Borsa Hong Kong pronta per eventi meteo estremi: operativa anche con maltempo

La Borsa di Hong Kong continuerà ad operare anche in caso di tifoni o forti tempeste a partire da settembre. Lo ha annunciato martedì il capo dell’esecutivo della regione amministrativa speciale cinese. Gli investitori potranno “operare senza interruzioni in caso di maltempo” a partire dal 23 settembre, un tempo sufficiente per dare ai vari operatori il tempo di prepararsi, il che potrebbe “rafforzare la competitività della borsa di Hong Kong“, ha dichiarato John Lee. Le città cinesi di “Shenzhen e Shanghai attualmente operano in caso di maltempo“, quindi “non c’è motivo per cui Hong Kong, in quanto centro finanziario internazionale, non debba seguirne l’esempio“, ha aggiunto.

La Cina meridionale è abituata ai tifoni stagionali nella seconda metà dell’anno e il cambiamento climatico sta rendendo le tempeste tropicali ancora più imprevedibili e intense. Secondo il presidente della Hong Kong Securities Association (HKSA), Katerine Kou, le discussioni sul progetto erano in corso da un anno, visto il ruolo del territorio come “super connettore tra i mercati cinesi e globali“. “Credo che Hong Kong nel suo complesso, compreso il mercato azionario, abbia cercato di ottenere più punti e di migliorare la sua competitività globale“, ha dichiarato all’Afp.

Lo scorso settembre, a causa del tifone Saola, la città ha attivato il livello di allerta più alto, il 10, solo per la sedicesima volta dalla Seconda guerra mondiale. Fino a questa nuova regola, i mercati erano stati sospesi a partire dal livello 8 o quando erano stati segnalati temporali estremamente forti. Una settimana dopo il tifone Saola, Hong Kong è stata colpita dalle piogge più intense degli ultimi 140 anni. Le strade si sono allagate e le stazioni della metropolitana si sono riempite d’acqua.

Il mercato azionario è stato vittima di queste condizioni meteorologiche avverse quattro volte nel 2023 e ha subito tre sospensioni di mercato di un’intera giornata. “Durante queste sospensioni, gli investitori non sono in grado di gestire i loro portafogli e sono esposti a potenziali rischi di mercato“, avverte un documento pubblicato dalla Borsa di Hong Kong e consultato dall’Afp.

La sostenibilità di H&M non convince: tonfo nel quarto trimestre 2022

Non sono bastate le azioni e la campagne per ridurre l’impatto ambientale e attirare, così, una generazione di giovani attenti all’ambiente e al clima. H&M, colosso svedese della fast fashion e secondo al mondo dopo Zara, ha chiuso in rosso il quarto trimestre del 2022, alla fine di un anno complicato, appesantito dalla decisione di chiudere tutti i punti in vendita in Russia e da una combinazione di altri fattori sfavorevoli. Tra questi, l’aumento del prezzo delle materie prime e del dollaro alto che, insieme all’impennata dei prezzi dell’energia, si sono tradotti in costi di acquisto più elevati. Dopo l’annuncio dei conti in discesa, le azioni del gruppo hanno registrato un calo quasi del 7% alla Borsa di Stoccolma.

La nostra decisione di cessare l’attività in Russia, che era un mercato importante e redditizio, ha avuto un effetto negativo significativo sui nostri risultati”, ha sottolineato l’amministratrice delegata Helena Helmersson. “Piuttosto che scaricare l’intero costo aggiuntivo sui nostri clienti, abbiamo scelto di rafforzare ulteriormente la nostra posizione” nel tentativo di guadagnare quote di mercato. Insomma, i prezzi al pubblico di abbigliamento e accessori non sono aumentati, ma sono cresciuti i costi di produzione e dell’intera filiera.

L’ultimo trimestre del 2022 è stato caratterizzato da una perdita netta di 864 milioni di corone (77 milioni di euro). Un dato inaspettato per gli analisti, che scommettevano su profitti nettamente positivi superiori a 2 miliardi, secondo le stime di Bloomberg e Factset. Nell’intero anno finanziario, il fatturato del gruppo è aumentato del 12%, a 223,5 miliardi di corone, ma solo del 6% escludendo gli effetti valutari. Allo stesso tempo, l’utile netto annuo è sceso del 68% a poco meno di 3,6 miliardi di corone.

H&M, che vede buone prospettive per il 2023, spiega che l’accumulo di fattori sfavorevoli ha avuto un effetto negativo di 5 miliardi in totale sui suoi profitti. Dalla chiusura dell’esercizio, a fine novembre, “le vendite sono partite bene. I fattori esterni sono ancora difficili ma stanno andando nella direzione giusta“, secondo lad. Il numero dei negozi del gruppo si è ridotto a 4.465 a fine novembre, ovvero 336 in meno rispetto al 2021, con quasi la metà dell’impatto legato a il ritiro da Russia e Bielorussia (175 negozi chiusi).

Da anni H&M lotta per dare vita a un nuovo modello, più attento alla sostenibilità e all’ambiente, ma i profitti sono diminuiti costantemente negli ultimi 10 anni, a parte un rimbalzo nel 2021 al termine delle restrizioni legate alla pandemia. Ieri il gruppo ha annunciato di aver firmato un nuovo accordo con i sindacati con l’obiettivo di proteggere ulteriormente la salute e la sicurezza dei lavoratori dell’abbigliamento in Pakistan, dove viene prodotta buona parte dei prodotti venduti in Occidente.

Il prezzo del gas crolla ancora, ma la bolletta cresce del 23,2%

Per i 7,3 milioni di clienti ancora nel mercato tutelato il consumo di gas di dicembre costa il 23,2% in più. Lo ha deciso l’Arera, l’autorità per l’energia, che ha aggiornato il costo delle bollette. L’aumento delle tariffe era inevitabile, considerando che il prezzo industriale medio del gas in Italia è stato di 116,171 euro per megawattora a dicembre contro i 91 di novembre.

Il balzo registrato nell’ultimo mese dell’anno è stato del 27,6%, mentre l’Arera è riuscita a ‘contenere’ il rincaro a +23,2%. Una stangata che si aggiunge al +13,7% di novembre. Va detto che se l’Authority avesse utilizzato il vecchio metodo di aggiornamento della tutela gas (trimestrale ex-ante, come quello usato ancora per l’energia elettrica, anziché mensile ex-post, calcolando cioè la media prezzo dopo la fine del mese di riferimento) durante tutto l’ultimo trimestre del 2022 si sarebbe applicata una componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento (Cmem) di oltre 240 euro/MWh, anziché i 116,6 euro per megawattora di dicembre.

Il metodo adottato dall’Autorità ha consentito, invece, di applicare una Cmem di 78 euro/MWh in ottobre e di 91,2 euro/MWh in novembre. Una consolazione che tuttavia non cancella un anno terribile per la bolletta del gas. La stessa Authority ha calcolato infatti che malgrado qualche risparmio a inizio autunno, in termini di effetti finali, la spesa per la famiglia tipo nel periodo gennaio-dicembre 2022 è di circa 1.866 euro, +64,8% rispetto al 2021.

Sembra un controsenso ma, mentre arriva questo +23,2% da pagare per molte famiglie e piccolissime attività imprenditoriali, il prezzo industriale del gas ad Amsterdam continua a crollare. Poco dopo le 18 di ieri il contratto Ttf con scadenza febbraio ha perso l’8% quotando 70,8 euro per megawattora. Di gas ce n’è, gli stoccaggi – come ha fatto sapere Snam – sono ancora pieni in Italia all’82% e in Europa all’83%. A fine inverno le scorte non saranno azzerate, per cui l’attività di riempimento in vista del prossimo inverno 2023-2024 non sarà proibitiva o ultra-costosa come è invece accaduto la scorsa estate, con gli Stati che per accaparrarsi gas sono arrivati a far salire il Ttf a 349 euro/Mwh a fine agosto.

Il prezzo ad Amsterdam crolla inoltre per il clima mite che spinge a usare maggiormente le rinnovabili in Europa per la produzione di energia elettrica, senza contare che il piano riduzione consumi varato dalla Ue, e messo in pratica soprattutto dalle aziende come legittima difesa nei confronti delle bollette stellari, ha visto precipitare del 20% i consumi di metano da agosto a novembre rispetto alla media 2016-2021.

I prezzi sono in caduta ad Amsterdam ma anche alla Borsa italiana. La minuscola media di gennaio, che rispecchia anche l’andamento dell’ultima settimana di dicembre 2022, evidenzia un prezzo di 72,3 euro/MWh. Se dovesse mantenersi questa quotazione fino a fine mese, allora la bolletta del gas a gennaio dovrebbe scendere del 35%. Bisogna attendere almeno fino al 20-25 gennaio per capire l’ammontare preciso del calo, ma di certo, a meno di eventi imprevisti e sconvolgenti, la bolletta sarà meno cara.

Renato Mazzoncini

La crisi energetica penalizza A2A, abbassati i target 2030

Piazza Affari non ha gradito l’aggiornamento del piano 2021-2030 di A2A comunicato nella notte dal gruppo. Il titolo ha iniziato le contrattazioni in Borsa con un calo di oltre il 5%, performance che poi è leggermente migliorata col passare delle ore, tuttavia con un mercato che alle 13 segnava -0,1%, la società lombarda cedeva il 2,69%. La peggiore del Ftse Mib.

Gli investitori hanno voltato le spalle al gruppo guidato dall’amministratore delegato, Renato Mazzoncini, che ha detto di aver raggiunto “in anticipo gli obiettivi prefissati, realizzando infrastrutture e impianti industriali, attraverso la crescita interna e cogliendo opportunità di acquisizioni”, ma a causa di un 2022 “caratterizzato da un quadro geopolitico ed economico complesso e da uno scenario energetico volatile, abbiamo deciso di adeguare il nostro Piano per continuare a garantire la solidità del gruppo e affrontare le nuove sfide che ci attendono“.

L’incerto contesto economico e gli impatti generati (aumento costi di approvvigionamento, incremento del valore nominale dei crediti, rateizzazione dei pagamenti dei clienti e incremento del costo del debito) hanno reso opportuno un aggiornamento dei prossimi anni del Piano – spiega un comunicato di A2A – in ottica prudenziale e con un maggior focus sulla gestione dei rischi derivanti dal mutato contesto, rimodulando gli investimenti, mantenendo invariati gli obiettivi sui 10 anni (16 miliardi di euro cumulati fra il 2021 ed il 2030 in linea con il primo Piano decennale)“.

Gli investimenti sono stati aggiornati“, ha aggiunto Mazzoncini, e scendono dai 18 miliardi annunciati a gennaio a 16. Cala anche la previsione di Ebitda, che nel 2030 dovrebbe attestarsi a 2,6 miliardi e non più a 2,9, e la stima sull’utile netto che scivola a 700 milioni per fine piano contro i 780 milioni comunicati neanche un anno fa.

I 16 miliardi di investimenti saranno così suddivisi: 5 miliardi di euro sull’economia circolare, focalizzandosi sulla chiusura del ciclo dei rifiuti, sul recupero di materia, energia e calore e sullo sviluppo delle bioenergie. E 11 sulla transizione energetica, prevalentemente focalizzati sullo sviluppo delle energie rinnovabili, flessibilità ed elettrificazione dei consumi. Tra le novità dell’aggiornamento piano da segnalare che il gruppo si lancerà sul riciclo delle batterie al litio. “Grazie a questo nuovo business – precisa una nota – A2A sarà in grado di trattare circa 10 kton di batterie ogni anno“.