: è un continente destinato a ricoprire una rilevanza strategica sempre maggiore nel prossimo futuro”. E sul piano Mattei ha detto: “È un modello di rapporto nuovo con l’Africa caratterizzato da un approccio paritario e non predatorio, che mira alla promozione dello sviluppo economico dei Paesi africani, a una crescita comune e a un cammino verso un futuro migliore e condiviso tra Africa ed Europa”. Sull’Italia l’ambasciatore ha ricordato che “è uno dei principali partner commerciali per i Paesi africani” e ha aggiunto che l’Africa “è un’area di interesse strategico per l’Italia, in primis per la sicurezza energetica, l’emergenza migratoria, le infrastrutture e la sicurezza”. Ha concluso auspicando per il Piano un approccio “inclusivo e non selettivo”.

“Il Piano Mattei è un’iniziativa strategica di interesse nazionale che vuole essere duratura e proiettarsi nel futuro delle relazioni con il continente africano” ha detto Fabio Massimo Ballerini, Consigliere per l’Africa dell’Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio. “La parola d’ordine è concretezza ed è per questo che è importante lavorare su progetti molto precisi”. “Nell’ultima Cabina di regia presieduta dal Presidente del Consiglio Meloni – ha proseguito Ballerini – sono state esaminate le iniziative messe in campo ed è stato espresso apprezzamento sullo stato di avanzamento, così come apprezzamento viene espresso dalle autorità africane che incontriamo spesso nelle missioni”. Nel suo intervento il consigliere ha ricordato che la logica del Piano Mattei è incrementale “e potrà essere continuata in altri Paesi e nell’allargamento a nuovi progetti”. E Ballerini conclude ricordando l’istituzione di nuovi strumenti finanziari realizzati grazie alla collaborazione con la Banca Africana di Sviluppo, in particolare: “un fondo che mette a disposizione circa 150 milioni di euro e che ha un effetto leva: per ogni euro che l’Italia e gli altri partner internazionali investono sui progetti in Africa, la Banca si impegna a mettere lo stesso corrispettivo”.

L’evento è stato l’occasione per coinvolgere nel dibattito anche gli attori che oggi intrattengono relazioni con Paesi africani e che seguono con attenzione l’evoluzione del Piano Mattei. Al pomeriggio di lavori hanno partecipato 31 fra aziende e associazioni di categoria italiane, fra queste: Acea; Cassa Depositi e Prestiti; Chiesi Farmaceutici; Cia – Agricoltori Italiani; Coldiretti; Confagricoltura; Confcooperative; Cy4gate; Delegazione Di Confindustria Presso l’Unione Europea; Eff – European Food Forum; Elt Group; ENEA – Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile; Enel; Eni; Federlegnoarredo; FederPetroli Italia; Ferrero; Ferrovie Dello Stato Italiane; Fondazione Filiera Italia; Intesa Sanpaolo; Leonardo; Med-Or Italian Foundation; Pirelli; SIMEST; Terna; TIM.

siccità

Il cambiamento climatico fa abbandonare le terre: in Africa sono 6,3 milioni i migranti interni

Negli ultimi 15 anni è triplicato il numero di migranti interni all’Africa, a causa di conflitti, violenze e catastrofi naturali. Alla fine del 2023 erano 35 milioni gli sfollati. Lo rivela l’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC) in un rapporto pubblicato oggi, nel quale si sottolinea che lo sfollamento altera i mezzi di sussistenza, l’identità culturale e i legami sociali di intere comunità, rendendole più vulnerabili. “Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito a una triplicazione del numero di sfollati interni nel continente africano”, sottolinea Alexandra Bilak, direttrice IDMC, aggiungendo che “la maggior parte di questi spostamenti interni sono causati da conflitti e violenze, ma sono anche sempre più spesso provocati da disastri naturali”.

Lo sfollamento può anche interrompere i programmi di sviluppo di un Paese, impedendo agli sfollati di generare reddito o di pagare affitti o tasse, mentre allo stesso tempo le autorità locali o nazionali devono fornire ulteriori alloggi, assistenza sanitaria, istruzione e protezione. Tutte cose che generano costi aggiuntivi.

Il documento evidenzia che i crescenti livelli di conflitto e violenza sono responsabili dello sfollamento interno di 32,5 milioni di persone in Africa. L’80% è fuggito da Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria, Somalia e Sudan.

Anche i migranti interni a causa di disastri naturali, in particolare le inondazioni, sono in aumento in Africa, poiché il cambiamento climatico si fa sentire sempre di più. Secondo l’IDMC, tra il 2009 e il 2023 il numero di persone costrette a fuggire dai disastri è sestuplicato, passando da 1,1 milioni di sfollati all’anno a 6,3 milioni. Secondo il rapporto, le inondazioni hanno provocato più di tre quarti di questi spostamenti, mentre la siccità ha rappresentato un ulteriore 11%.

Inoltre, conflitti, violenze e disastri naturali spesso si sovrappongono, causando crisi complesse in cui un gran numero di persone è sfollato ripetutamente o per periodi prolungati. L’organizzazione sottolinea che la Convenzione di Kampala dell’Unione africana sulla protezione e l’assistenza agli sfollati interni è uno strumento importante per risolvere il problema. Adottata nel 2009 ed entrata in vigore nel dicembre 2012, ha stabilito uno standard internazionale in quanto primo, e tuttora unico, accordo regionale giuridicamente vincolante che si occupa di sfollamento interno.

Da allora, 34 Paesi africani hanno ratificato il trattato e molti hanno messo in atto quadri giuridici e fatto investimenti significativi per affrontare il problema. Ma i governi stanno lottando per far fronte al problema. Per Bilak, “la chiave del problema” è “fare molto di più in termini di costruzione della pace, diplomazia e trasformazione dei conflitti”.

Rapporto Res4Africa: “Accelerare parità di genere nella transizione energetica”

Photo credit: Res4Africa

La Fondazione RES4Africa ha presentato al Csew, la Cairo Sustainable Energy Week in corso nella capitale egiziana, il primo Rapporto sulle donne nel settore energetico, un’iniziativa che mira a sottolineare l’importanza della parità di genere nella transizione energetica, evidenziando azioni concrete per garantire che sia equa e accessibile a tutte le donne coinvolte, non solo nel settore energetico ma anche lungo tutta la catena di approvvigionamento. Redatta da Rima Jreich, Responsabile Senior delle Politiche e della Regolamentazione di Res4Africa, l’analisi mette in evidenza il fatto che le donne sono ancora sottorappresentate nel settore energetico, specialmente nelle posizioni legate alle STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e nei ruoli dirigenziali. Sebbene la loro partecipazione nel settore delle energie rinnovabili sia in realtà più alta (32%) rispetto all’industria del petrolio e del gas (22%), i dati di Deloitte, McKinsey e del Global Energy Talent Index rivelano numeri peggiori: solo l’8% delle donne è impiegato nel settore energetico convenzionale e al massimo il 14% nel campo delle energie rinnovabili. E nonostante il settore delle rinnovabili attiri appunto maggiormente le donne, la gran parte dei loro ruoli rimane limitata ad ambiti amministrativi, con solo il 28% impiegato in ruoli STEM. Escludendo dunque le occupazione ‘amministrative’, il tasso di partecipazione femminile scende drasticamente al 20%.

La situazione è ancor più allarmante in Medio Oriente e Nord Africa (la cosiddetta area Mena). Qui, solo il 20% delle donne è attivamente impiegato o in cerca di lavoro, una cifra che rappresenta meno della metà della media globale. Anche se il 50% delle donne nella Mena possiede lauree STEM, la loro partecipazione nel settore energetico è bassissima: meno del 10% della forza lavoro. In Marocco, per esempio, solo il 7,5% delle donne occupa posizioni lavorative, e nei ruoli dirigenziali la percentuale è persino inferiore al 10%. La mancanza di rappresentanza femminile in posizioni di leadership complica di conseguenza il reclutamento di donne leader nel settore. Il rapporto evidenzia anche disparità salariali significative, con le donne che guadagnano in media il 20% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. Questo gap retributivo è aggravato dalla mancanza di disposizioni legali per garantire una retribuzione equa.

Sul fronte della formazione, a livello globale solo il 35% delle donne consegue lauree in STEM, con settori come le tecnologie dell’informazione che mostrano una rappresentanza femminile molto bassa. Tuttavia, ci sono segni di miglioramento: in alcune aree della Mena, come gli Emirati Arabi Uniti e l’Algeria, le donne rappresentano quasi la metà della popolazione studentesca STEM. Nonostante ciò, l’accesso al mercato del lavoro rimane problematico. In Egitto, ad esempio, meno del 10% delle donne è presente nelle professioni scientifiche e ingegneristiche. In Marocco, tuttavia, sono in corso diverse iniziative per incoraggiare le donne a intraprendere percorsi di istruzione legati all’energia e a costruire una carriera nel settore energetico. Queste includono programmi di formazione e capacità dell’Ocse e programmi di formazione e mentoring della WECF (Women Engage for a Common Future). Anne Barre, Coordinator Gender & Climate Policy del WECF, specifica che “la transizione energetica è uno dei settori più importanti in termini di potenziale di creazione di posti di lavoro e rappresenta un’opportunità per le donne di migliorare il loro accesso alla formazione tecnica e alla leadership, allo sviluppo delle competenze e a lavori di alta qualità. È per questo che la WECF lavora a programmi di formazione in collaborazione con diverse organizzazioni, università e aziende. Alcuni programmi si concentrano sulle donne e sulla povertà energetica, sulla dimensione di genere del risparmio energetico e dell’accesso all’energia, mentre altri programmi forniscono alle donne le competenze necessarie per i settori del riscaldamento e del raffreddamento“.

La transizione energetica – sottolinea infine il rapporto di Res4Africa – richiederà “individui con una formazione di livello superiore nei campi STEM, ma anche con competenze e studi generici”. Programmi su misura con una prospettiva di genere devono dunque “affrontare competenze specifiche sia per soluzioni su larga scala che decentralizzate; tecnologia e infrastruttura per la produzione di idrogeno verde, produzione e infrastruttura di veicoli elettrici, digitalizzazione, stoccaggio di energia, innovazione e imprenditorialità, tra gli altri”. Inoltre, si legge ancora nell’analisi, “l’imprenditorialità femminile nel settore energetico deve essere promossa e incoraggiata. Le donne non sono solo consumatrici, ma anche produttrici e promotrici di un uso sostenibile dell’energia. Se valorizzate, le donne potrebbero svolgere un ruolo centrale nel contribuire a un futuro verde e a un’economia giusta. In questo contesto, è necessario fornire supporto finanziario e investimenti nelle imprese di proprietà femminile che utilizzano pratiche sostenibili lungo la catena di approvvigionamento”.

Piano Mattei, a Roma incontro fra istituzioni, rappresentanti di Stati africani e aziende

Si è tenuto ieri sera l’incontro “L’Italia, ponte geopolitico fra Europa e Stati Africani” che ha visto ambasciatori, ministri, segretari e rappresentanti istituzionali di numerosi Stati africani confrontarsi con le istituzioni italiane e i rappresentanti di alcune delle principali aziende del nostro Paese – fra cui ITA Airways, Snam, Intesa, Duferco Energia, Eni, Enel, Edison, ENEA, Acea, Saipem e Terna – coinvolte in importanti progetti di investimento in Africa. Il summit, ideato da Fondazione Articolo 49, in collaborazione con l’Ambasciata del Regno del Marocco, è stato organizzato con l’obiettivo di rilanciare la cooperazione tra l’Unione Europea e l’Africa, in particolare nei settori dell’energia e degli investimenti per lo sviluppo.

Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, in un messaggio letto in apertura ha espresso apprezzamento “per l’impegno di dialogo, confronto e cooperazione” che ha contraddistinto l’iniziativa e ha auspicato che i lavori congressuali “sapranno tradursi in una preziosa opportunità per confermare il ruolo centrale del nostro Paese e dare impulso a nuove e efficaci  collaborazioni tra Europa e Nazioni africane”.

Numerosi gli interventi istituzionali, oltre al messaggio del Presidente del Senato La Russa, anche i contributi dell’Ambasciatore del Regno del Marocco presso l’Italia e Rappresentante permanente presso le agenzie Onu a Roma, Youssef Balla; del presidente di Fondazione Articolo 49 Andrea Poli; del Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Unita della Tanzania Mahmud T. Kombo; del presidente della Commissione Esteri del Senato Stefania Craxi; dell’Ambasciatrice della Repubblica dell’Uganda e Vice Decano del Gruppo degli Ambasciatori africani in Italia Elizabeth Paula Napeyok; dell’ambasciatore e segretario generale del Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale Riccardo Guariglia; del responsabile relazioni pubbliche dell’ufficio del Parlamento europeo Fabrizio Spada. Ha presenziato anche  Massimo Riccardo, inviato speciale del Ministero degli Esteri per il Piano Mattei.

“Dal primo momento del rilancio del Piano Mattei abbiamo manifestato grande interesse, con una presenza di gran peso anche del presidente del Governo – ha detto Youssef Balla, Ambasciatore del Regno del Marocco presso l’Italia e Rappresentante permanente presso le agenzie Onu a Roma – Il Marocco, infatti, è stato riconosciuto come prioritario nel Piano Mattei in materie di energie rinnovabili e, in effetti, è già leader nel mondo in questo settore: oggi produciamo il 42% dell’elettricità grazie alle rinnovabili e arriveremo al 52% nel 2030. Ma puntiamo anche ad altri tipi di energie, come l’idrogeno verde. Il nostro Paese è una grande promessa per l’energia verde perché può arrivare a coprire anche il 4% della produzione mondiale”. 

“Grazie al rapporto che negli anni si è creato tra Italia e Tanzania, ci sia un grande spazio oggi per far crescere questa relazione, anche attraverso progetti come il Piano Mattei – ha detto Mahmud T. Kombo, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Unita della Tanzania – E credo che, in vista di quanto l’Italia ha proposto all’Africa per il Piano Mattei, la Tanzania possa essere un buon modello. Quando abbiamo avuto in Tanzania la comitiva italiana per il Piano Mattei, io ero ambasciatore. Insieme, abbiamo identificato cinque settori chiave in cui i due Paesi avrebbero potuto lavorare insieme. Questi sono: il settore agroalimentare, quello dei minerali, il turismo, l’import/export e, infine, l’educazione e il training sulla costruzione e la guida di pmi di successo. L’Italia ha mostrato al mondo come fare, la Tanzania può replicare questo modello”.

“Il Mediterraneo nella sua accezione allargata è parte imprescindibile della nostra proiezione esterna – ha detto  Stefania Craxi, presidente della Commissione Esteri del Senato – Bene ha fatto il governo a rimettere nell’agenda europea il tema del Mediterraneo e dell’Africa, che è la naturale proiezione dello sviluppo europeo. È questa la valenza del Piano Mattei. In questi anni abbiamo fatto l’errore di guardare all’Africa in termini securitari, è il momento di cominciare a guardare a questo continente in termini di opportunità e di sviluppo condiviso”. 

Siamo qui per consolidare il legame tra l’Africa e l’Italia, in modo particolare nel campo dell’energia – ha detto Elizabeth Paula Napeyok, Ambasciatrice della Repubblica dell’Uganda e Vice Decano del Gruppo degli Ambasciatori africani in Italia – Il nostro intento è quello di rafforzare una partnership essenziale, una collaborazione  che ha fondamenta solide e promettenti, di cui la partnership energetica rappresenta la massima espressione. Non si tratta solo di dare una risposta alle crescenti esigenze energetiche dei due Stati, ma di farlo promuovendo uno sviluppo sostenibile”. E ha aggiunto “L’Africa, con le sue abbondanti risorse naturali, offre un potenziale immenso per la produzione di energia rinnovabile in Italia, un Paese che con il suo know-how e le sue tecnologie avanzate, riveste un ruolo fondamentale nel sostenere il nostro impegno per sfruttare le risorse in maniera sostenibile ed efficace”.

 

“La nostra posizione al centro del Mediterraneo e i tradizionali legami di amicizia tra i nostri popoli ci rafforzano nella convinzione che l’Italia sia effettivamente il ponte tra l’Europa e il continente africano – ha detto Riccardo Guariglia, ambasciatore e segretario generale del Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale – Un ponte che rende il nostro Paese un hub energetico per l’UE, con positivi dividendi innanzitutto per il continente africano. Infatti, come il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani sottolinea molto spesso, l’Africa va guardata attraverso lenti africane, instaurando col continente un dialogo paritario. Questo è fondamentale e questa è pure l’impostazione del piano Mattei”.  

L’Europa per investimenti pubblici è il partner principale dell’Africa – ha detto Fabrizio Spada, responsabile relazioni pubbliche dell’ufficio del Parlamento europeo – investiremo nei prossimi anni 150 miliardi e naturalmente a questi si aggiungono tutti gli investimenti delle imprese private che sono estremamente importanti. Si sta evolvendo il rapporto fra Unione Europea e Africa in maniera molto positiva, sta diventando un partenariato in cui viene sottolineata anche la dimensione sociale, energetica, la cooperazione allo sviluppo e questo deve tenere conto anche delle evoluzioni demografiche che ci saranno nei prossimi decenni: oggi nell’Unione Europea ci sono 450 milioni di persone, in Africa 1 miliardo e 300 milioni di persone, se l’attuale trend demografico continuerà, nel 2100 viene calcolato che l’Unione Europea avrà diminuito leggermente i propri abitanti – saremo 420 milioni – mentre l’Africa avrà più di 4 miliardi di persone e, naturalmente, diventerà un partner sempre più importante per l’UE. Il Piano Mattei secondo me si sposerà molto bene con i fondi comunitari che vengono erogati già attualmente. Anche questo convegno è utile nell’ottica di riflettere sull’evoluzione della cooperazione tra Europa, Italia e Africa nei prossimi anni”. 

Il direttore di Gea, Green Economy Agency, agenzia di stampa dedicata ai temi della sostenibilità, che ha moderato l’incontro, ha sottolineato l’importanza di questo genere di eventi capaci di creare momenti di incontro su temi centrali per la competitività del nostro Paese inseriti in scenari sempre più complessi: “È un motivo di orgoglio per me, per la fondazione e per Gea riunire la maggior parte degli stati africani e delle aziende di vertice italiane per un prezioso confronto sul Piano Mattei e sugli sviluppi pratici nell’immediato futuro – ha detto Vittorio Oreggia, direttore di Gea – Fondazione Articolo 49 e Gea sono ponti per connettere Africa, Europa e aziende italiane nel rispetto dei reciproci interessi. La speranza è che questo possa essere il primo di una lunga e profittevole serie di incontri”.

L’evento si è svolto in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento Ue in Italia e ha ricevuto il patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero degli Esteri, del Ministero dell’Ambiente, della Sicurezza Energetica, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di ENEA.

Piano Mattei, Kombo (Tanzania): Ottima soluzione per l’Africa, Tanzania Paese modello

“Sono stato qui in Italia per quasi tre anni come ambasciatore e credo che siamo riusciti a elevare le relazioni Italia-Tanzania di gran lunga: il numero di turisti è aumentato, il numero di investimenti è aumentato, il numero di esportazioni e importazioni sia dalla Tanzania all’Italia o dall’Italia alla Tanzania, abbiamo introdotto nuovi prodotti. Credo che al punto in cui siamo arrivati, ci sia un grande spazio per incrementare queste relazioni. Con programmi come il piano Mattei aumenterà ulteriormente la cooperazione dell’Italia in Africa, ma una cosa che voglio sottolineare qui, che è molto importante, la Tanzania e l’Italia hanno una relazione speciale molto unica da oltre 60 anni dalla nostra indipendenza e una di queste è la migrazione inversa di italiani che migrano di più in Tanzania. Noi non abbiamo questa migrazione inversa, abbiamo più italiani che migrano a Zanzibar, che hanno lì la loro seconda casa. Investono a Zanzibar e alcuni di loro sono lì da 30-35-40 anni, compresi i missionari e le missionarie e ci hanno insegnato molto sulla coltivazione della vite e sulla produzione del vino, che ora sta quasi raggiungendo il livello del vino italiano. Quindi c’è molta cooperazione e c’è molto spazio per il miglioramento. Credo che l’intero programma piano Mattei del piano che il governo italiano ha proposto per l’Africa possa essere un’ottima soluzione e la Tanzania possa essere un ottimo modello per questo piano”. Così Mahmud T. Kombo, ministro degli Esteri della Repubblica Unita della Tanzania, a margine dell’evento organizzato da Fondazione Articolo 49 ‘Nuove energie tra Europa e Africa’, che si è tenuta nella residenza dell’ambasciatore del Marocco in Italia, a Roma.

Piano Mattei, De Iuliis (Enea): Italia ponte geografico e culturale con Africa

“Collaboriamo con con l’Africa nel campo energetico, nelle rinnovabili per il grande potenziale. Abbiamo sviluppato insieme a loro grandi impianti, in Marocco, Egitto Mozambico e speriamo di poter sfruttare l’occasione anche del Piano Mattei per portare avanti questa collaborazione di mutuo beneficio, anche per dal punto di vista dell’impatto sociale, oltre che economico ed ambientale L’Italia è fondamentale per la sua posizione, per i rapporti di collaborazione anche che abbiamo soprattutto con il Mediterraneo: Siamo un ponte già geografico, quindi possiamo diventarlo anche dal punto di vista culturale”. Lo ha detto Simona De Iuliis, responsabile della Sezione Supporto Tecnico Strategico (TERIN-STS) di Enea, a margine dell’evento organizzato da Fondazione Articolo 49 ‘Nuove energie tra Europa e Africa’, che si è tenuto nella residenza dell’ambasciatore del Marocco in Italia, a Roma.

Africa, Craxi: Fare modo che Mediterraneo diventi una comunità di destino

“L’Italia, con un Mediterraneo instabile, dopo la Guerra Fredda aveva perso questo ruolo ed è ora ritornata a essere un paese di frontiera, la nostra frontiera è il Sud del mondo, credo che noi dobbiamo fare un grandissimo sforzo in Italia e in Europa per fare in modo che quel Mediterraneo diventi veramente una comunità di destino”. Lo ha detto a Gea Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri del Senato, a margine dell’evento organizzato da Fondazione Articolo 49 ‘Nuove energie tra Europa e Africa’, che si è tenuto nella residenza dell’ambasciatore del Marocco in Italia, a Roma.

Africa, Craxi: Da Prima Repubblica ereditiamo immagine positiva di non invasività

“L’Italia eredità dalla prima Repubblica un’immagine positiva nel Mediterraneo di non invasività. Siamo un Paese Mediterraneo, tutto il nostro rapportarci col mondo è frutto della cultura Mediterranea e la posta in gioco è molto chiara: o un Mediterraneo pacifico, luogo di scambi, di incontro tra culture diverse oppure guerre, immigrazione incontrollata e caos”. Lo ha detto a Gea Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri del Senato, a margine dell’evento organizzato da Fondazione Articolo 49 ‘Nuove energie tra Europa e Africa’, che si è tenuto nella residenza dell’ambasciatore del Marocco in Italia, a Roma.

Pichetto: “Le e-car sono il futuro, ma ora diciamo no alla monocultura dell’elettrico”

Le e-car saranno sicuramente il futuro “tra 15-20 anni“, ma per il momento l’Italia dice “no alla monocultura dell’elettrico“. Parola di Gilberto Pichetto. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ospite del panel sui cambiamenti climatici alla quinta edizione della ‘Venice Soft Power Conference‘, riprende la vecchia ‘battaglia‘ sulla neutralità tecnologica e annuncia una delle prime mosse che il governo intende portare avanti una volta che si sarà insediata la nuova Commissione Ue: “Chiederemo di iscrivere i biocarburanti nella tassonomia europea, allargando il loro uso oltre aviazione e marina“.

Il concetto base non cambia: “Per raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi dobbiamo fare in modo che la politica climatica vada di pari passo con la nostra economia e la nostra società”, dunque anche l’Europa deve attivarsi per tenere insieme la tutela ambientale, i target climatici ma anche la sostenibilità per le tasche dei cittadini. Altrimenti “il rischio che si corre è di introdurre riforme e provvedimenti che rendano la transizione ecologica invisa all’opinione pubblica – avverte -. Che il cambiamento sia vissuto come un peso, un limite, non come un’opportunità”. Non a caso, sfruttare appieno le opportunità che arrivano dallo sviluppo della tecnologia è proprio la strada che Roma suggerisce a Bruxelles: “Non abbiamo bisogno di un’Europa proibizionista, ma di un’Europa innovativa che ponga le esigenze economiche, finanziarie e sociali dei suoi cittadini al centro del futuro approvvigionamento energetico”.

In questo senso non si può rinviare ancora la discussione su uno dei temi maggiormente divisivi nel dibattito pubblico e politico. “Sul nucleare il Parlamento si è espresso per andare avanti con ricerca e sperimentazione, ma tutte le forze politiche devono essere coscienti, e ancor di più lo devono essere i cittadini, perché ci sono stati due referendum sul tema, che senza questa tecnologia non ci sono altre forme di energia per raggiungere gli obiettivi”, sia energetici che ambientali.

Le sole fonti alternative non bastano è mantra ripetuto spesso da chi ha responsabilità di governo. Ma Pichetto coglie l’occasione per togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe: “Il problema del consenso è fondamentale, anche se colgo qualche contraddizione in chi a Roma ci accusa di essere negazionisti e poi blocca le rinnovabili a livello locale dove governa”. Ogni riferimento al braccio di ferro con la Sardegna sulla legge per le aree idonee dove installare nuovi impianti, appare puramente voluto.

Nel discorso, molto articolato, che il ministro porta al tavolo della discussione a Venezia, c’è anche la necessità di cambiare approccio con i Paesi da cui oggi ci forniamo per gli approvvigionamenti energetici. Primo tra tutti l’Africa. L’Italia ha lanciato da tempo il Piano Mattei: “Il nostro Governo vuole invertire la rotta, puntando a un cambio di prospettiva per costruire con i nostri vicini della sponda Sud del Mediterraneo un rapporto partitario e non predatorio”, assicura Pichetto. Che allarga la riflessione: “Il Piano Mattei incarna una missione storica dell’Italia, che oggi si riprende con orgoglio il proprio spazio” nel Mediterraneo, dove “riveste un ruolo cruciale” anche come “ponte” con l’Europa.

Ma i vantaggi sono potenzialmente più ampi e importanti, per tutti. Perché “la diffusione delle rinnovabili in Nord Africa è un contributo essenziale alla transizione energetica, sia diminuendo le emissioni globali complessive sia fornendo energia pulita da esportare nell’Europa che ne ha bisogno”. La stagione politica è ripresa.