Eolico

Rinnovabili, sull’eolico offshore galleggiante l’Italia può essere il terzo mercato al mondo

Le potenzialità sono enormi. Lo confermano anche i numeri del Global Wind Energy Council, riportate nello studio della Floating Offshore Wind Community, il progetto creato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Secondo le stime il nostro Paese si posiziona “come il terzo mercato mondiale per lo sviluppo di eolico offshore galleggiante“, con margini che indicano “un potenziale di 207,3 GW in Italia per l’eolico offshore galleggiante, rappresentando più del 60% del potenziale di energia rinnovabile complessiva, con Sardegna, Sicilia e Puglia tra le aree di maggiore potenzialità“. Dati elaborati con il Politecnico di Torino.

Ci troviamo in un momento storico decisivo per la decarbonizzazione del Paese e il raggiungimento dei target di energia pulita al 2030 e al 2050. Per cogliere questa sfida, l’Italia deve fare leva sull’eolico offshore galleggiante“, dice Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House-Ambrosetti. La Community prevede al 2050 che la produzione di energia elettrica in Italia crescerà a oltre il doppio rispetto a quella attuale (600-700 TWh vs. 276 nel 2022), con le rinnovabili che contribuiranno tra il 95% e il 100% alla generazione elettrica totale. In questo quadro, l’eolico sarà fondamentale, con una capacità fino al 23% dell’elettricità totale generata (dal 7% del 2022), di cui fino al 10% proveniente dall’offshore rendendo necessaria l’installazione di almeno 20GW di eolico galleggiante entro il 2050. “E’ un’opportunità senza precedenti per il sistema Italia, con la prospettiva di generare un’occupazione significativa, stimata in fino a 27 mila posti di lavoro entro il 2050“, commenta l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero.

Prima, però, vanno abbattuti dei tabù. Anzi, vanno cancellate almeno dieci convinzioni errate sul tema, secondo il gruppo. Innanzitutto quella che riguarda “la mancata adattabilità dell’eolico offshore galleggiante al contesto del Mare Mediterraneo“, che “è stata smentita dagli studi della Community, da cui emerge che questa tecnologia è la soluzione più idonea per aumentare la capacità delle energie rinnovabili, garantendo un impatto ambientale medio fino al 67% inferiore rispetto a quello dell’energia elettrica attualmente prelevata dalla rete italiana, per la possibilità di produrre energia in modo meno invasivo per il territorio“. L’analisi ha dato anche una chiave di lettura diversa in rapporto alla critica sull’assenza di potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante in Italia: “Grazie alle caratteristiche morfologiche e alla conformazione dei suoi fondali, il nostro Paese ha un enorme potenziale“.

Guardando al futuro, per la Community “la creazione di una filiera nazionale per questa tecnologia (fabbricazione, assemblaggio, varo integrazione, oltre a progettazione e manutenzione) potrebbe generare un valore aggiunto cumulato tra il 2030 e il 2050 pari a 57 miliardi di euro, con l’attivazione di filiere sul territorio nazionale e conseguenti ricadute occupazionali: nell’ipotesi di realizzare 20 GW al 2050, si potrebbero generare circa 27 mila nuovi occupati in Italia al 2050“.

Numeri importanti, ai quali si potrebbe accedere impostando politiche ben precise. La Community Floating Offshore Wind, per garantire investimenti significativi nel settore, ritiene “essenziale definire una chiara visione industriale a lungo termine, con un obiettivo di almeno 20 GW entro il 2050 che funga da stimolo per le aziende nazionali e attragga investimenti esteri“. In questo senso “sarà importante stabilire obiettivi intermedi per il 2035 e il 2040, oltre a una pianificazione trasparente e a lungo termine delle aste per finanziare i progetti“. Poi, è “cruciale accelerare l’attuazione dei piani di gestione dello spazio marittimo (Psm), per il quale l’Italia è in procedura di infrazione Ue“: nel breve termine la proposta è quella di istituire “un meccanismo decentralizzato per identificare rapidamente siti idonei allo sviluppo di progetti eolici offshore, coinvolgendo gli sviluppatori e facilitando la partecipazione di più stakeholder per un rapido sviluppo“.

Tra le priorità individuate c’è anche quella di studiare un “approccio concertativo” per far accettare i parchi eolici offshore galleggianti dalle comunità territoriali, con una “Carta di compensazione” che coinvolga anche le Regioni nel processo autorizzativo. Ancora, è “necessario rafforzare i criteri delle aste per garantire un impegno verso la localizzazione delle catene di approvvigionamento industriali“; così come “la pubblicazione del decreto Fer 2, che sostiene la produzione di energia da fonti rinnovabili innovative, è un elemento chiave“. Infine, la Community definisce “essenziale potenziare il ruolo di Terna nell’implementazione di un piano di sviluppo infrastrutturale di rete“.

Via libera del Senato, il dl Energia è legge. Pichetto: “Italia più forte nelle sfide climatiche”

Con il via libera del Senato alla fiducia (97 sì, 74 contrari e 2 astenuti), il decreto Energia varato dal governo lo scorso mese di dicembre diventa legge. La Camera dei deputati, infatti, settimana scorsa aveva concesso il via libera al provvedimento, che spazia dall’approvvigionamento energetico all’eolico offshore, all’alluvione, la fine del mercato tutelato dell’elettricità, il deposito unico nazionale delle scorie radioattive.

Per Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, “oggi l’Italia è più forte nelle sfide climatiche”. Perché “il provvedimento accompagna le imprese nel loro percorso di decarbonizzazione, sviluppando tante filiere di energia rinnovabile che possono aiutarci al raggiungimento dei nostri obiettivi delineati dal Pniec”. Soddisfatto anche il responsabile del Mimit, Adolfo Urso: “E’ un significativo, importante passo in avanti verso la transizione verde delle nostre imprese. Un provvedimento che mira al rafforzamento del nostro sistema produttivo nell’affrontare la sfida della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile. Questa è la strada giusta, indicata dal governo e condivisa dal Parlamento“, sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy. Di seguito alcune delle misure principali del testo.

RINNOVABILI – Accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile nei settori a forte consumo di energia. E’ questo l’obiettivo della misura, che prevede fino al 31 dicembre 2030, nel caso di più istanze concorrenti per la concessione della stessa superficie pubblica, di attribuire una preferenza ai progetti di impianti fotovoltaici o eolici che possano soddisfare il fabbisogno energetico dei soggetti iscritti nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica (imprese elettrivore), istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali. Per questo, entro il prossimo 8 febbraio, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica dovrà definire un meccanismo per lo sviluppo di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili da parte delle imprese elettrivore, tramite: nuovi impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici di potenza minima pari 200 KW ciascuno; impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici oggetto di potenziamento ovvero di rifacimento che consentano un incremento di potenza pari ad almeno 200 kW. Inoltre, alle imprese elettrivore è concesso di chiedere al Gse un’anticipazione per un periodo limitato di 36 mesi di una quota parte dell’energia rinnovabile e delle relative garanzie di origine, mediante la stipula di contratti per differenza a due vie.

ESENZIONI VIA – Sono previste semplificazioni che esentano dallo svolgimento della Valutazione di impatto ambientale e della verifica di assoggettabilità a Via di alcuni impianti da fonti rinnovabili e di stoccaggio in aeree idonee. Nello specifico: i progetti di impianti fotovoltaici con potenza complessiva sino a 30 MW, i progetti di impianti per lo stoccaggio dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, i progetti di rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti fotovoltaici già esistenti sino a 50 MW, i progetti di repowering di impianti eolici già esistenti sino a 50 MW e i i progetti di impianti di produzione di energia rinnovabile offshore di potenza complessiva non superiore a 50 MW che ricadano nelle aree individuate dal Piano di gestione dello spazio marittimo, già sottoposti positivamente a Via. Nella stessa misura vengono elevate, rispettivamente, da 20 a 25 MW e da 10 a 12 MW le soglie di potenza superate le quali gli impianti fotovoltaici localizzati in aree idonee o altre specifiche zone sono sottoposti a Via o verifica di assoggettabilità a Via; e da 10 a 12 MW la soglia di potenza sotto la quale gli impianti fotovoltaici sono sottoposti a Procedura abilitativa semplificata, anziché ad autorizzazione unica.

ELECRICITY RELEASE – Viene riconosciuta, ai titolari dei contratti stipulati con il Gse in base alla disciplina del ‘Electricity release’, la facoltà di recesso senza penali e senza la regolazione delle differenze tra il prezzo di allocazione ed il prezzo medio di riferimento zonale maturati durante il periodo di vigenza contrattuale.

APPROVVIGIONAMENTI GAS NATURALE – Il Gestore servizi energetici viene confermato come soggetto responsabile ad avviare, su direttiva del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, le procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale a prezzi ragionevoli. Viene anche confermata, seppur con alcune correzioni rispetto alla normativa esistente, l’ammissibilità in deroga al divieto delle attività upstream nell’alto Adriatico e nelle aree marine protette, delle concessioni di coltivazione di idrocarburi esistenti o nuove nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo Nord e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri a sud, a una distanza dalle linee di costa di almeno 9 miglia. Le condizioni di ammissibilità in deroga restano, invece, invariate: i giacimenti devono avere un potenziale minerario di gas con riserva certa superiore a 500 milioni di metri cubi; i titolari di concessioni esistenti o i soggetti richiedenti nuove concessioni devono aderire alle procedure per l’approvvigionamento di lungo termine, previa verifica preventiva dell’assenza di effetti di subsidenza, fermi rimanendo gli impegni che devono essere assunti in sede di manifestazione di interesse. Alle stesse condizioni, poi, è confermata anche la possibilità di coltivazione di gas naturale sulla base di nuove concessioni in zone di mare fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette.

EOLICO OFFSHORE – E’ prevista l’individuazione, in almeno due porti del Mezzogiorno, dopo aver acquisito le manifestazioni di interesse presentate dalle Autorità di sistema portuale, delle aree demaniali marittime da destinare alla realizzazione di un Polo strategico nazionale nel settore della progettazione, produzione e assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare. Il cosiddetto eolico offshore. Il Mase potrà avvalersi del corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera per la regolamentazione dei movimenti delle unità in mare, il controllo del rispetto delle regole ambientali e la vigilanza ai fini della sicurezza della navigazione nelle aree demaniali marittime in cui sono realizzati parchi eolici galleggianti.

CONCESSIONI GEOTERMICHE – Prorogata al 31 dicembre 2026 il termine di durata delle concessioni geotermoelettriche in essere, con la precisa indicazione che la nuova gara va indetta due anni prima della scadenza, anziché tre. Il concessionario uscente può, entro il 30 giugno 2024, presentare un Piano pluriennale per la promozione degli investimenti. Inoltre, è prorogato al 31 dicembre 2027 il termine per l’entrata in esercizio degli impianti geotermoelettrici ammessi a beneficiare degli incentivi per le fonti rinnovabili elettriche.

MALTEMPO – Sono previsti contributi per la ricostruzione dei territori in Emilia-Romagna, Toscana e Marche interessati dalle alluvioni del maggio scorso. Sia per i danni subiti dai prodotti agricoli alimentari di particolare qualità, sia per la ricostruzione privata del patrimonio edilizio danneggiato. Le imprese agricole della Toscana che hanno subito danni, poi, possono accedere alle misure di indennizzo anche se non hanno sottoscritto polizze assicurative. Sempre per i territori della Toscana, per le aree di crisi industriale vengono stanziati 50 milioni di euro.

MERCATO ELETTRICO – Viene investito 1 milione di euro per svolgere campagne informative sulla fine del servizio di maggior tutela nel settore elettrico e il passaggio al mercato libero.

FONDO DI COMPENSAZIONE A REGIONI – Per incentivare le Regioni ad adottare misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile del territorio, l’accelerazione e la digitalizzazione degli iter autorizzativi degli impianti e delle infrastrutture di rete, viene istituito presso il Mase un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale, in cui confluisce una quota dei proventi delle aste delle quote di emissione di anidride carbonica: la dotazione è di 200 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032.

FONDO CLIMA – Viene rifinanziamento con 200 milioni di euro per il 2024 il Fondo italiano per il clima.

DEPOSITO RIFIUTI RADIOATTIVI – Viene modificata la disciplina per l’individuazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi da realizzare nell’ambito del Parco Tecnologico. In particolar modo per regolamentare un procedimento alternativo a quello attualmente previsto per l’individuazione del sito, che prevede la presentazione di autocandidature, sulla base delle quali viene predisposta una Carta nazionale delle aree autocandidate (Cnaa).

SEMPLIFICAZIONE VIA – Viene inserita la verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (il cosiddetto screening di Via) degli interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti di produzione di energia da fonti eoliche o solari. L’obiettivo della misura è accelerare i procedimenti autorizzativi degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di conseguire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di indipendenza energetica.

RAEE FOTOVOLTAICI – Per ottimizzare la gestione dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche fotovoltaici, la norma stabilisce che il Gse svolge un’attività di monitoraggio relativa alle adesioni ai consorzi e ai sistemi collettivi, alle quantità di pannelli gestiti ovvero smaltiti; ai costi medi di adesione ai consorzi; nonché ai costi determinati dai sistemi collettivi di gestione dei RAEE riconosciuti.

EDILIZIA – Viene estesa da due anni a 30 mesi la proroga dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori relativi ai permessi di costruire rilasciati o formatisi fino al 30 giugno 2024 (termine prorogato di sei mesi rispetto alla previsione del 31 dicembre 2023), a patto che i termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato di volersi avvalere della proroga e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione, con nuovi strumenti urbanistici approvati nonché con piani o provvedimenti di tutela dei beni culturali o del paesaggio.

SISMA 2016 – Viene facilitato l’accesso agli incentivi per la realizzazione di interventi sugli immobili danneggiati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016. La misura è prevista per interventi di efficientamento energetico e ricostruzione, riparazione e ripristino degli edifici pubblici, gli interventi volti ad assicurare la funzionalità dei servizi pubblici e quelli sui beni del patrimonio artistico e culturale.

PROVENTI ASTE ETS – Viene incremento di 150 milioni annui, a decorrere dal 2025, l’ammontare della parte dei proventi delle aste delle quote di emissione di gas serra destinata al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale. Resta, però, invariata la quota di 300 milioni annui fino al 2024.

STOCCAGGIO CO2 – Per colmare alcune lacune della disciplina in materia di cattura e stoccaggio della Co2 (Carbon Capture and Storage-Ccs), e per perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione
al 2030. In particolare vengono definiti i programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e, in mancanza del piano aree idonee allo stoccaggio geologico di Co2 nei giacimenti di idrocarburi esauriti off-shore, il Mase può rilasciare licenze di esplorazione, autorizzazioni a svolgere programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e autorizzazioni allo stoccaggio geologico di Co2.

RETE ELETTRICA – Entro il 7 giugno 2024, Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, dovrà realizzare un Portale digitale che consenta al Mase, al ministero della Cultura, all’Arera, alle Regioni e Provincie autonome e agli operatori interessati l’accesso a dati e informazioni sugli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale e sulle richieste di connessione. Inclusi quelli relativi alla localizzazione, degli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale (Rtn), nonché delle richieste di connessione alla medesima rete degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo di energia e degli impianti di consumo; inoltre, le relazioni di monitoraggio sullo stato di avanzamento dei procedimenti di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale in prospettiva del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, predisposte da Terna. All’Arera è affidato, invece, il compito, su proposta di Terna, di disciplinare le modalità di funzionamento del Portale e la copertura dei costi.

SMART GRID – In via transitoria, fino al 31 dicembre 2026, viene applicata una semplificazione per la realizzazione delle cabine primarie e degli elettrodotti, senza limiti di estensione e fino a 30 kV, prevista nell’ambito di progetti di rafforzamento delle smart grid finanziati dal Pnrr, nonché per la realizzazione delle opere accessorie indispensabili all’attuazione di questi progetti.

TELERISCALDAMENTO E TELERAFFRESCAMENTO – Per favorire la realizzazione di nuovi sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento efficiente o l’ammodernamento di quelli esistenti, sono destinate risorse pari a 96.718.200 euro per il 2023.

Eolico offshore, Mamone (Aero): “Pronti investimenti per 25mld. Meloni sblocchi iter”

La partita delle rinnovabili non è solo una questione di tutela dell’ambiente. Sulle fonti alternative si può costruire un nuovo modello economico, che coniughi la protezione della biodiversità con il processo di decarbonizzazione delle imprese, il rilancio del Pil e l’aumento dell’occupazione. Il mondo produttivo è pronto, ma serve uno scatto da parte delle istituzioni per sciogliere le catene di una tecnologia ad alto potenziale. Lo spiega a GEA Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, acronimo di Associazione delle energie rinnovabili offshore.

Presidente, secondo Aero, cos’è che la politica deve ancora capire sull’eolico offshore?
Questa politica, soprattutto di centrodestra, ha la straordinaria opportunità di creare un’industria energetica sostenibile, che rientra pienamente nella sovranità nazionale. L’intento è dare la possibilità all’Italia di essere leader nel Mediterraneo e non trovarsi dietro Francia, Spagna e altri Paesi alleati per costruire una supply chain nazionale.

La vostra associazione nasce proprio per dare quell’impulso, giusto?
I fondatori di Aero sono 13 imprese che vanno dagli operatori del settore delle rinnovabili ai grandi gruppi della supply chain, come Saipem. a quelli della logistica portuale e navale. come Msc Sicilia e Isla. In pochi mesi abbiamo raddoppiato il numero dei soci andando a rappresentare oggi quasi il 50% degli operatori per lo sviluppo dell’eolico offshore, nonché moltissime aziende di questa grande supply chain italiana attraverso la quale realizzeremmo i progetti nazionali, tutelando l’ambiente marino e trovandoci in una condizione paesaggistica non impattante.

Quali sono i vostri progetti?
Abbiamo le grandi capacità di chi più di 60 anni fa iniziato a lavorare nell’oil&gas offshore. Queste medie imprese italiane, lavorando per l’offshore del Mare del nord, sono pronte a scommettere sul futuro del Paese, offrendo le loro migliori esperienze lavorative nell’eolico offshore italiano. È uno scenario dove si possono creare decine di migliaia di posti di lavoro, tenendo presente i 70 e più progetti presentati al Mase per ottenerne l’autorizzazione. Progetti che superano la capacità di connessione richiesta a Terna di oltre 100 Gw e questo dimostra che l’Italia può affermarsi con queste nuove tecnologie in uno scenario che farà in modo di allineare il nostro paese ai più grandi Stati europei che puntano a rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.

Andando sul concreto, a quanto ammontano le vostre previsioni di investimento?
Soltanto con 8 Gw al 2030 stimiamo di investire oltre 25 miliardi di euro. Otto gigawatt che sono un dodicesimo del potenziale dei progetti presentati, con una produzione al 2030 di 25,5 Twh, pari al 7% del fabbisogno elettrico nazionale, e una diminuzione di 13mila tonnellate di Co2 e di quasi 2,2 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. In vista delle decine di migliaia di posti di lavoro che potrebbero crearsi, l’associazione, dal 2024, avvierà dei corsi di formazione professionale, anche in collaborazione con il centro Elis, per preparare quelle figure super specializzate che nei primi anni si occuperanno della fase di permitting e supporto alla logistica portuale e successivamente alla vera e propria fase di costruzione dei floaters galleggianti e del posizionamento degli aerogeneratori di oltre 15 Megawatt che dovranno essere posizionati nelle aree portuali che speriamo, come noi chiediamo al Parlamento, che siano più di due come già indicato dal governo nel decreto legge Energia.

Investimenti diversi dal Pnrr, giusto?
Questi investimenti non intaccano i fondi del Pnrr, perché ci troviamo difronte a una sfida di medio e lungo periodo che inizierà oggi e ci vedrà impegnati almeno fino al 2050, con l’ambizione di diventare noi italiani i fornitori di esperienze, manodopera e capacità organizzativa nello sviluppo dell’eolico offshore degli altri Paesi che si affacciano nella regione mediterranea.

Cosa dovrebbero fare, dunque, le istituzioni?
Chiediamo con estrema urgenza che venga emanato il Fer2 per dare immediato sostegno con i giusti incentivi al settore dell’eolico offshore, nonché chiarire con il Mit, d’intesa con il Mase, l’importante scenario della pianificazione degli spazi marittimi. Questo tema andrà a incidere anche nelle Zone economiche esclusive, dove servirà tutta la capacità del nostro ministero degli Esteri per garantire un equilibrio negli spazi marittimi in acque internazionali.

C’è ancora tanta burocrazia davanti a voi, però.
Facciamo un appello a Giorgia Meloni: chiediamo al presidente del Consiglio di individuare una figura di coordinamento delle diverse criticità che coinvolgono i diversi ministeri, affinché si riducano i tempi di una regolamentazione un po’ confusa e si dia il via ad una grande operazione di made in Italy che potrà portare lustro nel mondo al nostro Paese, al fine di potenziare quella cooperazione tra istituzioni pubbliche e mondo delle imprese che già in altri ambiti ha portato sviluppo e benessere alla nazione e ai suoi cittadini.

Per il mondo produttivo che opportunità offre questa tecnologia?
Il potenziale dell’energia prodotta da impianti di eolico offshore non solo andrà a rafforzar la capacità di trasmissione dell’energia nazionale, ma potrà consentire, soprattutto nelle aree industriali, di favorire la produzione di idrogeno verde per decarbonizzare industrie ad alto impatto ambientale che rischiano di non centrare gli obiettivi di transizione energetiche europei rispettando l’ambiente. Inoltre, si avrebbero costi che possono essere competitivi sull’energia, ma soprattutto il fiore all’occhiello è la produzione di energia verde rinnovabile al 100%. Questo vale per i prodotti Made in Italy, che potrebbero fregiarsi della produzione green per essere competitivi sui mercati internazionali, dove l’unica sfida con i grandi della Terra si gioca sulla qualità e sulla produzione verde.

Eolico

Pichetto accelera su eolico offshore: Entro 2030 impianti per 1,4 Gw in Sicilia

La situazione esplosiva in Medio Oriente si riverbera, inevitabilmente, su tutta la comunità internazionale. Anche sull’Europa e, dunque, sull’Italia. L’energia è uno dei temi più caldi dall’inizio del 2022: quasi due anni vissuti letteralmente sulle ‘montagne russe’, sia per gli effetti su prezzi e stoccaggi, sia per la corsa alla diversificazione delle fonti. In questi mesi, infatti, è emersa con forza la necessità di non affidarsi solo alle fonti tradizionali, ma di guardare finalmente, e concretamente, anche alle rinnovabili. Anche per non rischiare di bucare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e al 2050. Il governo, però, oltre alle conseguenze della guerra in Ucraina adesso deve fare i conti pure con le tensioni tra Israele e Palestina che coinvolgono una regione fondamentale per gli approvvigionamenti.

Altra ragione per accelerare altre forme di energia. Sulle Fera livello europeo si sta supportando e sviluppando la tecnologia innovativa degli impianti eolici galleggianti, sia su acque interne sia offshore” e “in Italia l’interesse verso tale tecnologia è molto forte“, assicura il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Che in audizione davanti alla commissione sull’Insularità, ricorda che “secondo le previsioni del gestore di rete, in Sicilia al 2030 saranno installati 1,4 giga di impianti di produzione di energia elettrica da eolico off-shore“.

Servono comunque le norme per favorire questo settore e il responsabile del Masaf ribadisce che il decreto sulle aree marine idonee a installare gli impianti sarà emesso a breve, anche se dalle opposizioni è soprattutto il M5S a chiedere che il ministro parli “solo quando avrà i provvedimenti in mano”, facendo riferimento anche al dl sulle Comunità energetiche rinnovabili. Il problema sull’eolico, però, è che “bisogna raccordarsi con gli altri Paesi, dal Nordafrica fino al Portogallo, per definire le aree di competenza – spiega Pichetto -. Servono porti attrezzati (occorrono almeno due anni) e navi attrezzate”, poi “per avere cavi adeguati ci vogliono da 2 a 4 anni. Poi bisogna costruire le piattaforme”, dunque “è un percorso per cui ci va qualche anno“.

In questo scenario non è fuori contesto nemmeno l’operazione per provare a ridurre le criticità sull’approvvigionamento di acqua potabile nelle isole minori, dove ancora oggi è “un bene limitato e le soluzioni per accedervi sono ad alto impatto ambientale“. Ecco perché il ministro rivela che è allo studio un progetto per un “dissalatore marino mobile“.
Tutti temi che saranno utili in vista della Cop28, in programma a Dubai tra la fine del prossimo mese di novembre e la metà di dicembre. Dell’appuntamento Pichetto ha parlato anche nella giornata conclusiva della Youth4Climate che si è svolta a Roma questa settimana. “Oggi è ancora più forte l’impegno dell’Italia a sostegno dei giovani nella lotta alla crisi climatica“, dice. Garantendo: “Andremo alla Cop28 per sostenere le soluzioni presentate e lì lanceremo il bando per i progetti del prossimo anno”.

Re Carlo rinuncia a rendite parchi eolici: 1 miliardo di sterline da destinare al popolo

Carlo III si è impegnato a destinare al “bene pubblico generale”, e non alla famiglia reale, un miliardo di sterline di profitti derivanti dallo sfruttamento di sei nuove centrali eoliche offshore di proprietà della Crown Estate. Per legge, come spiegano i media britannici, il finanziamento pubblico da parte della Royal Household, la Casa Reale, si basa sul 25% dei profitti realizzati dalla Crown Estate, ma ora il sovrano vuole ridurre questa percentuale in modo che il Tesoro ne trattenga di più per finanziare la spesa pubblica.

Già nel suo discorso di Natale, Re Carlo aveva evidenziato le pressioni della crisi globale sul costo della vita dei cittadini. E ora sembra che stia prendendo provvedimenti per evitare quello che avrebbe potuto essere un imbarazzante aumento delle entrate per i reali. The Crown Estate, infatti, è un’attività commerciale gestita in modo indipendente, i cui profitti vanno al Tesoro, ma tali profitti sono utilizzati come parametro di riferimento per il livello di finanziamento pubblico per la famiglia reale, noto come Sovereign Grant, che l’anno scorso valeva 86,3 milioni di sterline. Questi profitti, come scrive la Bbc, dovrebbero ora essere notevolmente aumentati dagli accordi per lo sviluppo di sei nuovi parchi eolici offshore, per un valore complessivo di un miliardo di sterline all’anno per almeno tre anni in commissioni da parte delle aziende che acquistano i diritti per costruire parchi eolici sui siti offshore di Crown Estate. Buckingham Palace ha annunciato che alla luce della “manna energetica offshore”, il Re vuole ridurre la fetta di profitti utilizzata per calcolare la sovvenzione.

Al momento, il Sovereign Grant si basa sul 25% dei profitti della Crown Estate – un aumento temporaneo rispetto al solito 15% – con il finanziamento extra utilizzato per le riparazioni e le ristrutturazioni di Buckingham Palace. La sovvenzione viene utilizzata per pagare i costi del lavoro dei reali, come i viaggi per impegni ufficiali e per il mantenimento dei palazzi reali. È attualmente in corso presso il Tesoro una revisione di questa percentuale di profitti della Crown Estate destinata al finanziamento reale, con una decisione attesa nei prossimi mesi. Sir Michael Stevens, il custode della borsa privata, ha scritto al primo ministro e cancelliere per proporre una “riduzione adeguata”. Ma gli attivisti anti-monarchici di Republic hanno respinto la mossa definendola un “cinico PR per anticipare una decisione del governo di ridurre la percentuale”. Secondo l’amministratore delegato del gruppo, Graham Smith, la dichiarazione del re “rifletteva un accordo che non aveva il potere di cambiare”.

Tre delle nuove ubicazioni del parco eolico offshore si trovano al largo della costa del Galles del Nord, della Cumbria e del Lancashire, e altre tre si trovano nel Mare del Nord al largo della costa dello Yorkshire e del Lincolnshire. Una volta sviluppati, l’ambizione è che generino elettricità sufficiente per sette milioni di case. Questi ultimi andranno ad aggiungersi agli esistenti 36 parchi eolici offshore operativi nei siti di Crown Estate al largo delle coste di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.
Dan Labbad, amministratore delegato di Crown Estate, ha salutato i vantaggi di questa prossima generazione di progetti. “Dimostrano il valore di vasta portata che il nostro settore eolico offshore di livello mondiale può  offrire alla nazione – ha sottolineato – con energia prodotta in casa per tutti, posti di lavoro e investimenti per le comunità, entrate per i contribuenti, energia pulita a beneficio dell’ambiente e un approccio attento e sostenibile che rispetti la nostra ricca biodiversità”.

MARE DEL NORD

Mare del Nord, il patto da 135 miliardi per eolico offshore e idrogeno verde

I ministri dell’Energia e del clima di Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio hanno firmato un accordo per lo sviluppo, in Europa, di impianti eolici offshore e di idrogeno verde. Un patto – del ‘Mare del Nord‘ – da 135 miliardi di euro attraverso i quali i quattro Paesi membri Ue ambiscono a diventare la “centrale elettrica verde d’Europa”. “Sostituiremo sempre più i combustibili fossili, tra cui il petrolio, il carbone e il gas russi, con l’energia rinnovabile proveniente dal Mare del Nord, contribuendo alla neutralità climatica e alla sicurezza energetica dell’Ue”, si legge nel testo siglato dai rappresentanti dei quattro governi europei. “Forniremo più della metà della capacità necessaria per raggiungere la neutralità climatica dell’Ue secondo la strategia della Commissione europea sulle energie rinnovabili offshore”. Proprio la leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, ha appoggiato il progetto durante l’intervento al North Sea Summit, riconoscendo nell’eolico offshore “uno dei pilastri centrali della nostra energia”.

Oltre all’eolico, i quattro Paesi contribuiranno alla produzione su larga scala di idrogeno verde sia onshore che offshore soprattutto grazie a “sinergie di cooperazione per la produzione e la trasmissione”. “Sosteniamo il piano della Commissione europea di sviluppare un mercato ben funzionante per l’idrogeno verde, al fine di accelerare la costruzione e sostenere un’elevata sicurezza di approvvigionamento a prezzi accessibili”, sottolineano Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio. Per aumentare la capacità regionale e nazionale, il lavoro si baserà sugli Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (Ipcei) sull’idrogeno che, come ricordato dalla presidente von der Leyen, “creeranno un ecosistema dell’energia del futuro”. Saranno coinvolti nel progetto sia il settore pubblico che privato, per “sostenere l’innovazione tecnologica, la leadership industriale europea, lo sviluppo e la produzione di combustibili verdi e l’eliminazione graduale del gas naturale importato”, hanno evidenziato i ministri.

(Photo by BO AMSTRUP / RITZAU SCANPIX / AFP)