Energia, calo prezzi ma livelli pre-crisi lontani. 76,5% utenti nel mercato libero

Gli effetti della crisi energetica si attenuano, ma la guardia va lasciata alta. Dalla Relazione annuale dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente sul 2023 emergono diversi spunti di riflessione.

Innanzitutto, l’andamento dei prezzi: “Nonostante i cali registrati rispetto al picco del 2022, non tornano ai livelli pre-crisi”. I consumatori domestici hanno subito aumenti del 6%, con prezzi medi finali di 38,64 centesimi/kWh. Vengono, però, accorciate al 22,9% le distanze dall’Area euro. Così come la differenza in termini di prezzi netti (cioè al netto di oneri, imposte e tasse), che scende a +18,2%. Nel confronto con gli altri Paesi membri, sono state le famiglie tedesche a pagare di più (42,03 centesimi/kWh), seguite da quelle italiane (38,64 centesimi/kWh), francesi (32,65 centesimi/kWh) e spagnole (26,02 centesimi/kWh).

La fine dello scorso anno e l’inizio del 2024 ha segnato anche un passaggio cruciale, con la fine del mercato tutelato. Secondo i dati dell’Authority, allo scorso 1 luglio, la quota di utenti serviti dal mercato libero è del 76,5%, mentre i clienti vulnerabili in Maggior Tutela sono 3,6 milioni e 8,4 milioni i vulnerabili che hanno scelto il mercato libero. Arera osserva, poi, che per i clienti domestici, dopo la parentesi del 2022, il mercato libero presenta nuovamente valori superiori al servizio di maggior tutela, tranne chi ha consumi annui superiori a 5mila kWh/anno. C’è un’altra questione legata a questo tema e riguarda il passaggio dei vulnerabili al servizio di maggior tutela, visto che al 30 giugno si è chiusa la finestra per operare lo switch. Al momento la discussione è aperta su questo punto e il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, non chiude le porte: “Se questa è una volontà del Parlamento e arriveremo a quello, anche perché rischiano di essere quelli maggiormente penalizzati“.

Per quanto riguarda i consumi, l’Authority rileva una riduzione del 2,9%, in tutti i settori più rilevanti: agricoltura (-6,5%), industria (-4 percento), terziario (-2,1), domestico (-3) e residuale (-10,5). Gli unici aumenti sono registrati nei trasporti (+5,6%) e pesca (5,2). La domanda nazionale è stata soddisfatta per poco meno dell’84% dalla produzione nazionale e per il 16,8% dal saldo con l’estero, che realizza il valore più alto dall’inizio del secolo. Cala, invece, la produzione nazionale lorda (-6,9%) anche in funzione di un primo boom delle rinnovabili, che aumentano del +15,6%, trainate da idroelettrico (+42,4 percento), fotovoltaico (+9,2) ed eolico (+13,7), che compensano la riduzione di geotermico (-2,5%) e bioenergie (-9,1%). In questo segmento è Enel a guadagnare la palma di primo produttore con il 22,4% della generazione lorda. Il gruppo, inoltre, si conferma primo produttore anche per l‘energia elettrica con una quota del 16,9%, seguito da Eni (9,5%), che conserva il gradino più alto del podio sul termoelettrico (16,5 percento).

A proposito sempre di bollette, con l’innalzamento a 15mila euro della soglia Isee, nel 2023 sono stati riconosciuti 4,6 milioni di bonus elettrici e 3 milioni di bonus gas a clienti diretti, per importi stimato, rispettivamente, di 1,4 miliardi di euro e 716 milioni. Altro dato rilevante è quello relativo alle chiamate ricevute dallo Sportello per il consumatore energia e ambiente, che in totale sono 1.546.809 (+23% su base annua), di cui il 97% hanno riguardato energia elettrica, gas e bonus sociale, che resta la tematica più ricorrente (67% dei contatti). Alto anche il computo delle domande ricevute dal Servizio conciliazione: 32.677 (+34%). Mentre è di oltre 25,5 milioni di euro la ‘compensation’, ossia il corrispettivo economico ottenuto dai clienti o utenti finali mediante l’accordo di conciliazione. Infine, sono stati pagati oltre 65mila indennizzi ai clienti, principalmente per ritardi nella risposta ai reclami (97%), per un importo complessivo di oltre 2,8 milioni di euro.

Besseghini: “Fer 2 costerà 8-10 euro/MWH in bolletta. Mercato gas ancora nervoso”

Dagli stoccaggi di gas alle rinnovabili che incideranno nelle bollette per effetto del decreto Fer 2, ai costi della Tari e la nuova Europa. Stefano Besseghini a tutto campo ai microfoni del #GeaTalk. Il presidente dell’Arera fa il punto sui prezzi per gli approvvigionamenti di gas: “Tutto apposto? Magari è un po’ eccessivo, sicuramente non abbiamo più quei livelli di prezzi e questo molto ci tranquillizza. In ogni caso siamo più vicini ai 40 euro al Megawattora che ai 30 euro, il ché è indice di una situazione dei mercati ancora nervosa”, spiega. Chiarendo che “siamo grossomodo al doppio del valore storico di valorizzazione della commodity gas“, ma rispetto al passato “abbiamo alcuni cambi di assetto fondamentali, uno su tutti il ruolo dell’Lng, che non essendo collegato tubi fisici ci espone di fatto al mercato globale“.

Altro tema caldo è il decreto Fer 2, appena approvato dalla Commissione Ue, che consente di realizzare degli impianti per la produzione di energia rinnovabile. L’unica controindicazione è che può costare fino a 35 miliardi in venti anni, da coprire con aumenti in bolletta nella componente Asos, con un onere da calcolare nel delta tra la richiesta dei produttori nelle procedure competitive e i prezzi dell’energia elettrica sui mercati spot. “E’ molto difficile fare una stima – dice subito Besseghini -. Diciamo che, probabilmente, parliamo di circa 8-10 euro al MWH per la bolletta del consumatore, ma vedremo il suo dispiegamento nei prossimi vent’anni e a partire da quando questi impianti diventeranno operativi“.

Nel frattempo si andrà avanti con i metodi ‘tradizionali’, perché “il gas lo abbiamo raccontato, in tempi non sospetti, come combustibile di transizione e in fondo questo ruolo non viene meno. Ci accompagnerà, soprattutto nella generazione elettrica, ancora per qualche tempo“. Dunque, meglio capire che cosa aspettarci nel prossimo inverno. “Dal punto di vista delle forniture, che sono un po’ la sonda principale, pur rimanendo sempre cauti sulle previsioni di prospettiva, non si vedono indicatori di criticità particolari“. Ergo “guarderei a questo autunno con ragionevole fiducia, nel convincimento che poi entrando nel 2025/2026 le cose andranno tendenzialmente migliorando“.

Il dibattito politico, e non solo, è acceso anche sulla fine della finestra per il rientro nel mercato tutelato, in scadenza il prossimo 1 luglio. La Lega vorrebbe allargare le maglie almeno fino alla fine del 2024. “Questa è una valutazione che deve fare il governo“, mette il primo paletto Besseghini. Che vede anche delle potenziali criticità: “Questi termini hanno anche vincoli rispetto agli impegni presi e i processi già definiti, visto che l’assegnazione delle gare è avvenuta a inizio anno e rinviare alla fine di dicembre vorrebbe dire assegnare il consumatore, a distanza di un anno“. Poi, però, tutto va valutato nel contesto delle dinamiche” ma “una dilatazione di tempi porta anche a disperdere questo tipo di convenienza” dovuta alle gare ben costruite, avvisa.

Passando da un argomento all’altro, il presidente dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ritiene “estremamente virtuoso” che l’Antitrusteserciti una moral suasion sul suo approccio, cioè la visione ex post delle dinamiche di mercato che si instaurano, soprattutto in un momento di transizione in cui la chiarezza e la precisione delle informazioni aiuta a orientarsi“, commenta l’uscita dell’Agcm verso le aziende del settore energivoro. “E’ una ‘never ending story’ quella del miglioramento della chiarezza delle bollette, tant’è vero che abbiamo in corso uno specifico procedimento, che non voglio chiamare ‘bolletta 3.0’ ma è esattamente finalizzata, con un ascolto attento delle associazioni dei consumatori, a trovare un meccanismo omogeneo delle informazioni che i clienti trovano nella bolletta – prosegue -. Perché molto spesso il problema è non trovarla sempre nello stesso posto e questo è molto disorientante. Per parte nostra cerchiamo di costruire strutture di regolazione che portino a elementi formativi chiari“.

Infine, i rifiuti. “E’ abbastanza difficile dire, genericamente, che si spende troppo per la Tari – sottolinea Besseghini -. Ciò che conta è che si spenda coerentemente con i servizi che si ottengono“. Allo stesso tempo “è drammaticamente vero che abbiamo ancora zone del Paese, lo abbiamo letto in tutte le relazioni annuali, in cui il rapporto tra il costo che si sostiene e il servizio che si ottiene, o il servizio ambientale, quindi la capacità di aderire alle indicazioni su smaltimento rifiuti e riciclo, sono molto sbilanciato. Questo, però, tipicamente dipende da assetti industriali un po’ deboli, da gestioni in economia o, appunto, dalla mancanza di impianti“. Situazione che si verifica più al Sud che al Nord, ma anche sulla separazione territoriale, il presidente di Arera invita a non essere “così netto nel tracciare la divisione“.

Energia, Besseghini (Arera): “Autunno caldo? C’è ragionevole fiducia, miglioramenti dal 2025”

Dal punto di vista delle forniture del gas, che sono un po’ la sonda principale, pur rimanendo sempre cauti sulle previsioni di prospettiva, non si vedono indicatori di criticità particolari”. Lo dice il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ai microfoni del #GeaTalk, rispondendo a una domanda sulla condizione dei mercati per l’approvvigionamento del gas. “Certamente – continua -, se terremo la tabella di marcia, con il rigassificatore di Ravenna, la costruzione della terza linea di gas che porta da sud a nord, la cosiddetta e famosa Adriatica, oltre a continuare con questo impulso di installazione di rinnovabili che ha caratterizzato gli ultimi due anni, progressivamente andremo verso una situazione di nuova normalità, in cui bisognerà sempre attenti ma in una situazione meno critica”. Ragion per cui “io guarderei a questo autunno con ragionevole fiducia, nel convincimento che poi entrando nel 2025/2026 le cose andranno tendenzialmente migliorando”.

Besseghini (Arera): “Mercato del gas ancora nervoso, più vicini ai 40 euro/MWH che ai 30”

Tutto apposto magari è un po’ eccessivo, sicuramente non abbiamo più quei livelli di prezzi e questo molto ci tranquillizza. In ogni caso siamo più vicini ai 40 euro al Megawattora che ai 30 euro, il ché è indice di una situazione dei mercati ancora nervosa”. Lo dice il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ai microfoni del #GeaTalk, rispondendo a una domanda sulla condizione dei mercati per l’approvvigionamento del gas. “Siamo grossomodo al doppio del valore storico di valorizzazione della commodity gas – aggiunge -, con tutto quello che abbiamo attraversato il momento è diverso, ma abbiamo anche alcuni cambi di assetto fondamentali. Uno su tutti è sicuramente il ruolo che gioca l’Lng, diverso da quello che giocava qualche anno fa. E visto che non è collegato a dei tubi fisici che legano i Paesi, siamo di fatto esposti al mercato globale”.

Bollette luce nel tutelato calano di un quinto: dimezzata spesa annuale per famiglia tipo

Calano di un quinto le bollette della luce nei prossimi tre mesi per chi è ancora nel mercato tutelato, cioè circa 4,5 milioni di utenti che da luglio, in gran parte, dovranno entrare nel mercato libero o non fare nulla rimanendo in un sistema di tutele graduali che dovrebbe garantire loro comunque tariffe in qualche modo protette. Le tariffe tuttavia dipendono dal prezzo della materia prima, dall’energia elettrica all’ingrosso, che a dicembre scorso era pari a 127,24 euro per megawattora in Italia, in questo mese è scesa a 89,3 e che – secondo le stime di Arera dovrebbe essere di circa 83 euro/Mwh. Da qui la decisione dell’autorità per l’energia di abbassare il costo delle bollette del 19,8% da aprile fino al termine di giugno. Ultimo aggiornamento trimestrale per i clienti non vulnerabili.

In termini di effetti finali, la spesa per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024) sarà così di circa 662 euro, riavvicinandosi ai livelli precedenti alle crisi, segnando un -47,7% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1° luglio 2022- 30 giugno 2023), periodo in cui il prezzo della materia energia raggiunse i suoi picchi massimi.

Nel dettaglio delle singole componenti in bolletta, il prezzo finale per la famiglia tipo – che registra consumi medi di energia elettrica di 2.700 kWh all’anno e una potenza impegnata di 3 kW – risulta di 20,24 centesimi di euro al kWh, come nel 2021 ovvero prima dell’invasione russa dell’Ucraina (comprensivo di imposte), contro i 25,24 centesimi di euro al kWh del trimestre precedente. La variazione del -19,8% è sostanzialmente legata alla diminuzione complessiva della spesa per la materia energia (-22,5%) controbilanciata dal rialzo degli oneri generali di sistema (+2,72%). Restano invariate, invece, le tariffe di rete regolate (Trasporto e gestione contatore).

Le stime di Arera si basano sull’andamento del prezzo del gas, che determina oltre la metà della produzione elettrica in Italia, le cui “aspettative di prezzo del mercato per il secondo trimestre 2024 sono favorite da un livello degli stoccaggi europei che – complice un inverno relativamente mite – risulta storicamente elevato alla fine della stagione di erogazione”. Infatti il Ttf ad Amsterdam, oggi il contratto guida per il metano europeo, oggi è calato di un punto percentuale a 27,4 euro per megawattora rimanendo comunque sui minimi da un paio di anni. Però guardando solo i prezzi dell’elettricità in Europa, molto più influenzati dalla produzione da fonti rinnovabili e dal nucleare più che dal gas, si nota che i prezzi spot vedono Portogallo e Spagna come i Paesi meno cari d’Europa a marzo, secondo quanto emerge dalle rilevazioni quotidiane diffuse da energy-charts.info. In Portogallo il prezzo medio dell’energia elettrica è di 20,99 euro per megawattora, mentre in Spagna è di 22,12 euro/Mwh. Tra i grandi Stati continentali, il prezzo è di 55,3 euro per megawattora in Francia, 66,4 in Germania e appunto 89 euro/Mwh in Italia. In pratica l’elettricità in Spagna costa il 75% in meno rispetto al nostro Paese.

Bollette, mercato tutelato gas finisce con un -6,7%. Intanto prezzo sale dell’8%

Una bolletta storica quella del gas di dicembre comunicata oggi dall’Arera. Sarà infatti l’ultima riferita al mercato tutelato e quindi l’ultima fissata mensilmente, come accade ormai da un anno e mezzo. D’ora in poi l’Authority per l’energia aggiornerà ogni 30 giorni solo “la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento applicata ai clienti del Servizio di tutela della vulnerabilità, attivo per circa 2,5 milioni di famiglie, con gli stessi criteri, tempi e modalità finora utilizzati”. E l’ultima bolletta nella maggior tutela chiude le trasmissioni con un -6,7%. Una riduzione, sottolinea Arera, “determinata interamente dalla diminuzione della spesa per la materia gas naturale”. In realtà il prezzo all’ingrosso in Italia, secondo quanto riporta quotidianamente il Gme, è calato di circa il 15% tra novembre e dicembre 2023. Tuttavia l’Arera, per gli utenti del mercato tutelato, ha ridotto le tariffe appunto di solo il 6,7%. Un ribasso “al di sotto delle attese” anche per Assoutenti, secondo la quale “a fronte dell’andamento al ribasso dei prezzi sui mercati internazionali, ci si aspettava un calo decisamente più marcato”.

Rimane comunque positivo il bilancio del 2023, dopo lo choc dell’anno precedente. in termini di effetti finali, la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (gennaio – dicembre 2023) è stata di 1.307 euro circa, al lordo delle imposte, ed è risultata in calo del 29,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (gennaio – dicembre 2022). Più alta tuttavia del 15,7% nei confronti del 2021 e addirittura del +34% sul 2020, analizza il Codacons. Ma soprattutto “le previsioni per il 2024 non sono rosee – avverte il presidente Carlo Rienzi – Il ritorno delle aliquote Iva a pieno regime a partire da gennaio e l’addio al mercato tutelato dell’energia, gettano ombre inquietanti e faranno schizzare al rialzo le bollette degli italiani, considerata la grande volatilità dei prezzi dell’energia sui mercati internazionali e il rischio di speculazioni e pratiche scorrette nella delicata fase del passaggio al mercato libero”.

Con l’imposta che passerà dal 5% fino al 22%, considerate le tariffe del gas di dicembre, si andrà incontro “ad una spesa aggiuntiva da circa +250 euro annui a nucleo solo a titolo di Iva”, evidenzia l presidente onorario di Assoutenti, Furio Truzzi. Dato il prezzo del gas comunicato oggi, secondo i calcoli dell’Unione Nazionale Consumatori, il mancato rinnovo della riduzione dell’Iva comporterà una tassa da 168 euro su base annua, che salirà a 213 considerando anche il ripristino degli oneri di sistema ora azzerati. Secondo lo studio dell’Unc, se per una famiglia tipo in tutela il -6,7% significa spendere 98 euro in meno su base annua, 97,86 per la precisione, la spesa totale nei prossimi dodici mesi (non, quindi, secondo l’anno scorrevole, ma dal 1° dicembre 2023 al 30 novembre 2024, nell’ipotesi di prezzi costanti), scende da 1467 a 1369 euro, che sommati ai 681 della luce, determinano una stangata complessiva pari a 2050 euro.

Intanto dopo tre sedute al ribasso, il prezzo del gas è salito di oltre l’8% ad Amsterdam. Il contratto Ttf con scadenza febbraio ha terminato gli scambi a 33 euro per megawattora perché le ultime previsioni meteo mostrano che la maggior parte dell’Europa dovrebbe vedere temperature sotto lo zero la prossima settimana per un’ondata di freddo che è stimata durare almeno fino alla metà di gennaio.

Prorogato al 1° luglio 2024 lo stop al mercato tutelato per la bolletta della luce

Arera ha prorogato la fine del mercato tutelato dell’elettricità al 1° luglio 2024, rispetto alla data del 1° aprile 2024 inizialmente prevista per l’obbligato passaggio al mercato libero. Il provvedimento è contenuto in una delibera approvata ieri sera.

Come spiega la stessa Arera, la decisione è stata presa “per assicurare uno svolgimento coerente del processo del ‘fine tutela’ per i clienti domestici non vulnerabili di elettricità”. L’Autorità aveva già approvato, il giorno successivo al via libera al Decreto Energia, lo slittamento al 10 gennaio dello svolgimento delle aste per la selezione degli operatori che effettueranno il servizio.

La decisione, spiega Arera, risponde a diverse esigenze legate al decreto: “assicurare ai clienti un tempo sufficiente per essere informati attraverso le campagne informative che, secondo il decreto 181/23, dovranno essere condotte dal Mase; effettuare le attività preparatorie all’operatività del STG, tra cui gli interventi attuativi delle disposizioni sul trasferimento automatico delle autorizzazioni all’addebito diretto delle bollette emesse dall’esercente il STG, da completarsi entro il 31 maggio 2024; limitare il più possibile il periodo intercorrente tra l’assegnazione e l’attivazione del STG”.

Rimane invece invariata la data di conclusione del periodo di assegnazione del servizio, fissata al 31 marzo 2027, in coerenza con quanto disposto dal decreto ministeriale del 17 maggio 2023. Vengono anche adeguati i testi delle comunicazioni che dovranno essere inviate ai clienti attualmente in maggior tutela dai relativi esercenti, prevedendo che siano effettuate dopo le aste e in prossimità all’avvio del servizio a tutele graduali, cioè tra aprile e giugno 2024.

“Ottima notizia – commenta Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori – anche se si tratta solo di un rinvio tecnico, inevitabile considerato il ritardo con cui il Governo aveva varato il decreto-legge del 9 dicembre 2023, rinviando la data delle aste al 10 gennaio 2024″. Unc chiede, quindi, “una decisione politica del Governo, che rinvii la fine del mercato tutelato sia per la luce che per il gas, senza e senza ma”.

Per il Codacons ora è necessario “prorogare anche la fine del mercato tutelato del gas, prevista per il prossimo 10 gennaio”. “In questo momento si assiste ad una enorme confusione sul passaggio al mercato libero di luce e gas, e il rischio concreto è che a rimetterci siano i consumatori – spiega il presidente Carlo Rienzi – Tra rinvii, proroghe, e in generale una informazione del tutto carente, gli utenti potrebbero ritrovarsi a firmare contratti con condizioni economiche svantaggiose, ritrovandosi bollette più salate”.

Risale bolletta del gas: a settembre +4,8%. Da associazioni consumatori appello al Governo

Sale la bolletta del gas per le famiglie italiane. L’Arera annuncia per la famiglia tipo in tutela un +4,8% per i consumi di settembre rispetto ad agosto. L’aggiornamento è determinato interamente dall’aumento della spesa per la materia gas naturale, che ha registrato una quotazione media all’ingrosso superiore rispetto a quella del mese di agosto, pari a 37,05 €/Mwh. Rimangono invariati gli oneri generali e la tariffa legata alla spesa per il trasporto e la misura.

In termini di effetti finali, la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (ottobre 2022-settembre 2023) è di 1.459 euro circa, al lordo delle imposte, e risulta in calo del 13,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (ottobre 2021-settembre 2022). Confermati per settembre e per tutto il 2023 l’azzeramento degli oneri generali e la riduzione Iva al 5%, come anche per la gestione calore e teleriscaldamento.

La notizia dell’aumento della bolletta del gas colpisce i consumatori, a cui Arera aveva comunicato già la scorsa settimana i rincari, nell’ultimo trimestre dell’anno, per quanto riguarda l’elettricità. Si parla di un +18,6% per la luce per la famiglia tipo in tutela nel quarto trimestre. Il costo sarà di 28,29 centesimi al kWh.

Un doppio rincaro che spaventa i consumatori. Secondo il Codacons i rincari annunciati “fanno salire la spesa per luce e gas a un totale di 2.091 euro annui a nucleo, +181 euro all’anno rispetto le precedenti tariffe“. E il rischio, per il presidente dell’associazione Carlo Rienzi, è “una nuova escalation dei prezzi dell’energia nei mesi invernali, quando cioè si concentra l’80% dei consumi di gas delle famiglie”. Per questo Codacons, come anche Ferderconsumatori e Assoutenti, chiede al Governo di rivedere lo stop al regime di maggior tutela, visto che “i prezzi sono ancora fortemente instabili e non ci sono al momento le condizioni per abbandonare il mercato tutelato”. Un’instabilità, rincara la dose l’Unione Nazionale Consumatori, che azzererà i benefici del trimestre anti inflazione: “Da ottobre a dicembre arriva un trimestre di caro bollette che si mangerà il carrello tricolore in un sol boccone”.

Bollette della luce su del 18,6% nel quarto trimestre. Arera: “Manca ancora equilibrio”

Ancora cattive notizie sul fronte delle bollette per gli italiani. L’Arera, infatti, ha comunicato un +18,6% per quanto riguarda l’elettricità per la famiglia tipo in tutela nel quarto trimestre. Il costo sarà di 28,29 centesimi al kWh, in netta diminuzione rispetto ai 66,01 centesimi che caratterizzavano il quarto trimestre 2022 (-57% circa). Il prezzo attuale è legato al forte incremento dei costi di acquisto dell’energia elettrica (+19,4%), e della voce oneri di sistema (+0,4%), leggermente compensata da una riduzione dei costi di dispacciamento (-1,2%). Nell’arco del 2023, una famiglia tipo spenderà in media 889,60 euro, segnando un -32,7% rispetto al 2022.

Arera sottolinea, come componente positiva, l’introduzione, al fianco del bonus elettricità, di una novità: un contributo straordinario crescente con il numero dei componenti familiari, che arriverà in automatico a chi già riceve il bonus elettrico, cioè le famiglie con livello Isee fino a 15.000 euro (30.000 euro per le famiglie numerose), per un valore totale di 300 milioni di euro. Misure che attuano quanto previsto dal Governo nel decreto approvato nella riunione del Consiglio dei ministri dello scorso 25 settembre. Su questo in giornata si era espresso anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che aveva sottolineato come “non possiamo andare avanti eternamente con i bonus, ma fin quando c’è necessità sì. Speriamo arrivi presto un nuovo equilibrio, che però dipende anche da dinamiche internazionali, i fattori sono moltissimi, non possiamo fare altro che gestire il presente. Non ha senso fare bonus strutturali, ha senso curare la ferita, l’antibiotico a vita costa molto di più a chi lo riceve”.

Equilibrio che, per il momento, secondo il presidente di Arera, Stefano Besseghini, non c’è ancora: “E’ vero che i prezzi dell’energia non mordono con l’aggressività di un anno fa ma le oscillazioni sono indice di un settore energetico ancora alla ricerca di un suo equilibrio, con inevitabili riflessi nella bolletta anche a causa della stagionalità a cui andiamo incontro”. Anche per questo Besseghini sottolinea l’importanza “in questa stagione invernale” di “prestare molta attenzione al contenimento dei consumi e, per quanto possibile, a sviluppare investimenti di efficienza energetica”.

Notizie dalle tinte fosche per Assoutenti, che parla di “pessimo segnale”, sottolineando come le bollette stiano tornando al livelli di fine 2021, “quando l’Italia si ritrovò in piena emergenza energetica”. Una “mazzata”, per il Codacons, che stima come le nuove tariffe peseranno in media per 120 euro su base annua sulla famiglia tipo, che fra luce e gas si trova a spendere oltre 2mila euro l’anno. Per questo Codacons spinge il Governo a “adottare da subito misure di contrasto, a partire dal rinvio alla fine del mercato tutelato prevista per il prossimo gennaio”. E, oltre alle famiglie, il problema interessa anche le imprese. “Il costo dell’energia – chiosa Coldirettisi riflette infatti in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione e la distribuzione”.

palo luce

Crisi energetica meno intensa, ma mercati tesi. Aumenta platea bonus, parola d’ordine: risparmio

La tempesta è passata, ma le turbolenze restano. Dalla relazione annuale di Arera arrivano indicazioni importanti sul mercato dell’energia. “La crisi dei prezzi morde con meno intensità, ma i mercati energetici sono ancora tesi, esposti a forti oscillazioni e pronti a reagire negativamente al mancato sviluppo di quelle iniziative di riallineamento strutturale del bilancio domanda-offerta”, è il primo messaggio lanciato dal presidente dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, Stefano Besseghini. L’unico strumento che conserva sempre “il suo valore per agibilità e immediatezza dell’efficacia nel contenimento della domanda”, avvisa, è “il risparmio energetico”. I dati, in questo senso, sono confortanti. Perché nel 2022 i consumi di energia elettrica si sono ridotti dell’1,1% (nel dettaglio: industria -3,9%, residenziale -2,8 e agricoltura -1,7), così come anche il consumo netto di gas naturale è diminuito di 7,5 miliardi di metri cubi, attestandosi a 67,3 miliardi di metri cubi, il 10% in meno rispetto al 2021.

Un buon rimedio per fronteggiare l’aumento dei prezzi medi, che per l’energia elettrica per uso domestico (senza considerare gli effetti dei bonus per il nostro Paese), lo scorso anno, hanno fanno registrare un balzo in avanti del 40% nel nostro Paese, un dato nettamente più alto del 13 percento della media dell’Area euro. Stesso discorso vale anche per i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani, comprensivi di oneri e imposte, al netto dell’effetto dei bonus. Che, peraltro, sono in aumento, secondo i dati di Arera: quelli erogati nel 2022, infatti, si attestano complessivamente oltre i 6,2 milioni, con un allargamento della platea dei beneficiari nel periodo tra il 1 aprile e il 31 dicembre 2022, in virtù delle modifiche alle soglie Isee per richiedere l’accesso.

Nell’analisi dell’Authority c’è anche il beneficio comportato dalla modifica al metodo di calcolo per la fissazione del prezzo del servizio di tutela gas. Un cambiamento che “nel semestre invernale 2022-2023 ha comportato un vantaggio, per il consumatore in tutela, che possiamo stimare in circa 3 miliardi di euro”, ma “considerando l’elevata quota di contratti nel mercato libero, indicizzati al prezzo di tutela, il vantaggio complessivo è ben più elevato”. Sul mercato dell’energia elettrica, invece, i dati indicano i punti domestici serviti nel mercato libero dell’energia elettrica sono saliti al 64,8% nel 2022, con un incremento al 69,3 percento nell’aggiornamento di marzo scorso. Altro dato rilevante è quello sulle fonti rinnovabili, in calo del 13,9%, sebbene il fotovoltaico risulti in crescita del 12,3%. A pesare è soprattutto il crollo dell’idroelettrico (-37,8%) a causa dell’emergenza siccità che ha messo a dura prova il Paese dalla scorsa estate. Più contenuti i cali di bioenergie (-8,5%), eolico (-1,8) e geotermico (-1,7%). Nel complesso, le rinnovabili hanno contribuito per circa il 35% al mix della produzione elettrica nazionale, il 5 percento in meno rispetto al 2021.

Per quanto concerne, poi, le forniture di gas, l’Italia “rallenta ma non arresta la discesa della produzione nazionale” che nel 2022 registra un -2,7%. Il grado di dipendenza dalle forniture estere, però, “è salito alla quasi totalità 99%”: restano stabili le importazioni lorde a 72,6 miliardi di metri cubi, ma aumenta si dimezza a poco meno del 20% (era il 40 solo un anno fa) la dipendenza da Mosca. Oggi è l’Algeria il primo fornitore (36%), seguono Russia e Azerbaigian (15), Qatar (10), Norvegia (che balza all’8,6) e Libia (4,3). In attesa delle “nuove rotte di Gnl dall’Africa, in fase di negoziazione a livello governativo”.

Nella relazione di Arera ci sono anche altri capitoli di vitale importanza, come acqua e rifiuti. Per capire la portata, basta leggere un passaggio della relazione di Besseghini: “Si suole dire che le future guerre si combatteranno per l’acqua e non per il petrolio”. Il presidente dell’Authority ribadisce che “avere acqua non vuol dire avere ingenti risorse idriche, ma vuol dire avere acqua nella quantità e qualità che serve, nel momento in cui serve”. I numeri del report dicono che la spesa per investimenti ammonta complessivamente a 13,5 miliardi di euro per il quadriennio 2020-2023, ma la spesa media sostenuta da una famiglia di tre persone, con consumo annuo pari a 150 metri cubi, a livello nazionale è di 326 euro l’anno. Restano, però, le criticità infrastrutturali, perché le perdite idriche si attestano in media al 41,8%, pari a 17,9 metri cubi per chilometro al giorno, con un miglioramento solo del 12% rispetto al 2021. I problemi principali sono al Sud e nelle isole, soprattutto per le interruzioni del servizio. Anche il sistema fognario, nonostante alcuni miglioramenti, presenta ancora segnali di inadeguatezza degli scaricatori di piena: a livello nazionale il 20% è da adeguare alle normative, mentre gli allagamenti e sversamenti sono 4,6 ogni 100 km di rete fognaria.

Sull’economia circolare, infine, si conferma la significativa parcellizzazione del servizio, perché i gestori iscritti sono 8.101, ma nel 66,6% dei casi si tratta di soggetti accreditati per una singola attività e solo raramente (1,9 percento) per tutte le attività del ciclo. Di contro, però, il metodo tariffario copre il 90% degli abitanti. Infine, continua il trend di crescita di teleriscaldamento e teleraffrescamento, che tra il 2000 e il 2021 conserva una volumetria allacciata in aumento a un tasso medio annuo del 5,9%, anche se Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano, da sole, oltre il 95% dell’energia termica erogata.