‘Climate change doesn’t exist’: provocazione alla Fashion Week
Una vecchia automobile rossa con la scritta ‘Climate change doesn’t exist‘ è distrutta da blocchi di grandine grandi come macigni. Una bicicletta nera sulla fiancata, un cartello pubblicitario accanto recita: ‘It’s time to change‘, è arrivato il momento di cambiare rotta. E’ un piccolo scenario apocalittico parcheggiato tra i civici 19 e 21 di via Paolo Sarpi a Milano, un’installazione che resterà lì da oggi, 20 febbraio, al 25 febbraio per lanciare un allarme sull’emergenza climatica durante la Fashion Week.
Il progetto, ideato e prodotto da Fondazione CESVI e Factanza Media, insieme a Mirror, nasce con l’obiettivo di trasformare un concetto astratto in un’esperienza visiva, per stimolare riflessioni sulla responsabilità individuale e collettiva. Gli eventi climatici estremi sono sempre più presenti, anche in Italia. Proprio Milano, che in questi giorni porta l’impietoso record di città tra le più inquinate al mondo, è ancora ferita dalle violente piogge che l’hanno recentemente colpita, come le devastanti alluvioni hanno messo in ginocchio l’Emilia-Romagna. Non si può più parlare di fenomeni passeggeri o imprevedibili. Questi sono gli effetti del riscaldamento globale: il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media di 0,60° superiore al periodo 1991-2000 e di 1,48° rispetto al livello preindustriale. Tra 1970 e 2021 i fenomeni meteorologici estremi nel mondo sono stati 11.778, con 4.300 miliardi di dollari di danni economici e la morte di 2 milioni di persone, per il 90% nei Paesi in Via di Sviluppo. Cesvi e Factanza invitano a ricordare che un’automobile distrutta non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che capita regolarmente in altri Paesi del mondo, dove gli eventi meteorologici estremi spazzano via ogni cosa. Come avvenuto in Pakistan tra il 2022 e il 2023.
Per questo, poco distante dall’installazione, un totem multimediale mostra l’impatto dei cambiamenti climatici in tutto il mondo con un approfondimento sul Pakistan, Paese simbolo dell’ingiustizia climatica: tra i più colpiti al mondo dagli eventi naturali estremi, sebbene sia tra i minori produttori di gas serra. Le alluvioni del 2022 hanno sommerso un terzo del Paese, tanto che oltre 33 milioni di persone sono state colpite e più di 8,2 milioni costrette ad abbandonare le proprie case. Ma l’emergenza si è estesa nel 2023 anche nel Punjab dove più di 750.000 persone sono state colpite da piogge estreme con oltre 630mila persone sfollate e quasi mezzo milione di acri di coltivazioni danneggiati.
Il messaggio è chiaro, per Gloria Zavatta, Presidente di Cesvi: “Se pensiamo che quel che accade in Europa e Italia sia drammatico, è necessario guardare più lontano, spesso ai Paesi già colpiti dalla crisi climatica e martoriati da povertà, fame, malattie, guerre, ingabbiati in un circolo vizioso che non lascia scampo ai loro abitanti”, scandisce, ricordando che il cambiamento climatico “esacerba le diseguaglianze e le ingiustizie sia a livello internazionale che locale“. Da un lato i Paesi che soffrono maggiormente gli impatti del cambiamento climatico non sono quelli che hanno contribuito di più alla genesi del fenomeno. Dall’altro, in ogni singolo Paese sono le comunità più povere e marginalizzate ad essere le più colpite. “La scelta di ribadire l’allarme sull’emergenza climatica in concomitanza della Fashion Week ci permette di attenzionare un tema di rilevanza assoluta in un momento di grande visibilità per Milano, città della moda, ma sempre più attenta alle tematiche legate alla sostenibilità“, spiega.
L’installazione è “simbolo e monito a riconoscere la realtà del cambiamento climatico e le sue conseguenze devastanti“, le fa eco Bianca Arrighini, Ceo e co-founder di Factanza, uno dei leader tra le piattaforme digitali. “Non si tratta solo di una manifestazione di solidarietà – garantisce-, ma di un impegno tangibile verso la causa. Portare avanti questo progetto significa mettere in luce le storie e gli impatti umani legati alle crisi climatiche, promuovendo azioni concrete che ricordino l’importanza di un’immediata azione globale“.