Gucci apre Milano Fashion Week. Proteste contro uso pelli rettile

Gucci apre la Milano Fashion Week senza il direttore creativo, dopo l’addio di Sabato De Sarno all’inizio di febbraio. Dalla Casa non una parola sulla nomina del successore, non sembra esserci fretta. Per ora, le collezioni che sfilano in passerella sono disegnate dal team creativo interno. Verde Gucci la passerella, forma di G intrecciata per il 50esimo anniversario, tributo al fondatore Guccio Gucci. Verdi gli abiti che indossano i modelli a fine défilé. “Continuum“, spiega la maison, per evidenziare come la collezione Autunno-Inverno 2025 si sviluppi con una sinergia di passato, presente e futuro. La sfilata è accompagnata da un’orchestra dal vivo, con una colonna sonora originale del compositore e direttore d’orchestra Justin Hurwitz.

La Milano Fashion Week, come sempre, inizia tra le polemiche. In Piazza Mercanti un’attivista di Peta (people for the ethical treatment of animals) si traveste da enorme ‘pitone’, per esortare lakermesse a vietare l’uso delle pelli di rettile. L’abito è lungo oltre tre metri, il tavolo su cui siede è “insanguinato” e un cartonato a forma dell’iconica Kelly di Hermes recita ‘Le pelli esotiche uccidono’. “Chiediamo alla settimana della moda di Milano di restare al passo con le tendenze, tenendo questa crudeltà estrema lontana dalle passerelle, come ha fatto il British Fashion Council alla settimana della moda di Londra, e sollecitando le persone compassionevoli di tutto il mondo ad abbracciare l’utilizzo di materiali vegani di lusso che lascino gli animali in pace“, scrive Mimi Bekhechi, vicepresidente di Peta per l’Europa. L’associazione elenca le case di moda di fascia alta, tra cui Altuzarra, Burberry, Chanel, Diane von Furstenberg, Jean Paul Gaultier, Paco Rabanne, Victoria Beckham e Vivienne Westwood, che hanno già vietato l’uso di pelle di rettili e di altri animali selvatici nelle loro collezioni. “Molti altri stanno offrendo opzioni di pelle vegana realizzata con ananas, funghi, mele, cactus e altri materiali innovativi“, ricorda Peta.

La Milano Fashion Week si dice intanto sempre più sostenibile. In risposta all’impegno crescente dei consumatori verso scelte più etiche, i brand cercano ridurre l’impatto ecologico. Energia verde, migliore gestione dei rifiuti tessili e materiali eco-compatibili sono solo alcuni dei progressi che il comparto sta compiendo. La sostenibilità è “uno dei pillar” della nostra strategia che, fin dal 2010, si è impegnata nel porla come valore fondante del sistema moda italiano, viene spiegato sul sito della Camera Nazionale della Moda Italiana. La sfida è ripensare il futuro del pianeta e della moda attraverso un percorso che conduca al raggiungimento degli standard di sostenibilità, tenendo conto dei fattori produttivi, ambientali e sociali. Per l’Italia, primo produttore di moda del lusso al mondo, la sostenibilità è una leva competitiva che permette di consolidare la sua leadership.

‘Climate change doesn’t exist’: provocazione alla Fashion Week

Una vecchia automobile rossa con la scritta ‘Climate change doesn’t exist‘ è distrutta da blocchi di grandine grandi come macigni. Una bicicletta nera sulla fiancata, un cartello pubblicitario accanto recita: ‘It’s time to change‘, è arrivato il momento di cambiare rotta. E’ un piccolo scenario apocalittico parcheggiato tra i civici 19 e 21 di via Paolo Sarpi a Milano, un’installazione che resterà lì da oggi, 20 febbraio, al 25 febbraio per lanciare un allarme sull’emergenza climatica durante la Fashion Week.

Il progetto, ideato e prodotto da Fondazione CESVI e Factanza Media, insieme a Mirror, nasce con l’obiettivo di trasformare un concetto astratto in un’esperienza visiva, per stimolare riflessioni sulla responsabilità individuale e collettiva. Gli eventi climatici estremi sono sempre più presenti, anche in Italia. Proprio Milano, che in questi giorni porta l’impietoso record di città tra le più inquinate al mondo, è ancora ferita dalle violente piogge che l’hanno recentemente colpita, come le devastanti alluvioni hanno messo in ginocchio l’Emilia-Romagna. Non si può più parlare di fenomeni passeggeri o imprevedibili. Questi sono gli effetti del riscaldamento globale: il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media di 0,60° superiore al periodo 1991-2000 e di 1,48° rispetto al livello preindustriale. Tra 1970 e 2021 i fenomeni meteorologici estremi nel mondo sono stati 11.778, con 4.300 miliardi di dollari di danni economici e la morte di 2 milioni di persone, per il 90% nei Paesi in Via di Sviluppo. Cesvi e Factanza invitano a ricordare che un’automobile distrutta non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che capita regolarmente in altri Paesi del mondo, dove gli eventi meteorologici estremi spazzano via ogni cosa. Come avvenuto in Pakistan tra il 2022 e il 2023.

Per questo, poco distante dall’installazione, un totem multimediale mostra l’impatto dei cambiamenti climatici in tutto il mondo con un approfondimento sul Pakistan, Paese simbolo dell’ingiustizia climatica: tra i più colpiti al mondo dagli eventi naturali estremi, sebbene sia tra i minori produttori di gas serra. Le alluvioni del 2022 hanno sommerso un terzo del Paese, tanto che oltre 33 milioni di persone sono state colpite e più di 8,2 milioni costrette ad abbandonare le proprie case. Ma l’emergenza si è estesa nel 2023 anche nel Punjab dove più di 750.000 persone sono state colpite da piogge estreme con oltre 630mila persone sfollate e quasi mezzo milione di acri di coltivazioni danneggiati.

Il messaggio è chiaro, per Gloria Zavatta, Presidente di Cesvi: “Se pensiamo che quel che accade in Europa e Italia sia drammatico, è necessario guardare più lontano, spesso ai Paesi già colpiti dalla crisi climatica e martoriati da povertà, fame, malattie, guerre, ingabbiati in un circolo vizioso che non lascia scampo ai loro abitanti”, scandisce, ricordando che il cambiamento climatico “esacerba le diseguaglianze e le ingiustizie sia a livello internazionale che locale“. Da un lato i Paesi che soffrono maggiormente gli impatti del cambiamento climatico non sono quelli che hanno contribuito di più alla genesi del fenomeno. Dall’altro, in ogni singolo Paese sono le comunità più povere e marginalizzate ad essere le più colpite. “La scelta di ribadire l’allarme sull’emergenza climatica in concomitanza della Fashion Week ci permette di attenzionare un tema di rilevanza assoluta in un momento di grande visibilità per Milano, città della moda, ma sempre più attenta alle tematiche legate alla sostenibilità“, spiega.

L’installazione è “simbolo e monito a riconoscere la realtà del cambiamento climatico e le sue conseguenze devastanti“, le fa eco Bianca Arrighini, Ceo e co-founder di Factanza, uno dei leader tra le piattaforme digitali. “Non si tratta solo di una manifestazione di solidarietà – garantisce-, ma di un impegno tangibile verso la causa. Portare avanti questo progetto significa mettere in luce le storie e gli impatti umani legati alle crisi climatiche, promuovendo azioni concrete che ricordino l’importanza di un’immediata azione globale“.

Paul&Shark, dalle vele giacche che sanno di mare e vento

Vecchie vele riqualificate da esperti artigiani danno vita a pezzi unici per una collezione circolare e limitatissima. E’ Re-Sail, il progetto che Paul&Shark porta alla Milano per la Fashion Week Autunno/Inverno 2023-24. 

Un’installazione immersiva e dinamica, con riproduzioni multisensoriali di effetti di luce, suoni naturali e immagini dell’oceano, il brand guida i visitatori in un viaggio emotivo in mezzo al mare, spinti dal vento tra le onde, proprio come accade alle vele.

Giacche upcycled contemporanee e che si portano dietro una eredità esclusiva. Le vele in disuso vengono ripristinate per poi essere reinterpretate in modo creativo sotto una nuova forma.

Ognuna racchiude la storia delle vele con cui è stata realizzata, un racconto di artigianalità e libertà, che rievoca i colori del mare e i suoni del vento. Grandi etichette interne, numeri, loghi e  elementi di derivazione velisitica, celebrano l’universo da cui il capo proviene non perdendo la natura urban-casual della giacca.

Il progetto Re-Sail si colloca all’interno del percorso che Paul&Shark persegue da tempo a favore della sostenibilità, che in questo contesto prende la forma dell’upcycling. L’attività di recupero di materiale in disuso e la sua rivalutazione in chiave creativa “rappresenta un inno ai valori fondamentali del brand“, spiega l’azienda.

 

 

Photo credit: Paul&Shark

Torna MFW uomo. Nuove Maison nel consorzio green

Riflettori puntati sulla Milano Fashion week men’s collection, al via dal 13 al 17 gennaio. Cambia il mood. La guerra alle porte d’Europa pesa sullo spirito, ma lo show continua.

Ventuno sfilate, 31 presentazioni, cinque presentazioni su appuntamento, quattro contenuti digitali e 11 eventi.  Un totale di 72 appuntamenti.

Gucci apre e torna sulle passerelle milanesi dedicate alla moda maschile dopo tre anni di assenza. Chiude le sfilate fisiche Zegna, il 16 gennaio alle 15. Alcuni nomi nuovi: Add, Bonsai, Charles Philip, Iuter, Sestini, Tagliatore e Valstar. Al centesimo anniversario, Colmar lancia la collezione Colmar Revolution. Il 14 gennaio verrà presentata la prima collaborazione tra Marni Carhartt WIP. Il 16 l’evento di presentazione ‘The Added Element’ durante il quale The Woolmark Company & Luna Rossa Prada Pirelli sveleranno le novità della technical partnership: la lana merino arriva nell’abbigliamento e nelle divise del team e dell’equipaggio.

Sfilano le “eccellenze italiane“, rivendica il presidente di Camera Nazionale della moda Italiana, Carlo Capasa. La conferma è Milano, capitale della moda maschile. Non mancano progetti e attori internazionali “innovativi e all’avanguardia“, commenta.

Creatività, innovazione, qualità e sostenibilità le leve del sistema. Spazio anche ai giovani: la Camera lancia il bando per l’assegnazione dei Fashion trust grant 2023, per sostenere e promuovere la nuova generazione dei marchi indipendenti del made in Italy, che per la prima volta apre anche ai brand menswear.

Il fatturato cresce, sfiorando i 100 miliardi di crescita, con una percentuale del 6% rispetto all’anno scorso. Regge anche al caro energia e materie prime, perché sale del 19% rispetto al terzo trimestre del 2021. Crescono anche i prezzi di consumo, del 3%. Nonostante le difficoltà, il 2022 si rivela un anno positivo per la moda.

Intanto, altre quattro maison del Made in Italy sono pronte a firmare l’ingresso nel consorzio Re.Crea, fondato dalla camera della Moda con Dolce&Gabbana, MaxMara, Moncler, OTB, Prada ed Ermenegildo Zegna per gestire il fine vita dei capi di moda. Lo anticipa lo stesso Capasa al Corriere Economia. Il Consorzio gestisce collettivamente i rifiuti del tessile e moda a fine vita, promuoverà anche investimenti di ricerca e sviluppo su soluzioni di riciclo innovative. Nel 2021 i rifiuti tessili smaltiti ammontavano a 480mila tonnellate. Ora si attende la normativa italiana di adozione della Direttiva Ue: “Pensiamo il nuovo governo possa fornirla entro fine anno“, fa sapere il numero uno della camera della moda. Le maison si portano avanti: nel 2025 ognuna di loro dovrà dar conto dell’intero ciclo di vita dei capi prodotti, impegnandosi ad assicurare la circolarità.