INFOGRAFICA INTERATTIVA Agricoltura, nel 2022 in Ue livelli minimi di uso fertilizzanti

Nel 2022 la quantità di fertilizzanti minerali (azoto e fosforo) utilizzati nella produzione agricola in tutta l’UE era di 9,8 milioni di tonnellate. Ciò ha rappresentato un forte calo del 10,3% rispetto alla quantità utilizzata nel 2021 e un calo cumulativo del 15,9% rispetto al picco relativo del 2017. Lo riferisce un comunicato Eurostat diffuso oggi. Nell’infografica INTERATTIVA di GEA è illustrato l’andamento dal 2012 al 2022.

Coldiretti contro l’arrivo in Italia del cibo ‘fake’, blitz nei porti di Bari e Salerno

Photo credit: Coldiretti

 

No fake in Italy“, “Stop falso cibo italiano“, “Basta import sleale“: sono solo alcune delle grida di battaglia lanciate da Coldiretti dal Brennero, che ora arrivano anche nei porti di Bari e Salerno. Sono proprio Puglia e Campania i teatri dei blitz dei coltivatori diretti per impedire l’arrivo in Italia di “importazioni sleali fatte con lo sfruttamento dei lavoratori cinesi o senza rispettare gli standard europei“, come spiega il presidente, Ettore Prandini.

Entrando nel dettaglio, l’azione messa in campo a Bari è servita a denunciare l’arrivo in rada della “nave fantasma” con a bordo grano turco “di cui si erano perse le tracce dopo che aveva lasciato la Tunisia, da cui risulta sia stata respinta” spiega l’associazione. Sottolineando che l’arrivo allo scalo pugliese sarebbe avvenuto toccando le coste della Grecia. A Bari, però, sono salpate le imbarcazioni degli agricoltori di Coldiretti “decise a denunciare queste pratiche che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di nostre aziende, facendo crollare i prezzi del prodotto italiano proprio alla vigilia dei raccolti“. I dati parlano chiaro: nel 2023 l’import di grano duro dalla Turchia è aumentato oltre l’800%, dalla Russia di oltre il 1000%, dal Kazakistan del 170 percento e dal Canada del 47, sebbene sia trattato con glifosato secondo modalità vietate a livello nazionale. Inoltre, solo nei primi 2 mesi del 2024 sono arrivati quasi 35 milioni di chili di frumento duro, lo stesso quantitativo dell’intero 2022.

Vogliamo che venga rimesso in discussione il principio del codice doganale sull’origine dei cibi, dove ciò che conta è solo l’ultima trasformazione“, dice ancora Prandini in audizione sul decreto Agricoltura davanti alla commissione Agricoltura del Senato. Il numero uno di Coldiretti apprezza l’apertura del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Per noi è la madre di tutte le battaglie a livello europeo. Non può e non deve essere l’ultima trasformazione, ma il prodotto che viene utilizzato, che ne deve esaltare l’italianità“.

Proprio per questo motivo i blitz. Il secondo dei quali è avvenuto a Salerno, con gommoni e imbarcazioni sui quali gli associati hanno contestato l’arrivo nei pressi del porto di una nave con 40 container di concentrato di pomodoro cinese, accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. Un carico che ha iniziato il suo viaggio lo scorso 29 aprile sul treno della China-Europe Railway Express per essere poi trasferito sull’imbarcazione che è poi approdata in Campania dopo un viaggio di oltre diecimila chilometri tra binari e mare. “Il 90% del concentrato di pomodoro cinese destinato all’esportazione viene dai campi della regione dello Xinjiang, dove verrebbe coltivato grazie al lavoro forzato degli uiguri“, denuncia Coldiretti. Lo scorso anno l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese, proveniente in gran parte proprio dallo Xinjiang nonostante il fatto che gli Stati Uniti ne abbiano vietato l’importazione sul proprio territorio dal gennaio 2021 per evitare di sostenere il lavoro forzato.

A Salerno è anche il Masaf a muoversi, come conferma il ministro Lollobrigida a GEA, a margine di una visita nel Viterbese. “Ieri abbiamo avuto la segnalazione di una nave che stava per arrivare, che ha chiesto l’autorizzazione a entrare in porto e penso che quando ha saputo che avremmo controllato fino all’ultimo dettaglio del grano che portava e che era stato rifiutato dalla Tunisia, ha girato e se n’è andata. Ma potrebbe avere anche cambiato idea per altre ragioni, non lo sappiamo“. Comunque, assicura, “quel grano non sbarcherà in Italia“. Lollobrigida ribadisce l’impegno sulla “richiesta di revisione del codice doganale” e assicura: “Con noi i controlli sono aumentati. Non accetteremo che la concorrenza sleale dei paesi che non rispettano le stesse regole che imponiamo ai nostri agricoltori e allevatori desertifichi il nostro sistema produttivo“.

agricoltura

Via libera definitivo alla nuova Pac. Lollobrigida: “Vittoria del governo Meloni”

Ora è tutto pronto per l’entrata in vigore delle modifiche della Politica Agricola Comune (Pac), dopo due mesi intensissimi di iter legislativo. Con il via libero definitivo del Consiglio dell’Ue alle proposte della Commissione Europea per affrontare i problemi riscontrati nell’attuazione dei piani strategici della Pac, ora si attende solo la firma dei rappresentanti del Parlamento e del Consiglio, con l’entrata in vigore della legge prevista per il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue, “entro la fine di maggio”. Gli agricoltori europei potranno così applicare alcune delle nuove norme relative alle condizionalità ambientali retroattivamente per l’anno di rivendicazione 2024.

Dall’Italia arriva il plauso del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobriga. “E’ una vittoria del Governo Meloni”, dice, perché “riduce la burocrazia, aumenta la flessibilità e mette al centro l’agricoltura nell’agenda europea”. Il nostro Paese, ricorda, “ha adottato una posizione decisa, presentando un documento a febbraio che esortava la Commissione Ue a riconsiderare politiche ideologiche, mascherate da presunto ambientalismo, dannose per il nostro settore primario”.

La revisione della Pac prevede di eliminare completamente la destinazione di “una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive” dallo standard 8 delle ‘Buone condizioni agronomiche e ambientali’ (Bcaa) – cioè terreni incolti – “pur mantenendo la protezione degli elementi paesaggistici esistenti”. Gli Stati membri sono invece tenuti a istituire un eco-schema che offra un sostegno agli agricoltori per mantenere una parte dei terreni coltivabili in stato non produttivo o per creare nuovi elementi paesaggistici (come siepi o alberi). I Ventisette potranno anche prevedere esenzioni specifiche dalle norme sugli standard Bcaa 5, 6 e 7 (gestione della lavorazione del terreno, copertura del suolo e terreni a riposo) per le situazioni che rischiano di essere contrarie ai loro obiettivi, come nel caso di condizioni specifiche di terreni e sottosuoli. Più nello specifico sulla rotazione delle colture (standard 7) gli Stati membri potranno aggiungere la possibilità di soddisfare questo requisito con la diversificazione delle colture, una flessibilità che dovrebbe consentire agli agricoltori colpiti da regolare siccità o di precipitazioni eccessive di rispettare la condizione in modo più compatibile con la realtà agricola.

Tra le modifiche più significative c’è l’esenzione per le aziende agricole sotto i 10 ettari dai controlli di condizionalità e dalle sanzioni, una misura che riguarda il 65% dei beneficiari della Pac ma solo solo il 10% della superficie agricola totale. L’alleggerimento degli oneri per i piccoli agricoltori dovrebbe garantire che non debbano essere controllati per quanto riguarda il rispetto dei requisiti di gestione obbligatori, dal momento in cui l’esenzione non ostacolerebbe “in modo significativo” il ruolo dei requisiti di condizionalità nel contribuire agli obiettivi climatici e ambientali. Inoltre viene proposto anche di aumentare il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno.

Per quanto riguarda la remunerazione degli agricoltori e la loro posizione nella filiera alimentare, si seguiranno tre strade. In primis la Commissione lancerà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare – con i rappresentanti di tutti i settori della filiera alimentare e i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione. In secondo luogo viene proposto il rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio, attraverso nuove opzioni al Regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e all’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Infine la Commissione condurrà una valutazione approfondita della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare in vigore dal 2021, con la prima relazione consegnata nella primavera del 2024 e una valutazione più dettagliata da presentare nel 2025 insieme a proposte legislative “se opportuno”.

agricoltura

INFOGRAFICA INTERATTIVA Il commercio Ue di prodotti agricoli

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, la quota percentuale degli scambi di prodotti agricoli dell’Ue. Secondo Eurostat, nel 2023 il valore degli scambi ha raggiunto i 410,9 miliardi di euro, 13,5 miliardi di euro in meno rispetto al 2022, in calo del 3,2%. L’Ue ha esportato prodotti agricoli per un valore di 228,6 miliardi di euro e ne ha importati 182,3 miliardi di euro, generando un surplus di 46,3 miliardi. Il Regno Unito è stato il principale partner con una quota del 22% nelle esportazioni Ue (equivalenti a 48,6 miliardi di euro), seguito dagli Stati Uniti (12%, 27,5 miliardi di euro), Cina (6%, 13,5 miliardi di euro), Svizzera (5%, 12,1 miliardi di euro), Giappone (3%, 7,2 miliardi di euro) e Russia (3%, 6,6 miliardi di euro). Le importazioni dell’UE provenivano principalmente da Brasile (9%, 16,9 miliardi di euro), Regno Unito (8%, 15,8 miliardi di euro), Cina (7%, 13,3 miliardi di euro), Stati Uniti (7%, 13,1 miliardi di euro), Ucraina (5%, 9,5 miliardi di euro) e Norvegia (5%, 9,2 miliardi di euro).

Il governo scioglie nodo fotovoltaico a terra: Solo su terreni agricoli non produttivi

Giorni di discussioni e oltre due ore di Consiglio dei ministri ma, alla fine, sul fotovoltaico a terra il governo trova la quadra. Non si potranno installare nuovi pannelli solari sui terreni agricoli produttivi, via libera invece su quelli non produttivi. Sì invece all’agrivoltaico e all’agrisolare anche sui terreni agricoli produttivi, perché permettono di continuare a coltivare.

L’articolo 5 del dl Agricoltura “è stato di grande interesse”, osserva Lollobrigida in conferenza stampa, ma assicura: “Con il collega Pichetto c’è stata grande serenità nell’approccio a questa problematica”. La norma di riferimento che interveniva sulla questione è del 2021 ed era, spiega, “di difficile applicazione“. Dopo tre anni, non si è riusciti ad avere una definizione di aree idonee, in un “costante rimpallo tra uffici“, racconta. Con il nuovo decreto “interveniamo, ponendo fine a quella che è installazione selvaggia di fotovoltaico a terra. Ovviamente con pragmatismo, salvaguardando alcune aree“.

Lo Stato considera preziosi i terreni agricoli produttivi. Se però si vogliono piantare a terra pannelli fotovoltaici, non l’agrisolare, non l’agrivoltaico, che permette di produrre energia compatibile con la produzione agricola, stai cambiando la destinazione d’uso di quel terreno e non riteniamo che questa prassi debba continuare”, avverte Lollobrigida. Per questo, il governo ha scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto. Non ci saranno problemi invece per le cave, le miniere, le aree in concessione alle ferrovie dello Stato, ai concessionari aeroportuali, le aree delle autostrade, industriali, le aree sulle quali già insistono impianti per rifacimento, modifica, revisione purché non comporti un incremento della superficie già utilizzata. “Andremo a contenere le norme che salvaguardano i fondi del Pnrr, che non vogliamo mettere in discussione in alcun modo“, mette in chiaro il ministro.

Si è ritenuto di salvaguardare tutto ciò che è inerente al Pnrr, quindi le Comunità energetiche. Nulla toglie al fatto che il Pniec rimanga lo stesso, con l’obiettivo di rinnovabili sul fronte solare di circa 30 gigawatt“, garantisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto.

Di “grande sintonia” continua a parlare Lollobrigida, che si riferisce al dl come a un provvedimento “straordinariamente importante”, che guarda al mondo dell’agricoltura, della pesca, con “l’attenzione garantita ai cittadini in fase pre-elettorale e che ci ha visti programmare una serie di iniziative per rispondere alle emergenze emerse nel tempo“.

Dopo anni in cui abbiamo chiesto l’emanazione del decreto aree idonee sul fotovoltaico a terra, arriva un giusto intervento per fermare le speculazioni dei grandi fondi di investimento che in molte aree del Paese sta mettendo in difficoltà la produzione agricola”, commenta Ettore Prandini, assicurando che Coldiretti continuerà a lavorare “nell’interesse di tutti gli agricoltori e dei cittadini”.

Senza soldi, senza scuola ma tanto amore per la terra: la ricetta della felicità del ‘contadino-artista’

A 37 anni, Samuel Lewis non è mai andato a scuola e non ha mai lavorato: questo “contadino-artista” britannico vive in Bretagna, quasi senza soldi, coltivando a mano cereali e ortaggi per la sua “dieta di base”. Condivide la sua ricerca di autosufficienza su Internet e tenendo corsi gratuiti. “La vera ricchezza è la buona terra e tutto ciò che ci dà”, è il motto che accompagna la sua vita.

Tre ettari in una frazione di Duault, vicino a Callac (nella Francia nord-occidentale), suddivisi in 35 appezzamenti: con il padre Gareth, di origine gallese, coltiva segale, grano saraceno, fagioli, patate, frutta e altre verdure da orto. Solo per il consumo familiare. “L’obiettivo è produrre il mio cibo di base”, riassume. I 500 alberi che ha piantato gli forniscono mele per fare il sidro e legna per il riscaldamento. Le verdure e i cereali producono ottime zuppe e insalate, pane e dolci.

Qui non ci sono trattori o frese: lavora alla vecchia maniera, e solo di pomeriggio. I suoi attrezzi preferiti sono la zappa, il falcetto e la trincia, acquistati di seconda mano o costruiti nel suo laboratorio. I vicini più anziani gli hanno insegnato a usarli.

“Sono l’unica persona in Europa occidentale che coltiva i cereali a mano”, racconta il 37enne. Con il suo maglione di lana fatto in casa, gli zoccoli di legno, i capelli lunghi e radi e la barba rossa intrecciata sotto il mento, Samuel Lewis sembra un bardo uscito da una fiaba. Racconta un viaggio atipico, ai margini di una società consumistica che rifiuta.

Nel 1994, la sua famiglia ha lasciato il nord dell’Inghilterra e si è trasferita nella Gran Bretagna centrale. Lì ha acquistato a basso costo un rudere, ristrutturato “per avere più spazio” per le due figlie e il figlio. Autodidatta, Samuel non è mai andato a scuola, ma ha imparato a leggere e scrivere con l’aiuto della madre, che ora non c’è più. E con l’adolescenza è arrivato il momento delle domande.

“Ogni singola cosa che facciamo come professione degrada l’ambiente”, dice. “A 16 anni ero già attaccato al mio giardino. Per me non era possibile (lavorare) tutto il giorno in un edificio”.

Ancora oggi preferisce coltivare il suo giardino, il suo amore per la terra e condurre una vita semplice che rispetti l’ambiente. Non dipende dal denaro per vivere. “Quello che faccio è l’antitesi dell’agricoltura moderna, non vendo nulla”, dice. “L’agricoltura moderna ha ucciso la terra”. Non rifiuta le comodità o la modernità, e condivide la casa dove vive con il padre e la sorella, per i pasti o per internet. Ma preferisce dormire nel piccolo edificio accanto, senza elettricità né acqua corrente.

Si autodefinisce “contadino-artista”, disegna ogni mattina fin da quando era bambino. Il suo personaggio preferito, Tim il giardiniere, è al centro di un libro, scritto insieme al padre e recentemente pubblicato da Ulmer, ‘La vie simple’, che unisce riflessioni filosofiche a una guida illustrata al giardinaggio. Il suo unico reddito proviene da questo libro e dal mensile Central Britanny Journal, che dirige insieme al padre e alla sorella Bethan, rivolto alla comunità britannica della sua regione e con una tiratura di 2.500 copie. Rifiuta i sussidi sociali. “Non possiamo fare a meno dei soldi”, ammette. Ma non “vogliamo inseguirli”.

Il poco che guadagna serve ad aiutare il padre a pagare le bollette, a fare qualche spesa per la casa e a pagare la benzina per le due vecchie auto di famiglia. Oppure per andare a bere qualcosa al bar locale o a una festa con gli amici. Samuel Lewis dice di non comprare quasi nulla, tranne qualche vestito o attrezzo di seconda mano. Uno stile di vita, ammette, reso possibile dall’accesso alle comodità della casa di famiglia.

Vuole far conoscere questa “vita semplice”, soprattutto sui Instagram e Facebook. Un video a lui dedicato dal media online Brut è stato visto 1,3 milioni di volte. Dal 2022 organizza regolarmente giornate aperte e corsi di formazione gratuiti nella sua fattoria alimentare. Il suo obiettivo non è necessariamente quello di convertire i visitatori, ma almeno di mostrare, soprattutto ai più giovani, che un’altra strada è possibile.

“La terra ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Se sappiamo come coltivarla, possiamo vivere in un ambiente magnifico (…) mangiare del buon cibo, accendere un buon fuoco per riscaldarci”. La ricetta della felicità semplice, secondo Samuel Lewis.

Agroalimentare, Lollobrigida: “Servono controlli serrati e omogenei in tutta Europa”

“Fanno bene amici della Coldiretti a manifestare, perché chiedono la stessa cosa che abbiamo proposto noi in Europa: una condivisione dei controlli tra forze dell’ordine europee”. Lo dice il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, a margine della presentazione del Report 2023 delle attività del Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Masaf. “Noi possiamo fare i controlli, e li facciamo bene, all’interno della filiera nazionale, dai porti agli accessi – spiega -. Ma è evidente che esistono distorsioni nel mercato Ue. A volte riusciamo ad evitare che entrino merci da Paesi terzi ri-etichettate come italiane ed europee e questo deve avvenire anche nel resto d’Europa. Perché se non accade” il rischio è che entrino “in un porto del nord Europa merci non etichettate proveniente dall’Africa che vengono poi etichettate come unionali e così arrivano come se fossero state prodotte nel nostro Paese. Il controllo deve essere serrato e omogeneo”.

Bricolo: “Sarà un Vinitaly sorprendente, attesi 30mila operatori da 140 Paesi del mondo”

L‘edizione 2024 di Vinitaly sarà “sorprendente, mai vista prima anche per quella che sarà la presenza dei tanti buyer dall’estero, ma anche perché avremo la visita dei rappresentanti istituzionali di tanti Paesi del mondo e questo credo che renda ancora più internazionale l’immagine di Vinitaly”. Lo dice il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, a margine della presentazione della Conferenza internazionale del vino ‘Wine ministerial meeting’, in programma dall’11 al 13 aprile prossimi in Franciacorta, nel Bresciano, e alla vigilia del Vinitaly di Verona.

Un’immagine che serve in questo momento, dove il vino italiano deve competere con tanti altri Paesi nei mercati del mondo – spiega -. Vino italiano che vuole crescere, vuole stare al passo, ma soprattutto vuole aprire anche nuovi mercati. Ecco, su questo stiamo dando il massimo e cerchiamo, siamo convinti di poter dare davvero un servizio migliore con l’attività che è stata fatta”.

C’è anche il ringraziamento al Masafper questa grande opportunità. I rappresentanti dei Paesi produttori di vino di tutto il mondo saranno a Vinitaly per un confronto anche con noi”, continua Bricolo. “Avremo la possibilità di far degustare a tutte queste autorità, ai rappresentanti delle istituzioni dei vari Paesi, agli ambasciatori, ai ministri dell’Agricoltura, le eccellenze dei vini italiani con il nostro ‘OperaWine’ che aprirà proprio lo stesso giorno dove le 131 cantine selezionate dalla rivista ‘Wine Spectator’ presenteranno i loro prodotti. Dunque, un momento di confronto importante ma anche una grande opportunità per presentare l’eccellenza del Made in Italy, dei vini italiani a una così grande platea internazionale”.

Inoltre, “non è una novità, ma sicuramente abbiamo aumentato e implementato anche quest’anno l’incoming dei buyers, che poi è la cosa più importante per i nostri espositori: avere l’opportunità di incontrarne quanti più è possibile”, prosegue Bricolo. “Ci aspettiamo 30mila operatori da 140 Paesi diversi del mondo, davvero una grande fiera internazionale che riesce ad arrivare in tutti i continenti e riesce a portare tutto l’interesse del mondo del vino proprio a Verona. Possiamo dire – conclude – che se tutte le strade portano a Roma, in questo caso, nei giorni della nostra manifestazione, tutte le strade del vino portano a Verona e al Vinitaly”.

Agricoltura, primo via libera del Consiglio dell’Ue alle proposte di modifica della Pac

Nel pieno della terza protesta degli agricoltori a Bruxelles in meno di due mesi, le istituzioni Ue procedono spedite ad accontentare le richieste del comparto agroalimentare europeo, a partire dalla modifica della tanto contestata Politica Agricola Comune (Pac). Mentre i trattori fuori dal palazzo del Consiglio Ue sono tornati a invadere le strade e scontrarsi con le forze dell’ordine, è arrivato il primo via libera alle norme modificate per la semplificazione e la riduzione degli oneri della Pac, che “aumenteranno i redditi dei nostri agricoltori”.

A confermare che “stiamo avanzando verso la semplificazione amministrativa, abbiamo misure che possono portare più flessibilità alla Pac” è stato il vicepremier del Belgio responsabile per l’Agricoltura e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, David Clarinval. Il via libera alle proposte presentate dalla Commissione Ue lo scorso 15 marzo è arrivato dai 27 rappresentanti degli Stati membri al Comitato speciale Agricoltura per “affrontare i problemi riscontrati nell’attuazione dei piani strategici” e per “assicurare competitività all’agricoltura europea, sovranità alimentare e una giusta remunerazione agli agricoltori”. A questo punto la palla passa alla commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Agri) del Parlamento Ue – che ricorrerà alla procedura d’urgenza – mentre la posizione degli eurodeputati dovrebbe arrivare all’ultima sessione plenaria in agenda (22-25 aprile). Il Regolamento sarà poi formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue: “Se tutto va come previsto, entrerà in vigore entro la fine della primavera”, sono le previsioni della presidenza di turno belga.

La revisione della Pac prevede di eliminare completamente la destinazione di una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive dallo standard 8 delle ‘Buone condizioni agronomiche e ambientali’ (Bcaa) – cioè terreni incolti – anche se gli Stati membri dovranno istituire un eco-schema per sostenere il mantenimento dello stato non produttivo o per la creazione di nuovi elementi paesaggistici (come siepi o alberi). Sono previste esenzioni specifiche dalle norme sugli standard Bcaa 5, 6 e 7 (gestione della lavorazione del terreno, copertura del suolo e terreni a riposo), in particolare sulla rotazione delle colture (standard 7) potrà essere aggiunta la diversificazione delle colture per consentire agli agricoltori colpiti da siccità o precipitazioni eccessive di rispettare la condizione. Tra le modifiche più significative c’è l’esenzione per le aziende agricole sotto i 10 ettari dai controlli di condizionalità e dalle sanzioni, per alleviare l’onere amministrativo legato ai controlli del 65% dei beneficiari della Pac (ma solo solo il 10% della superficie agricola totale). Inoltre aumenterà il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno.

Per quanto riguarda la remunerazione degli agricoltori e la loro posizione nella filiera alimentare, si seguiranno tre strade. In primis con un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare. In secondo luogo con un rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio, attraverso nuove opzioni al Regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e all’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Infine la Commissione dovrà condurre una valutazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare in vigore dal 2021, con la prima relazione consegnata nella primavera del 2024 e una valutazione più dettagliata nel 2025.

Ue, Meloni: “Agricoltura in Consiglio, basta guerra santa in nome del clima”

L’agricoltura sarà sul tavolo del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo e Giorgia Meloni si intesta il merito di aver fatto inserire il tema in agenda. Perché, spiega nell’informativa in Senato, ritiene doveroso intervenire a sostegno di un settore che è stato “troppo a lungo dimenticato e oggetto di attenzioni non sempre benevole“.

La pandemia prima, la guerra in Ucraina poi, hanno colpito le catene di approvvigionamento alimentare e “gravato le imprese agricole di un aumento dei costi fissi che ne ha ulteriormente ridotto la redditività“, osserva la premier. A questo si sono aggiunti da un lato “l’appesantimento burocratico” introdotto dalle misure di “inverdimento” della Pac e dall’altro, denuncia, “l’accanimento ideologico” di molte norme del Green Deal, del pacchetto Fit for 55 e della strategia Farm to Fork. E’ così che l’Europa “si è risvegliata con i trattori nelle strade”. Ma Meloni rivendica di guidare il governo che “più ha investito in agricoltura nella storia repubblicana” (Con la rimodulazione del Pnrr, ha destinato fino a 8 miliardi di euro al comparto).

La presidente del Consiglio punta il dito ancora una volta contro una certa visione “ideologica” di Bruxelles sulla transizione green, che sostiene abbia individuato nell’agricoltore, nel pescatore, negli operatori economici che lavorano a contatto con la natura, dei “nemici da colpire in nome della guerra santa contro il cambiamento climatico“. Quello su cui si dovrà lavorare ora, “con urgenza“, insiste, è la revisione della Pac, sostenuta in un momento in cui il contesto era diverso: quando cioè non si era ancora verificato lo shock dell’invasione russa in Ucraina. La Politica Agricola Comune che è stata votata, era comunque una “mediazione rispetto alle folli pretese dell’allora vicepresidente Timmermans“, affonda la premier, che voleva una Pac “ancora più sbilanciata verso le misure di inverdimento, tanto da voler ricomprendere al suo interno gli obiettivi di riduzione delle emissioni del Green Deal”.

Pretese“, commenta, che non si materializzarono allora, ma che si sono verificate successivamente con la definizione degli eco-schemi e delle condizionalità verdi, ed è “proprio da quelle che si deve partire, semplificando al massimo le procedure ed eliminando con effetto retroattivo l’obbligo di messa a riposo del 4% dei terreni e l’obbligo di rotazione delle colture, che limiterebbe in maniera sensibile la produttività delle nostre imprese“, afferma. Bene per Meloni la recente proposta della Commissione di ampia revisione della Pac: “Ora è importante lavorare rapidamente alla riforma, a partire dal prossimo Consiglio Agricoltura e Pesca di fine marzo“. Roma lavora perché possano trovare spazio altre proposte italiane, come l’estensione del Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, prevedendo comunque un incremento del regime de minimis, oltre che una moratoria dei debiti delle imprese agricole. Dopo anni di “emarginazione” nei più importanti consessi internazionali, “l’agricoltura torna centrale in Europa“, le fa eco il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ricorda il documento sulla Pac presentato all’Agrifish a febbraio, con cui sono state rappresentate le criticità e “gli errori” che l’Europa ha compiuto fino ad ora, con delle indicazioni su una “strada per correggerlo“. Per il titolare del dicastero di via Venti Settembre, oggi l’Europa comincia a rendersi conto che “se manca l’agricoltura, viene giù tutto”. L’obiettivo dell’Italia è “ripensare la sovranità alimentare in Europa”: “La sfida della sicurezza alimentare è dare buon cibo a tutti e non possiamo raggiungerla – ribadisce – se non diamo valore a chi ogni giorno lavora per garantire la qualità delle nostre produzioni“.