Eni Petrol Station

Eni avvia procedura per doppio conto Gazprom Bank in euro e rubli

Eni dà avvio alle procedure per l’apertura di un conto in rubli presso Gazprom Bank. L’azienda “in vista delle imminenti scadenze di pagamento previste per i prossimi giorni” è stata costretta a questo passaggio, con i conti correnti ‘K’ in due valute (il primo resta sempre in euro) “indicati da Gazprom Export secondo una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Federazione Russa”. La notizia piomba come un macigno, ma dal quartier generale di piazzale Enrico Mattei arriva comunque una precisazione, sostanziale: perché si tratta di un’azione “su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro”. Dunque, la “riserva accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti”.

C’è anche un altro passaggio fondamentale nella comunicazione di Eni. Perché la procedura è stata “condivisa con le istituzioni italiane” e adottata “nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale e nel contesto di un confronto in corso con Gazprom Export per confermare espressamente l’allocazione a carico di Gazprom Export stessa di ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti”. Dunque, nessuna fuga in avanti senza concertazione con il Governo. Tant’è vero che la società guidata da Claudio Descalzi precisa che Gazprom Export e le autorità federali russe competenti hanno confermato che la fatturazione (arrivata in Italia nei giorni scorsi nella valuta “contrattualmente corretta”) e il relativo versamento da parte di Eni continueranno a essere eseguiti in euro. Inoltre, le attività operative di conversione dall’euro ai rubli saranno svolte da un apposito clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgimento della Banca centrale russa. In caso di ritardi o impossibilità tecniche nel completare l’operazione nei tempi previsti, comunque, non ci saranno impatti sulle forniture.

Resta sullo sfondo la posizione dell’Unione europea. Perché secondo quanto afferma il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, l’apertura di un secondo conto in rubli da parte delle società energetiche del vecchio continente “va oltre gli orientamenti dati dalla Commissione ai governi dei Paesi membri” e “al pari di tutte le misure che vanno oltre questi orientamenti, è contraria alle sanzioni” contro Mosca. Eni, però, fa sapere che “l’esecuzione dei pagamenti con queste modalità non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti che incidano in maniera diretta sulla possibilità di eseguire le suddette operazioni“, sottolineando come “in linea con le indicazioni della Commissione europea, abbiamo già chiarito da tempo a Gazprom Export che l’adempimento degli obblighi contrattuali si intende completato con il trasferimento in euro, e rinnoverà il chiarimento all’atto di apertura dei conti K”. Quindi, “se la nuova procedura appare neutrale in termini di costi e rischi, non incompatibile con il quadro sanzionatorio in vigore e con adempimento che avviene al momento del trasferimento degli euro, un mancato pagamento esporrebbe Eni sia al rischio di violazione dell’obbligo di dar corso in buona fede ad eventuali richieste contrattuali di Gazprom Export imposte alla stessa dalla propria autorità, sia al rischio per Eni di inadempimento dei propri impegni di vendita con i clienti a valle in caso di interruzione delle forniture”.

Poco prima della nota aziendale, in audizione alla Camera, il direttore public affairs della principale azienda energetica italiana, Lapo Pistelli, a specifica domanda dei parlamentari sul tema rubli, aveva risposto che l’azienda “da settimane è in strettissimo raccordo sia con la Commissione europea che con il governo italiano” e “anche negli ultimi giorni abbiamo valutato, insieme all’esecutivo, tutte le novità che escono dalla Commissione in termini di interpretazione delle norme esistenti e di sviluppo di sanzioni possibili, ed è sulla base di questo raccordo” che sarebbe stata presa “ogni decisione”, comunque “compliant con il quadro sanzionatorio esistente”.

ROBERTO CINGOLANI

Cingolani: “Con baricentro del gas in Africa, Italia hub per il Mediterraneo”

La missione africana porta in dote all’Italia nuove partnership per divincolarsi dalla morsa della Russia. In pochi giorni sono stati chiusi accordi importanti, a partire da quello firmato con l’Algeria, dalla quale prenderemo altri 9 miliardi di metri cubi di gas in più (rispetto agli attuali 22,6), a partire dal 2023-2024, che arriverà tramite il gasdotto TransMed/Enrico Mattei grazie alla Dichiarazione di intenti tra Eni e Sonatrach.

Il secondo tassello ha visto la delegazione composta dai ministri, Luigi Di Maio e Roberto Cingolani (il premier, Mario Draghi, ha dovuto declinare dopo essere risultato positivo al Covid-19) in Angola, lo scorso 20 aprile. “Si tratta di un importante intesa che dà impulso alla partnership fra i nostri Paesi nei settori delle rinnovabili, dei biocarburanti, del Gnl e della formazione in ambito tecnologico ed ambientale”, ha detto il responsabile del Mite. Spiegando che non si tratta “solo un passo avanti nella diversificazione delle sorgenti di gas, ma anche un’importante contributo al sostegno della transizione ecologica globale”. La terza tappa della missione italiana, poi, è avvenuta il 21 aprile in Congo e prevede l’accelerazione e l’aumento la produzione di gas, in primo luogo tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi l’anno). In questo modo – sottolinea Eni – l’export di Gnl permetterà di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese.

Nella trattativa sono state definite anche di iniziative di decarbonizzazione per la promozione della transizione energetica sostenibile nel Paese africano, in particolare negli ambiti delle energie rinnovabili, dell’agricoltura con lo sviluppo di una filiera agricola – non in competizione con la catena alimentare – per la produzione di feedstock per la bioraffinazione, la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste, l’adozione di sistemi di clean cooking, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio della Co2. “Stiamo mettendo in atto con grande fatica una strategia di diversificazione di fornitura di gas, stiamo spostando il baricentro delle forniture in Africa – dice Cingolani al Tg1 -. E’ chiaro che si pone un’opportunità non solo per l’Africa, ma anche per l’Italia, che diventa un Hub per il Mediterraneo. E’ un’opportunità energetica e geopolitica importante per l’Italia. Stiamo sostituendo il gas che potrebbe venire a mancare dalla Russia, ma è importante ricordare che non bruceremo più gas, ci impegniamo a mantenere la rotta della decarbonizzazione“, chiarisce.

In questo scenario, si aggiunge anche un altro accordo quadro, quello raggiunto al Cairo lo scorso 13 aprile tra il presidente di Egas, Magdy Galal, e il direttore generale Natural resources di Eni, Guido Brusco, che consentirà di massimizzare la produzione di gas e le esportazioni di Gnl, promuovendo così l’esportazione di gas egiziano verso l’Europa, e in particolare verso l’Italia. I due manager hanno pattuito di valorizzare le riserve di gas egiziane aumentando le attività gestite congiuntamente e identificando opportunità per massimizzare la produzione di gas a breve termine. Eni ottimizzerà inoltre le campagne esplorative nei blocchi esistenti e nelle aree di nuova acquisizione nelle regioni del Delta del Nilo, del Mediterraneo Orientale e del Deserto Occidentale. Questo accordo, insieme a quello firmato per il riavvio dell’impianto di liquefazione di Damietta lo scorso anno, fornirà carichi di Gnl per volumi complessivi fino a 3 miliardi di metri cubi nel 2022 per il portafoglio Eni di gas naturale liquefatto diretto in Europa e in Italia.

La strategia italiana, però, prosegue perché l’obiettivo del governo resta quello di rimpiazzare il 50% del gas russo entro il 2023. Ecco perché nelle prossime settimane verranno concretizzati gli accordi anche con Azerbaijan, Mozambico, Qatar. Mentre, a livello europeo, resta alto il pressing per varare il tetto massimo al prezzo del gas, “che – ribadisce Di Maio – consentirà alle famiglie di pagare di meno sia sulla bolletta energetica e alle imprese di non vedere intaccata la propria competitività”. Del tema il ministro degli Esteri ne ha parlato anche oggi alla Farnesina, nell’incontro con l’omologo spagnolo, José Manuel Albares. Italia e Spagna, infatti, “lavorano a un Trattato di cooperazione rafforzata per relazioni bilaterali sempre più solide”. Segno che i tempi diventano sempre più serrati e la determinazione a chiudere il dossier aumenta.