Eli Lilly si espande a Sesto Fiorentino e corre verso carbon neutrality: 750 mln per farmaci innovativi

Un investimento da 750 milioni di euro entro il 2025, seimila posti di lavoro diretti e indiretti, un contributo di un miliardo e mezzo di euro al Pil italiano. Senza dimenticare la sostenibilità ambientale ed economica. Eli Lilly, multinazionale farmaceutica americana, insediata a Sesto Fiorentino (Fi) dal 1959, rafforza ulteriormente la sua presenza in Italia, dopo investimenti pari a 1,4 miliardi di euro negli ultimi 20 anni. Un “patto” annunciato nel corso dell’evento ‘This is the future’, durante il quale il gruppo ha confermato l’ampliamento dell’impianto produttivo destinato a farmaci innovativi. Si tratta del risultato di un percorso iniziato nel 2004 con il riorientamento della produzione del nostro Paese, che ha trasformato il sito produttivo di Lilly in un fondamentale polo strategico della manifattura di farmaci da biotecnologie. Qui si produrranno farmaci destinati al trattamento del diabete e dell’obesità, in uno spazio che oggi copre una superficie di 85.000 metri quadri e impiega oltre 1.500 addetti. Un settore, quello delle biotecnologie e della farmaceutica che, come ha ricordato il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un messaggio inviato agli organizzatori dell’evento, “il governo intende proteggere e rafforzare“.

Il gruppo in Italia si concentra anche sulla Ricerca e Sviluppo, con investimenti in quest’area 5,4 volte superiori alla media del settore manifatturiero, con oltre 50 studi clinici attualmente attivi nel Paese.

In Italia, ha spiegato Huzur Devletash, presidente e amministratore delegato Eli Lilly Italy Hub, “abbiamo trovato le ragioni per investire e, di conseguenza, le competenze giuste per restare e continuare a guardare avanti”. Condizioni che, come ha ricordato Giorgio Silli, sottosegretario al ministero degli Esteri, testimoniano “l’attrattività del sistema Paese per le grandi multinazionali, che generano valore per il territorio”. Merito anche, ha spiegato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, delle azioni del governo per “attrarre gli investimenti stranieri nel nostro Paese” e per avviare “procedure più veloci dal punto di vista burocratico”.

Il respiro internazionale del progetto del gruppo di Indianapolis è stato rimarcato dall’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Jack Markell, e dal presidente di Eli Lilly International, Ilya Yuffa, che ha sottolineato l’importanza del patto siglato oggi con il nostro Paese, nell’ambito di una strategia globale fondamentale per il gruppo e per l’Europa. Strategia che porta l’Italia al centro dello sviluppo comunitario negli ambiti della ricerca e dell’innovazione.

Ma il nuovo impianto che vedrà la luce avrà un impatto determinante anche sul fronte del contrasto al cambiamento climatico e rafforza la strategia di carbon neutrality del gruppo entro il 2030. A oggi, il 50% dell’acqua utilizzata a Sesto Fiorentino viene recuperata e il 75% dei rifiuti prodotti viene riciclato. Poche settimane fa, ha spiegato Federico Villa, Associate Vice President Governmental and Public Affairs di Eli Lilly, “è stato inaugurato un nuovo trigeneratore di energia” da 4,3 MW, “grazie a un investimento di 9 milioni di euro che porterà al 20% il nostro abbattimento di emissioni di CO2”. L’impegno verso la carbon neutrality “avviene quotidianamente”, attraverso “la riduzione degli sprechi e l’uso sostenibile delle risorse”.

Azioni e obiettivi che si riflettono nello studio realizzato da The European Forum Ambrosetti e presentato in occasione del taglio del nastro del futuro nuovo impianto, dal quale emerge che sul fronte del consumo di energia elettrica e di acqua e della gestione dei rifiuti prodotti, lo stabilimento di Sesto Fiorentino ha migliorato la propria performance del 20-30%, nonostante un parallelo aumento della produzione. La quantità di energia risparmiata sarebbe sufficiente a coprire il fabbisogno di un comune di 4000 abitanti.

Mastandrea (Incyte): “Sostenibilità culturale per far sì che Italia diventi hub europeo”

Sostenibilità ambientale sì, ma non solo. Nella mission di Incyte c’è molto di più. C’è l’ambizione di sviluppare una sostenibilità integrale, umana e di conoscenza. Lo spiega a GEA Onofrio Mastandrea, associate vice president e general manager Italia della società di biofarmaceutica.

La sua è un’azienda focalizzata sulla scoperta, sullo sviluppo e sulla commercializzazione di terapie innovative, in particolare in aree in cui ci sono ancora alti bisogni terapeutici insoddisfatti. Fondata nel 2002 a Wilmington nel Delaware (Usa) da un team di ricercatori, chimici e biologi, conta oggi più di 2000 dipendenti dislocati nelle principali sedi negli Stati Uniti, Canada, Europa e Giappone. “Abbiamo una visione sistemica“, scandisce a margine dell’evento ‘Pandemie, strategia farmaceutica e transizione ecologica‘ organizzato a Roma da GEA ed Eunews. L’obiettivo ecologico è ambizioso: raggiungere la carbon neutrality al 2025. “Al di là di questo, però, è la sostenibilità culturale che rappresenta sicuramente uno degli aspetti più innovativi della nostra azione“.

A monte, c’è la ricerca. “Una scienza rigorosa è alla base di tutto ciò che facciamo per scoprire, sviluppare e commercializzare nuovi farmaci in grado di migliorare la vita dei pazienti“, spiega la casa farmaceutica.

Incyte è stata riconosciuta tra le 10 aziende che investono di più in Italia in ambito clinico, ecco perché il general manager insiste sul concetto di ‘sostenibilità culturale’: “Ricerca è trasferimento di conoscenze e di tecnologie – afferma Mastandrea -. Tutto il capitale investito favorisce una crescita dei centri di eccellenza, la possibilità di inserire l’accademia all’interno di network internazionali, di eccellere anche da un punto di vista esistenziale“. I fatti dimostrano che il metodo c’è e funziona: “Tutti i centri inclusi nei nostri trial di ricerca in Italia acquisiscono una maggiore consapevolezza della evidence based medicine e tutto questo diventa beneficio nel trattamento del paziente, patrimonio per il nostro Sistema Sanitario Nazionale, per cui la ricerca rappresenta il trait d’union tra la sostenibilità culturale e tecnologica“.

L’investimento è in prospettiva, l’orizzonte è lungo: “Speriamo che l’Italia possa acquisire un ruolo di leadership internazionale competendo in ambito europeo per diventare un hub della ricerca, traducendo in maniera attiva e ambiziosa la strategia farmaceutica europea in azioni concrete“.

Werner Baumann, Chairman of the Board of Management of Bayer AG

Bayer cresce anche nel settore agricolo: Nessun impatto da carenza gas

Il Gruppo Bayer ha registrato una crescita sostanziale nel secondo trimestre del 2022, non vedendo alcun impatto finanziario rilevante nel 2022 da eventuali strozzature nelle forniture di gas a causa della guerra in Ucraina. Lo ha dichiarato Werner Baumann, presidente del Consiglio di Amministrazione, presentando la relazione finanziaria semestrale dell’azienda. L’azienda ha adottato misure per garantire che l’impatto diretto di eventuali carenze di gas sulle proprie capacità produttive quest’anno sia contenuto al massimo, ha spiegato. “Da un punto di vista tecnico, siamo ben preparati a ridurre significativamente la nostra dipendenza dal gas naturale passando a fonti di energia alternative e rinnovabili. Abbiamo anche avviato programmi per il risparmio energetico e abbiamo accumulato le scorte di prodotti dove possibile“. Un maggior grado di incertezza deriva dall’esposizione indiretta dell’azienda attraverso la sua rete globale di fornitori, ha detto Baumann. “Per questo motivo stiamo ampliando la nostra rete di fornitori e accumulando ulteriori scorte di materie prime e materiali di imballaggio fondamentali“.

Nel settore agricolo (Crop Science), Bayer ha aumentato le vendite del 17,2% (Fx & portfolio adj.) a 6,461 miliardi di euro, grazie a un sostanziale miglioramento del contesto di mercato. La divisione ha registrato una crescita percentuale a due cifre in America Latina e in Europa/Medio Oriente/Africa, oltre a un’espansione delle attività in Nord America e Asia/Pacifico. Gli erbicidi hanno registrato la crescita più forte, pari al 51,3% (Fx & portfolio adj.), con un aumento delle vendite soprattutto in America Latina e in Nord America, oltre che in Europa/Medio Oriente/Africa, grazie ai prezzi ancora elevati dei prodotti a base di glifosato. Le vendite di Corn Seed & Traits sono aumentate del 9,5% (Fx & portfolio adj.), soprattutto grazie agli aumenti dei prezzi in Nord America, Europa/Medio Oriente/Africa e America Latina. Inoltre, i volumi sono aumentati in tutte le regioni ad eccezione del Nord America. Le vendite di fungicidi sono aumentate del 4,3% (Fx & portfolio adj.), con una crescita in tutte le regioni ad eccezione del Nord America, dove i volumi sono diminuiti a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli. Le vendite di Soybean Seed & Traits sono diminuite del 16,1% (Fx & portfolio adj.), soprattutto a causa della significativa riduzione delle vendite dovuta alla sovrapproduzione in Nord America e al ritiro dell’unità dal mercato argentino.

Bayer ha inoltre continuato a fare buoni progressi anche in termini di sostenibilità. L’azienda sostiene lo Zero Hunger Pledge, che prevede di aiutare i piccoli agricoltori ad accedere a sementi innovative, pratiche agricole sostenibili e soluzioni agricole, offrendo loro nuove opportunità di reddito. Bayer ha inoltre compiuto progressi in un’importante valutazione ESG: MSCI ESG Research ha recentemente aggiornato il suo rapporto sulle controversie ESG e ha revocato la bandiera rossa relativa alle “preoccupazioni ambientali sulle colture OGM” e la relativa accusa di violazione dei principi del Global Compact delle Nazioni Unite. Questo segna un’altra importante pietra miliare nel miglioramento del profilo di rating ESG di Bayer.