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Arriva Ddl contro cibi sintetici. Lollobrigida: “Tutela salute e ambiente”

Vietata la produzione e la vendita di carne, latte, formaggi, pesce e mangimi sintetici in Italia. Arriva il disegno di legge voluto dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, approvato in consiglio dei ministri. “E’ il primo provvedimento di questa natura a livello internazionale. L’Italia è la prima nazione che dice di no alla carne sintetica con un provvedimento ufficiale“, rivendica il ministro. “Abbiamo ragionato sulla qualità: prodotti da laboratorio non garantiscono qualità e sicurezza. Il problema è anche sociale, si andrebbe verso una società in cui i ricchi mangiano bene e i poveri no”, afferma, assicurando di aver lavorato per garantire “la tutela della nostra salute, della nostra produzione, dell’ambiente, di un modo di vivere di cui continuiamo a essere orgogliosi“. Si basa su un principio di precauzione, perché “ad ora non ci sono evidenze scientifiche sulla dannosità” di tali cibi, precisa il ministro della Salute, Orazio Schillaci.

E’ vietato agli operatori del settore alimentare e agli operatori del settore dei mangimi, impiegare nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare oppure distribuire per il consumo alimentare, alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati“, si legge nel provvedimento. Per chi viola le disposizioni, la multa va da un minimo di 10mila a un massimo di 60mila euro, o fino al 10% del fatturato totale annuo realizzato nell’ultimo esercizio chiuso prima all’accertamento della violazione, quando questo importo è superiore ai 60mila euro. Alla violazione consegue la confisca del prodotto, l’applicazione delle sanzioni amministrative del divieto di accesso a contributi, finanziamenti o agevolazioni o altre erogazioni dello Stato, di altri enti pubblici o dell’Unione europea per un periodo minimo di un anno e fino al massimo di tre anni, oltre alla chiusura dello stabilimento di produzione, per lo stesso periodo. Alla sanzione incorre chiunque abbia “finanziato, promosso, agevolato in qualunque modo le condotte” ritenute illecite.

Il provvedimento “Risponde alle richieste di mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione per salvare il Made in Italy a tavola dall’attacco delle multinazionali, sottoscritta anche dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro Lollobrigida”, commenta Coldiretti, che organizza un flash mob davanti a Palazzo Chigi. Tra i primi a firmare la petizione la premier Giorgia Meloni nella sua prima uscita pubblica dopo le elezioni e il ministro Lollobrigida, ma anche altri ministri e sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei, governatori, sindaci. ‘No al cibo sintetico’, ‘Contro il cibo in provetta è meglio una vera porchetta’, ‘Difendiamo la dieta mediterranea’, ‘No agli oligarchi del cibo artificiale’, sono solo alcuni degli slogan su striscioni e cartelli esposti dai manifestanti sul lato della Galleria Alberto Sordi, guidati dalla delegata nazionale Veronica Barbati, insieme al Segretario Generale Vincenzo Gesmundo e al Presidente Nazionale Ettore Prandini.

L’Italia che è leader europeo nella qualità e nella sicurezza a tavola ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari a tutela dei cittadini e delle imprese”, spiega il presidente Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di difendere i primati dell’agricoltura più green d’Europa. “Proprio i giovani agricoltori, che hanno scelto di costruire il proprio futuro nelle campagne – ricorda Coldiretti -, sarebbero le prime vittime della diffusione del cibo sintetico, che punta alla sostituzione degli alimenti naturali prodotti nelle campagne con quelli fatti in laboratorio”.

Agrifood 2023, Italia conferma no a Nutriscore e cibi sintetici: difendere Agricoltura

L’agricoltura come motore dell’economia, ma anche elemento dell’identità nazionale da difendere. Sono tanti gli spunti che emergono da Agrifood 2023, l’evento su ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere’, organizzato a Roma da Gea ed Eunews. Cinque panel per analizzare da ogni angolatura rischi e potenzialità di un settore che può diventare collettore di molti altri gangli del cuore economico italiano ed europeo. Nel primo blocco è stato analizzata la questione del Nutriscore. “Servirebbe uno sforzo, da parte anche delle industria agroalimentare italiana, nell’utilizzare il Nutrinform”, dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Che invita a cambiare schema di gioco: “Dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza e avere forza nella programmazione e nella strategia”, tant’è vero che “nel primo incontro con l’attuale presidente del Consiglio – racconta – ho chiesto di aumentare la dotazione del personale della nostra Ambasciata a Bruxelles”. Perché “non bisogna criticare ma lavorare al fianco delle nostre istituzioni, portando delle proposte alternative, facendo capire dove si sono commessi errori di valutazione” e “creando sinergie”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che lancia anche una ironica sfida a Prandini: “Lo sfido, se ti alzi da tavola dopo 1 kg di parmigiano stai bene, dopo 1 kg di patatine fritte no…”, giocando sul fatto che il collega di Coldiretti aveva spiegato che al di là dei colori dei semafori, conta anche la quantità di cibo mangiato. Al di là dell’ironia, il concetto è chiaro: “Il Nutriscore, così come l’Ecoscore, sono veri e propri attacchi a modelli economici”, per questo – sostiene – “dobbiamo fare una battaglia di visione, di strategia, su come posizionare l’agricoltura in un contesto globale sempre più competitivo dove le imprese soffrono”. Paolo De Castro, eurodeputato della commissione Agri, poi avverte: “L’agroalimentare è il primo settore manifatturiero europeo, con 200 miliardi export lo scorso anno, eppure sembra sotto attacco”. Il Nutriscore per ora “è accantonato, la Commissione Ue sta ancora valutando l’impatto per cui in questa legislatura non mi aspetto novità, ma tornerà”, è la sua convinzione.

Il presidente della commissione Industria del Senato, Luca De Carlo, che da anni si occupa del tema, quella sul Nutriscore “non è una battaglia dell’Italia contro il mondo, ma l’Italia deve essere brava a mettere insieme più alleati, perché questo è un tema che coinvolge tutti”. A suo modo di vedere, “se l’affrontiamo come problema europeo, allora le ricadute sull’Italia saranno relative”. Va giù dritto anche Andrea Poli, presidente della Nutrition Foundation of Italy: “L’algoritmo su cui si basa il Nutriscore è superato. Non ha senso affidare un colore per tutti i cibi indistintamente”. Ci va più cauto, invece, il direttore della Rappresentanza della Commissione Ue in Italia, Antonio Parenti, che comunque non nasconde i suoi dubbi: “E’ perfetto? No. Credo ci siano delle dimostrazioni scientifiche, e mi prendo qualche rischio essendo parte della Commissione europea che sta ancora giudicando. Però, l’esigenza esiste”.

Nello scenario europeo si inserisce anche la questione dell’etichettatura del vino. Soprattutto dopo la scelta dell’Irlanda di inserire avvisi sui rischi per la salute al pari delle sigarette, avallata anche da Bruxelles. “Il concetto del vino all’interno della dieta mediterranea fa parte del nostra cultura”, dice il direttore generale del Crea, Stefano Vaccari, che boccia l’operato di Bruxelles. “Secondo dati del 2022 siamo il Paese nettamente con aspettative di vita superiori rispetto all’Irlanda: se il modello nutrizionale è vincente, dobbiamo mantenerlo”. Per Michele Contel, vice presidente dell’Osservatorio permanente Giovani e Alcol, “l’approccio irlandese è sostanzialmente coercitivo”, mentre la dietista e nutrizionista, Monica Artoni, è convinta che “soprattutto il settore medico e sanitario, deve insistere moltissimo, fino alla nausea, sul concetto di basso rischio e sulle modalità di consumo”.

L’agricoltura, inoltre, deve affrontare un altro problema: quello dei cibi sintetici. Sul punto è intervenuto Luigi Scordamaglia: “Trasparenza e consapevolezza della scelta sono condizionati da un fattore, a questo mondo: i soldi. Troppi, come quelli di chi investe e svilupperà 25 miliardi di dollari in 5 anni per lanciare la carne sintetica. E con queste cifre di opinioni ne fai cambiare”. Il consigliere delegato di Filiera Italia cita la app site food finanziata da Bill Gates sulla carne di pollo, chiedendo: “Si apre finalmente una discussione se una singola persona fisica, privata possa essere secondo finanziatore dell’Organizzazione mondiale della sanità che decide le politiche sanitarie a livello globale?”. Poi l’accenno all’Europa: “Questo ‘filantrocapitalista’, mai come di recente, incontra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con cui parla di ristrutturare il sistema di protezione sanitario. Bene: 25 miliardi di dollari sono il volume sviluppato, ma è niente rispetto alla capacità di comunicare sul web e alle nuove app di intelligenza artificiale”. La risposta, indiretta, arriva a stretto giro da Parenti: “Ho sentito certe cose che, francamente, mi sembrano leggermente fantasiose. Bill Gates, ad esempio, e ci sono i resoconti, è uno dei più grandi distributori di vaccino al mondo. Che la Commissione Ue parli con lui nel 2021 e 2022, soprattutto per facilitare la produzione di vaccini in Paesi terzi come l’Africa mi sembra non solo naturale, ma anche necessario”.

La questione della crisi alimentare viene analizzata anche in chiave Mediterraneo. Con l’intervento dell’Ambasciatore del Marocco in Italia, Youssef Balla: “Il Marocco sta affrontando una crisi alimentare causata dallo sfruttamento senza precedenti di risorse naturali, da cambiamenti climatici e da congiunture economiche nazionali e internazionali. La parola chiave si è rivelata essere innovazione”. Per il diplomatico servirebbe “una cooperazione tripartita, marocchina, europea e africana, per l’agricoltura sostenibile, che si basi sulla diffusione di nuove tecnologie digitali e sulla formazione professionale di lavoro qualificato per utilizzo ottimale delle tecnologie stesse”.

Scordamaglia (Filiera Italia): “Farine insetti questione di trasparenza e fake news”

Il problema delle farine di insetti, del consumo di insetti è un problema meno grave dei prodotti alimentari sintetici, è semplicemente una questione di trasparenza e di fake news”. Così Luigi Scordamaglia, Presidente Filiera Italia a margine del convegno ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere’, organizzato da Gea- Green Economy Agency ed Eunews. “Se qualcuno vuole per assaggiare qualcosa di esotico mangiare insetti è cosa perfettamente legittima purché vengano segnalati in etichetta con claim evidenti e non microscopiche lettere insieme tanti altri ingredienti che nessuno legge. Seconda cosa non diciamo che sono la salvezza del mondo in termini di sostenibilità perché se bisognasse iniziare a produrli per 9 miliardi di persone sarebbe necessario l’utilizzo di massicce quantità di antibiotici e altre sostanze nocive. E non dimentichiamo che questi insetti provengono da paesi che in termini di standard di sicurezza hanno parametri ben inferiori ai nostri e quindi sono maggiormente pericolosi

Alimentare, De Carlo: “Siamo in costante difesa da grandissimo attacco nostre eccellenze”

Siamo in costante difesa di quella che ormai appare a tutti un grandissimo attacco alle nostre eccellenze”. Lo ha detto il senatore Luca De Carlo, Presidente Commissione Commercio e Industria, agricoltura e produzione agroalimentare a margine del convegno ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere’, organizzato da Gea ed Eunews. “Un attacco a tutte quelle eccellenze europee e nazionali che fanno di qualità, tradizione e cultura il loro forte, per sostituirli con cosa? Con cibo sintetico, con qualcosa costruito in laboratorio in posti lontanissimi. Ecco noi contro questo vogliamo batterci perché le produzioni tradizionali sono la nostra cultura e rappresentano la nostra nazione nel mondo”, ha aggiunto.

Larve insetti farina

‘Novel food’: da oggi via libera vendita larve farina minore in Ue

Prosegue la liberalizzazione da parte dell’Ue alla vendita di prodotti derivati da insetti: dopo il via libera martedì alla vendita di farina di grillo domestico (Acheta domesticus), parzialmente sgrassata, in tutti gli Stati dell’Unione Europea, oggi giovedì 26 gennaio entrerà in vigore il regolamento che autorizza la commercializzazione delle larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) congelate, in pasta, essiccate e in polvere. Sono i cosiddetti ‘novel food‘ che Bruxelles vede come una risposta all’aumento del costo delle proteine animali, del loro impatto ambientale, dell’insicurezza alimentare, della crescita della popolazione e della corrispondente, crescente domanda di proteine tra le classi medie. Inoltre, l’allevamento di insetti potrebbe contribuire anche a ridurre le emissioni di gas serra e lo spreco alimentare. Lo studio delle proteine derivate da insetti é considerato una delle aree più importanti del programma Orizzonte Europa che sostiene finanziariamente la ricerca nei Paesi Ue.

L’elenco degli insetti che potrebbero finire sulle nostre tavole sembra essere destinato ad allungarsi: ci sono ben altre otto domande in lista d’attesa. In tutti i casi elencati, le norme Ue includono requisiti specifici di etichettatura per quanto riguarda l’allergenicità poiché le proteine da insetti possono causare reazioni soprattutto nei soggetti già allergici a crostacei, acari della polvere e, in alcuni casi, ai molluschi.

Per quanto riguarda i grilli, la Commissione aveva chiesto, già l’8 luglio 2020, all’Autorità europea per la sicurezza alimentare di effettuare una valutazione in merito. Il 23 marzo 2022 l’Efsa ha adottato un parere scientifico sulla sicurezza della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus intero quale nuovo alimento. Il provvedimento è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale comunitaria. Da martedì quindi l’utilizzo di questa polvere è consentito in vari alimenti, tra cui pane, cracker, grissini, barrette ai cereali, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre o anche nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne, destinati alla popolazione in generale.

Ciononostante, la posizione dell’Italia continua a essere contraria. “Per anni in Europa si è affermata la tutela dei prodotti agricoli ed enogastronomici di qualità, di cui l’Italia è leader. Prodotti legati ai territori dei diversi paesi. Adesso invece si punta sugli insetti che, seppur consumati in altri paesi del mondo, sono quanto di più lontano dalle nostre tradizioni e dalla nostra cultura alimentare. Insetti, cibo sintetico prodotto in bioreattori, attacchi ormai quotidiani contro il vino. Le tesi secondo cui questi prodotti alternativi sarebbero migliori per la salute e per l’ambiente non trovano fondamenti scientifici, ma diventano solo un pretesto per attaccare tutto il nostro sistema agroalimentare di qualità con il rischio di pesanti danni economici per le nostre filiere“, spiega il sottosegretario all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Luigi D’Eramo, definendo ‘folli’ le politiche europee. Lo stesso ministro Francesco Lollobrigida aveva ribadito l’impegno del governo contro il diffondersi del cibo sintetico, in cui vede un rischio anche ‘sociale’. “Credo che i ricchi continueranno a mangiare bene (prodotti di qualità). Per chi non è abbiente, invece, si produrrà un sistema più simile a quello che c’è negli Stati Uniti con il cibo spazzatura accessibile a tutti. Il rischio è la standardizzazione del prodotto“, commenta.

 

Larve insetti farina

Vermi e grilli nel piatto: 54% italiani contrari a insetti. Filiera Italia: Non è sostenibilità

Anche le  larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) entrano nel novero dei nuovi alimenti. Dopo la locusta migratoria e il grillo domestico, un quarto insetto si aggiunge alla lista dei nuovi alimenti autorizzati dall’Ue: dal 26 gennaio infatti potranno essere commercializzate nell’Unione le larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus) congelate, in pasta, essiccate. L’autorizzazione, proposta dalla Commissione europea e approvata dagli Stati Ue, arriva dopo l’ok dato a partire dalla fine del 2021 prima alle larve gialle della farina, poi alla locusta migratoria e da ultimo ai grilli. Tutti in forma congelata, essiccata o in polvere. E, a quanto si apprende, altre otto domande sono in lista d’attesa. In tutti i casi, le norme Ue sui cosiddetti ‘novel food’ includono requisiti specifici di etichettatura per quanto riguarda l’allergenicità poiché le proteine da insetti possono causare reazioni soprattutto nei soggetti già allergici a crostacei, acari della polvere e, in alcuni casi, ai molluschi.

Nonostante la levata di scudi di molti in Italia, Bruxelles continua a vedere gli insetti, e le proteine alternative in generale, come una risposta all’aumento del costo delle proteine animali, del loro impatto ambientale, dell’insicurezza alimentare, della crescita della popolazione e della corrispondente, crescente domanda di proteine tra le classi medie. Inoltre, come ricordano dalla Commissione europea, l’allevamento di insetti potrebbe contribuire anche a ridurre le emissioni di gas serra e lo spreco alimentare. Ciononostante, l’accelerazione sugli insetti a tavola non sembra interessare i consumatori europei e soprattutto gli italiani che, per la grande maggioranza, non li porterebbero mai in tavola, considerandoli estranei alla cultura alimentare nazionale: il 54% è infatti contrario agli insetti a tavola, mentre è indifferente il 24%, favorevole il 16% e non risponde il 6%, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè. Una corretta alimentazione, infatti, non può prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale nei Paesi del terzo mondo come in quelli sviluppati, sostiene la Coldiretti, e a questo principio non possono sfuggire neanche bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare che, anche se iperproteici, sono molto lontani dalla realtà culinaria nazionale italiana ed europea. Si tratta, comunque, di alimenti che hanno ricevuto l’autorizzazione dall’Efsa, l’autorità alimentare Europea che però, precisa la Coldiretti, nel suo parere scientifico ha rilevato che il consumo di questi insetti può causare reazioni allergiche nelle persone allergiche ai crostacei e agli acari della polvere.

E da Filiera Italia è arrivato anche l’appello a non confondere il consumo di insetti con la sostenibilità. “Nessuno vuole vietare un bel piatto di insetti a chi lo desidera ma non si racconti la barzelletta della sostenibilità – spiega Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia – questo oggi in un momento in cui la nostra produzione rischia di essere smantellata in nome di una sostenibilità ideologica che vorrebbe trasformare i nostri terreni agricoli in giardini improduttivi. Si difenda piuttosto il modello italiano, esempio di sostenibilità a livello mondiale, in grado di vincere la sfida di produrre il cibo necessario a rispondere a un fabbisogno crescente impattando sempre meno“.