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Siccità, pronti al razionamento diurno dell’acqua

Più di 200 incendi in dodici giorni, il cuneo salino del Po che ha ormai raggiunto i 30 chilometri e il Grande Fiume che ha un livello inferiore di 3,4 metri rispetto a Ferragosto dello scorso anno. La corsa della siccità sta accelerando ogni giorno di più e le previsioni dei prossimi giorni non sono buone. L’anticiclone africano Caronte, infatti, non darà tregua all’Italia e anche in questa settimana i termometri si manterranno su temperature ben al di sopra delle medie stagionali, con picchi che potranno facilmente superare i 40°C in molte città. Tutto il sud sarà interessato da ondate di calore molto intense, mentre al nord è allerta per forti temporali. Pioverà, insomma, ma non abbastanza per ristorare il terreno e, soprattutto, è alto il rischio di danni idrogeologici, al punto che la Protezione civile ha ha emanato avvisi specifici per Valle d’Aosta e Piemonte, in estensione poi a Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, province autonome di Trento e Bolzano, Veneto e Toscana settentrionale.

ALLARME INCENDI

Ad allarmare, e molto, sono anche gli incendi. Dal 15 giugno sono 199 quelli censiti: erano 80 nel 2021 e 30 nel 2020. “Siamo molto preoccupati“, conferma il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Secondo Coldiretti, sono oltre 9mila gli ettari di terreno andati in fumo negli ultimi sei mesi, più che raddoppiati rispetto alla media storica. E nei prossimi giorni l’allerta è estrema in tutta Italia.

FRAMMENTAZIONE DELLE COMPETENZE

Sono anni che parliamo di cambiamenti climatici e di come impattano sul nostro territorio e questo periodo è una foto fedele di questi ragionamenti“, ricorda Curcio, spiegando che la situazione “è complessa in tutto il Paese. Quest’anno, rispetto alla media, abbiamo avuto il 70% di neve in meno e -40/50% di acqua. “Quindi – spiega il capo della Protezione civile – abbiamo una situazione generale di carenza di risorse idriche e di pioggia“, che diventa ancora più complessa da gestire a causa della mancanza di “una visione generale”. La frammentazione di competenze – tra Regioni, ministeri, bacini distrettuali ed enti gestori – insomma, “non ha aiutato” e si fa urgente la necessità di intervenire su “molti problemi di infrastrutture come le perdite in rete che ci affliggono da anni“.

LO STATO DI EMERGENZA

Il governo intanto si sta muovendo sul fronte ‘burocratico’, in attesa della presentazione, da parte delle Regioni, dei criteri e delle misure necessari a definirlo. Le tempistiche? “Nelle prossime giornate o al massimo in un paio di settimane avremo chiare le misure da prendere“, assicura Curcio. Lo stato di emergenza, ovviamente,non risolve il problema” della siccità, ma consentirà agli enti locali di avere più poteri e risorse per affrontarla.

RAZIONAMENTO DELL’ACQUA

Lo scenario resta complesso. Non si contano più i Comuni che hanno emesso ordinanze per limitare l’uso dell’acqua ai soli scopi igienici e domestici e quelli che hanno chiuso i rubinetti di notte. Il rischio ora è il razionamento diurno. In alcune zone del Paese potrebbe succedere, annuncia Curcio, spiegando che “poi ci sarà un momento in cui l’acqua arriverà e arriverà tutta insieme“. In autunno, insomma, si tornerà a parlare di alluvioni, parte di una narrazione ormai insita nel terreno del nostro Paese.

(Photo credits: Piero CRUCIATTI / AFP)

Po

L’Italia ha sete. Le Regioni chiedono lo stato di emergenza, Cirio: “Situazione drammatica”

Una situazione drammatica, mai così grave negli ultimi anni. È il quadro che, in piena emergenza siccità, restituiscono i presidenti delle Regioni del Nord Italia. Lo fa il governatore del Piemonte Alberto Cirio, che chiede “risorse economiche per i nostri agricoltori” e che “il Governo prenda in mano la questione sotto forma di emergenza nazionale. Per evitare che questa situazione torni a replicarsi in futuro, il Pnrr deve essere declinato in modo che gli agricoltori possano costruire piccoli invasi consortili“. E lo fa il collega della Lombardia, Attilio Fontana, che al termine della riunione tra la Conferenza delle Regioni e il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, parla di “una situazione eccezionale, di una gravità che non si era mai verificata in questi anni“. Intanto la Protezione Civile sta lavorando sui parametri tecnici per andare incontro alle richieste di stato di emergenza.

Da una parte c’è l’esigenza di non dover razionare l’acqua per uso domestico, dall’altra quella di sostenere e risarcire gli agricoltori danneggiati dalla siccità. Senza dimenticare il funzionamento delle centrali idroelettriche, messe a grave rischio dalla mancanza di flussi. Per quanto riguarda l’agricoltura, già in mattinata il ministro Patuanelli aveva parlato della necessità di “fare un percorso di avvicinamento all’obbligo assicurativo” per il settore. E annunciato una riunione con il Mite e la Protezione civile per fare il punto sulla situazione. In ogni caso, secondo il ministro, “lo stato di emergenza e lo stato di calamità dovranno lavorare insieme” per “portare l’acqua dove serve con la Protezione civile” e per avviarne la razionalizzazionecioè per modificare le modalità degli usi domestici, agricoli e nelle centrali idroelettriche“. Lo stato di calamità, invece, “consente di superare i limiti della norma 102 per intervenire sui danni“.

Intanto, l’Autorità Distrettuale del fiume Po continua a lanciare l’allarme sul cuneo salino nel Delta del Po, che ha raggiunto i 21 km. “Il livello del fiume è così basso – spiega il segretario generale Meuccio Berselliche consente all’Adriatico in alta marea di penetrare e cambiare le caratteristiche della falda che da acqua dolce diventa salmastra“. L’acqua salmastra, afferma, “diventa inutilizzabile per le colture. C’è quindi un danno ambientale e un danno economico“. Una situazione drammatica, appunto, dove lo stato di emergenza e calamità sembrano avvicinarsi ogni giorno di più.