Prezzi energia in forte calo, governo britannico pronto a stop tassa su extra profitti

L’articolo 5 del decreto Bollette, divenuto legge a fine maggio, ridetermina la base imponibile per il calcolo del contributo di solidarietà temporaneo per il 2023 per i soggetti che operano nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale o dei prodotti petroliferi. Stiamo parlando della famosa tassa sugli extra-profitti introdotta dal governo Draghi, modificata poi da quello Meloni, che non era riuscita a generare gli incassi stabiliti, tra l’opposizione delle società coinvolte e presunti vizi nella scrittura dei testi che si sono succeduti per tutto il 2022. Ora con l’articolo 5 del decreto Bollette le imposte si alleggeriscono di 400 milioni, rispetto a 2,5 miliardi stimati. Ma “quando saranno eseguiti i versamenti” sugli extraprofitti ci saranno “sorprese positive di maggior gettito da mettere a disposizione delle famiglie più vulnerabili“, aveva detto il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in question time al Senato. “Nella prossima manovra di bilancio, oggetto della sessione autunnale di programmazione, saranno attentamente valutati e considerati i dati più aggiornati di inflazione e tassi di interesse, auspicando che con l’estate cessino gli aumenti e ragionevolmente questo dovrebbe accadere, al fine di tutelare l’andamento del potere di acquisto delle famiglie“, aveva sottolineato Giorgetti.

In effetti i prezzi sono in caduta libera rispetto al 2022. L’anno scorso la media del Pun, il prezzo di riferimento dell’elettricità, è stata di 304 euro/Mwh, mentre da inizio mese siamo addirittura a 87,5. Stesso discorso per il gas, che dai picchi a oltre 300 euro per megawattora di agosto scorso adesso viaggia attorno ai 26 euro. Un crollo che, se farà scendere i prezzi a livelli normali per un periodo prolungato, porterà addirittura alla sospensione dell’imposta sui guadagni inaspettati delle imprese petrolifere e del gas, ha annunciato il governo inglese. Lo stop ridurrebbe l’aliquota d’imposta complessiva sulle imprese energetiche dal 75% al ​​40%. Il maxi prelievo era stato introdotto, come nel resto d’Europa, per aiutare a finanziare un programma per ridurre le bollette energetiche per le famiglie e le imprese. I profitti delle società energetiche sono aumentati vertiginosamente di recente, inizialmente a causa dell’aumento della domanda dopo l’abolizione delle restrizioni dovute al Covid, e poi perché l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto aumentare i prezzi dell’energia. Ma ora i prezzi del petrolio e del gas sono scesi dai loro massimi.

In una nota stampa riportata dalla Bbc il Tesoro ha affermato che l’imposta sugli extra profitti rimarrà fino a marzo 2028, ma l’aliquota fiscale diminuirà se i prezzi medi del petrolio e del gas scenderanno al di sotto di un livello prestabilito per due periodi di tre mesi consecutivi. Il livello è stato fissato a 71,40 dollari al barile per il petrolio e a 0,54 sterline per unità termale di gas. Ora il Brent è scambiato a 75 dollari, mentre i prezzi del gas a circa 0,62 sterline.

Le aziende energetiche da tempo avevano sollecitato il governo a ridurre la tassa sui guadagni, avvertendo che avrebbe portato a un taglio degli investimenti. Ad aprile, il più grande produttore di petrolio e gas del Regno Unito, Harbour, sostenne che avrebbe perso 350 posti di lavoro a terra nel Regno Unito per il prelievo sugli extraprofitti, ricorda la Bbce e la francese TotalEnergies aveva annunciato un taglio di un quarto del suo investimento previsto nel Mare del Nord per il 2023, pari a 100 milioni di sterline. Il Tesoro britannico ha per questo spiegato che la sua decisione rispecchiato queste preoccupazioni.

URSULA VON DER LEYEN

Ue apre spiraglio a tassa su extra-profitti delle aziende energetiche

Uno strumento per mettere in chiaro ai fornitori di energia che “potete fare un certo profitto, ma non potete tenervi tutto“. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha aperto così alla possibilità di una tassa sugli extra-profitti delle società energetiche da parte degli Stati membri, parlando con il vice-cancelliere e ministro tedesco dell’Economia e dell’azione per il Clima, Robert Habeck, a Berlino. Da Bruxelles arriverebbe la luce verde a un intervento che andrebbe a “sostenere aiuti per i consumatori con piccoli redditi e le aziende in difficoltà, come ventilato dal governo tedesco per una riforma strutturale del mercato dell’energia, ha spiegato von der Leyen.

La tassa sugli extra-profitti è un’imposta applicata alle aziende che generano un aumento significativo dei loro guadagni a causa di circostanze o eventi di cui non sono responsabili, come nel caso dell’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia (gas ed elettricità) per le conseguenze della guerra russa in Ucraina. A livello Ue, già a marzo la Commissione europea aveva proposto agli Stati membri di imporre la cosiddetta ‘tassa sui profitti inattesi’ (‘windfall tax’) all’interno delle linee guida del piano RePowerEu, per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina. Secondo quanto tratteggiato dall’esecutivo comunitario “gli Stati membri possono prendere in considerazione misure fiscali temporanee sui profitti imprevisti per finanziare le misure di emergenza“. L’Agenzia internazionale dell’energia ha stimato che in questo modo si potrebbero rendere disponibili “fino a 200 miliardi di euro nel 2022 per compensare parzialmente l’aumento delle bollette energetiche.

Anche dal Parlamento europeo è arrivato l’endorsement all’imposta sugli extra-profitti, nella risoluzione adottata a maggio sulla risposta europea alle conseguenze economiche e sociali della guerra russa in Ucraina: “La tassazione temporanea o gli interventi normativi sui profitti imprevisti potrebbero essere una fonte di finanziamento pubblico nazionale“. Il testo ha invitato la Commissione e gli Stati membri a “coordinare la progettazione di regimi di tassazione” con l’obiettivo di “utilizzarli per mitigare le conseguenze sociali ed economiche per l’Unione della guerra in Ucraina“, tra cui anche l’impennata dei prezzi che oggi si sta dimostrando in tutta la sua drammaticità.

La questione della tassa sugli extra-profitti si lega strettamente alla riforma strutturale del mercato dell’energia – la cui proposta della Commissione dovrebbe arrivare entro l’inizio del prossimo anno – e in particolare alla questione del disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica proveniente dal gas naturale da quella di altre energie. Anche in questo caso è stata la presidente von der Leyen a confermare che nella proposta di riforma in arrivo nel 2023 ci sarà il disaccoppiamento dei prezzi per evitare l’effetto contagio – “finora il gas ha dominato i prezzi dell’energia, ma con gli attuali prezzi esorbitanti è chiaro che dobbiamo farlo” – così come si inizia a chiedere da più capitali.

Il tema è sentito non solo in Italia, ma anche in Spagna e Portogallo (che hanno negoziato un accordo politico con la Commissione ad aprile), Austria, Belgio, Francia e Germania. L’attuale design di mercato dell’elettricità è calibrato sulle esigenze di vent’anni fa, quando le energie rinnovabili avevano un costo molto più elevato, mentre oggi – all’opposto – è il gas a essere più costoso, andando però ancora a definire l’intero prezzo dell’energia sul mercato. Proprio il ministro tedesco Habeck è al lavoro per studiare una soluzione per far sì che consumatori e industrie possano trarre maggiori benefici sulle bollette dell’elettricità dal fatto che il prezzo delle energie rinnovabili sia rimasto basso: l’obiettivo potrebbe essere finanziato anche con un intervento sugli enormi profitti inattesi che le società elettriche hanno ottenuto grazie all’aumento dei prezzi dell’energia. Si dovrà però vincere l’opposizione dei partner liberali della coalizione di governo, il cui leader Christian Lindner ha finora escluso categoricamente la misura, per non danneggiare la propria credibilità presso l’elettorato imprenditoriale tedesco.

patuanelli

Patuanelli: “Extra-deficit ed extra-profitti contro il caro energia”

L’emergenza energia continua ininterrottamente a danneggiare imprese e famiglie e il Governo è alla ricerca di misure per sostenere chi non riesce più ad arrivare a fine mese o è costretto a chiudere le proprie attività. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è stato esplicito in una intervista rilasciata a Repubblica: “Serve un intervento rapido, anche in deficit se necessario, ma circoscritto a questa emergenza energetica”. Quella che deve essere mantenuta è la tassa sugli extra-profitti: “Non è escluso che si possa ancora alzare l’aliquota salendo sopra il 25% attuale”. Anche perché occorre “intervenire riequilibrando i settori di imprese in forte sofferenza e settori che hanno prodotto profitti record”.

Sulla stessa linea di Orlando si trova il ministro delle Politiche agricole ed esponente del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli: “Oggi il rischio che si corre nell’aumentare il debito pubblico è inferiore a quello di veder chiudere le nostre aziende”, ha affermato mostrandosi favorevole all’extra-deficit, strumento “già utilizzato in passato – con oltre 130 miliardi nel corso del 2020 per affrontare la pandemia – con ottimi risultati”. A causa dell’aumento spropositato dei prezzi dell’energia sono a rischio intere filiere produttive. Tuttavia, puntualizza Patuanelli, “a oggi non conosciamo le intenzioni di Palazzo Chigi su un decreto a sostegno di imprese a famiglie“.

Tra i provvedimenti contro il caro-energia c’è quello che riguarda la tassa sugli extra-profitti. Come accennato da Orlando si tratta di una risorsa alla quale “lo Stato non può rinunciare”, anzi, potrà addirittura essere alzata al 25%. Riprendendo il discorso, il ministro Patuanelli ha proposto di “allargare il range anche a quelle società che hanno beneficiato di situazioni di mercato favorevoli”.

I primi ad avere parlato di tassa sugli extra-profitti, annunciano in coro sia Patuanelli, sia il ministro degli Esteri e leader di Impegno civico, Luigi Di Maio, “siamo stati noi come Movimento 5 Stelle”. L’idea che sta alla base è che “le aziende che hanno guadagnato un mare di soldi per le speculazioni – ha chiarito Di Maio – debbano restituirne una parte allo Stato, che poi li rinveste nel taglio delle accise sui carburanti e nel mitigare gli effetti dei rincari sulle bollette”.