Mattarella difende Ue da critici. E sul debito: Da abbattere, ma Italia ha sempre onorato

Guardare oltre i recinti per capire che non bisogna “pretendere di guardare agli accadimenti contemporanei come se potessero meccanicamente essere collocati dentro stampi conosciuti“. Sergio Mattarella rende merito all’opera svolta negli ultimi 50 anni dal Forum Ambrosetti. Collegato dal Quirinale, il capo dello Stato tocca diversi temi, tutti di strettissima attualità, sui quali è necessario “assumere la responsabilità della ricerca di soluzioni per le sfide epocali che il mondo si trova di fronte, a partire da quella della sostenibilità dei modelli di sviluppo”, perseguendo obiettivi “che affermino la dignità delle persone e dei popoli, non più strumenti di ambizioni di potenza di singoli governi e gruppi dirigenti” ma “impegnati a combattere le disuguaglianze e a promuovere la pace“.

Un ruolo che negli ultimi 70 anni circa, dai Trattati di Roma in poi, ha animato il progetto perseguito dall’Europa. Eppure le critiche “lo vogliono, di volta in volta, come una mera ‘utopia consolatoria’, frutto delle sofferenze della Seconda guerra mondiale, oppure lo definiscono talvolta come espressione funzionale di un passo ulteriore del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale“, sottolinea Mattarella. La riflessione è ampia, il presidente della Repubblica posa sul piatto della bilancia due visioni, quella di chi considera l’appartenenza all’Unione “un vincolo, talora soffocante” e chi, invece, la vede “come un’opportunità, forse l’unica per il nostro continente, collocato in un mondo (i Brics insegnano) fatto sempre più di giganti“.

Mattarella mette in luce come “sovente i critici omettono due aspetti: anzitutto l’Ue è il primo esercizio di questa natura caratterizzato dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni“. Inoltre, “le scelte che, talvolta, sono oggetto di polemiche a livello locale (sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi) sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento europeo, con procedimenti partecipati e trasparenti“. Semmai, sottolinea, l’Europa “è incompiuta, un progetto a divenire“, ma con una fondamentale utilità. Infatti, il capo dello Stato cita “le recenti lucide scelte operate dalla Commissione von der Leyen a seguito della pandemia” con le “politiche coraggiose come quelle assunte in materia di mutualità del debito, di Next Generation Eu“.

Mattarella non usa giri di parole, rievoca la Brexit come esempio che “è sempre possibile tornare sui propri passi”, ma allo stesso tempo chiede: “Quale giustificazione potrebbero trovare i decisori a sostegno della diserzione da un ruolo incisivo dei Paesi europei, nel loro insieme, nel contesto internazionale?“. C’è molta economia, nelle parole del presidente della Repubblica, che riflette sulla discussione rispetto al ‘vincolo esterno’ nei confronti dei comportamenti delle economie dei Paesi membri. Un ragionamento “non banale”, perché “taluno ritiene di poter invocare il rischio di subire scelte che sarebbero rivolte contro l’interesse nazionale. Anche se è singolare pensare a governi che, scientemente, approvino regole le cui conseguenze tradirebbero l’interesse della popolazione che ha affidato loro il mandato di governare“, spiega Mattarella.

Molto dettagliato anche il passaggio sul debito, tema che riguarda l’Italia molto da vicino. Ricorda che “nel 2023, a fronte di un debito accumulato dall’Italia per circa 2.863 miliardi di euro, e a un ammontare dei debiti di Francia e Germania che, sommati, valgono quasi il doppio, il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati insieme Germania e Francia“. Il motivo lo individua nel “diverso tasso di interesse“. Eppure – rimarca con enfasi – “l’Italia è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui“. Mattarella riconosce che “molta strada rimane da fare per dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che trascura temi come il rapporto debito pubblico/ricchezza finanziaria netta delle famiglie“, dunque “il termometro della percezione dei mercati sull’affidabilità di un Paese può rivelarsi quanto meno opinabile”. Ma, ammonisce, “il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell’esigenza ineludibile di abbatterlo“.

G7, Meloni rilancia Piano Mattei, ma salta trasferta. Zelensky la attende a Cernobbio

Giorgia Meloni partecipa al G7 dei Parlamenti solo virtualmente. In queste ore turbolente per il governo, ha preferito restare a Roma. Del resto, subodorava che sarebbe stata una giornata convulsa. Non a caso, con il G7 della Cultura alle porte (19-21 settembre a Pompei), il ministro Gennaro Sangiuliano presenta le dimissioni dopo una settimana di agonia con i fari puntati sull’affaire Boccia. “Mi scuso per non essere riuscita a fare di più, raggiungendovi fisicamente“, dice la premier in apertura di intervento, senza aggiungere altro.

Se la sua agenda non subirà ulteriori modifiche, la sua presenza è prevista domattina a Cernobbio, per il Forum di Ambrosetti. Ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato sui social la partecipazione per incontri con rappresentanti delle imprese italiane e con la presidente del Consiglio. In collegamento con Verona, Meloni ribadisce il suo appoggio incondizionato all’Ucraina, “nazione aggredita” che “difende quel sistema internazionale basato sulle regole, sulla forza del diritto, sul quale si fonda la convivenza tra le nazioni che garantisce tutti“.

E non perde l’occasione per rivendicare che, sotto la presidenza italiana, il vertice del G7 ha “segnato un cambio in basso e di prospettiva“. Pensa alle sinergie strategiche instaurate tra il piano Mattei per l’Africa dell’Italia, il Global Gateway dell’Unione Europea, la Partnership for Global Infrastructure and Investment G7 e ai nuovi strumenti finanziari creati con la Banca Africana di Sviluppo per sostenere lo sviluppo del continente africano. Lo sguardo, quindi, è sempre puntato al di là del Mediterraneo.

Questo respiro sinergico è in qualche modo lo stesso con cui l’Italia parteciperà al G20 di novembre a Rio, quando l’Italia “assicurerà la massima collaborazione possibile alla Presidenza brasiliana per fare passi avanti condivisi su molti fronti“, scandisce. La premier punterà quindi su un’azione più incisiva contro la povertà e la fame, senza trascurare gli sforzi necessari per, spiega, “affrontare il nesso clima e energia in un modo più pragmatico, meno ideologico, socialmente più giusto“, e le azioni urgenti per rendere più efficaci le istituzioni finanziarie internazionali e le Nazioni Unite.

Alla ministeriale di Verona, Meloni tocca anche un altro punto che le sta particolarmente a cuore, l’intelligenza artificiale generativa. Una delle sfide del futuro, sulla quale ha invitato a riflettere Papa Francesco durante il G7 di Borgo Egnazia. “Il Santo Padre ci ha ricordato che ogni strumento tecnologico creato dall’uomo, intelligenza artificiale generativa inclusa, deve avere un’ispirazione etica che sia, cioè, ordinata al bene di ogni essere umano“, afferma. La domanda che la politica deve porsi, sottolinea Meloni è: “che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale?“. Le strade sono due, utilizzarla per concorrere al bene comune o per “aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali“. Alla politica spetta rispondere alla domanda non, ribadisce, “agli algoritmi o alle macchine”.