Industriali Ue incontrano Draghi: “Urge strategia su competitività, in ritardo su sfida Usa-Cina”

Nuovo passo avanti per tracciare la road map del sistema industriale europeo. L’ex premier, Mario Draghi, dopo aver ascoltato a Milano gli imprenditori i leader delle imprese del Vecchio continente, a Bruxelles ha incontrato una delegazione di BusinessEurope, guidata dal suo presidente Fredrik Persson, alla presenza del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, unico leader di una confederazione nazionale di industriali invitato al summit.

All’ex Bce, che ha ricevuto il compito dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di stilare un rapporto sulle prospettive dell’industria del Vecchio continente, è stata sottolineata “l’urgente necessità di un approccio strategico alla competitività dell’Unione europea come sede imprenditoriale e come luogo in cui investire”, si legge in una nota di Be. Spiegando che l’incontro è servito per “fornire input al professor Draghi con l’obiettivo di sostenerlo nel suo sforzo di produrre proposte rivoluzionarie su come migliorare la competitività delle imprese”. Per Persson il settore “si trova attualmente in una situazione molto difficile” ma “abbiamo grandi aspettative dell’imminente relazione di Mario Draghi, poiché il suo importante lavoro dovrebbe portare ad azioni concrete per riportare l’economia europea in cima all’agenda e rimetterla sulla buona strada nel prossimo ciclo istituzionale”.

Positive anche le sensazioni di Bonomi dopo l’incontro con l’ex premier, durante il quale il leader di Confindustria ha sottolineato che finora “la politica europea non ha compreso l’urgenza che abbiamo sui temi della competitività”, racconta ai microfoni di Rainews. Perché “Stati Uniti e Cina ci hanno lanciato una sfida molto importante e ci sembra che l’Europea stia prendendo troppo tempo nel rispondere – aggiunge -. A Draghi abbiamo posto due temi per noi urgenti: l’energia, che costa quattro volte quella che pagano i nostri competitor americani, e la iper regolamentazione europea, su alcuni temi comprensibile mentre su altri non vediamo la necessità di perdere tempo e aumentare i costi”.

Approfondendo la questione energia, il presidente di Confindustria mette in luce che “a livello europeo abbiamo un problema di infrastrutture”, che va affrontato – ammonisce – se “riteniamo di diventare i campioni mondiali sulla sostenibilità ambientale”.

Venerdì Draghi sarà al primo seminario dell’anno della Commissione europea, che vedrà la presidente, Ursula von der Leyen, e gli altri membri del collegio riunirsi nella cittadina di Jodoigne, in Belgio, a pochi chilometri dalla capitale. Un’occasione per fare un punto sui mesi appena trascorsi e delineare le iniziative faro che la Commissione intende attuare negli ultimi prima della fine legislatura, che sarà scandita a giugno dalle elezioni europee.

Bonomi a Ue: Transizioni sfida immane, senza fondi sovrani mercato unico si spezza

Photo credit: Confindustria (Instagram)

 

Le imprese non possono essere lasciate da sole ad affrontare le transizioni. Il monito sale dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Nell’assemblea annuale torna a ripetere che la transizione ambientale è “ineludibile“, ma “per realizzare obiettivi così ambiziosi in così poco tempo o si mettono a disposizione cifre importanti – come hanno fatto gli Stati Uniti e la Cina – o bisogna rivedere gli obiettivi“.

Oltre duemila gli invitati all’auditorium Parco della Musica di Roma, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni, per la sua ultima assemblea: l’imprenditore ha ancora nove mesi alla guida dell’associazione. C’è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che mancava dalla kermesse degli industriali dall’ultima assemblea di Vincenzo Boccia. Tra le poltrone anche Marina Berlusconi, alla guida di Fininvest. In platea la squadra di governo quasi al completo, guidata da Giorgia Meloni: mancano il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini (impegnato a difendersi nel processo Open Arms a Palermo), il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (a Santiago de Compostela per l’Eurogruppo), il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci e la ministra del Lavoro, Elvira Calderone.

Bonomi parla di un tradimento dello “spirito dell’Unione Europea“, che prevedeva di poter affrontare queste rivoluzioni in neutralità tecnologica. L’espansione ingente del debito comune contratto a livello europeo, osserva, “non può reggere senza un’espansione del bilancio comune“. Che, nel 2023, a stento, è pari a 187 miliardi di euro.
Noi continueremo a batterci perché crescano le risorse e i progetti gestiti dall’Europa in senso cooperativo“, assicura. Ma se così non sarà, e se prevarrà il ritorno alle vie nazionali per affrontare “sfide così immani“, Bonomi ricorda le critiche avanzate al Green Deal non nascono da negazionismo climatico o da indifferenza ai suoi effetti. Il discorso è semplice: “La sostenibilità ambientale non può prescindere dalla sostenibilità economica e da quella sociale. L’Europa deve agire compatta“.

Tutte le nuove “penetranti” regolazioni, come il Fit for 55 o quelle per accrescere l’indipendenza dell’industria europea sulle materie prime (Net Zero Industrial Act e il Raw Material Act), sono state assunte dalla Commissione Ue, denuncia l’industriale, “senza una dotazione finanziaria comune; mentre, peraltro, la politica monetaria della Bce cambiava di segno e all’orizzonte appariva il rientro in vigore di un, sia pur modificato, Patto di Stabilità“. Una prospettiva allarmante: “Abbiamo tentato in tutti i modi – nei quotidiani dialoghi con le nostre omologhe associazioni tedesche e francesi, così come in BusinessEurope – di sottolineare il rischio che, senza fondi sovrani comuni europei, nei prossimi anni si spezzerà il mercato unico“, avverte. Ricorrere alle sole deroghe al divieto di aiuti di Stato per realizzare obiettivi così impegnativi, condizionandoli solo agli spazi di agibilità fiscale dei singoli Stati membri, “condannerà l’industria di molti paesi europei a perdere la gara. Ed è una minaccia serissima per l’Italia, il Paese della seconda manifattura europea“, ribadisce.
La verità, sostiene, è che le aziende italiane stanno affrontando la duplice transizione (ambientale e digitale) in condizioni “impari“, rispetto a chi può mobilitare, su scala continentale, risorse finanziarie imponenti e può contare su posizioni di monopolio in componenti fondamentali. Così, nella grande sfida internazionale alle sovvenzioni nazionali “l’Italia rischia di perdere se stessa, le sue eccellenze, il suo lavoro. Il lavoro, le imprese e l’industria italiana non lo vogliono né se lo meritano“, scandisce l’industriale. Quello che si chiede, è di potersi impegnare con “eguali opportunità, perché un mondo avanzato diviso per scalini di sovvenzioni nazionali è la negazione della nostra scelta europea e occidentale“.

Quanto all’impegno del governo per il rilancio del Paese, l’auspicio di Bonomi è che nella prossima legge di bilancio si renda strutturale il taglio delle tasse, “l’unico modo per rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini“. Tre, suggerisce, dovrebbero essere le priorità: redditi delle famiglie con, appunto, il taglio strutturale del cuneo, spinta agli investimenti e riforme.

Anche il capo dello Stato, l’unico a intervenire pubblicamente in assemblea dopo Bonomi, stressa l’importanza del rispetto per l’ambiente e giudica controproducenti le scelte di chi non si preoccupa della salute o del Pianeta: “È anzitutto il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro. Indipendentemente dall’ovvio rispetto delle norme, sarebbero incomprensibili imprese che – contro il loro interesse – non si curassero, nel processo produttivo, della salute dei propri dipendenti. Incomprensibili se non si curassero di eventuali danni provocati all’ambiente, in cui vivono e vivranno“, afferma nel suo, applauditissimo, discorso di saluto.

Parole “di grande valore etico“, per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto: “Non può esistere attività economica che non contempli il rispetto delle persone e dell’ambiente“, fa eco, richiamando il nuovo articolo 41 della Costituzione.
Per il titolare del dicastero di viale Cristoforo Colombo, la ricerca di soluzioni di fronte ai problemi complessi della transizione ecologica non può subire i condizionamenti del “catastrofismo“, e neanche della “sottovalutazione“. Il Mase e il governo intero, garantisce, lavorano a creare tutte le condizioni perché l’ambiente sia “la bussola di ogni attività economica”.

Mattarella non può fare a meno di ammettere quanto le imprese abbiano sofferto negli ultimi anni, pur supportando la crescita del Paese. Le ringrazia per il coraggio e le loda per essersi fatte protagoniste di una “ripresa prodigiosa“, senza eguali nei G7. Ora però, dopo aver subito lo shock pandemico, quello energetico e del caro materie prime, così come la scarsità di microprocessori, tante realtà imprenditoriali sono state colpite dall‘alluvione.

Le avversità si manifestano su più fronti”, ammette. E solleva un interrogativo che interpella tutti: “La nostra comunità è adeguatamente resiliente? È sufficientemente desiderosa di futuro, di voler guardare avanti?“. L’appello è rivolto davvero a tutti: alle istituzioni, alle imprese e ai cittadini. La chiave è avere fiducia nel Paese e nel suo futuro. E, in questo quadro, “sapere di avere il mondo dell’impresa impegnato, con convinzione e con capacità, per il progresso dell’Italia – confessa -, è motivo di conforto e di grande apprezzamento“.

 

 

Bonomi: “Servono investimenti per la transizione 5.0, altrimenti economia rallenterà ancora”

“Per le imprese italiane la strada è ben chiara: noi abbiamo di fronte le transizioni che tutti conosciamo, cioè la sostenibilità, il green e il digitale. Dobbiamo mettere in campo un grande piano di investimenti Transizione 5.0, perché se vogliamo rimanere competitivi rispetto ai grandi poli che ci hanno lanciato una sfida mondiale – cioè Cina e Stati Uniti – noi come Europa, perché non è possibile pensarlo solo come Italia, dobbiamo mettere in campo dei fondi importanti, per stimolare gli investimenti delle imprese in questa direzione”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ad Agorà, su Rai3. “L’industria è un asset strategico per il Paese – ha aggiunto – e se non riusciamo a comprenderlo rischiamo di farci veramente male”.

RALLENTA L’ECONOMIA. Questi mesi, ha ricordato, “hanno confermato quello che stavamo affermando dall’anno scorso e cioè che l’industria cerca di fare il possibile per reggere il Paese, ma se non c’è attenzione e stimoli agli investimenti, l’economia tenderà a rallentare e purtroppo i dati ci stanno confermando questa traiettoria”. Aprile è il quarto mese di fila in cui la produzione sta rallentando (-1,9% sul mese precedente e -7,2% si base annua) “e questo dimostra” che “se non vengono fatti gli investimenti in un momento in cui il commercio internazionale sta rallentando – e noi sappiamo che l’economia italiano si basa sull’export – inevitabilmente questi sono i numeri”.

TAGLIO STRUTTURALE DEL CUNEO FISCALE. “Confindustria – ha detto Bonomi – sta facendo una battaglia per il taglio del cuneo fiscale contributivo perché questo è un Paese in cui abbiamo più tasse sul lavoro e meno tasse sulle rendite finanziarie ed è inconcepibile. Dobbiamo mettere più soldi nelle tasche degli italiani, soprattutto quelli con redditi più bassi. E’ la battaglia di Confindustria che facciamo da anni. Mi sembra incredibile che nessuno ci sostenga su questa posizione”.

Il tema della produttività, ha ricordato il numero uno di Confindustria, “è evidente nei numeri. Se guardiamo negli ultimi 20 anni prima della pandemia, i salari in Italia sono aumentati di più che negli altri Paesi europei, in Italia del 19%, in Francia e Germania del 18%, in Spagna del 12%. Ma la produttività è aumentata del 17% – cioè meno di quella salariale – e negli Paesi è cresciuta di oltre il 43%. Questi numeri danno la dimensione della differenza con cui ci troviamo a dover competere”.

Da quando sono presidente io, Confidustria – ha ricordato Bonomiha chiesto il taglio contributivo sotto i redditi dei 35mila euro, 2/3 a favore del lavoratore, 1/3 a favore delle imprese. Ricordo che oggi il cuneo fiscale è pagato all’inverso, cioè 2/3 dalle imprese e 1/3 dal lavoratore. Ma ora è corretto dare più soldi a questa fascia di italiani, che è quella che soffre di più anche a causa dell’inflazione. Non si può, però, andare avanti con interventi una tantum: serve un taglio strutturale e consistente, che noi abbiamo stimato in 16 miliardi, che significa mettere in tasca a questa fascia di italiani 1200 euro in più, una mensilità in più per tutta la loro vita lavorativa”.

PNRR? SERVE OPERAZIONE VERITA’. Il presidente di Confindustria è tornato anche a parlare di Pnrr. “Oggi – ha detto – sento tutti dire che il Pnrr non va bene e che doveva essere modificato. Quando con il governo Conte si parlò di fare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, Confindustria fu l’unica a dire che quel piano non convinceva, perché non erano chiari gli obiettivi. Noi ci stiamo indebitando in nome e per conto delle future generazioni senza pensare agli obiettivi finali, cioè le riforme – di cui non si parla – e creare Pil potenziale di crescita del Paese”.

“E cosa abbiamo fatto? Abbiamo aperto i cassetti dei ministeri – ha detto ad Agorà – abbiamo tirato fuori qualsiasi progetto che giaceva e lo abbiamo inserito nel Pnrr. Ma non è questo l’obiettivo. Poi c’è stato un grande cambiamento nell’economia: shock energetici, aumento del costo delle materie prime, che hanno reso impossibile la realizzazione di alcuni progetti”. Ecco allora che sul Pnrr “dobbiamo fare una grande operazione verità con il Paese: dire cosa possiamo realmente realizzare, cosa ci aspettiamo da questi progetti come contributo alla crescita del Paese. E quello che non siamo in grado a realizzare dobbiamo dire che onesta intellettuale che non ci interessa”. Perché se devo indebitare mio figlio per fare un progetto che non contribuisce alla crescita del Paese, non ha senso”.